Post n°1501 pubblicato il 26 Luglio 2009 da corriereonline
Secondo i media britannici cerca di riaccreditarsi presso la comunità cattolica«Berlusconi il libidinoso fa il penitente»La stampa estera attacca il premier italiano: per recuperare immagine va in pellegrinaggio da Padre Pio
DEVOTO E PLAYBOY - «Silvio Berlusconi leggermente contrito corteggia la chiesa con un cenno ed un ammiccamento», è il titolo del Daily Telegraph che scrive: «Nelle prossime settimane, Silvio Berlusconi, il libidinoso primo ministro italiano, giocherà un ruolo poco visto nel suo repertorio alimentato dal testosterone: il penitente». Il giornale spiega che il premier intende ripulire la sua immagine dopo le rivelazioni sulla sua vita privata, per «mostrare agli italiani che può giocare il ruolo del leader responsabile e devoto, quanto quello del settuagenario playboy». Di qui la decisione di trascorrere l'estate all'Aquila e non a villa Certosa. E, nel tentativo di riavvicinarsi ai cattolici, «l'unica comunità che ha visto le buffonate di Berlusconi con disapprovazione», ha organizzato una visita al santuario di padre Pio. ESTATE IN SOBRIETA' - Sulla stessa linea anche il Sunday Times, con un articolo dal titolo «I nastri sul sesso costringono Berlusconi ad un'estate di sobrietà». Dopo le ultime rivelazioni sulla sua vita privata, recita il sottotitolo, «il leader italiano corre ai ripari per recuperare la dignità». Secondo il giornale, «nel tentativo di compiacere la chiesa cattolica, nella quale molti cardinali lo hanno rimproverato di offrire un misero esempio morale, Berlusconi intende visitare il santuario di Padre Pio, santo popolarissimo nell'Italia meridionale».
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Post n°1500 pubblicato il 26 Luglio 2009 da corriereonline
Corriere della Sera >
Erano anni probabilmente che una donna, tanto meno una quarantenne, per paura di sembrare ridicola, di venire sbeffeggiata, di essere presa per un reperto d'altri tempi, non osava più dichiarare: vorrei tanto sposarmi. Un outing — quasi — abbastanza coraggioso, insomma. Il matrimonio — lo si è sentito affermare fino allo sfinimento da indagini conoscitive, da psicologi e sociologi — non era, infatti, da un pezzo più in testa ai desideri delle ragazze e delle donne, a quanto pare innanzitutto interessate a realizzare se stesse prima nello studio e poi nel lavoro. Il messaggio di Paola viene dunque a infrangere in un certo modo un tabù in nome del quale sognare un marito così, semplicemente, come lo sognavano le nostre nonne e bisnonne era fino a oggi considerato materia buona per un romanzo rosa. E il coro delle donne ribadiva con fermezza il concetto: sposarmi? No grazie. Non rientra tra le mie aspirazioni dover dividere il letto con un uomo che russa, che legge fino a notte fonda o che si rigira senza posa nelle lenzuola; e tanto meno lavare i suoi calzini. Ma che i tempi siano cambiati — sia pure in tutt’altro senso — lo lasciano intendere anche le reazioni che la lettera di Paola ha suscitato nel forum. Se mai avesse osato pensare (ma non è probabile) di trovare per questa via qualche corteggiatore, magari, chissà, perfino uno «straccio» di fidanzato, deve essere rimasta molto amaramente delusa. Se infatti le reazioni delle donne sono state per lo più abbastanza tiepide e anche scontate, del genere, appunto: «Sposarmi? No grazie, prima voglio studiare, viaggiare, lavorare», quelle degli uomini sono invece state stizzose, malevole, quando non addirittura violente. Di corteggiatori, insomma, di cuori solitari che colgono l’occasione per gettare un amo, nemmeno l’ombra. Fatte le debite eccezioni — di alcuni, per esempio, che si sono dichiarati altrettanto sconsolatamente soli e desiderosi di trovare infine la donna giusta da sposare — gli uomini del forum si sono accaniti contro la povera Paola come se avesse voluto prenderli in giro con il suo sogno matrimoniale. Chissà quanti «no» ha detto la signora, ritenendosi troppo preziosa per tutta una serie di ottimi corteggiatori. Chissà quanto si ritiene perfetta, lei, e mediocri e buoni a nulla, invece, gli uomini che hanno osato farsi avanti con lei. Chissà quanto è stata sessualmente promiscua e quanti fidanzati ha sperimentato prima di rimanere sola. Di sicuro ha posto la carriera tra i suoi primi e massimi obbiettivi, di sicuro attribuisce agli uomini la colpa di tutti i suoi guai e