PASSI...
PASSI NELLA NOTTELa nostra vita è un continuo mondo dei “se”. Ci troviamo continuamente dinanzi a
dei bivi ogni giorno, piccole cose, azioni che possono spegnersi in breve ed altre
essere come una onda anomala che si propaga ed ingrandisce.
La mia onda anomala è arrivata 13 anni fa quando avevo 42 anni ed una vita
tranquilla, un giorno ti svegli, fai il bilancio e cominci a desiderare di cambiare
alcune cose. E’ una cosa che capita a molti, e da quel momento le scelte si
succedono a scelte, vi è un momento in cui puoi ancora fare marcia indietro ma
sai che alla fine andrai avanti. La vita la si vive o ti vive e vi sono due modi per
farlo, con il coraggio della paura e l’incoscienza.
Il vero coraggio è affrontare le proprie paure, valutarle e vincerle, altrimenti si
è solo dei pazzi incoscienti che saltano in un pozzo buio senza pensare ad
illuminarlo.
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Riflettevo…quando mai non lo faccio, è talmente insito questo vizio
che manco quando dormo riesco a spegnere l’interruttore, vado a letto
con un pensiero ed al mattino me lo ritrovo elaborato.
Certe volte vorrei riuscire davvero a poter spegnere la mente e
lasciarla riposare ma lei no, caparbia che manco a prenderla a frustate
smette di pensare.
Giro spesso per i vari siti, le chat, i forum, alcune volte non mi bastano
ore per leggere, seguire, capire. E come una sete di conoscenza
continua delle cose, sempre inappagata e questo vale nel bdsm come
per altro, se ci aggiungo il mio interagire con altri diventa quasi una
impresa riuscire a tanto. Pensieri che vanno, che arrivano, ora pigri
e svolazzanti, ora meteore che non riesci a fermare se non con il
vivido lampo di luce che ti rimane impresso per un attimo nella
pupilla. Alcuni li hai lì, sotto gli occhi, li guardi ma non li vedi, come
uccelli silenziosi su un ramo, immobili che al primo movimento ti
appaiono come spuntati dal nulla.
Stasera leggendo qui e là pensavo ai nick.
In fondo cosa sono? Un qualcosa scelto per dire qualcosa, per
presentarsi, far risaltare una caratteristica, una sintesi di identità,
un…logo per alcuni, un comodo mezzo per mimetizzarsi per altri.
In ogni nick una parte di se o di ciò che vogliamo che gli altri leggano.
Un modo per attirare, incuriosire o che ci distingua.
Vi è chi, ovunque si registri, usa sempre lo stesso, chi invece ama
cambiarli continuamente in buona fede di un gioco infantile o in mala
fede per ingannare a priori e trarne vantaggi.
Vi sono persone che non resistono ad arrivare a registrarsi, ove lo
permetta il sito, con uno, due e più usando persino l’accortezza di
cambiare stile di scrittura, veri artisti del travestimento.
Su un sito che non nomino, in un forum, circa un anno fa, la stessa
persona, con una identità maschile ed una femminile si divertiva a …
litigare con se stessa giocando a mettere in questo modo in buona luce
uno dei due nick. Si arriva ad assurdi machiavellici, per fortuna, dopo
l’intervento del gestore che ha comunicato in quella occasione di
aver espulso il soggetto in questione, è stato attuato un programma
automatico in cui non basta riscriversi con una mail differente ma
lo stesso ID viene riconosciuto ed entrambi i nick eliminati.
Credo sia una tutela dovuta verso tutti coloro che si pongono con
chiarezza nei confronti degli altri iscritti.
Perché lo si fa? Qualche volta forse per un gioco, altre perché in
fondo forse ci si sente limitati da quel “vestito” che non esprime
la molteplicità di un individuo ma spesso, la risposta più semplice
anche se forse la meno “onorevole” è per …”cuccare”.
E’ come un pescatore che usa ami diversi per prendere prede diverse,
non va bene questo? Bene cambiamo amo ma senza tirare fuori
dall’acqua l’altro, non si sa mai potrebbe abboccare un altro pesce.
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Una frase che amo ripetere spesso e di cui rivendico la paternità al
punto di averne fatto un mio motto è che: Siamo i figli del nostro
passato ed i genitori del nostro futuro.
Sembra una cosa molto semplice ma in realtà è la base della nostra
essenza. Nel momento in cui iniziamo a fare delle scelte, vuoi
consapevolmente, vuoi con noncurante incoscienza della progressione
esponenziale delle nostre azioni, creiamo il nostro futuro.
Siamo nel presente ciò che abbiamo costruito ieri con “compromessi”
o “non compromessi” verso di noi, con le scelte, avventate o meno,
con le nostre paure inespresse od il nostro coraggio.
