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Monsignor Babini vescovo cattolico antisemita

Post n°20 pubblicato il 12 Aprile 2010 da corsarosso

Corriere della Sera 12 Aprile 2010

Presunte dichiarazioni antisemite del vescovo di Grosseto.
Per il sito Pontifex avrebbe detto: «Scandalo pedofilia è attacco sionista. Olocausto colpa di malversazioni ebree».
MILANO - Un attacco antisemita. Che arriva da un autorevole esponente della Chiesa cattolica. Lo scandalo pedofilia sui media non è altro che «un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza: loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi» ha dichiarato il vescovo emerito di Grosseto monsignor Giacomo Babini, secondo quanto riporta il sito cattolico Pontifex. «L'olocausto fu una vergogna per l'intera umanità, ma adesso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità è che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l'economia tedesca» ha poi aggiunto Babini. Secondo il sito monsignor Babini aggiunge poi, sempre riferendosi agli ebrei, che «la loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli».
LA PROTESTA DEGLI EBREI AMERICANI - Il Comitato Ebraico Americano, in un comunicato ufficiale diffuso a New York, ha chiesto ai vescovi italiani di condannare immediatamente le dichiarazioni «antisemitiche» rilasciate dal vescovo emerito di Grosseto, attraverso un analogo comunicato ufficiale della Cei.
LA SMENTITA - Successivamente però il vescovo emerito di Grosseto ha smentito seccamente - attraverso un comunicato inviato dalla Cei - di aver mai espresso giudizi antisemiti, dai quali, anzi, prende le distanze.

Dal sito www.pontifex.roma.it l'articolo sulle dichiarazioni di monsignor Giacomo Babini.

"La Chiesa deve chiedere perdono? E per cosa" si chiede Monsignor Giacomo Babini, Vescovo Emerito di Grosseto.Eccellenza alcuni giornali e voci isolate chiedono alla Chiesa una sorta di pubblico perdono per i preti pedofili: " penso che sia ora di dire basta. Di perdono ne abbiamo chiesti troppi e lo facciamo anche alla messa tutti i santi giorni. Pensino a farlo gli anglicani, tanto che molti di loro hanno deciso di passare al cattolicesimo, ora mi auguro che non ci imbarchiamo una bella dose di gay". Poi aggiunge: " la pedofilia é una cosa orrenda e basterebbe un solo caso per far gridare allo scandalo, ma mi consta che anche in altre confessioni ve ne siano e in proporzione maggiore a quella della Chiesa cattolica". Ma chi orchestra questa manovra?: " i nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l'intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire". Precisa: " ritengo che sia maggiormente un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza".

 
 
 

Il Papa Ratzinger e l'amico prete pedofilo

Post n°19 pubblicato il 26 Marzo 2010 da corsarosso
 

Il New York Times attacca: «Il Papa sapeva del prete pedofilo»
di Umberto De Giovannangeli da l'Unità del 25 Marzo 2010

