Creato da risparmiatore il 08/08/2006
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Azioni, depositi e titoli di Stato con la tassazione unica al 20%

Post n°9 pubblicato il 09 Settembre 2006 da risparmiatore
 

Chi vince e chi perde con la svolta
di Massimo Fracaro
Corriere della Sera.it
09 settembre 206
 
Non sarà un gioco a somma zero. Il riequilibrio della tassazione delle rendite finanziarie è giustificato. Troppo ampia la distanza tra il 12,5% di oggi e le aliquote Irpef (dal 23 al 43%). Se il governo interviene, però, non lo fa solo per giustizia, ma per raggranellare fondi. Con un'aliquota unica del 20% l'Erario potrebbe incassare 4,5 miliardi di euro in più, cifra destinata a ridursi se saranno esentati i vecchi titoli di Stato e introdotte norme di favore per i piccoli risparmi.
A trarre maggiore beneficio dalla riforma saranno i conti correnti. La riduzione dal 27% al 20% vale 600 milioni. In molti casi i vantaggi saranno, però, davvero minimi. Se la banca dà un interesse dello 0,50%, con l'aliquota del 27% il rendimento netto è dello 0,365%, con il 20% sale allo 0,4%. Su 10.000 euro la differenza in un anno è di meno di 4 euro. Favoriti i titolari di depositi online. A parità di tassi il famoso Conto Arancio vede salire la remunerazione dal 2,04% al 2,24%.
Discorso più complicato per i titoli di Stato. Davvero saranno esentati quelli già in circolazione? Ci sarà una soglia d'esenzione, complicata peraltro da applicare? Per ora si sa poco. Difficile sperare in una salita dei tassi per compensare l'aumento della ritenuta. Solo il 16% dei titoli di Stato è in mano ai privati, sugli investitori istituzionali la nuova aliquota non ha alcun effetto. E, se lo Stato volesse mantenere inalterati i rendimenti per neutralizzare l'effetto ritenuta, il tutto rischia di tradursi in una semplice partita di giro. Il rendimento sembra, quindi, destinato a ridursi. Prendiamo un Btp decennale. Oggi frutta il 3,59% netto, domani, a parità di tassi, il 3,28%.
Fisco più pesante per chi investe in Borsa. Per ogni 100 euro di dividendi incassati oggi ne restano in tasca 87,5, domani solo 80. Stessa sorte per i capital gain. L'aumento non sarà percepito subito dai normali investitori, che tengono i titoli per un lungo periodo. Tutt'altra musica per chi opera online sfruttando variazioni giornaliere anche minime. L'aliquota del 20% sarà una presenza decisamente più ingombrante.

 
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A chi convengono

Post n°8 pubblicato il 27 Agosto 2006 da risparmiatore
 

Negli ultimi anni i conti di deposito hanno riscosso molto successo tra i risparmiatori, dal famosissimo Conto Arancio al meno conosciuto Conto Santander Consumer.

Che cosa sono? Sono conti correnti senza spese di gestione e bolli, presso i quali può essere trasferita la liquidità dal proprio conto tradizionale. La particolare situazione dei tassi di interesse, ai minimi storici negli ultimi anni, l’incertezza sui mercati finanziari, oltre alle varie promozioni, hanno fatto si che la remunerazione del capitale fosse a volte superiore ai tassi di mercato, unitamente alla possibilità di disporre del denaro in qualsiasi momento. Ora però le cose stanno cambiando, la crescita economica prima negli Stati Uniti, poi nell’area euro, ha determinato un rialzo dei tassi di interesse, le promozioni sui conti di deposito riguardano solo i nuovi clienti, per cui occorre valutare attentamente la convenienza di questi strumenti. Vediamo ora cosa offre il mercato per impieghi della liquidità nel breve periodo e quali sono le soluzioni più interessanti.

