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Post n°99 pubblicato il 25 Luglio 2009 da corrieredellanotte1
Lo sfogo dei due tuffatoriFratelli Marconi, via il bronzo
ROMA — Così vicina, cosi lontana. La felicità rimane lì a nove centesimi. Nove maledetti centesimi di punto. Quelli che trasformano il bronzo in cartone, i caroselli di festa in rabbia polemica, la divertente fiction di famiglia in una commedia amara. Perché al di là di tutto, al di là della beffa che i carnefici siano amici fraterni— vacanze insieme e stesso tatuaggio — c’è una considerazione che è una lama tagliente. La dice mamma Barbara: «Un’occasione così non ci capiterà più». Perché Nicola e Tommaso Marconi, i Cesaroni delle piscine (l’allenatore è il secondo marito della madre; Maria, la sorellina, si tuffa anche lei; il cugino Michele segue le loro orme) sembravano essersi presi un bronzo mondiale, a due passi da casa, con parenti e amici a fare dello stadio dei tuffi una succursale della curva Nord. Quarti prima dell’ultima serie, suggellavano una gara perfetta nel sincro da 3 metri con un tuffo che sembrava disegnato per metterli lì sul podio, dietro gli irraggiungibili cinesi (Qin e Wang) e gli americani (Dumais e Ipsen). Poi il colpo di coda dei canadesi Despatie e Ross. Come il gol di Wiltord a Francia 2000: interrompeva una festa azzurra già cominciata («E lo dicevo che era presto per i complimenti... », si lamenta mamma Barbara). Come i rigori di Serena e Donadoni, a Italia ’90, confermava che padroni di casa è un boomerang: quando perdi ci stai ancora peggio. «Brucia, brucia da morire», dice Tommaso. «Ora parlo con la federazione: potrei anche smettere». Nicola, occhiali scuri per coprire gli occhi rossi, spiega le ragioni. «Quinti a Melbourne; quarti qui per nove centesimi. Avremmo voluto avere le possibilità dei nostri avversari. A Roma ci allenavamo in mezzo a mille bambini che si tuffano e beccandoci le pallonate della pallanuoto. Siamo dovuti andare a Trieste, ma è dura lontano da casa. Siamo la serie B degli sport di serie B». Domenico Rinaldi, il tecnico, prova a fare il pompiere: «Grazie alla federazione per il centro di Trieste (pare, però, a rischio chiusura, ndr)». Ma poi gli sfugge: «Ci hanno detto per anni che l’Acqua Acetosa (impianto di Roma andato a fuoco anni fa, ndr) sarebbe stata pronta entro sei mesi. Ma di sei mesi in sei mesi siamo invecchiati!». Nicola farà 31 anni a novembre, Tommaso ne ha 27. Mamma Barbara sprona i suoi gioielli: «Spero che non smettano: tra un anno c’è un oro europeo da vincere». Si vedrà. Non ora. E, soprattutto, non qui. Roberto Stracca |
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