della triste situazione nella quale si trova ora, di sicuro non ha mai prestato attenzione ai bisogni degli uomini, di sicuro — ecco l’offesa massima e sanguinosa — è una femminista! Sono giovani o anziani, cosa fanno, dove vivono e da dove vengono gli uomini che esprimono tale acredine nei confronti di una donna che ha osato raccontare il suo sogno matrimoniale di quarantenne? Non si sa, perché di loro si conosce solo un nickname. Certo è che sono purtroppo assai numerosi, che considerano le donne una specie di nemico pubblico del quale diffidare e dal quale difendersi, e che giudicano il femminismo il peggiore dei mali, la catastrofe responsabile di ogni loro problema. Questa, almeno, è l’impressione che se ne ha leggendo i messaggi che hanno inviato al forum. Scrivono tutti quanti «le donne», tendendo a riunire nell’invettiva l’intero genere femminile. Ciascuno ha, tuttavia, per sua fortuna — così sembra — trovato un esemplare non femminista e non carrierista con il quale è fidanzato o sposato con soddisfazione. Ogni speranza, perciò, dopotutto, forse non è perduta; per Paola e per le altre. Isabella Bossi Fedrigotti |
Post n°1499 pubblicato il 26 Luglio 2009 da corriereonline
IL DOSSIERESalute, conti a posto solo per 5 Regioni ROMA — Dopo Lazio, Abruzzo, Campania e Molise, la prossima Regione a subire il commissariamento della Sanità potrebbe essere la Calabria. È quanto si ricava dal dossier informale che i tecnici del ministero del Welfare hanno elaborato per fare il punto sui sistemi sanitari regionali, sia dal punto di vista degli equilibri di bilancio sia da quello dell'efficienza delle prestazioni. Il quadro, come è già stato anticipato l'altro ieri dal governo a commento della decisione di commissariare Campania e Molise, è «devastante», in particolare per i deficit accumulati dalle Regioni del Centro-Sud, che sembrano destinati ad aggravarsi nel 2010. + Problemi anche al Nord La spesa sanitaria, scrivono gli esperti che lavorano nel ministero guidato da Maurizio Sacconi, impegna quasi l'80% del bilancio delle Regioni e quindi la salute finanziaria delle stesse dipende dalla capacità di contenere il deficit in questo settore. Nel 2008 ben 14 Regioni (più la provincia di Trento) hanno chiuso i conti sanitari con un disavanzo strutturale. Solo 5 Regioni (più la provincia di Bolzano) in attivo: Lombardia (9,7 milioni), Friuli (6,6), Toscana (7,4), Umbria (20,1) e Marche (21,7). La classifica delle Regioni in rosso è guidata dal Lazio con 1,6 miliardi. Nelle prime posizioni troviamo poi: Campania (-554 milioni), Piemonte (-363), Sicilia (-350), Puglia (-211), Veneto (-201), Calabria (-159), Liguria (-111), Sardegna (-109), Abruzzo (-99), Molise (-80) ed Emilia Romagna (-37). Complessivamente, il disavanzo strutturale nazionale ammonta a 3,9 miliardi, dei quali 3,2 si concentrano nel Centro-Sud. Ma la cosa più preoccupante, aggiungono i tecnici, è che la spesa sale «negli ultimi anni a ritmi del 4-6%», molto più dell'inflazione. Considerando che il Fondo sanitario nazionale, che nel 2009 è stato di 102,6 miliardi, salirà nel 2010 di appena 1,3 miliardi, la situazione potrebbe appunto diventare «devastante». Il caso Calabria Negli ultimi dieci mesi si sono svolte numerose riunioni ai tavoli tecnici tra governo e Regioni sotto osservazione. Alla fine il giudizio è stato del tutto negativo per Molise e Campania, commissariate l'altro ieri dal consiglio dei ministri, e per la Calabria, che potrebbe presto subire la stessa sorte. Questo significa che i piani di intervento decisi dalle istituzioni regionali non sono stati ritenuti dal governo idonei a risanare i conti. In particolare, per la Calabria «risultano non coperti per il 2007 e il 2008 ben 45,89 milioni di euro». I disavanzi, si sottolinea nel rapporto, «non possono essere coperti con ulteriori manovre fiscali» di inasprimento di Irap e Irpef. Le manovre di rientro non paiono inoltre credibili, si aggiunge, a causa della «inaffidabilità dei sistemi contabili regionali e quindi dei sistemi informativi». Mancherebbe insomma un bilancio sanitario attendibile. Due anni per i pagamenti Sugli squilibri contabili delle Regioni sotto osservazione pesa anche il livello di indebitamento nei confronti delle aziende fornitrici delle Asl. Si tratterebbe, solo verso i fornitori di tecnologie, di 5 miliardi di euro. Il debito si accumula anche a causa dei forti