 

Conti di deposito:

Conto Arancio: tasso interesse 2,80% lordo (netto 2.044%) per i vecchi clienti
                         tasso interesse 4 % lordo (netto 2.92%) per i nuovi clienti  
                        (promozione valida fino al 31/12/06) – e pagamento interessi a  
                        fine anno

 Conto Santander: tasso interesse 3% lordo (netto 2.208%)- pagamento
                               interessi trimestrale, in più Carta Cirrus con tre prelievi 
                               gratuiti a trimestre presso tutti gli sportelli Bancomat.

 Altre soluzioni:

BOT a 6 mesi:   tasso interesse netto 2.90%

BOT a 12 Mesi: tasso interesse netto 3.02%

Pronti contro termine Fineco: Durata 1-2-3 mesi tasso interesse netto 2.406%

 

Analizzando le varie possibilità, i Bot risultano essere più convenienti tranne nel caso di cifre modeste (6/7000 euro) in mancanza di deposito titoli, (che ricordo costa circa 34 euro l’anno), solo in questo caso ed eventualmente sfruttando la promozione al 4% lordo di Conto Arancio conviene il conto di deposito. Occorre anche sottolineare che i Bot sottopongono il sottoscrittore a vincoli fino alla scadenza. Per impieghi di brevissimo termine (inferiore ai 3 mesi), la soluzione più adatta potrebbe essere il pronti contro termine Fineco 2.406% netto, in questo caso è necessario disporre di un deposito titoli.

Ricordo infine che questi non sono investimenti veri e propri, ma un parcheggio temporaneo della liquidità in previsione di imminenti spese o in attesa di definire investimenti di più lungo periodo, che offrano rendimenti maggiori.
 
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L'alternativa ai fondi comuni

Post n°7 pubblicato il 24 Agosto 2006 da risparmiatore
 

Una valida alternativa ai fondi comuni di investimento, sono gli ETF (Exchange Traded Fund), un termine con il quale si identifica una particolare tipologia di fondo d’investimento con due principali caratteristiche: è negoziato in Borsa come un comune titolo azionario; assicura gli stessi rendimenti dell’indice di ferimento.   

Gli ETF sono caratterizzati inoltre da un innovativo meccanismo di funzionamento, che consente una puntuale replica dell’indice e un maggior contenimento dei costi rispetto ad un fondo tradizionale. Gli ETF quotati attualmente su Borsa Italiana sono 51, e permettono di operare su di un’ampia scelta di strumenti, azionari ed obbligazionari riferiti a diverse aree geografiche. In pratica l’ETF consente, in maniera immediata, di prendere posizione su un indice azionario (globale, regionale, settoriale ecc..), su un indice obbligazionario (costituito da titoli di stato oppure da titoli corporate) o su un basket di materie prime, attraverso un’unica operazione di acquisto/vendita.
Per l’investitore intervenire sul mercato degli ETF è molto semplice: un ETF si compra e si vende infatti come un’azione sul Mercato Telematico Azionario (MTA) di Borsa Italiana (segmento MTF). La negoziazione è continua (senza aste) a partire dalle 09:05 fino alle 17:25. Questo strumento si presta bene anche all’utilizzo da parte del piccolo risparmiatore, dal momento che il lotto minimo di negoziazione è pari a 1 azione / quota di ETF. Ed anche per ciò che riguarda le spese non vi sono sorprese, dal momento che i costi di negoziazione sono indicativamente gli stessi previsti per le azioni.Per quello che riguarda le commissioni di gestione annue è invece necessario soffermarsi a chiarire gli aspetti sostanziali. Ogni ETF è caratterizzato infatti da proprie Commissioni Totali Annue (TER) che ad oggi variano a seconda dello strumento da un minimo di 0,165% all’anno a un massimo di 0,90% all’anno. Le commissioni annue sono pagate in proporzione al periodo di detenzione dell’ETF e sono trattenute ogni giorno, per la quota parte di competenza, dal gestore dell’ETF: si noti che in questo modo i prezzi di acquisto e di vendita che il risparmiatore può seguire su Borsa Italiana  sono già al netto di tali commissioni per cui né l’investitore finale né il suo intermediario sono tenuti ad operare alcun versamento. Non è prevista nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance”, a differenza di quanto accade usualmente con i fondi comuni.
Altre spiegazioni tecniche che possono interessare il risparmiatore riguardano la valuta di Negoziazione e di Liquidazione, che è l’Euro, la liquidazione, che avviene in Monte Titoli dopo 3 giorni lavorativi, rispettando quindi le stesse modalità seguite anche dalle azioni, ed i dividendi, che l’ETF incassa a fronte delle azioni detenute nel proprio patrimonio, che sono, a seconda delle regole che il gestore indica nel prospetto di ciascun ETF, distribuiti periodicamente agli investitori oppure capitalizzati nel patrimonio dell’ETF stesso.