Ogni giorno ci troviamo innanzi questo modificare ineluttabile fatto di
piccole e grandi cose e mi domando, se fossimo tutti dei grandi
giocatori di scacchi, la cui abilità nel vincere è proiettare le proprie
mosse e quelle consequenziali del proprio avversario, avremmo
coscienza di questo?
Fosse solo come quel gioco la vita sarebbe ben più semplice,
basata sulla logica, che lascia spazi relativi, ma i fattori e le variabili
che amplificano all’infinito tutto sono le emozioni e gli istinti.
In questo noi diveniamo i figli del nostro passato perché,
al di là della matrice caratteriale, subentrano delle modifiche che
ci portano a vivere, nel presente, un determinato essere.
E’ l’ipotesi del futuribile come un parallelismo di vite in cui
una azione, una conoscenza, una esperienza, porta a svoltare in un senso o nell’altro continuamente.
Notte tempo diveniamo i genitori del nostro futuro perché ciò che
facciamo oggi, ciò che siamo, si proietta indelebilmente nel nostro
divenire.
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Vi sono i momenti per parlare ed i momenti del silenzio nella vita.
Silenzi che spesso gridano quando vedi la vacuità delle cose.
Nessuno giudica o si fa vessillo di questo ma il giudicare è insito
in ognuno perché si sia intelligenti o stupidi rimane in noi il senso
del giudizio a prescindere da ciò che realmente siamo.
Si può condividere o rifiutare ciò che ci circonda ed interagisce con
noi, possiamo prendere viva parte con foga volendo esprimere il
nostro plauso o dissenso, vuoi per affermare la nostra personalità, vuoi
per emergere dinanzi agli altri ed usare gli stessi come terreno da
calpestare per emergere psicologicamente sovrastando, ed in questo,
l’arte del dileggio, si sostituisce e viene confuso alla cultura e
all’intelligenza.
Parole che costruiscono e così in tutte le cose, un mondo fatto di
Parole come costruzioni di un “ponteggio” che avvolge un palazzo da
restaurare, parole che portano lustro e patina a chi le pronuncia, a chi,
prolisso, ne fa una arte, a chi invece, sapientemente, ne sfrutta le
pause ed i discorsi sospesi lasciando intendere chissà quali profondi
pensieri che lanciano un ponte verso una riva in attesa che venga
attraversato.
Certe volte, in questo intenso vociare, viene voglia del silenzio, passa
la voglia di farsi delle opinioni anche se si sa, la nostra mente non si
ferma e quelle opinioni, di cui certamente non ci frega nulla, ce le
facciamo lo stesso.
Ed allora cominci a riflettere e ti accorgi che ti viene voglia di passare
una mano sopra, fare pulizia su quel tavolo di lettere saltellanti dai
suoni vuoti, “fessi” direbbe il Manzoni, ma poi sarebbe l’arrogarsi di
un diritto che non si ha ed allora osservi, nel silenzio, e ti fai le tue
“non opinioni” , le tieni per te, tanto, a che serve aggiungere altro
vociare? Tutto lascia il tempo che trova e nessuno può realmente
giudicare ma ognuno può trovare il coraggio di guardarsi in uno
specchio ed almeno a se stesso, almeno una volta nella vita, essere
impietoso giudice dei propri pregi e dei propri difetti.
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In un blog bdsm si parlava della morte, strano discorso in quel
contesto ma in fondo siamo tutti esseri umani ed ignorare un qualcosa
che è una realtà rifiutando di soffermarci mi pare stupido. In fondo,
nell’esatto momento in cui nasciamo cominciamo ad avvicinarci alla morte.
Un ciclo inesorabile che non rispetta i tempi.
Paura della morte? No, mai avuto paura, forse il dispiacere nella mia morte
di recare dolore a chi mi conosce bene, a chi prova per me dei sentimenti,
stima, ma nulla di più. La cara Signora non è per me qualcuna che temo,
ci siamo guardati in faccia tante volte, certo, in quei momenti vi è stata
la paura dell’istinto di sopravvivenza, il preoccuparmi di chi lasciavo ma
in fondo, ho imparato a guardarla negli occhi, le sorrido in faccia quasi
beffardo e lei sa che può darmi il suo bacio ma non incutermi paura,
forse per questo ha preferito passare oltre, tanto lo sa che l’ultima parola
la avrà lei, ne siamo entrambi consapevoli.
Ho avuto la mia vita, ho preso e dato ed in qualunque momento venisse
il mio ultimo istante con un inchino ed un sorriso uscirei da questo
palcoscenico con una ultima curiosità, dopo, è finito davvero tutto?
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Inviato da: comando101
il 04/08/2013 alle 19:55
Inviato da: Bons petits plats
il 04/08/2013 alle 10:42
Inviato da: comando101
il 22/10/2010 alle 21:18
Inviato da: que.bella.luna
il 22/10/2010 alle 18:12
Inviato da: comando101
il 16/12/2009 alle 22:44