corvo rosso

In un Paese serio sulla riforma della giustizia che è una necessità assoluta si dovrebbero evitare scene pulp .


Che invece già si annunciano con le (solite) grida sull’indipendenza dei giudici e la minaccia dello sciopero delle toghe. E la sinistra invece di chiudersi a riccio dovrebbe vedere le carte e magari presentare delle correzioni e comunque aprirsi al dialogo, come si dice, magari per migliorarla, ampliarla, non bocciarla a priori, la riforma, senza neppure averla letta. Si sa, il pregiudizio allontana dalla verità ed in politica condanna alla marginalità ed alla sconfitta. Il pensiero critico la avvicina. Fare le barricate contro la separazione delle carriere o l’obbligatorietà dell’azione penale significa ricacciarsi in un anfratto. La magistratura da “ordine” si è fatta “potere”, difende i suoi privilegi, la sua a-responsabilità, la sua impunità. Si è politicizzata ed ha assimilato gli stessi difetti del sistema politico che ha combattuto diventando una potente burocrazia, una temibile corporazione, una invadente élite, in qualche caso una casta intoccabile. Perché fare le barricate contro una riforma che attua il principio costituzionale del “giusto processo” e recita “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” e “direttamente responsabili dei loro atti”?Dopo la caduta del muro, alla ricerca di una sua ragion d’essere, la sinistra ha scelto di trasformarsi da comunista in giustizialista. Ha ispirato e sostenuto la falsa rivoluzione politica condotta per via giudiziaria, convinta che ciò le spianasse la strada per la conquista del potere. Ma così non è stato e quella guerra civile che si doveva chiudere nel ’94 con le insegne trionfali di Occhetto su palazzo Chigi, è diventata la “guerra dei vent’anni” che ha piagato e piegato il Paese alterandone la vita democratica e rallentandone la modernizzazione. Oggi c’è la speranza (flebile) di una via di uscita. Fare muro contro la riforma senza vedere le carte, senza aprirsi al dialogo, senza tentare di migliorarla, significa chiudersi in un oltranzismo impotente e conservatore. Spero ed auspico che Casini superi le perplessità tattiche e decida di giocare la partita sui contenuti, senza pregiudiziali. Mi auguro che lo stesso faccia Fini, mettendo da parte il rancore antiberlusconiano e aprendosi al confronto. E che la sinistra si stenda sul lettino di Freud, faccia autoanalisi, si convinca che Berlusconi non cade per mano dei giudici, che non vi sono scorciatoie, che bisogna smettere di inseguire Silvio ed invece sfidarlo proprio sulle riforme. Non per ostacolarle ma per farle. E visto che siamo arrivati alla giustizia e che siamo già passati per il federalismo, perché non rilanciare la grande riforma costituzionale della politica, la riduzione dei parlamentari, il superamento del bicameralismo, il Senato delle Regioni, l’eliminazione delle province, l’accorpamento dei Comuni, la semplificazione delle procedure, l’ informatizzazione dello Stato e tutto quello che serve sul piano istituzionale per competere al meglio. So che è un sogno destinato a restare tale, ma se si realizzasse cambierebbero molte cose, la politica riprenderebbe quota e con essa anche il Paese.