Ancora una precisazione in merito alla valuta: nel caso in cui l’ETF abbia come benchmark un indice statunitense si è esposti al rischio di cambio Euro/Dollaro (EUR/USD). L’indice in oggetto è infatti rappresentativo di azioni denominate in USD mentre l’ETF è negoziato in Euro per cui, il rendimento in EUR dell’ETF è la somma di 2 componenti: la prima l’apprezzamento o il deprezzamento dell’indice “statunitense”, la seconda l’apprezzamento o il deprezzamento del tasso di cambio EUR/USD.

Una domanda che il risparmiatore si rivolgerà quasi certamente prima di intraprendere l’operatività su questo mercato riguarda la liquidità degli ETF, cioè la facilità con la quale è possibile costruire o smobilizzare una posizione. E la risposta è tranquillizzante, dal momento che la Liquidità degli ETF è assicurata da uno Specialist con obblighi di quotazione in continua (“spread massimo bid-ask” e “quantità minima esposta”) e da eventuali Liquidity Providers (market maker non ufficiali). Per il risparmiatore che nutrisse dubbi sulla validità dello strumento è utile ricordare che da circa 10 anni, i maggiori utilizzatori degli ETF sono gli investitori istituzionali, che ne apprezzano gli standard di trasparenza e di efficienza.

Una volta chiariti gli aspetti teorici principali riguardanti gli ETF viene il momento di affrontare quelli pratici. Ad esempio, a chi rivolgersi per l’acquisto di un ETF? Anche in questo caso la risposta è tranquillizzante: l’ordine di acquisto / vendita può essere inoltrato attraverso la propria Banca / Sim utilizzando gli usuali canali (Internet; sportello; promotore; call center ecc..). L’investitore non deve quindi apprendere nessuna nuova nozione. Il trading su questo strumento è analogo a quello delle le azioni, le difficoltà di apprendimento per chi già opera con gli strumenti tradizionali e quindi nulla.

Date le sue caratteristiche, l’ETF si presta a varie modalità d’impiego: investimento di medio / lungo termine, trading anche di tipo intraday e vendita allo scoperto al fine di prendere una posizione ribassista sull’indice benchmark. La possibilità di diversificare facilmente il portafoglio, la precisione con cui viene replicato l’indice benchmark e i bassi costi di gestione fanno si che l’ETF sia particolarmente adatto anche alla costruzione di un piano di accumulo (PAC) attraverso versamenti periodici, anche di piccola entità, effettuati dai singoli investitori. Gli ETF non sono esposti ad un rischio di insolvenza (e di conseguenza non richiedono un rating) neppure nel caso in cui le società che ne hanno curato o curano le attività di costituzione / gestione / amministrazione / marketing ecc... risultino insolventi. Questo perché gli ETF quotati su Borsa Italiana sono, a seconda dello strumento, o Fondi Comuni di Investimento oppure Sicav che, come noto, hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società appena menzionate.

Non deve invece essere dimenticato che gli ETF sono ovviamente esposti al rischio che le azioni, le obbligazioni e gli altri strumenti in cui è investito il loro patrimonio perdano valore.
Fonte: Borsaitaliana


 
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Le banche on line

Post n°6 pubblicato il 10 Agosto 2006 da risparmiatore
 
Tag: Banche

Come più volte evidenziato da varie associazioni di consumatori, le banche tradizionali, nel nostro paese applicano alla clientela costi esagerati (canone fisso, interessi irrilevanti  sui depositi, spese sui prelievi bancomat da altre banche, custodia titoli e altre piccole spese che sommate raggiungono cifre consistenti),  in molti casi non fornendo nemmeno quel servizio di consulenza di cui il risparmiatore avrebbe bisogno, o meglio, proponendo prodotti non adeguati al profilo del cliente, i casi Parmalat, Argentina, Cirio e vari fondi azionari ne sono la testimonianza.

