Decisioni

Post n°125 pubblicato il 28 Luglio 2008 da comando101

La nostra vita è un continuo mondo dei “se”. Ci troviamo continuamente dinanzi a

dei bivi ogni giorno, piccole cose, azioni che possono spegnersi in breve ed altre

essere come una onda anomala che si propaga  ed ingrandisce.

La mia onda anomala è arrivata 13 anni fa quando avevo 42 anni  ed una vita

tranquilla, un giorno ti svegli, fai il bilancio e cominci a desiderare di cambiare

alcune cose. E’ una cosa che capita a molti, e da quel momento le scelte si

succedono a scelte, vi è un momento in cui puoi ancora fare marcia indietro ma

sai che alla fine andrai avanti. La vita la si vive o ti vive e vi sono due modi per

farlo, con il coraggio della paura e l’incoscienza.

Il vero coraggio è affrontare le proprie paure, valutarle e vincerle, altrimenti si

è solo dei pazzi incoscienti che saltano in un pozzo buio senza pensare ad

illuminarlo.

 
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Identità

Post n°124 pubblicato il 16 Luglio 2008 da comando101

Riflettevo…quando mai non lo faccio, è talmente insito questo vizio

che manco quando dormo riesco a spegnere l’interruttore, vado a letto

con un pensiero ed al mattino me lo ritrovo elaborato.

Certe volte vorrei riuscire  davvero a poter spegnere la mente e

lasciarla riposare ma lei no, caparbia che manco a prenderla a frustate

smette di pensare.

Giro spesso per i vari siti, le chat, i forum, alcune volte non mi bastano

ore per leggere, seguire, capire. E come una sete di conoscenza

continua delle cose, sempre inappagata e questo vale nel bdsm come

per altro, se ci aggiungo il mio interagire con altri diventa quasi una

impresa riuscire a tanto. Pensieri che vanno, che arrivano, ora pigri

e svolazzanti, ora meteore che non riesci a fermare se non con il

vivido lampo di luce che ti rimane impresso per un attimo nella

pupilla. Alcuni li hai lì, sotto gli occhi, li guardi ma non li vedi, come

uccelli silenziosi su un ramo, immobili che al primo movimento ti

appaiono come spuntati dal nulla.

Stasera leggendo qui e là pensavo ai nick.

In fondo cosa sono? Un qualcosa scelto per dire qualcosa, per

presentarsi, far risaltare una caratteristica, una sintesi di identità,

un…logo per alcuni, un comodo mezzo per mimetizzarsi per altri.

In ogni nick una parte di se o di ciò che vogliamo che gli altri leggano.

Un modo per attirare, incuriosire o che ci distingua.

Vi è chi, ovunque si registri, usa sempre lo stesso, chi invece ama

cambiarli continuamente in buona fede di un gioco infantile o in mala

fede per ingannare a priori e trarne vantaggi.

Vi sono persone che non resistono ad arrivare a registrarsi, ove lo

permetta il sito, con uno, due e più usando persino l’accortezza di  

cambiare stile di scrittura, veri artisti del travestimento.

Su un sito che non nomino, in un forum, circa un anno fa, la stessa

persona, con una identità maschile ed una femminile si divertiva a …

litigare con se stessa giocando a mettere in questo modo in buona luce

uno dei due nick. Si arriva ad assurdi machiavellici, per fortuna, dopo

l’intervento del gestore che ha comunicato in quella occasione di

aver espulso il soggetto in questione, è stato attuato un programma

automatico in cui non basta riscriversi con una mail differente ma

lo stesso ID viene riconosciuto ed entrambi i nick eliminati.

Credo sia una tutela dovuta verso tutti coloro che si pongono con

chiarezza nei confronti degli altri iscritti.

Perché lo si fa? Qualche volta forse per un gioco, altre perché in

fondo forse ci si sente limitati da quel “vestito” che non esprime

la molteplicità di un individuo ma spesso, la risposta più semplice

anche se  forse la meno “onorevole” è per …”cuccare”.

E’ come un pescatore che usa ami diversi per prendere prede diverse,

non va bene questo? Bene cambiamo amo ma senza tirare fuori

dall’acqua l’altro, non si sa mai potrebbe abboccare un altro pesce.

 
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Frasi

Post n°123 pubblicato il 06 Luglio 2008 da comando101

Una frase che amo ripetere spesso e di cui rivendico la paternità al

punto di averne fatto un mio motto è che: Siamo i figli del nostro

passato ed i genitori del nostro futuro.

Sembra una cosa molto semplice ma in realtà è la base della nostra

essenza. Nel momento in cui iniziamo a fare delle scelte, vuoi

consapevolmente, vuoi con noncurante incoscienza della progressione

esponenziale delle nostre azioni, creiamo il nostro futuro.

Siamo nel presente ciò che abbiamo costruito ieri con “compromessi”

o “non compromessi” verso di noi, con le scelte, avventate o meno,

con le nostre paure inespresse od il nostro coraggio.

