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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 11/09/2015

 

Scuola

Post n°3970 pubblicato il 11 Settembre 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

Da “Il Fatto Quotidiano”


Scuola, a Bologna il tempo pieno lo finanzia Unindustria. Proteste docenti e famiglie: “Privati decidono didattica


L'unione degli industriali di Bologna lancia il progetto da 500mila di euro. Coprirà tredici ore a settimana in cinque classi della provincia durante le quali saranno attivati: lezioni di inglese, laboratori tecnici, supporto allo studio ed educazione alla cittadinanza. Tante le polemiche: "Piano mai sottoposto agli insegnanti"

Per gli insegnanti è un esempio di come sarà la scuola secondo i comandamenti della riforma Renzi–Giannini: “I privati ci mettono i soldi, e gli istituti perdono la facoltà di decidere della formazione degli studenti”. Il progetto in questione, che già a maggio, quand’era stato presentato, aveva sollevato più di una perplessità tra professori e genitori, è quello di Unindustria: in cinque classi prime di quattro Comuni della provincia di Bologna, cioè Calderara, Bentivoglio – San Giorgio di Piano, e San Lazzaro, l’associazione delle imprese finanzierà, con mezzo milione di euro, il tempo pieno alle medie. Tredici ore di scuola la settimana, durante le quali i ragazzi dovranno seguire lezioni di inglese, laboratori tecnici, supporto allo studio e cinque ore di educazione alla cittadinanza. Un’iniziativa, spiega a Farete, il salone delle imprese, Alberto Vacchi, numero uno di Unindustria di Bologna, che trasforma il calendario scolastico dei ragazzi in cinque giorni a tempo pieno, istituzione scomparsa con i tagli alla scuola effettuati dagli ultimi governi, potenziando le discipline linguistiche e laboratoriali, “e fornendo risposte concrete alla scuola con risorse nostre”. Ma che per i docenti, i primi a esprimere perplessità sul progetto, “è un modo, per i privati, di introdursi nella didattica scolastica, togliendo di fatto alle scuole la possibilità di decidere della formazione e dell’educazione degli studenti”.

Mirco Pieralisi, consigliere comunale di Sel nonché insegnante, e marito di una docente tra le più critiche nei confronti del progetto, non ha dubbi: “Al di là del caso singolo, relativo alle scuole del bolognese, a preoccupare è il metodo. In piena armonia con la Buona scuola del premier Matteo Renzi, questo è un esempio di come i privati subentreranno laddove lo Stato non riesce ad arrivare a causa dei tagli alle risorse. Il problema è che non solo Unindustria impone così alla scuola la sua filosofia imprenditoriale, ma il progetto non è mai stato sottoposto al vaglio dei docenti, e per quanto le risorse siano importanti, gli industriali non sono pedagogisti”. Così, del resto, prevederebbe la normativa vigente. “Il collegio dei docenti avrebbe dovuto potersi esprimere sull’iniziativa – spiega Francesca Ruocco, segretaria della Flc-Cgil di Bologna – mentre a Calderara è stato votato solo dagli insegnanti delle medie, ottenendo il via libera con un solo voto di scarto, e a San Giorgio di Piano e Bentivoglio non è nemmeno stato votato”.

In più, ed è un’altra delle obiezioni mosse dai professori, “così si anticipa troppo il momento in cui i ragazzi scelgono quale futuro intraprendere: se continuare a studiare, o iniziare la formazione al lavoro”. Il modello tedesco, insomma, che avvia alla professione gli studenti fin dalla giovane età. “Ma 10 o 11 anni sono pochi per operare una decisione simile – sottolinea Ruocco – rischiamo che si verifichi un incanalamento precoce di bimbi verso percorsi tecnici, quando dal punto di vista pedagogico non è l’età giusta per fare una scelta simile relativa al futuro”.

