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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi di Luglio 2014

 

GIANNINI

Post n°2944 pubblicato il 31 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Giannini: basta veti incrociati fra scuola pubblica e privata, sono il frutto marcio di una stagione passata


Alessandro Giuliani

Sulla controversia legale, in corso nel Comune di Bibiana, dove si sta impedendo l’apertura di una scuola dell’infanzia pubblica perché la paritaria già presente non darebbe l’assenso, il Ministro rompe ogni indugio: allo Stato spetta il dovere di garantire la qualità e l'esercizio del diritto di scelta per le famiglie e questa legge non va in questa direzione. Per il responsabile del Miur, il ‘vulnus’ è nella mancata attuazione della Legge Berlinguer che nel 2000 ha riconosciuto la parità scolastica degli istituti.

Stavolta il ministro dell’Istruzione si schiera in difesa dei diritti degli utenti della scuola pubblica. Sulla controversia legale, in corso nel Comune di Bibiana, dove si sta impedendo l’apertura di una scuola dell’infanzia pubblica perché la paritaria già presente non darebbe l’assenso, Stefania Giannini rompe ogni indugio: se è vero che in Piemonte esiste una legge regionale che avalla tutto questo, "Allo Stato spetta – dice il Ministro al quotidiano ‘La Stampa’ - il dovere di garantire la qualità e l'esercizio del diritto di scelta per le famiglie. Questa legge non va certo in questa direzione".

"Più che di discriminazione – continua Giannini -, parlerei di reazione, inadeguata nel metodo ma motivata dalle difficoltà crescenti di sopravvivenza che molte paritarie in Italia stanno vivendo. Il problema, quindi, va affrontato alla radice".

Secondo il responsabile del Miur, quindi, stiamo assistendo ad una "impropria battaglia, tutta e solo italiana, fra statale e non statale deve essere superata in nome dell'idea irrinunciabile che l'istruzione è un diritto fondamentale della persona".

"Mi sento di dire a tutti i genitori" che avevano iscritto i bambini alla materna comunale "che è ben chiara al nostro governo la responsabilità di girare pagina in tema di istruzione. E' nostro fermo intento dare tutte quelle risposte concrete che i genitori si aspettano, qui ed ora. I veti incrociati fra pubblico e privato sono il frutto marcio di una stagione passata".

Con questo caso, continua il ministro, "ho trovato conferma del fatto che non si è ancora risolto il vero tema a livello nazionale: la mancata attuazione della Legge Berlinguer che nel 2000 ha riconosciuto la parità scolastica degli istituti" italiani "presenti nel Paese sul piano giuridico. Ma purtroppo ci si è fermati qui, al riconoscimento formale". "Non sfugga a nessuno, poi, la situazione di grave difficoltà economica che vivono le scuole paritarie in alcune regioni". Una difficoltà che solo poche ore prima la Cei ha confermato, facendo appello allo Stato: tanti istituti paritari, in prevalenza cattolici, stanno infatti chiudendo proprio per la scarsità di fondi pubblici.

 

 
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Veto private

Post n°2943 pubblicato il 31 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "La Stampa"