L’accusa è pesantissima. E per la prima volta a essere chiamato direttamente in causa è il Papa. Il cardinale Joseph Ratzinger,attuale Papa Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone, attuale segretario di Stato Vaticano, occultarono un caso di pedofilia negli Stati Uniti, che riguardava un prete accusato di aver molestato almeno 200 bambini sordi, avvenuto in una scuola del Wisconsin. A sostenerlo è il New York Times. Il caso riguarda un sacerdote americano, il reverendo Joseph Murphy, deceduto nel 1998, che aveva lavorato nella scuola per ragazzi sordi dal 1950 al 1977.
Nel 1996, scrive il NYT, il cardinale Ratzinger, allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, non rispose a due lettere inviategli dall'arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, mentre otto mesi più tardi il suo numero due, il cardinale Tarcisio Bertone, che oggi è il segretario di stato Vaticano, istruì i vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento di padre Murphy.
Questo processo fu fermato dallo stesso cardinale Bertone dopo che Padre Murphy scrisse al cardinale Ratzinger sostenendo che non doveva essere processato in quanto si era già pentito e che era in precarie condizioni di salute. Nel dossier, ottenuto dal New York Times, non c’è traccia di una eventuale riposta di Ratzinger. Padre Murphy non ricevette mai punizioni, ma fu trasferito in segreto in varie parrocchie. Durissimo l’editoriale del quotidiano americano: il Vaticano «non ha imparato le lezioni dello scandalo della pedofilia negli Usa che ha portato al licenziamento di oltre 700 preti nell'arco di tre anni». Ancora: «I leader della Chiesa scelsero di proteggere la Chiesa invece dei bambini. L'inchiesta su Padre Lawrence Murphy illumina il tipo di comportamento che la Chiesa è pronta a scusare per evitare lo scandalo», sottolinea il NYT nell'editoriale che prende le mosse dalla lettera del Papa sullo scandalo della pedofilia in Irlanda: «Forte in perdono ma molto meno nel tipo di piena ammissione di responsabilità di cui i cattolici hanno bisogno per riparare i danni della loro Chiesa». È la seconda volta in pochi giorni che il NYT punta la prua contro Ratzinger per lo scandalo della pedofilia: la scorsa settimana il giornale aveva intervistato uno psichiatra tedesco secondo cui l'arcidiocesi di Monaco, guidata all'epoca dal futuro Papa, aveva ignorato avvertimenti scritti e orali lanciati nei primi anni Ottanta a proposito di Peter Hullerman, un prete accusato di pedofilia.
«Nei miei sei anni alla “St.John’s School for the Deaf” ho sofferto molto per colpa di Padre Murphy»: è il drammatico racconto pubblicato sul sito web del New York Times di uno dei 200 giovani della scuola per sordi del Wisconsin che subì abusi sessuali dal sacerdote. Nel documento dattiloscritto e datato al 15 maggio 1974 il giovane fa la cronistoria delle molestie subite tra 1964 e 1970 da parte di Padre Lawrence Murphy: in camera da letto e nell'ufficio del sacerdote, nei bagni, nei dormitori, davanti ad altri ragazzi, in gite scolastiche a New York e a Washington, in macchina e in una villetta della madre del religioso durante le vacanze estive. «La prima volta mi frustò con la cintura nel suo ufficio, e mi toccò il pene mentre mi parlava di sesso. Pochi giorni dopo mi chiamò nella sua camera da letto e mi chiese di spogliarmi. Cominciò a venire nel mio dormitorio e a toccarmi mentre altri alunni ci guardavano. Padre Murphy mi ha toccato il pene fino a quando non mi sono diplomato», scrive il ragazzo.
25 marzo 2010

 
 
 

Il rettore assume il figlio

Post n°18 pubblicato il 10 Novembre 2008 da corsarosso
 

di Giuliano Foschini [da la Repubblica, 10 Novembre 2008]

FOGGIA - Antonio Muscio lo aveva confessato ad amici e colleghi il giorno del commiato: "Questa è stata la mia seconda casa". Questa è l'Università statale di Foggia che Muscio ha fatto nascere e poi ha guidato per nove anni, fino al 31 ottobre scorso quando ha ceduto l'incarico al nuovo eletto, il professor Giuliano Volpe. Prima di quella data, però, il docente ordinario di Zootecnia speciale alla facoltà di Agraria ha voluto fare un ultimo, personale regalo ai docenti e agli studenti che lo hanno accompagnato "in questi anni indimenticabili": suo figlio. Il 30 ottobre, infatti, un giorno prima di lasciare l'ateneo, Antonio Muscio ha firmato il decreto rettorale con il quale ha assunto Alessandro Muscio, fresco vincitore di un concorso da ricercatore in Economia applicata alla facoltà di Agraria.

Il giovane professore, dicono i tre commissari della selezione, è stato più bravo di cinque partecipanti: ottime le prove, ma soprattutto buonissimo il curriculum. Muscio junior, laureato a Foggia, si è specializzato nel Sussex e poi ha girato per mezza Italia. Ha lavorato per la Luiss e per Finmeccanica, ha sei pubblicazioni, di cui quattro uscite in Inghilterra.

Ma c'è qualcosa in più che renderà unica la collaborazione tra il professor Alessandro Muscio e l'università di Foggia: il figlio dell'ex rettore - così come risulta dal sito Internet del ministero dell'Università - sarà infatti il primo docente di Economia applicata a insegnare in una facoltà di Agraria in Italia. Nel resto del paese, i docenti di quel settore disciplinare insegnano a Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze della Comunicazione, Medicina, Architettura, Scienze Politiche, Lingue. Ovunque tranne che ad Agraria. Una lacuna che il professor Muscio ha voluto colmare.

D'altronde l'ex rettore aveva difeso a spada tratta la scelta del figlio di partecipare a quel concorso, rimandando al mittente tutte le accuse di nepotismo contenute in un esposto anonimo che era girato quando la prova era stato bandita. "Aveva diritto di fare quella domanda come un qualsiasi altro cittadino: perché avrei dovuto negarglielo?" si chiedeva Muscio senior, rivendicando gli ottimi risultati da lui raggiunti alla guida dell'ateneo. Foggia ha oggi 6 facoltà, 344 professori di ruolo, quasi 14mila iscritti, ottime referenze nel panorama accademico italiano.