“Un numero di ore così elevato dedicate alla tecnica sembra riproporre la scuola dell’avviamento istituite nel 1928” è l’obiezione anche di Adriana L’altrelli, professoressa a Calderara. “E poi parliamo di ore continue a scuola senza che ci siano gli spazi adeguati, laboratori in aule anguste, dove 27 bambini devono rimanere fino alle 17.30”. Gli insegnanti, tra l’altro, avevano quantomeno chiesto di conoscere le competenze degli educatori che seguiranno i ragazzi nelle ore previste dal progetto, “ma la nostra richiesta – precisa L’altrelli – è stata respinta”. Né c’è la possibilità, per i genitori, di scegliere volontariamente se far aderire i figli: “Se i ragazzi sono nelle classi scelte, devono partecipare ai laboratori, se sono in altre classi, non possono, nemmeno se lo desiderano – continua Ruocco – noi come sindacato non siamo contrari ai progetti integrativi, ma bisogna stare attenti che il privato non si sostituisca a ciò che il pubblico toglie in termini di tempo scolastico”.

In questo caso il tempo pieno e prolungato alle medie, vittime delle riforme della scuola passate e presenti. “Lo Stato negli ultimi lustri ha finito per dismettere un servizio scolastico che prima era affidato a insegnanti titolari. Solo che il bisogno formativo e sociale, quello legato all’accudimento dei ragazzi mentre, ad esempio, i genitori sono a lavorare, non è venuto meno solo perché lo Stato ha deciso di tagliarlo”.

E qui interviene Unindustria. “L’associazione però, nel quadro della Buona scuola, non ha semplicemente investito in questi istituti – continua Pieralisi – lasciando loro la possibilità di decidere dove spendere i soldi a seconda delle necessità. No, si è fatta carico di pianificare la didattica. Un paradigma che può essere accattivante a fronte della disoccupazione giovanile che soffriamo oggi come paese, ma che è anche pericoloso”.

 
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Assunzioni

Post n°3969 pubblicato il 11 Settembre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


Assunzioni, il problema non è la distanza da casa ma lo stipendio da fame!


Alessandro Giuliani

 

“L’ingiustizia più ingiusta sta nello stipendio medio dei docenti: 29mila euro l’anno, nessuna categoria di dipendente pubblici guadagna meno”: lo sostiene il costituzionalista Michele Ainis.

L’esperto di diritto, che è anche titolare di una cattedra presso l’Università Roma III, ha scritto sull'Espresso il suo pensiero sulle polemiche derivanti dalle immissioni in ruolo di migliaia di docenti anche a mille chilometri da casa: per Ainis, sarebbe proprio la bassa remunerazione degli insegnanti a pesare sulle assunzioni lontane da casa.

Perché nell’articolo (dal titolo esplicativo “Scuola: più delle valigie è scandaloso il salario”), Ainis ricorda che è un fenomeno tipicamente italiano quello di acquattarsi “dentro casa, come un animale nella tana”.

Il costituzionalista, che forse non sa l’età media dei docenti costretti a cambiare regione in cambio dell’immissione in ruolo, ricorda che “ogni americano cambia Stato, in media, quattro volte nella vita”. Il paragone è calzante: perché un americano guadagna almeno tre volte un italiano. Se infatti si confrontano i compensi dei docenti italiani e con quelli dei colleghi americani d’oltre Oceano, degli Stati a stelle e strisce, la forbice diventa ancora maggiore. 

Morale: per trasferire un insegnante da Caltanissetta a Treviso, bisogna metterlo nelle condizioni di farlo. In modo dignitoso. E la soluzione non può passare nemmeno per la concessione di sgravi fiscali o di tariffe agevolate per l’affitto e i trasporti, come quella formulata di recente dal governatore della Puglia Michele Emiliano: ai docenti va conferito uno stipendio dignitoso. Invece, è fermo da sei anni. Assieme al contratto di categoria. E ora, ai neo-assunti fuori regione, le 1.200 euro al mese debbono bastare per il nuovo affitto e le nuove utenze, il vecchio affitto o il mutuo dell’abitazione d’origine, le spese per la vita di tutti i giorni sganciati dalla famiglia, le spese che la famiglia continua a realizzare. E pure per i trasporti.