Piemonte, il veto delle private che blocca le scuole pubbliche


Polemica sulla legge che limita l’apertura di nuove strutture

Michele Brambilla

L’ultima grana è scoppiata ieri qui a Novara ma situazioni simili ci sono un po’ in tutto il Piemonte e presto la vicenda diventerà un caso nazionale. Si tratta di questo: l’anno scorso la giunta piemontese, retta dal leghista Cota, ha approvato una legge regionale sulle scuole materne che sembra capovolgere il principio di libertà di scelta. In pratica la legge dice che dove esiste una scuola materna paritaria non può aprire una scuola materna pubblica; a meno che la prima non dia il permesso alla seconda. Insomma le paritarie hanno una sorta di diritto di veto sull’apertura di una concorrente pubblica sul proprio territorio. Per spiegarci meglio con un caso concreto, partiamo appunto da Novara. Il Comune ha chiesto di aprire due nuove sezioni per le materne statali all’interno della scuola Don Ponzetto, nel quartiere Sant’Agabio. Dove però ci sono altre scuolematerne, tra cui la Regina Pacis di via Giannoni, un istituto paritario. E in base alla legge regionale del 2013 la Regina Pacis - attraverso la Fism, la federazione delle scuole materne cattoliche - ha espresso parere contrario, che è vincolante. Guerra ideologica? No, l’ideologia non c’entra. Non è neppure un problema di integrazione: «Gli stranieri, tra i nostri bambini, sono il 37 per cento, molti sono musulmani e non hanno mai avuto problemi, anzi», dice Alberto Bertola, un volontario che si occupa dell’amministrazione della Regina Pacis. È piuttosto una questione di sopravvivenza: «Non abbiamo niente in contrario a una nuova sezione statale - dice ancora Bertola -: ma due sono troppe. Ci ritroveremmo con meno bambini e dovremmo licenziare il nostro personale». Comprensibile. Ma c’è un altro problema. Alla Regina Pacis si paga una retta di cento euro al mese, più 4,60 di mensa quotidiana. È vero che spesso le suore e alcuni genitori aiutano i meno abbienti: ma la retta c’è. Nelle materne statali e comunali, invece, si paga solo il pasto. «Sant’Agabio - dice Margherita Patti, Pd, assessore comunale all’Istruzione - è un quartiere popolare e non tutti possono permettersi di pagare la retta. E comunque è importante che in ogni zona della città ognuno abbia la possibilità di scegliere». A Bibiana, nel Torinese, la faccenda è ancora più complessa. Perché il Comune non vorrebbe aprire nuove sezioni, bensì una scuola intera, nuova di zecca, costata quasi un milione e mezzo di denaro pubblico. È lì, pronta per essere inaugurata. Ma Bibiana, che ha meno di cento bambini, ha sempre avuto una sola materna: quella gestita dalla parrocchia. E la Fism ha esercitato il suo diritto di veto sull’apertura della nuova materna pubblica, mandando in crisi anche don Ermanno Martini, parroco di Bibiana da 47 anni, che da una parte non vuole passare per censore, dall’altra è preoccupato per i posti di lavoro della sua materna parrocchiale, che subirebbe la concorrenza. Altri casi del genere ci sono a Villanova Canavese, a Torino in via Thures, a Venaria, a Bagnolo Piemonte, a San Damiano d’Asti. Ma com’è possibile che sia passata una legge così, che non ha eguali in tutta Italia? Uno dei suoi padri, l’ex assessore Giampiero Leo (allora Pdl, oggi Nuovo Centro Destra) spiega innanzitutto che il diritto di veto è reciproco: «La norma non impedisce solo la presenza di asili statali nel caso in cui siano presenti sul territorio altri parificati capaci di soddisfare la domanda, ma anche il contrario», ha dichiarato ieri a «La Stampa». E poi vuole chiarire che si tratta di un provvedimento pensato per razionalizzare i costi. Infatti, le scuole paritarie costano alla pubblica amministrazione meno di quanto costino quelle pubbliche; e dove non ci sono molti bambini, si cerca di evitare due scuole mezze vuote. Tuttavia - anche se è vero che non stiamo parlando di scuola dell’obbligo - la norma pare violare due diritti evidenti. Il primo è appunto legato alla retta: non si può imporre a tutti di pagarla. Il secondo riguarda proprio quella libertà di scelta sempre invocato dai difensori della scuola non statale. Infatti, che cosa dicono ad esempio i cattolici (e non solo i cattolici)? Che un genitore non deve essere obbligato A mandare i propri figli nella scuola pubblica. Ma con la legge regionale dell’anno scorso succederà che in alcune parti del Piemonte i genitori saranno costretti, al contrario, a mandare i propri bambini in una scuola privata. Insomma un gran pasticcio, che come dicevamo all’inizio difficilmente resterà all’interno dei confini del Piemonte. «A mio parere - dice ancora l’assessore di Novara Margherita Patti - è una legge che rasenta l’incostituzionalità. È vero che le paritarie sono un’offerta indispensabile, perché Comuni e Stato non potrebbero garantire così tanti posti per le materne. Però è vero anche che non possono essere un’offerta vincolante».