Alla luce di tutto questo, per coloro che possono fare a meno del rapporto diretto allo sportello, vale la pena di prendere in considerazione l’opportunità offerta dalle banche on line.   

Ora vorrei confrontare le condizioni praticate da tre fra le principali banche on line operanti in Italia. Parliamo di Fineco (Gruppo Capitalia), Iwbank (Gruppo BPU), WeBank (Gruppo Popolare di Milano).

-     Canone fisso   

      zero per  IwBank  e WeBank

      5,95 € mese Fineco (riducibili o azzerabili in base all’utilizzo del conto)

-     Comunicazioni trasparenza

      zero per Fineco e IwBank

      1,50 € per WeBank

-      Versamenti allo sportello  

      Zero per WeBank (attraverso gli sportelli Banca Popolare Milano)

      2 € per IwBank (attraverso gli sportelli di Poste Italiane)

      2,95 € per Fineco – 12 anno gratis (presso gli sportelli del gruppo)

-      Prelievo contanti allo sportello

      Zero per WeBank (attraverso gli sportelli Banca Popolare Milano)

      3 € per IwBank (attraverso gli sportelli di Poste Italiane)

      2,95 € per Fineco  (attraverso gli sportelli del gruppo Capitalia)

-     Carta Bancomat/Pagobancomat

      Gratuita per tutte tre le banche

-     Prelievi Bancomat

     Gratuiti Fineco e IwBank

     WeBank gratis sportelli gruppo–altre banche 50 anno gratis poi 1,03€

-     Custodia titoli

      Gratuita Fineco e WeBank

      5 € mensili IwBank

-     Compravendita titoli di stato Italia 

      9 € fissi Fineco

      0,199% IwBank (min 5 € - max 18 €)

      0,22% WeBank (min 5 € - max 24 €)-oppure commissioni fisse 12 €

-     Compravendita azioni Italia

      0,19% Fineco (min 2 € - max 19 €)

      0,199% IwBank (min 5 € - max 18 €)

      0,22% WeBank (min 5 € - max 24 €)-oppure commissioni fisse 12 €

-      Tasso interesse lordo su cc

        3,25% Fineco (0,25% sui primi 2000 €) 

        3,50 % IwBank

        3,50 % WeBank

Naturalmente la scelta può dipendere dal tipo di utilizzo di ciascuno, dalla vicinanza di uno sportello, ma una cosa è certa, se confrontate queste condizioni con quelle che la vostra banca vi applica, la differenza risulterà evidende.  

 
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Come iniziare

Post n°4 pubblicato il 08 Agosto 2006 da risparmiatore
 

Per una buona gestione dei propri risparmi, innanzitutto occore definire alcuni obiettivi, naturalmente in funzione dell'entità del patrimonio.
- cosa ci si aspetta da un investimanto: si deve essere consapevoli che qualsiasi rendimento superiore a quelli di mercato, porta con se una parte di rischio proporzionale al rendimento stesso. Questo non significa che si perderà denaro, ma potrebbe succedere.    
- la propensione al rischio: come abbiamo visto, ad un rendimento maggiore corrisponde un rischio maggiore. La parte psicologica assume un aspetto fondamentale, un investimento ben fatto non deve togliere serenità, ma migliorare la vita  
- la durata dell'investimento:
deve essere definito in partenza per quanto tempo si può tenere immobilizzato il capitale, vi sono impieghi che non si addicono a disinvestimenti rapidi o prima della naturale scadenza, perchè in quel momento vi potrebbero essere condizioni di mercato sfavorevoli che provocherebbero sicure perdite. 

 
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