Ainis ha colto nel segno.

 
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SCIOPERO

Post n°3968 pubblicato il 11 Settembre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


Sciopero: procedure per il personale e modo corretto di informare le famiglie


di Avv. Marco Barone

 

Il fatto chel'ARAN sia dovuta intervenire sulla questione informativa alle famiglie in caso di sciopero, ciò lascia intendere che probabilmente diverse omissioni sono emerse in tal senso da parte di alcune Istituzioni scolastiche.

L'ARAN, con orientamento applicativo del settembre 2015, afferma che “ l’accordo, sottoscritto in attuazione della legge n. 146/90 e allegato al CCNLdel 26.05.1999, all’art. 2, commi 3 e 4 prevede espressamente che “In occasione di ogni sciopero, i capi d’istituto inviteranno informa scritta il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo sciopero entro il decimo giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero oppure entro il quinto, qualora lo sciopero sia proclamato per più comparti.

Decorso tale termine, sulla base dei dati conoscitivi disponibili i capi d'istitutovaluteranno l'entità della riduzione del servizio scolastico e, almeno cinque giorni prima dell’effettuazione dello sciopero, comunicheranno le modalità di funzionamento o la sospensione del servizio alle famiglie, nonché al provveditore agli studi.

Dallacomunicazione al provveditore dovrà altresì risultare se il capo d’istituto aderirà allo sciopero per consentire al medesimo provveditore di designare l’eventuale sostituto. Pertanto, da quanto sopra esposto, si evince chiaramente che, in caso di sciopero,il dirigente scolastico valuterà, con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, l’eventuale riduzione del servizio scolastico e comunicherà alle famiglie, entro i 5 giorni previsti, i prevedibili criteri organizzativi che saranno utilizzati per garantire il servizio stesso”.

Dunque nessun margine di discrezionalità, tale adempimento è obbligatorio ed un mancato adempimento in tal senso è certamente passibile di attività antisindacale con le conseguenze ovvie del caso. Così come è chiaro il riferimento normativo come riportato dall'ARAN, ovvero non emerge alcuno bbligo per il personale della scuola di rendere comunicazione circa l'adesione allo sciopero, e tale dichiarazione, volontaria, qualora resa, dovrà unicamente riguardare l'adesione allo sciopero e non la non adesione allo stesso.

Così come costituisce comportamento antisindacale, per la valenza oggettivamente intimidatoria, l'invio alle lavoratrici ed ai lavoratori che si sianoastenute/i dal lavoro per aver aderito ad uno sciopero, di una richiesta di giustificazioni ai sensi dell'art. 7 SL (Trib. Milano3/4/2002).

L'ARAN, per quanto concerne le modalità di comunicazione dello sciopero, invece afferma che “ essendo una questione tipicamente gestionale, la stessa rientra nell’autonoma valutazione dell’amministrazione interessata che dovrà verificare la soluzione più opportuna, inbase alle proprie esigenze funzionali e organizzative, nonché alla strumentazione tecnica eventualmente a disposizione dell’istituto”.

Con questo non significa che l'Istituzione scolastica potrà decidere se o meno inviare la comunicazione alle famiglie, ma, semplicemente, che sarà la singola scuola a decidere come provvedere per tale adempimento. Chiaramente le modalità di comunicazione potranno essere variegate, come le pec mail, anche se i tradizionali mezzi, quali il canonico foglio informativo o quaderno delle comunicazioni, sono strumenti preferibili da utilizzare in simili casi. In detto foglio informativo, che il genitore dovrà firmare e restituire per presa visione, si dovranno soprattutto riportare le possibili modalità organizzative adottate od adottabili dalla scuola, che possono andare dalla conferma del servizio scolastico fino alla interruzione totale dello stesso, passando per una tipica modalità intermedia che prevede la sospensione di alcuni servizi.

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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