Ma nei tempi moderni il Natale com'è considerato? è solo divenuta attivitàè commerciale o esiste ancora qualcunoi che sente in sè lo spirito del Natale che senterndo musiche natalizie è pervaso da una grande felicità la stessa che prova a vedere i mercatini in montagna con la bianca neve cha ricopre tutto?Ai posteri l'ardua sentenza.
PS: Chi professa falsa amicizia e mi contatta solo per cercare incontri parlando di comunicazione e amicizia è pregato di evitare mio blog e anche di scrivere!
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roadwolf il 10/01/10 alle 11:35 via WEB
Mi sembra di capire che il contenuto della questione sia la ricerca della felicità e la felicità in sè come obiettivo e condizione necessaria alla vita... mmh, non sono del tutto d'accordo. Per farmi capire propongo un paragone d'immagine. La felicità può paragonarsi al tepore erogato da una fiamma ottenuta con il bruciare un qualcosa di combustibile, ovvero: è necessario un obiettivo reale (il combustibile) che va soggetto ad applicazione mentale e manuale (accensione e combustione) per ottenerne un risultato concreto e positivo (la fiamma) da cui derivi la soddisfazione personale (il senso di calore). Da questa ottica si può evincere che nella natura umana razionale la felicità non è una condizione spontanea incausata e permanente perchè, se così fosse, l'uomo privo di necessità si lascerebbe semplicemente morire sopraffatto da un TOTALMENTE inopportuno stato di estasi, piacevole sì ma inutile e dannoso alla sua sopravvivenza. E similmente tale è la condizione del drogato, che si distrugge per procurarsi in qualsiasi modo quello stato estatico artificiale che lo condanna all'autoannichilimento. Da qui si arriva al concetto che se noi abbiamo fatto, ad esempio, un buon acquisto, siamo felici per il nuovo oggetto che si è rivelato funzionale; se una famiglia ha superato per mezzo dell'impegno dei suoi componenti un periodo difficile ci sarà la felicità degli stessi per la ritrovata serenità, se abbiamo conosciuto una persona che si è rivelata di fiducia siamo felici per una nuova amicizia, se ci nasce un figlio abbiamo l'intensa felicità proveniente dall'istinto alla vita...
Ritornando alla questione dello spirito natalizio esso va obiettivamente ricondotto al vero significato del Natale: non quello di una festa commerciale come lo vorrebbe chi ha pesanti interessi in questo senso e nemmeno celebrazioni anacronistiche sulle cosmologie del solstizio d'inverno... e allora?
Il Natale nel suo vero significato è la celebrazione dell'intervento personale e diretto dentro la condizione umana del Dio Unico ed Eterno (mi piace la definizione aristotelica di "primo motore immobile") a mezzo della nascita di Cristo, Sua ipostasi, per aprirci la via della salvezza... ma per comprendere questo bisogna VOLERE capire quale sia il vero significato della religione, VOLERE penetrare dentro i simbolismi e i contenuti profondi di quelle antiche scritture che qualcuno continua a volerle ridurre quali favole da bambini in nome di un razionalismo che ha creato e ingarbugliato più problemi di quelli che ha presunto di risolvere, VOLERE applicare la propria mente alla ricerca della verità oltre ogni cortina di materialismo secondo la traccia di Chi ci ha rivelato essere via, verità e vita.
La strada opposta conduce alla morte e al conseguente contrapposto della felicità.
(Rispondi)
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il 27/03/2019 alle 14:36
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