corvo rosso

Dal governo Berlusconi ci aspettavamo riforme liberali.


 In primis la riforma costituzionale con la riduzione dei parlamentari, l´abolizione del bicameralismo e delle Provincie e, col federalismo, anche un presidenzialismo adeguato alla ns tradizione democratica, con annessa nuova legge elettorale. La riforma della giustizia per un "processo giusto e veloce", con la separazione delle carriere, la regolamentazione dell´obbligatorietà dell´azione penale, una vasta depenalizzazione, la semplificazione delle procedure, uomini e risorse adeguate. Ed ancora, la riforma della pubblica amministrazione, nella direzione "burocrazia zero", dell´economia, nel senso della trasparenza ed efficienza, del lavoro, verso lo "statuto dei lavori", la riduzione dei vincoli e l´adeguamento delle tutele, l´abolizione degli ordini professionali e, per ultimo ma non ultimo, la riduzione delle spese per la politica. Magari non tutto e non subito ma l´inizio di un percorso che ci tirasse fuori dalla palude del declino e ci rilanciasse in Europa e nel mondo. Ci eravamo illusi perché Berlusconi, che diceva di voler fare tutto questo, aveva stravinto le elezioni e godeva di una vasta maggioranza in Parlamento. Ed anche perché la sinistra, per sua stessa vocazione, non poteva mancare all´appuntamento. Ed invece? Invece le cose sono andate in tutt´altro modo. Certo, c´è stato il pesante tilt dell´economia finanziaria e speculativa che ha messo in ginocchio il "mondo ricco", sono venuti al pettine i nodi del colossale indebitamento delle economie del dollaro e dell´euro, Al Quaeda, l´Afghanistan, gli aumenti esponenziali del costo del barile, del grano, delriso ecc. e recentemente le rivolte in Egitto, Tunisia, Algeria, Bahrein e la guerra civile in Libia. Certo, tutto questo ha influito. Come hanno pesato le emergenze del terremoto a L´Aquila e l´immondizia a Napoli e l´acuirsi degli attacchi mediatico giudiziari a Berlusconi. Poi il colpo di grazia dello scisma finiano. Il centro destra è imploso azzoppando maggioranza e Governo. In questi casi, in ogni democrazia che si rispetti si torna alle urne. Da noi no. Da noi le opposizioni volevano far dimettere Berlusconi e fare un governo "tecnico" senza andare ad elezioni. Berlusconi ha reagito ed ha vinto. Ma con una maggioranza risicata e legata agli incarichi di governo, con una conflittualità politica, mediatica e giudiziaria pari solo a quella che il "sistema", magistrati e comunisti misero in campo contro il governo Craxi, le riforme (compresa quella "epocale" della giustizia) sono un miraggio e la realtà è la palude. La montagna ha partorito il topo del federalismo che senza un adeguato contesto di riferimento rischia di trasformarsi in flop. Dunque si tira a campare in attesa che, come nel romanzo di Buzzati, accada qualcosa.  Il nodo gordiano della rivoluzione liberale resta intatto. Il punto è che invece di tentare di scioglierlo bisognava tagliarlo. Ma all´orizzonte non si intravede un nuovo Alessandro Magno