 
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QUOTA 96

Post n°2942 pubblicato il 31 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


Quota 96. E e se la riforma Fornero fosse incostituzionale? A dirlo la Corte dei conti ligure


La Corte dei conti ligure ha deciso di rivolgersi alla Corte Costituzionale per un giudizio di legittimità.

Colpo di scena per la riforma Fornero, la famigerata riforma che ha riformato il sistema pensionistico, creando problemi molto gravi sia agli esodati sia alla ben nota Quota 96.

La riforma sarebbe incostituzionale: la Corte dei conti ligure ha deciso infatti di rivolgersi alla Corte Costituzionale per un giudizio di legittimità a seguito di un ricorso di una pensionata.

La signora ha chiesto all'INPS l'adeguamento del trattamento per gli anni 2012/13, ma la riforma Fornero attua proprio "il blocco della perequazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo INPS" per gli anni 2012-2013. Da qui il ricorso, per il quale la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Liguria porterà la questione davanti alla Corte Costituzionale.

I giudici ritengono infatti che la legge Fornero condanna i pensionati ad una perdita di potere d'aquisto sulla pensione, proprio perché non permette l'adeguamento al costo della vita, "con conseguente violazione dei principi di sufficienza e adeguatezza", causando "effetti sul patrimonio dei destinatari, dal momento che i mancati aumenti sono perduti per sempre", in quanto eventuali adeguamenti futuri sarebbero troppo onerosi per le casse dello Stato.

Per la decisione occorrerà aspettare alcuni mesi e se dovesse essere sfavorevole alla legge, l'Italia dovrà ripensare ancora una volta al suo sistema pensionistico.

Non solo, la domanda che ci poniamo è: cosa accadrebbe se dopo la trasformazione in legge dell'emendamento attualmente in itinere al DL Pubblica Amministrazione i Quota 96 andassero in pensione rinunciando al TFS?

 
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Appello

Post n°2941 pubblicato il 29 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Appello

Da "Il Corriere della Sera"


L’appello dei professori contro i pensionamenti


Per gli uni è un modo per far assumere i giovani. E per «svecchiare» il mondo accademico. Per gli altri si tratta di una «rottamazione» che danneggia l’università e il «sistema Paese». Per non parlare del rischio di «ricattabilità» dei docenti.
Il nuovo testo di riforma della Pubblica amministrazione dà la possibilità di pensionare «d’ufficio» i dirigenti in possesso dei requisiti contributivi minimi a partire da 62 anni. Una novità che riguarda anche i professori universitari che, a partire dai 65 anni d’età, potrebbero essere — per usare le parole del Consiglio universitario nazionale — «messi in quiescenza».
La decisione, soprattutto in Rete, ha scatenato il dibattito. E polarizzato le discussioni tra favorevoli e contrari. In parallelo arrivano gli appelli pubblici. Come quello — firmato da esponenti di spicco: Remo Bodei ed Eugenio Mazzarella, Roberto Esposito e Maurizio Ferraris — che chiede il passo indietro. «La norma proposta dal governo rischia di essere un altro colpo gravissimo non solo all’università, ma al sistema Paese», scrivono. E «la toppa al pensionamento coatto affidata alla discrezionalità delle amministrazioni rischia di essere peggio del buco, innestando elementi insostenibili di condizionamento e ricattabilità dei “pensionabili”». La lettera si chiude con un invito: «È ora di dire basta a una contrapposizione che mette le generazioni le une contro le altre».
Dice «no» anche il Consiglio universitario nazionale che pochi giorni fa ha chiesto al ministero dell’Istruzione il ritiro dell’emendamento. Diverse le criticità secondo il Cun, a partire dal fatto che la «messa in quiescenza di un significativo numero di docenti» rischia di «danneggiare la qualità della didattica». Poi c’è la questione proprio del ricambio generazionale. Secondo il Cun «l’attuale situazione finanziaria e il blocco del turnover vanificano qualsiasi potenziale effetto che possa favorire l’ingresso di giovani nel sistema».
Ma non manca nemmeno il fronte dei favorevoli. Composto non soltanto da ricercatori e aspiranti docenti, ma anche da professori da anni in cattedra. Molti di loro ammettono che grazie a questa novità potrebbero andare «finalmente» in pensione. E invitano a sfruttare l’occasione per assumere giovani e ricercatori a tempo determinato.
Secondo la legge di stabilità per ritornare al 100% di turnover negli atenei italiani bisognerà aspettare altri quattro anni. Nel 2014 e 2015 il rapporto è fissato al 50%.
L. Ber.

