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Post n°101 pubblicato il 25 Luglio 2009 da corrieredellanotte1
L’omologazione affidata a giudici «sponsorizzati»Costumi, un caso mondiale
ROMA - Un’edizione da record. Per gli atleti (2556), per le nazioni (185) e per i costumi, naturalmente. Mai attesa e polemiche sono state così intense. Alain Bernard, primo uomo a scendere sotto i 47’’ nei 100 sl (46’’94), che si è visto il record cancellato a causa del suo X-Glide Arena non omologato, ha annunciato: «Vado ai Mondiali di nuoto, non a un defilé. Conosco il materiale, è gradevole e confortevole, ma nel fondo di me stesso so cosa sono capace di fare io». Sarà, se verrà rispettata la Dubai Chart che obbliga dal 2010 a fabbricare costumi col 50% di tessuto, l’ultima grande battaglia del superbody, non solo in acqua, ma anche fuori. I servizi di intelligence delle varie federazioni e delle aziende produttrici sono in azione. C’è il serio rischio che diventi il Mondiale della delazione: attenti al doppio costume (vietato) e al poliuretano (o neoprene, quello che volete) selvaggio. Poi c’è chi, come Federica Pellegrini, ha un contratto personale con Mizuno e una federazione targata Jaked. La nostra diva minaccia di coprire il marchio del fornitore ufficiale, come ai Giochi del Mediterraneo. La verità? Il proibizionismo favorisce la proliferazione della farsa. Il giorno in cui il Jaked 01 è stato giudicato, uno dei membri della commissione era Alan Thompson, capo tecnico dell’Australia sponsorizzata Speedo, e un altro, il danese Soeren Korbo, si è presentato con una T-shirt con il logo della stessa azienda. Se il Jaked è stato promosso, l’X-Glide dell’Arena è stato «rimandato», cioè ha dovuto effettuare delle modifiche. In pratica prima era di un solo materiale, poi sono state applicate delle strisce sui fianchi nel modello da uomo, mentre per le donne sono stati praticati dei fori sull’area del petto. La Tyr, bocciata, si è rivolta al tribunale di Strasburgo, che si è dichiarato incompetente perché la Fina è in Svizzera. Secondo l’avvocato della Tyr, Dominique Riegel, la Fina ha ammesso «di aver applicato dei criteri soggettivi». Una recita a soggetto. L’impressione è che chi ha mostrato i «muscoli » (in tutti i sensi) è risultato più convincente. La Jaked si è presentata con la perizia di un pool di professoroni della Normale di Pisa e con una macchina del geniale inventore Francesco Fabbrica che dimostrava il passaggio dell’acqua attraverso il materiale del costume. Il poliuretano non è uguale per tutti, la tesi Jaked. D’accordo. Ma se questo marchio non fosse entrato a far parte di un gruppo più grande (la Inticom), che ha messo in campo tutta la sua capacità operativa ed era deciso (con l’appoggio della federazione italiana) ad alzare il livello dello scontro, probabilmente non l’avrebbe spuntata. È successo, ad esempio, alla Akron, una piccola ditta italiana di Verona, i cui soci sono l’ex dorsista Nicolò Dell’Andrea e l’olimpionico Domenico Fioravanti, oro nei 100 e 200 rana a Sydney 2000. «Abbiamo chiesto spiegazioni, ma non ce le hanno date. Secondo me ci sono state delle disparità di giudizio ». La Akron a Roma 2009 fornisce il Kuwait. Fioravanti è pragmatico. «Allo slippino non si può tornare, ma così si snatura l’essenza del nuoto: se la tecnologia comincia a stravolgere lo sport bisogna fare un passo indietro». Siamo in tempo? Roberto Perrone |
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