Alessandro, poi, non sarà l'unico esponente della famiglia Muscio a lavorare nell'università di Foggia.

In ateneo c'è l'altra figlia dell'ex rettore, Rossana, dirigente del personale tecnico amministrativo. Ricopre lo stesso ruolo che per anni ha svolto sua madre, Aurelia Eroli in Muscio, che oggi è in pensione. Ricercatore è poi il marito di Rossana, Ivan Cincione, che nel 2004 ha vinto un posto in Patologia clinica alla facoltà di medicina. Moglie, figlio, figlia, genero. Impiegate all'ateneo sono anche una nipote (Eliana Eroli) e una nuora: Janise Laverse è dipendente della facoltà di Agraria, oltre a essere la moglie di Alessandro.

Resta da capire se questa situazione provochi o meno qualche imbarazzo all'università di Foggia. "Come è evidente - spiega il nuovo rettore, Giuliano Volpe, stimatissimo archeologo - si tratta di uno stato che io ho già trovato e del quale non ho potuto che prenderne atto. Vorrei dire comunque che il professor Alessandro Muscio è un validissimo collega, stimato e sono sicuro che svolgerà un ottimo lavoro". Ma era proprio necessario che il padre firmasse la nomina del figlio? Perché non ha aspettato un giorno?

"Probabilmente mi ha voluto togliere dall'imbarazzo", ammette Volpe che nei prossimi giorni presenterà agli organi dell'ateneo un codice etico per cercare di frenare quella parentopoli accademica che qui a Foggia (oltre al caso Muscio) come nel resto d'Italia propone vari esempi.

La bozza che verrà presentata è però assai più accomodante rispetto alla versione intransigente e punitiva, simile a quella approvata a Bari, che inizialmente era stata proposta. "Siamo stati costretti a porre delle correzioni. Ma parliamoci chiaro, questi strumenti servono a poco. Più che altro rappresentano un messaggio".

 
 
 

Vince il concorso di Medicina ma è laureata il Lettere

Post n°16 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da corsarosso
 

di Marino Bisso e Carlo Picozza [da la Repubblica del 27 Ottobre 2008]

ROMA - Et voilà, dal cilindro di un docente a contratto escono i nomi dei vincitori di due concorsi per tre posti da ricercatore. Accade prima che si svolgano le prove. Teatro: la facoltà di medicina dell'università Cattolica del Sacro Cuore. Così, quei concorsi che appaiono pilotati, finiscono nel mirino delle indagini coordinate da Maria Cordova, procuratore aggiunto di Roma. La previsione centrata e non solo: a incuriosire gli inquirenti, ci sarebbero i titoli dei vincitori. In particolare, il possesso di una laurea in lettere per un concorso in medicina legale vinto dalla figlia di un ordinario della facoltà e componente del consiglio di amministrazione dell'ateneo.

Gli inquirenti vogliono chiarire se le prove sostenute da diversi aspiranti ricercatori per l'istituto di Medicina legale dell'università Cattolica del Sacro Cuore siano state decise anzitempo. In anticipo, come le previsioni di un candidato escluso. I carabinieri della sezione di palazzo di giustizia hanno concentrato le indagini proprio sul concorso svolto per la nomina di un ricercatore a Medicina legale e vinto da una candidata con una laurea in Lettere.

Il sostituto procuratore Maria Cristina Palaia ha disposto nei giorni scorsi l'acquisizione della documentazione inerente la selezione. L'inchiesta, al momento contro ignoti, è scattata dopo alcuni esposti. In particolare quelli di uno dei candidati che aveva partecipato alle due selezioni e previsto i risultati delle prove. E per dare maggiore valore probatorio ai suoi pronostici, aveva inviato una lettera al ministro dell'Università e della Ricerca con i nomi dei futuri vincitori, quando ancora non si conoscevano numero e identità dei concorrenti. In effetti, su sei candidati, ha centrato il nome dei due fortunati.

A tutta risposta, dal ministero è arrivata al docente a contratto la comunicazione che le sue segnalazioni erano state girate alla magistratura. E adesso, con la procura di Roma, a occuparsi del caso sono anche i giudici del Tribunale amministrativo regionale del Lazio.

Le indagini dei pm tendono a chiarire se il possesso di una laurea in lettere per un concorso in Medicina legale, sia titolo adeguato. Tanto più che le prove vertevano sugli accertamenti dell'autopsia. Certo, nel bando la Cattolica chiede che i candidati sappiano anche di Bioetica clinica. Ma proprio sulle parole sembra consumarsi l'equivoco. E la vittoria del concorso. La candidata scelta, infatti, ha sì un curriculum orientato sulla Bioetica ma non, naturalmente, su quella clinica. I magistrati vogliono far luce sulla regolarità delle prove e sulle procedure.