Ogni giorno ci troviamo innanzi questo modificare ineluttabile fatto di

piccole e grandi cose e mi domando, se fossimo tutti dei grandi

giocatori di scacchi, la cui abilità nel vincere è proiettare le proprie

mosse e quelle consequenziali del proprio avversario, avremmo

coscienza di questo?

Fosse solo come quel gioco la vita sarebbe ben più semplice,

basata sulla logica, che lascia spazi relativi, ma i fattori e le variabili

che amplificano all’infinito tutto sono le emozioni e gli istinti.

In questo noi diveniamo i figli del nostro passato perché,

al di là della matrice caratteriale, subentrano delle modifiche che

ci portano a vivere, nel presente, un determinato essere.

E’ l’ipotesi del futuribile come un parallelismo di vite in cui

una azione, una conoscenza, una esperienza, porta a svoltare in un senso o nell’altro continuamente.

Notte tempo diveniamo i genitori del nostro futuro perché ciò che

facciamo oggi, ciò che siamo, si proietta indelebilmente  nel nostro

divenire.

 
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Parole

Post n°122 pubblicato il 22 Giugno 2008 da comando101

Vi sono i momenti per parlare ed i momenti del silenzio nella vita.

Silenzi che spesso gridano quando vedi la vacuità delle cose.

Nessuno giudica o si fa vessillo di questo ma il giudicare è insito

in ognuno perché si sia intelligenti o stupidi rimane in noi il senso

del giudizio a prescindere da ciò che realmente siamo.

Si può condividere o rifiutare ciò che ci circonda ed interagisce con

noi, possiamo prendere viva parte con foga volendo esprimere il

nostro plauso o dissenso, vuoi per affermare la nostra personalità, vuoi

per emergere dinanzi agli altri ed usare gli stessi come terreno da

calpestare per emergere psicologicamente sovrastando, ed in questo,

l’arte del dileggio, si sostituisce e viene confuso alla cultura e

all’intelligenza.

Parole che costruiscono e così in tutte le cose, un mondo fatto di

Parole come costruzioni di un “ponteggio” che avvolge un palazzo da

restaurare, parole che portano lustro e patina a chi le pronuncia, a chi,

prolisso, ne fa una arte, a chi invece, sapientemente, ne sfrutta le

pause ed i discorsi sospesi lasciando intendere chissà quali profondi

pensieri che lanciano un ponte verso una riva in attesa che venga

attraversato.

Certe volte, in questo intenso vociare, viene voglia del silenzio, passa

la voglia di farsi delle opinioni anche se si sa, la nostra mente non si

ferma  e quelle opinioni, di cui certamente non ci frega nulla, ce le

facciamo lo stesso.

Ed allora cominci a riflettere e ti accorgi che ti viene voglia di passare

una mano sopra, fare pulizia su quel tavolo di lettere saltellanti dai

suoni vuoti, “fessi” direbbe il Manzoni,  ma poi sarebbe l’arrogarsi di

un diritto che non si ha ed allora osservi, nel silenzio, e ti fai le tue

“non opinioni” , le tieni per te, tanto, a che serve aggiungere altro

vociare? Tutto lascia il tempo che trova e nessuno può realmente

giudicare ma ognuno può trovare il coraggio di guardarsi in uno

specchio ed almeno a se stesso, almeno una volta nella vita, essere

impietoso giudice dei propri pregi e dei propri difetti.

 
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La Morte

Post n°121 pubblicato il 13 Giugno 2008 da comando101

In un blog bdsm si parlava della morte,  strano discorso in quel

contesto ma in fondo siamo tutti esseri umani ed ignorare un qualcosa

che è una realtà rifiutando di soffermarci mi pare stupido. In fondo,

nell’esatto momento in cui nasciamo cominciamo ad avvicinarci alla morte.

Un ciclo inesorabile che non rispetta i tempi.

Paura della morte? No, mai avuto paura, forse il dispiacere nella mia morte

di recare dolore a chi mi conosce bene, a chi prova per me dei sentimenti,

stima, ma nulla di più. La cara Signora non è per me qualcuna che temo,

ci siamo guardati in faccia tante volte, certo, in quei momenti vi è stata

la paura dell’istinto di sopravvivenza, il preoccuparmi di chi lasciavo ma

in fondo, ho imparato a guardarla negli occhi, le sorrido in faccia quasi

beffardo e lei sa che può darmi il suo bacio ma non incutermi paura,

forse per questo ha preferito passare oltre, tanto lo sa che l’ultima parola

la avrà lei, ne siamo entrambi consapevoli.

Ho avuto la mia vita, ho preso e dato ed in qualunque momento venisse

il mio ultimo istante con un inchino ed un sorriso uscirei da questo

palcoscenico con una ultima curiosità, dopo, è finito davvero tutto?

 
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