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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 26/06/2015

 

Comunicato stampa

Post n°3713 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 

Comunicato-stampa COBAS


Renzi-Pirro, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola, vince la prima battaglia, facendo strame della democrazia e della sedicente “opposizione” interna che vota a favore della fiducia o vigliaccamente esce dall’Aula
Ma come successe al proverbiale re dell’Epiro, lui e il suo PD pagheranno amaramente gli effetti della corale indignazione del mondo della scuola. In vista per loro batoste elettorali ancora più forti, mentre a settembre ogni scuola sarà una barricata contro il Ddl.
La mobilitazione non va in vacanza: proteste nei prossimi giorni in tante città e il 7 luglio, in occasione del voto finale alla Camera, manifestazione a Roma (P.Montecitorio, ore 17)
Come era purtroppo prevedibile, il ducetto Renzi ha imposto, con la forza e con le procedure più antidemocratiche della storia parlamentare del dopoguerra, la “fiducia” sul Ddl-cattiva scuola. Malgrado lo stesso Senato avesse votato l’anticostituzionalità della legge, la fiducia è stata concessa sul Ddl e su nove deleghe che intendono sconvolgere totalmente la scuola pubblica; né i brontolii di Grasso-Ponzio Pilato né quelli dell’invisibile (cfr.Crozza) Mattarella lo hanno minimamente frenato. E tantomeno lo ha fatto la sempre più grottesca e sedicente “opposizione” interna al PD che in massa ha votato a favore o, con somma ipocrisia, è uscita dall’Aula per non votare NO: come quello sventatamente sciagurato Corradino Mineo, che ha avuto non solo la faccia tosta di venire a vantarsene tra i manifestanti infuriati, ma che ha pure insultato i “sindacalisti” che lo hanno salvato dalla pur sacrosanta rabbia popolare.
Ma se è vero che, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola pubblica, Renzi ha vinto la prima battaglia, la sua vittoria rimanda esemplarmente al proverbiale Pirro, che vinceva tante battaglie qua e là ma nel frattempo dissanguava e impoveriva il suo regno, l’Epiro, che alla fine crollò miseramente. Continua a sorprenderci, in tal senso, l’incredibile sottovalutazione dell’intreccio tra la grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti tracolli elettorali del PD. Vista anche ieri la furia nelle piazze contro il PD, la speranza che il popolo della scuola pubblica dimentichi l’ignobile misfatto della “cattiva scuola” è pura follia: quei protagonisti dell’istruzione pubblica, collegati ad un vastissimo “indotto” sociale che ha sempre votato in larga maggioranza per il centrosinistra e che hanno già punito drasticamente il PD togliendogli un paio di milioni di voti nelle recenti elezioni, lo faranno ancora più nettamente nelle prossime, e nel frattempo provocheranno un ulteriore crollo dei consensi per Renzi e il PD.
Ma soprattutto Renzi-Pirro dovrà affrontare ben altro tipo di scontro da settembre in poi: si passerà dalla battaglia campale ad un conflitto di “guerriglia vietnamita”, ovviamente non-violenta ma altrettanto pervasiva, diffusa, continua e logorante per i corifei della scuola-azienda: ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl. I docenti non accetteranno mai di perdere la libertà di insegnamento, di essere assunti e licenziati da un preside-padrone che dovrebbe sceglierli follemente da Albi di migliaia di persone, di essere premiati o puniti da un “gran Giurì” composto dallo stesso “padrone”, da alcuni colleghi, più uno studente e un genitore (o due genitori) che nulla sanno per valutarli, e che instaurerebbero un potere assoluto, alla Marchionne, in ogni istituto. Si romperà ogni collegialità, lo scontro interno diverrà la norma quotidiana, il preside-padrone dovrà affrontare non solo l’ostilità dei non-premiati ma dotarsi anche di un buon ufficio legale.
Comunque, qui ed ora, la protesta non va in vacanza. Iniziative di lotta si svolgeranno nei prossimi giorni in tutta Italia, con Palermo in primo piano, che accoglierà oggi e domani ,come meritano, Giannini e Faraone in tournée. E in occasione del voto finale alla Camera, il 7 luglio manifesteremo, insieme alle scuole, alle RSU e agli altri sindacati, a P.Montecitorio (ore 17) per esprimere ancora una volta, e con ancora maggior forza, la nostra indignazione e rabbia contro la sciagurata arroganza governativa.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS 26 giugno 2015

 
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Dignità insegnanti

Post n°3712 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “ARTICOLO 21”