ritardi con i quali le aziende vengono pagate. A livello nazionale la media è di 287 giorni, cioè nove mesi e mezzo. Ma in Molise la media è di quasi due anni (668 giorni) e così anche in Calabria (661) mentre in Campania per incassare una fattura le imprese aspettano mediamente 611 giorni. Appena un po' meno nel Lazio (478 giorni) e in Puglia (403). Ospedali scadenti La Calabria e la Campania, scrivono i tecnici, «hanno i case mix (indice che misura la complessità dei casi trattati) più bassi d'Italia, a riprova della scadente qualificazione tecnologica professionale (salvo lodevoli eccezioni, che ci sono) delle strutture ospedaliere». La complessità dei casi trattati nel Centro-Sud è «mediamente del 15-20% inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale». Fanno parzialmente eccezione i dati del Lazio, grazie alle strutture ospedaliere e ai policlinici universitari della capitale, e del Molise, grazie ad alcuni ospedali privati. Nelle regioni del Centro-Sud la degenza media pre-operatoria, «che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti è mediamente superiore del 20-30% al dato nazionale pari a due giorni». Inoltre, sempre in confronto ai dati del Nord, si vede «con chiarezza» nel resto del Paese «il sovradimensionamento della rete ospedaliera e i conseguenti ricoveri anche per pazienti che potrebbero essere tratti con minori costi in strutture extraospedaliere o domiciliari». Carenti, invece, le strutture di riabilitazione e quelle per i lungodegenti. Pochi day hospital e letti per anziani Nel Centro-Sud le prestazioni in regime ambulatoriale o di day surgery (chirurgia giornaliera) sono di un terzo inferiori a quelle effettuate nel Nord in rapporto al totale dei ricoveri. L'altra faccia di questa «iperdotazione ospedaliera generalista», dicono gli esperti, è la «gravissima carenza» di posti letto specifici per gli anziani e di strutture per l'assistenza domiciliare, che consentirebbero di curare i pazienti con minori costi. Scontato che, in conseguenza di un sistema meno efficiente, nel Mezzogiorno (con l'eccezione di Abruzzo e Molise) si registri un «indice di fuga elevato» per farsi curare a Roma o al Nord. Enrico Marro |
Post n°1498 pubblicato il 26 Luglio 2009 da corriereonline
IL DOSSIERESalute, conti a posto solo per 5 Regioni ROMA — Dopo Lazio, Abruzzo, Campania e Molise, la prossima Regione a subire il commissariamento della Sanità potrebbe essere la Calabria. È quanto si ricava dal dossier informale che i tecnici del ministero del Welfare hanno elaborato per fare il punto sui sistemi sanitari regionali, sia dal punto di vista degli equilibri di bilancio sia da quello dell'efficienza delle prestazioni. Il quadro, come è già stato anticipato l'altro ieri dal governo a commento della decisione di commissariare Campania e Molise, è «devastante», in particolare per i deficit accumulati dalle Regioni del Centro-Sud, che sembrano destinati ad aggravarsi nel 2010. + Problemi anche al Nord La spesa sanitaria, scrivono gli esperti che lavorano nel ministero guidato da Maurizio Sacconi, impegna quasi l'80% del bilancio delle Regioni e quindi la salute finanziaria delle stesse dipende dalla capacità di contenere il deficit in questo settore. Nel 2008 ben 14 Regioni (più la provincia di Trento) hanno chiuso i conti sanitari con un disavanzo strutturale. Solo 5 Regioni (più la provincia di Bolzano) in attivo: Lombardia (9,7 milioni), Friuli (6,6), Toscana (7,4), Umbria (20,1) e Marche (21,7). La classifica delle Regioni in rosso è guidata dal Lazio con 1,6 miliardi. Nelle prime posizioni troviamo poi: Campania (-554 milioni), Piemonte (-363), Sicilia (-350), Puglia (-211), Veneto (-201), Calabria (-159), Liguria (-111), Sardegna (-109), Abruzzo (-99), Molise (-80) ed Emilia Romagna (-37). Complessivamente, il disavanzo strutturale nazionale ammonta a 3,9 miliardi, dei quali 3,2 si concentrano nel Centro-Sud. Ma la cosa più preoccupante, aggiungono i tecnici, è che la spesa sale «negli ultimi anni a ritmi del 4-6%», molto più dell'inflazione. Considerando che il Fondo sanitario nazionale, che nel 2009 è stato di 102,6 miliardi, salirà nel 2010 di appena 1,3 miliardi, la situazione potrebbe appunto diventare «devastante». Il caso Calabria Negli ultimi dieci mesi si sono svolte numerose riunioni ai tavoli tecnici tra governo e Regioni sotto osservazione. Alla fine il giudizio è stato del tutto