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IL NOSTRO PERCORSO...
Il confine su cui abbiamo intrapreso questo cammino è il luogo del contatto, la linea che unifica e non contrappone, un posto in cui la prima parte della parola con prevale sulla seconda fine che perde la sua connotazione limitativa e si trasforma in scopo.
La strada di con-fine si muove sul fragile perimetro dell’etica, cercando nelle Arti il filo sottile da non spezzare con la tradizione e il legame ‘morale’ con la società con cui interagisce.
AREA PERSONALE
CONDIVISIONE DI IDEE
Questo spazio è un punto di ritrovo dedicato a tutti i lettori e agli amanti dell'arte che vorranno intervenite sugli argomenti affrontati di volta in volta sulla rivista cartacea, creando una discussione virtuale sull'arte e sugli artisti che ci accompagneranno in questo viaggio intrapreso alla ricerca della bellezza e alla scoperta dei temi che sottendono l'atto creativo.
NON SOLO TEORIE
Qui troverete anche le nostre iniziative, gli eventi e le mostre che promuoviamo, perchè l'arte non è solo teoria, ma anche qualcosa da vivere 'fisicamente', da respirare, da vedere e, perchè no, da comprare e collezionare...
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Lo Specchio e l'immagine riflessa.
Post n°21 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da con_fine_arte
Negli ultimi anni il confine fra l'arte pura, genuina e la mera sperimentazione che risolve quasi sempre in produzioni dal dubbio valore estetico e semantico, è andato assottigliandosi fino a ridursi ad un velo sottilissimo diafano, visibile soltanto alle pupille incorrotte di una sempre più rara sensibilità. Le cause di questa confusione sono sempre le medesime. La velocità con cui si muove il fondale del mondo creando l’esigenza difficile da soddisfare di sempre nuove interpretazioni e soluzioni (stilistiche e non solo) e l’ormai dilagante conformismo che soffoca anche le poche interessanti individualità artistiche in nuce. Senza contare i ritmi pressanti cui artisti ed addetti ai lavori vengono sottoposti, l’accezione stessa di arte viene ad essere inquinata alla radice. In parte da chi for his business vuole un’arte soggiogata al contesto, minima, al confine con l’esibizionismo isterico, in parte da chi la rende così aderente alla realtà che rappresenta, da confondere lo specchio con l’immagine riflessa, infine da quanti rivendicano ancora l’idea anacronistica di un’arte dal carattere fortemente elitario e vorrebbero relegarla in un’improbabile “turris eburnea”. E’ lampante che la pochezza di tali concezioni distrugge la possibilità stessa di arte vera limitandone la risonanza allo stagno gracidante di coloro i quali fanno dell’assemblaggio o del vero e proprio feticismo, il perno della creatività. Nel 1975 all’Accademia di Svezia durante il discorso di accettazione del Nobel, Eugenio Montale delineava il cupio dissolvi d’ogni forma d’arte di cui noi oggi rappresentiamo il massimo grado: -…evidentemente tutte le arti, tutte le arti visuali stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L’arte è produzione di oggetti di consumo da usarsi e buttare via… l’arte-spettacolo, l’arte di massa, l’arte che vuole produrre una sorta di massaggio fisico-psichico su un ipotetico fruitore ha dinanzi a sé infinite strade perché la popolazione del mondo è in continuo aumento. Ma il suo limite è il vuoto assoluto. Si può incorniciare un paio di pantofole, ma non si può esporre sottovetro un paesaggio, un lago, o un qualsiasi grande spettacolo naturale -. Fortunatamente l’arte vera esiste ancora, ne è testimonianza il nutrito vivaio di artisti di cui vi proponiamo sulle pagine della rivista la squisita sensibilità nel saper trovare l’equilibrio espressivo fra la tradizione e l’attualità, nonché la fresca e geniale inventiva. D’altronde, anche se dalla realtà in cui si svolge attinge inevitabilmente, l’arte non potrà mai essere sviluppata in essa né abbassata di tono essendo (quella con la maiuscola) frutto di una pulsione profonda spirituale, sensoriale che a volte trascende perfino dall’artista che la genera e che solo in un secondo momento, imprigionandone lo spasimo, traduce in un’effettiva tangibilità. Bisogna di certo recuperare gli antiqui ac boni mores soprattutto restaurando nella comune opinione qualificata e non, il significato viscerale dell’arte di cui la bellezza e l’elevazione, quando non siano sterile “pirotecnie” fini a se stesse, ne costituiscono il nucleo essenziale. Lascio di nuovo a Montale la parola, il di cui assioma si interseca perfettamente al mio profondo ottimismo sul futuro dell’arte: - …potrà sopravvivere la poesia (l’arte) nell’universo delle comunicazioni di massa? E’ ciò che molti si chiedono, ma a ben riflettere la risposta non può che essere affermativa. Se si intende per poesia la cosiddetta ellettristica è chiaro che la produzione mondiale crescerà a dismisura. Se ci limitiamo invece a quella che rifiuta con orrore il termine di produzione, quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta un’epoca, allora bisogna dire che non c’è morte possibile…-.
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