La dignità calpestata degli insegnanti


di Roberto Bertoni


Sarebbe troppo facile scagliarsi contro il duo Renzi-Giannini per quanto è avvenuto in Senato a proposito della cosiddetta “Buona scuola”, che di buono non ha proprio nulla; talmente facile che ci guarderemo bene dal commettere quest’errore. Perché la colpa non è solo di Renzi; anzi, a Renzi e al suo ministro va riconosciuta una coerenza tetragona con le proprie pessime idee. La colpa è, soprattutto, della sedicente minoranza del PD, ormai non più credibile, evidentemente priva della saggezza necessaria per comprendere che, votando a favore di una riforma così sbagliata, contestata e inaccettabile, ha perso l’ultima occasione per recuperare un minimo di dignità, credibilità e fiducia da parte della gente.

Ero in piazza e l’ho visto il mondo della scuola, ho guardato negli occhi decine di insegnanti, li ho visti sdraiarsi per terra e coprirsi con un lenzuolo per fornire un’immagine forte e simbolica della distruzione definitiva della scuola la pubblica; li ho ascoltati e sentiti gridare tutta la propria rabbia, il proprio sgomento e poi ho confrontato i loro sentimenti con quelli di alcuni illustri esponenti del PD, da sempre contrari a Renzi, un tempo persino stimabili, ormai irriconoscibili, incomprensibili, asserragliati dentro un fortino assediato che presto li espellerà perché il segretario di quel partito, dovrebbe essere chiaro a tutti, non è tipo da fare prigionieri.

Ho letto certe riflessioni, se è lecito chiamarle così, e ho provato un senso di vergogna. Vergogna per ciò che è diventato il partito in cui ho militato per cinque anni, contribuendo, nel mio piccolo, a redigere il programma per la scuola; vergogna per come sono cambiate determinate persone, disposte ad accettare leggi e riforme contro le quali un tempo sarebbero scese in piazza insieme a questo sventurato mondo; vergogna per non aver capito per tempo che avevo a che fare, specie in alcuni casi, con gente pronta ad anteporre la carriera a qualunque valore; vergogna perché in quel raffronto impietoso fra argomentazioni più che discutibili e le preoccupazioni sincere e tangibili di persone che a settembre non sanno se avranno ancora un lavoro e, se possibile, qualche sicurezza ho visto la divisione netta, forse insanabile, fra quello che viene pomposamente definito il “Paese reale” e i palazzi del potere nei quali dovrebbe esprimersi la sua rappresentanza. Vergogna, sgomento e dolore per quella che il mondo della scuola percepisce come l’ennesima ingiustizia: un affronto vigliacco, uno scagliarsi contro i più deboli, contro chi non ha voce né possibilità di difendersi, contro chi si sa bene che verrà ignorato da una parte dei media e schernito dall’altra, con qualche rara eccezione che presto si perderà nel frastuono delle voci.
Vergogna, inoltre, per quelle strade presidiate da uno spiegamento di forze dell’ordine mai visto, nel tentativo di tenere i cittadini sempre più lontani dalle istituzioni, come se non bastasse la disaffezione che si respira in ogni dove, con il cinquanta per cento della popolazione che non va più a votare, non sentendosi rappresentata da nessuno.

Vergogna, infine, per il disprezzo mostrato nei confronti dei sindacati e delle opposizioni, ancora una volta mortificati con arroganza, umiliati con spregio, trattati con sufficienza come se fossero fastidiosi ostacoli sul cammino delle grandi riforme e non indispensabili presidi della democrazia e del confronto civile fra diverse visioni della società e del futuro.
Il guaio è che in questo Paese, ormai, è difficile scorgere una visione politica e uno sguardo d’insieme dei problemi che lo affliggono, al punto che si cita in continuazione papa Francesco non perché sia scoppiata un’improvvisa febbre papista ma per il semplice motivo che è l’unica personalità credibile e capace di indicare un sentiero di pace, benessere, umanità, condivisione, ossia di farsi portavoce di quegli ideali di cui tutti avvertiamo più che mai il bisogno ma che la politica, in preda a una deriva liberista senza ritorno, non è più in grado di comprendere né di interpretare.
E così, in quel corteo carico di sofferenza, in quella piazza blindata e militarizzata, osservando gli striscioni e le testimonianze di chi sta vivendo sulla propria pelle questo dramma senza precedenti, mi sono tornati in mente i volti di alcuni giovani parlamentari dei diversi partiti che ho a lungo considerato di scarso interesse o, in qualche caso, gratuitamente denigrato in base a un pregiudizio tanto stupido quanto, a mia volta, codardo e mi sono reso conto che anche in Parlamento, proprio come nel resto della Penisola, le persone più colte, più competenti, animate da un minimo senso di giustizia e dalla volontà di battersi per il bene della collettività sono quelle che tendiamo costantemente a escludere, a relegare nelle retrovie, a guardare quasi con compassione, come a dire: “Poveri illusi, credono ancora di poter cambiare il mondo!”. Sì, forse loro ci credono davvero, forse sono ingenue, sognatrici, eccessivamente idealiste, ma viva l’ingenuità, il sogno, la speranza e l’idealismo se l’alternativa è il cinismo più bieco, il pragmatismo cieco e senza respiro, la malvagità gratuita, l’incapacità di ascoltare le ragioni dell’altro, il riformismo dall’alto a scapito dei più deboli e al servizio dei poteri forti che garantiscono finanziamenti, voti e vittorie elettorali! Viva quelle persone che preferiscono perdere piuttosto che perdersi e rinnegare la propria storia, la propria cultura, la propria identità e le proprie tradizioni! Viva quella ragazza che cita orgogliosamente Berlinguer pur non avendo mai vissuto quella lontana e mai così rimpianta stagione! Viva chi ha scelto un circolo di periferia per dire addio a un partito ormai irrecuperabile e tornare fra la gente che, non a caso, lo ha accolto con affetto, stima e profonda riconoscenza!