 
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SANATORIA

Post n°2940 pubblicato il 29 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “ItaliaOggi”


Sanatoria di tutti gli atti firmati senza il parere Cnpi


di Alessandra Ricciardi

Salvi gli atti pregressi e anche, fin quando non ci sarà il nuovo organo consultivo, quelli futuri. Il ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, è riuscita a mettere in regola l'attività del dicastero su cui pendeva la spada di Damocle di una dichiarazione in via giudiziaria di nullità a causa dell'assenza del prescritto parere del Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione.

Una vicenda che si trascina dai tempi del ministro Maria Chiara Carrozza e che solo in questi giorni è venuta a soluzione, con un emendamento governativo al dl n. 90 sulla pubblica amministrazione, in via di conversione alla camera.
Il Miur pare aver ormai imboccato, sulle materie d'urgenza, la strada dell'intervento parlamentare in altri provvedimenti, preferendo non presentare, come invece era sembrato possibile, un proprio decreto legge. Una strategia di basso profilo, quella decisa dalla Giannini, anche per evitare clamori e polemiche in questa fase in cui il governo è intenzionato a procedere con cautela sulla riforma annunciata, dalla valorizzazione dei docenti al nuovo contratto.

Il problema dell'irregolarità dell'attività del Miur è nato quando il Cnpi non è stato prorogato, dal primo gennaio 2013, e neanche è stato sostituito nelle sue funzioni dal Cspi, il Consiglio superiore della pubblica amministrazione che ne avrebbe dovuto prendere il posto. Un vuoto che rischia, come hanno già rilevato al Consiglio di stato, di bloccare l'attività regolamentare e amministrativa del ministero. Già perché su molti atti, dall'indizione di un uovo concorso alla riorganizzazione dello stesso ministero, è rimasto l'obbligo del parere consultivo: non c'è più l'organo insomma ma sono rimaste in piedi le relative funzioni.

Il Miur è intervenuto con una sanatoria che assicura la regolarità del nuovo anno scolastico (e anche del vecchio): «Nelle more del riordino e della costituzione degli organi collegiali della scuola, sono fatti salvi tutti gli atti e i provvedimenti adottati in assenza del parere dell'organo collegiale consultivo nazionale della scuola e dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge e fino alla ricostituzione dei suddetti organi non sono dovuti i relativi pareri obbligatori e facoltativi», recita l'emendamento approvato in prima commissione a Montecitorio.

Un sub emendamento di Elena Centemero, deputata di Forza Italia, ha previsto che le elezioni del nuovo organismo si tengano entro fine 2014 e che «in via di prima applicazione e nelle more del riordino degli organi collegiali, l'ordinanza di cui all'articolo 2, comma 9 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 stabilisce le modalità di elezione del predetto organo, anche in deroga a quanto stabilito al comma 5, lettera a) del predetto articolo», che disciplina la composizione dell'organismo di 36 rappresentanti.

Almeno l'emergenza, salvo colpi di scena nel corso dell'approvazione del provvedimento in aula, è risolta.

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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