E sciogliere ogni dubbio sui possibili vantaggi derivanti dalla parentela stretta della vincitrice con un prof di Medicina che siede anche nel cda dell'università.

Ora il candidato escluso dopo cinque anni di insegnamento si sfoga: "Non è la prima volta con lo stesso presidente di commissione: anche l'anno scorso fui l'unico escluso in un concorso per dottorato in Scienze medico-forensi pur essendo il solo ad avere in tasca la laurea in Medicina".

 
 
 

La "Parentopoli" dell'Università di Palermo

Post n°14 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da corsarosso
 

di Attilio Bolzoni ed Emauele Lauria [la Repubblica, 24 Ottobre 2008]

Una Cupola dotta si spartisce il sapere di Palermo. Sono cento le famiglie che hanno l'Università nelle loro mani, cento clan accademici fatti di figli che salgono in cattedra per diritto ereditario, fratelli e sorelle che succedono inevitabilmente ai loro padri e ai loro zii, nipoti e cugini immancabilmente primi al pubblico concorso. Regnano in ogni facoltà. Si riproducono nell'omertà. Docenti parenti. Cinquantotto a Medicina. Ventuno a Giurisprudenza. Ventitré su appena centoventinove professori ad Agraria, la roccaforte dei patti di sangue.

Se l'Ateneo di Bari è diventato famoso in Italia per la compravendita di esami e per i test superati in cambio di sesso, quello di Palermo ha un primato assoluto che spiega come i "soliti noti" spadroneggino in ogni disciplina. Ordinari, associati, ricercatori: tutti legati uno all'altro da un intreccio parentale. In totale sono almeno 230. Cento famiglie.

Un altro record solo apparentemente innocuo di questa Università è per esempio il luogo di nascita dei suoi docenti: il 54,7 per cento sono palermitani. Più della metà sono di qui e due su tre vengono dalla provincia. Soltanto Napoli eguaglia la capitale della Sicilia in questa performance. Ma il numero che svela fino in fondo la Palermo cattedratica è quell'altro sui legami familiari. Sono piccoli grandi eserciti dislocati dipartimento dopo dipartimento, materia per materia.

Somiglia tanto a un'occupazione militare, chi non fa parte di un clan resta quasi sempre fuori. E tutto nel rispetto della legge e delle procedure. La regola per conquistare un posto in università è solo una: non parlare. Qualcuno - è chiaro - si ritrova suo malgrado in questo elenco nonostante meriti e titoli. Per molti però quello che conta è solo il nome che portano.

Ci sono delle vere e proprie dinasty anche a Scienze, ad Architettura, a Economia. In ogni facoltà ci sono ceppi familiari dominanti, aule e laboratori di ricerca popolati solo da rampolli. Uno scandalo dopo l'altro soffocati nel silenzio.

A Medicina le famiglie che comandano sono 24. Si ramificano dappertutto. Una è la famiglia Cannizzaro. Il padre Giuseppe è ordinario di Scienze farmacologiche, nel suo dipartimento c'è anche il figlio Emanuele (ricercatore), la cognata Luisa Dusonchet (associata) e la figlia Carla che insegna a Farmacia. Ordinario di Scienze stomatologiche è Domenico Caradonna, i figli Carola e Luigi fanno i ricercatori nello stesso dipartimento. Ordinario di Scienze biochimiche è Giovanni Tesoriere, la moglie Renza Vento è a Biologia, la figlia Zeila è entrata in Architettura dove c'è anche suo marito Renzo Lecardane. Zeila è stata nominata a soli 37 anni come associata "per chiamata diretta", il marito - che da un anno era impiegato al Comune di Palermo dopo un'esperienza all'estero - ha conquistato un posto grazie alle norme sul "rientro dei cervelli". Altri nomi eccellenti di Medicina con parenti al seguito: i Salerno (Biopatologia), i Canziani (Neuropsichiatria infantile), i Ferrara (Otorinolaringoiatria), i Piccoli (Neuroscienze cliniche). Dopo i parenti ci sono naturalmente schiere di compari. Li piazzano per grazia ricevuta. A un favore fatto ne corrisponde sempre un altro. E' una catena interminabile, un giro chiuso. Le carte sono sempre a posto, i concorsi a prova di codice penale, un altro discorso è la decenza.