Quanto al resto della minoranza dem, cui in alcuni casi, sia pur esigui, rinnovo la mia stima personale benché sia totalmente venuta meno quella politica, mi auguro che un giorno abbiano il coraggio di fare i conti con se stessi, con le tante occasioni perdute, con gli ideali della gioventù calpestati, con questa corsa verso l’abisso in cui hanno smarrito non solo la propria anima ma anche milioni di elettori, disgustati e increduli per questo tradimento in nome, unicamente, della propria poltrona e della difesa di un partito per il quale non vale più minimamente la pena battersi.
A settembre, con convinzione, tutti noi saremo ancora in piazza, probabilmente con qualche compagno d’avventura in più e con il desiderio irrefrenabile di riscattare la dignità calpestata degli insegnanti, costruendo insieme a loro un progetto per la scuola radicalmente alternativo a quello imposto da un soggetto politico che non ha più nulla a che spartire con la sinistra e con la sua ragione di esistere.
Addio minoranza dem. Senza rimpianti.

 
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Puglisi

Post n°3711 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Puglisi

Da “OrizzonteScuola”


DDL scuola. Puglisi (PD) Approvata riforma difficile e importante. Ora confronto continua



di redazione

 

Dichiarazione della senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd e capogruppo in Commissione istruzione a Palazzo Madama.

"Dopo 9 mesi di confronto, e oltre 2000 incontri aperti in tutto il Paese, siamo riusciti ad approvare una riforma che è tra tutte la più difficile e la più importante. Le polemiche forti e lo scontro aspro che hanno accompagnato l'iter di questo ddl non possono rischiare di far perdere di vista il vero motivo per cui il Governo Renzi, dopo molti anni di tagli, ha deciso di investire 3 miliardi all?anno nella scuola, realizzando un Piano Straordinario di assunzioni di oltre 100 mila insegnanti, 50.000 in più rispetto a quanti stanno lavorando oggi. Altri 60.000 abilitati saranno assunti tramite concorso che verrà bandito entro questo anno".

Così la senatrice del Pd Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd e capogruppo in Commissione Istruzione, intervernendo in dichiarazione di voto sul ddl scuola. "Si tratta - sottolinea Puglisi - di uno straordinario investimento che permetterà alla scuola di essere la più potente leva contro le disuguaglianze, contro la dispersione scolastica degli studenti, e che accompagnerà tutti, al successo formativo e scolastico. Dobbiamo rendere la scuola la più efficace politica strutturale a nostra disposizione contro la disoccupazione anzitutto giovanile, aiutando ciascun ragazzo e ragazza a capire e scoprire a scuola quali sono i propri talenti e la propria vocazione".

"Crediamo negli insegnanti. E' per questo che il Governo investe 40 milioni di euro nella formazione in servizio dei docenti dopo parecchi anni in cui nessuno ci metteva più un euro e nella Carta del docente 500 euro all'anno per i consumi culturali: libri, tecnologie, ingressi a musei e teatri". "Per noi l'ascolto, il confronto non finisce qui, non lasceremo la scuola sola di fronte al cambiamento, continueremo - sottolinea ancora Puglisi - a lavorare per valorizzare e diffondere le belle esperienze di scuola, per sanare le incomprensioni e i contrasti di questi mesi anche nella Conferenza annunciata dal Presidente del Consiglio. Dopo le polemiche, si vedranno i risultati quando i 7 insegnanti in più assegnati ad ogni istituzione entreranno a scuola il prossimo anno per dare ai ragazzi più inglese, più musica, più arte, più esperienze di cittadinanza attiva, per recuperare gli svantaggi, per dare le risposte che servono ai bisogni educativi speciali, quando arriveranno i 90 milioni di euro per i laboratori e l?innovazione tecnologica, i 126milioni per il Fondo di Istituto, i 3 miliardi e 700 milioni per l'edilizia scolastica".

