I preparativi Che cosa evitare e che cosa non va dimenticatoDal gioiello etnico alle palle di carta velina Le 10 regole per la valigia (quasi) perfettaRigida solo se si viaggia in auto. Lui in lino, lei in abito aperto sulla schiena
Di solito la prima dolorosa dimenticanza ferisce al check-in o sul treno già in movimento. Perché mai la camicia azzurra che tanto dona all’occhio o quel tubino nero che lima due chili sui fianchi sono rimasti in guardaroba? Eppure erano al primo posto della lista-viaggio, prima di occhiali, tachipirina e crema anti-età.
Nella categoria sogni-incubi ricorrenti, con la scena muta all’esame di maturità e l’incapacità di muovere le gambe o urlare aiuto se qualcuno ci insegue, c’è anche una valigia da riempire senza sapere come fare e che cosa metterci.
E non c’entrano né lo stress post-lavoro né le lancette dell’orologio sempre molto veloci quando c’è una partenza da rispettare.
Il problema vero, dunque la condizione ansiogena, viene da una casistica ostile che ci ricorda oggetti inutilmente portati, causa bizze del meteo o errata valutazione della destinazione finale. Le vacanze si possono salvare in mille modi però è chiaro che sbarcare su un’isola greca vestiti come se si andasse a Deauville (e viceversa), non garantisce un soggiorno di buon umore.
Ma ci sono regole sul fare bene una valigia? Che sia un argomento sentito, particolarmente in questi giorni, lo si evince da Internet, prodigo anche di consigli specializzati sulla valigia intelligente, esotica, leggera, rurale e perfino sexy, con tanto di consulenza di escort asiatiche. Ecco allora dieci consigli per una partenza senza rimpianti.
Cominciamo proprio dalla valigia. Rigida o morbida? La prima conserva meglio, ma su un treno affollato e nervoso, con quegli spigoli possono essere dolori: meglio in macchina. E il colore? Puntare sul neutro con inevitabili equivoci e moltitudini che si buttano verso lo stesso bagaglio o su un vispo verde cavalletta, riconoscibile ma sconcertante anche per il più alternativo dei tassisti? Meglio neutro magari con un vistoso adesivo colorato.
Sul contenuto ci si può sbizzarrire. Salvo caricatore di telefonino, adattatore elettrico, pastiglie di elementare emergenza e quei libri lungodegenti sul comodino, dipende dove si va. In una metropoli, in montagna, in Groenlandia, in soggiorni cioè «mirati» è più difficile sbagliare, fra abbigliamento formale e tecnico, che nella generica vacanza marina, la più diffusa in Italia.
In questo caso che cosa non può dimenticare lui? Camicia di lino bianca, maglietta-polo, buone da portare in bermuda e con il pantalone blu la sera, cashmirino leggero sulle spalle. Quello che non può mancare a lei? Abito aperto magari più sulla schiena, sandalo con tacco, pashmina o sciarpa di seta anti-refolo, pantaloni alla caprese, gioiello etnico, un po’ aggressivo, non si sa mai. Fresche banalità sullo sfondo di mandolini e lune piene? Forse, ma non è che tutte le alternative siano per forza migliori.
E come «costruire» la valigia? Da dove cominciare? Il sito OneBag.com ne fa quasi una scienza. Ma le scuole di pensiero sono diverse. C’è chi consiglia, procedendo a strati, di cominciare dalle cose più leggere e finire con le più pesanti o viceversa. C’è chi raccomanda di mettere tutto sotto cellophane come in freezer e chi propugna l’arrotolamento di magliette e la sistemazione delle camicie con colletto alzato. E invece chi mette all’indice gli strati per passare a un sapiente, rischioso arrotolamento.
I buchi lasciati dai sacchetti delle scarpe? Si riempiono con fazzoletti e calzini. Ma la tendenza montante è la profusione di carta velina: a strisce e a «palle» per smussare contrasti e limitare spiegazzamenti. Che fatica andare in vacanza.