Come a Economia, il reame dei Fazio. Il capostipite è Vincenzo, ordinario di Scienze economiche, aziendali e finanziarie. Nello stesso suo dipartimento ci sono altri due Fazio: i suoi figli, Gioacchino associato e Giorgio ricercatore. Insegnano la stessa materia di papà. Il preside di Economia si chiama Carlo Dominici, suo figlio Gandolfo è anche lui in facoltà per istruire gli studenti in Scienze economiche. Poi ci sono i due Bavetta, Sebastiano ordinario e Carlo associato, figli di Giuseppe che lì a Economia c'era fino a qualche tempo fa. Ora è in pensione. Un ultimo caso di padre e figli di quella facoltà: il docente di economia aziendale Carlo Sorci e sua figlia Elisabetta - ricercatrice - che insegna Diritto commerciale.

A Giurisprudenza i docenti sono 137 e i nuclei familiari che dettano legge 10. Alfredo Galasso è ordinario di Diritto privato, suo figlio Gianfranco insegna la stessa materia, nello stesso dipartimento c'è anche Giuseppina Palmeri che è la moglie del fratello di Gianfranco. Anche Savino Mazzamuto (Diritto privato, ora trasferito a Roma 3) ha lasciato un posto in eredità a suo figlio Pierluigi. La figlia di Aurelio Anselmo, Alice, ha trovato sistemazione all'Università di Trapani: ricercatrice di Diritto pubblico. Salvatore Raimondi, nome pesante, amministrativista di grido ingaggiato per i suoi "pareri" anche dalla Regione siciliana, ha nel suo dipartimento di Diritto pubblico il figlio Luigi. E Rosalba Alessi, ordinario di Diritto privato - e soprattutto potente commissario degli enti economici siciliani, una carica che vale come tre assessorati importanti - ha nello stesso suo dipartimento il nipote Enrico Camilleri.

Ad Architettura c'è una grande famiglia, quella dei Milone. Il preside Angelo è in compagnia del fratello Mario (che è anche vicesindaco di Palermo e - attenzione - assessore ai rapporti con l'Università) e due figli che sono ricercatori: Daniele e Manuela. A Lettere, i Carapezza sono 4. I fratelli Attilio e Marco, il primo che insegna Scienze delle Antichità e il secondo Filosofia e teoria dei linguaggi. Il loro cugino Paolo Emilio è ordinario di Musicologia, suo figlio Francesco è ricercatore nello stesso dipartimento di Attilio. Poi ci sono i Buttita. Nino, il vecchio, antropologo, è stato preside di Lettere. Il figlio Ignazio insegna all'Università di Sassari ma ha supplenze a Palermo. La moglie Elsa Guggino è ordinaria nella stessa facoltà.

L'elenco dei padri e dei figli continua a Ingegneria, 18 famiglie e 38 parenti. Filippo Sorbello e il figlio Rosario, Michele Inzerillo e la figlia Laura, Stefano Riva Sanseverino (cognato di Luca Orlando) e la figlia Eleonora. A Scienze Matematiche Fisiche e Naturali si contendono il numero dei parenti i Gianguzza e i Vetro. Mario Gianguzza, ordinario di Biopatologia a Medicina, a Scienze ha come colleghi i fratelli Antonio (Chimica inorganica) e Fabrizio (Biologia cellulare) e la figlia Paola (Ecologia). Uno dei loro nipoti, Salvatore Costa, è anche lui in Biologia cellulare. L'altra famiglia, i Vetro, è tutta appassionata di matematica. Pasquale Vetro, matematico. La moglie Cristina Di Bari, matematica. Il loro figlio Calogero, matematico.

La facoltà più piena di mogli e mariti e figli è però quella di Agraria. Su 129 docenti 23 sono parenti. Un quinto. Divisi in 11 nuclei familiari. Il preside Salvatore Tudisca ha lì dentro come associata sua moglie Anna Maria Di Trapani. L'ordinario Antonino Bacarella ha la figlia Simona e il nipote Luca Altamore. L'ordinario Giuseppe Chironi ha la figlia Stefania, l'ordinario in pensione Giuseppe Asciuto ha suo figlio Antonio, l'ordinario in pensione Carmelo Schifani ha il figlio Giorgio, l'ordinario Salvatore Ragusa ha il figlio Ernesto, l'ordinario Luigi Di Marco ha la moglie Antonietta Germanà, l'ordinario Vito Ferro ha la moglie Costanza Di Stefano, l'ordinario Antonio Motisi ha la moglie Maria Gabriella Barbagallo, l'ordinario Riccardo Sarno ha il figlio Mauro, l'ordinario Claudio Leto ha la moglie Teresa Tuttolomondo. Cento famiglie. Di queste ce ne sono sessanta con "residenza" fissa in uno stesso dipartimento. E' praticamente casa loro.

 
 
 
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