"La scuola - conclude Puglisi - è più avanti degli slogan che l'hanno rappresentata nelle piazze".

DDL riforma scuola. Approvato al Senato: quali novità? 159 voti favorevoli 112 contrari. Adesso passaggio alla Camera con fiducia e approvazione entro il 7 luglio

Nostro commento: ma quale confronto? L'impudenza della

Puglisi è davvero incredibile!

 
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Caos in aula

Post n°3710 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Corriere della sera”


Caos in Aula, ma la fiducia sulla scuola passa

Dalle magliette di Sel ai lumini del M5S, solo tre dem escono per non votare. Renzi: ce l’abbiamo fatta


ROMA Urla, fischi, lacrime, appelli, sms, striscioni, magliette di protesta con scritte rosse e blu: è da ultimo giorno di scuola il clima in cui il Senato vota e approva la fiducia del governo sulla riforma del sistema di istruzione, che dal 7 luglio passa alla Camera per la terza e ultima lettura. Palazzo Madama dà il via libera al disegno di legge con 159 sì, 112 no (Forza Italia, Lega, Sel, Movimento 5 Stelle): sono 4 i senatori democratici che mancano all’appello, con Felice Casson assente e Walter Tocci, Corradino Mineo e Roberto Ruta che escono dall’Aula al momento del voto. Ma il loro è il gesto meno clamoroso di tutta la convulsa giornata, iniziata alle 9.30 con la richiesta del voto di fiducia del ministro Maria Elena Boschi, proseguita con un dibattito fiacco, e terminata nel caos.Fischiato dai Cinque Stelle il voto di fiducia dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; derisi i sì degli ex azzurri (ora gruppo misto) Sandro Bondi e della compagna Manuela Repetti; contestata la senatrice Francesca Puglisi, che prova ancora a difendere il merito della riforma; insultata la ministra Stefania Giannini, che resta in silenzio per tutti lavori, salvo poi inviare un sms al premier Matteo Renzi subito dopo il voto: «Ce l’abbiamo fatta».
C he ce l’avrebbero fatta era abbastanza chiaro da qualche giorno, quando si è conclusa l’operazione «isolamento» dei parlamentari Pd contrari al ddl. Dopo l’uscita del presidente del Consiglio a Porta a Porta — «Fermiamoci, convochiamo una conferenza a luglio» — i democratici hanno capito che, se il governo avesse rinviato ancora la riforma, ci avrebbero rimesso la faccia: e così i 23 potenziali voti contrari che avrebbero potuto mettere in bilico la maggioranza (tra gli altri, Lucrezia Recchiuti, Miguel Gotor, Vannino Chiti) si sono trasformati in voti a favore. Sono rimasti in due, gli unici a non essere convocati a Palazzo Chigi venerdì scorso: «È amaro pensare che si siano tirati indietro — sottolinea Corradino Mineo — ma mi sento sereno, abbiamo fatto la nostra battaglia per ottenere il massimo del risultato sulla scuola. Non andiamo via, ma apriamo una riflessione nel partito», insiste. «Con dolore constato che le riforme Gelmini e Moratti sono state emendate, mentre la nostra è la prima riforma che passa al Senato blindata — aggiunge Tocci —. Ma il mio gesto non è un preludio all’uscita dal Pd, ho sperato fino all’ultimo in una mediazione». Ci sperava anche Ruta, il docente, che ha fatto una scelta più netta: «Voto in dissenso dal partito sul ddl perché mi sento vincolato dal programma: avevamo detto di voler cambiare la riforma insieme agli insegnanti, non lo stiamo facendo» .
E loro, gli insegnanti, intanto sono fuori, attraversano il centro di Roma alzando cartelli: «Vergogna». Accusano il governo di aver detto «bugie», di non averli ascoltati, e restano in piazza anche quando ormai l’aula del Senato è vuota. «Hanno ucciso la scuola pubblica, è la mazzata finale a un Paese già in ginocchio», scrive Beppe Grillo mentre i suoi, dopo aver messo in scena il funerale della scuola con tanto di lumini accesi in Aula e lutto al braccio, corrono in piazza dai manifestanti. «L’ennesima beffa che il governo si fa di noi», annuisce Alberto Irone, Rete degli studenti. Intanto i commessi stanno già sistemando i banchi e portano via le magliette indossate dai parlamentari per protesta. Una era quella dell’on. Maria Mussini (gruppo misto), che ha suscitato l’intervento del presidente del Senato Grasso: «Non si può stare in Aula così». E lei: «Che faccio, uno strip-tease in classe?». La replica, serafica: «Non fa niente, c’è scritto Diritto allo studio, allora va bene».
Valentina Santarpia