negativo per Molise e Campania, commissariate l'altro ieri dal consiglio dei ministri, e per la Calabria, che potrebbe presto subire la stessa sorte. Questo significa che i piani di intervento decisi dalle istituzioni regionali non sono stati ritenuti dal governo idonei a risanare i conti. In particolare, per la Calabria «risultano non coperti per il 2007 e il 2008 ben 45,89 milioni di euro». I disavanzi, si sottolinea nel rapporto, «non possono essere coperti con ulteriori manovre fiscali» di inasprimento di Irap e Irpef. Le manovre di rientro non paiono inoltre credibili, si aggiunge, a causa della «inaffidabilità dei sistemi contabili regionali e quindi dei sistemi informativi». Mancherebbe insomma un bilancio sanitario attendibile. Due anni per i pagamenti Sugli squilibri contabili delle Regioni sotto osservazione pesa anche il livello di indebitamento nei confronti delle aziende fornitrici delle Asl. Si tratterebbe, solo verso i fornitori di tecnologie, di 5 miliardi di euro. Il debito si accumula anche a causa dei forti ritardi con i quali le aziende vengono pagate. A livello nazionale la media è di 287 giorni, cioè nove mesi e mezzo. Ma in Molise la media è di quasi due anni (668 giorni) e così anche in Calabria (661) mentre in Campania per incassare una fattura le imprese aspettano mediamente 611 giorni. Appena un po' meno nel Lazio (478 giorni) e in Puglia (403). Ospedali scadenti La Calabria e la Campania, scrivono i tecnici, «hanno i case mix (indice che misura la complessità dei casi trattati) più bassi d'Italia, a riprova della scadente qualificazione tecnologica professionale (salvo lodevoli eccezioni, che ci sono) delle strutture ospedaliere». La complessità dei casi trattati nel Centro-Sud è «mediamente del 15-20% inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale». Fanno parzialmente eccezione i dati del Lazio, grazie alle strutture ospedaliere e ai policlinici universitari della capitale, e del Molise, grazie ad alcuni ospedali privati. Nelle regioni del Centro-Sud la degenza media pre-operatoria, «che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti è mediamente superiore del 20-30% al dato nazionale pari a due giorni». Inoltre, sempre in confronto ai dati del Nord, si vede «con chiarezza» nel resto del Paese «il sovradimensionamento della rete ospedaliera e i conseguenti ricoveri anche per pazienti che potrebbero essere tratti con minori costi in strutture extraospedaliere o domiciliari». Carenti, invece, le strutture di riabilitazione e quelle per i lungodegenti. Pochi day hospital e letti per anziani Nel Centro-Sud le prestazioni in regime ambulatoriale o di day surgery (chirurgia giornaliera) sono di un terzo inferiori a quelle effettuate nel Nord in rapporto al totale dei ricoveri. L'altra faccia di questa «iperdotazione ospedaliera generalista», dicono gli esperti, è la «gravissima carenza» di posti letto specifici per gli anziani e di strutture per l'assistenza domiciliare, che consentirebbero di curare i pazienti con minori costi. Scontato che, in conseguenza di un sistema meno efficiente, nel Mezzogiorno (con l'eccezione di Abruzzo e Molise) si registri un «indice di fuga elevato» per farsi curare a Roma o al Nord. Enrico Marro |
Post n°1497 pubblicato il 26 Luglio 2009 da corriereonline
I controlli hanno escluso infezioni in corso, la nave autorizzata a entrare in portoVenezia: controllata nave da crociera con sette contagiati dall'influenza AL'infezione era già stata segnalata due giorni fa dalle autorità sanitarie greche del Pireo
SETTE CONTAGIATI - Già due giorni fa al Pireo sette persone erano risultate positive ai sintomi dell'influenza A a bordo della Ruby Princess. Fonti del ministero della Sanità greco avevano riferito che avevano contratto il virus dell'H1N1 e per loro era scattata la quarantena con l'invito a restare in cabina e a non scendere. La nave da crociera proveniva dalla Turchia: era stato il capitano a chiedere alle autorità sanitarie di ispezionare la nave, a bordo della quale viaggiano 3.393 passeggeri e 1.196 membri di equipaggio.
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Inviato da: chiaracarboni90
il 25/10/2011 alle 11:36
Inviato da: chipperjones10
il 06/11/2008 alle 14:56
Inviato da: L_irrequieto
il 05/11/2008 alle 16:54
Inviato da: s_berlusconi_1936
il 08/10/2008 alle 18:35
Inviato da: fiorideldesertoo
il 11/04/2008 alle 22:43