 
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Denuncia

Post n°3709 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


E adesso i senatori Pd vogliono denunciare di docenti...


Silvana La Porta


Racconta Silvia Chimienti, parlamentare pentastellata: “Ho visto troppe persone piangere. Ho visto i cittadini inveire esacerbati contro i nostri politici. Ho visto docenti disperati tentare di barricarsi dentro il Senato. Ho visto quanto la cattiva politica possa essere distante dai cittadini”.

Ormai è chiaro. In Italia, forse come distorta evoluzione del famoso concetto di Tocqueville, vige non la solita tanto paventata dittatura della maggioranza, che già sarebbe una gran cosa. Nel Bel Paese trionfa una visione aberrante della democrazia, la dittatura della minoranza. Mentre docenti infuriatiche assistevano al voto di fiducia dalle tribune del Senato urlavano "traditori” ai senatori PD, si è consumato infatti ieri l’ennesimo duro attacco a un’istruzione pubblica sempre più agonizzante.
E al danno potrebbe anche aggiungersi la beffa. Continua la Chimienti: “Ho avuto notizia che i senatori PD vogliono denunciare i docenti presenti in tribuna.” Insomma in Italia non esiste più nemmeno la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero. Tutti i più elementari diritti costituzionali vengono calpestati.
Nel frattempo sulla pagina PD che festeggia l'approvazione (con la fiducia) del DdL si legge una scritta feroce: "Oggi occhio e croce avete perso due milioni di voti". Eppure non traspaiono solo rabbia e delusione. Per i docenti italiani la lotta continua: “Abbiamo solo perso una battaglia, la guerra continua . Leggo di gruppi che già da oggi sono pronti per continuare a combattere e tracciare un canale d'accesso per tfa e pas. I vari coordinamenti parlano di raccogliere 500.000 firme per il referendum abrogativo, scrivere a Mattarella e insistere sull'incostituzionalitá del maxi emendamento, ricorsi vari...e cancellarsi entro il 1° luglio dai sindacati. Forza siamo in tanti e ora più che mai uniti”.
Certo è che ieri abbiamo assistito al trionfo di un sistema democratico molto particolare: la minoranza, non la maggioranza della popolazione, anzi quattro sparuti uomini hanno deciso per l'insieme degli individui, non tenendo in considerazione la visione espressa dalla maggioranza.
Con buona pace di Tocqueville…

 
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Ai colleghi

Post n°3708 pubblicato il 26 Giugno 2015 da fabiana.giallosole
 

 A TUTTI I COLLEGHI/E 

(E A COLORO CHE HANNO A CUORE LA SOPRAVVIVENZA DELLA SCUOLA PUBBLICA)

Carissime/i o appena ricevuto l'invito su facebook, sulla pagina Copdus,"Raccolta firme referendum abrogativo Ddl La buona scuola".
L'ho girato a tutti voi. Restiamo uniti e non arrendiamoci. Riprendiamoci la NOSTRA SCUOLA. Ho appena sentito una collega dalla Sicilia che mi ha detto che nella sua isola i colleghi attenderanno i decreti attuativi e poi faranno ricorso al TAR del Lazio e class action. Restiamo in contatto con tutti i colleghi d'Italia e, fermamente e sinergicamente lottiamo ancora. Non molliamo, per i nostri figli, per tutti i giovani , per la nostra SCUOLA PUBBLICA, per il nostro amato lavoro, per la sopravvivenza della cultura, per la nostra Nazione. Coraggio! Proseguiamo ancora + determinati.

"Non smettiamo di farci sentire".

p.s. sulla nostra pagina f.b. ho pubblicato le foto relative ai 2 sit-in svoltisi oggi all'aeroporto di Alghero e in piazza Azuni a Sassari.Poichè Libero sta  difettando  non le ho collocate qui sul blog. Riproverò domani. E' circa l'una: vado a nanna e spero di dormire 4 ore! Buona notteeeeeeeee


 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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