corvo rosso

Oggi si riunisce la Consulta per pronunziarsi sulla costituzionalità del Lodo Alfano


(sospensione dei processi penali per il Capo dello Stato i presidenti di Camera e Senato, il presidente del Consiglio dei Ministri). L’esito è incerto. Cinque giudici sarebbero per il si cinque per il no e cinque indecisi. Senza lo scudo del Lodo, il Premier in un paio di mesi sarebbe raggiunto da imputazioni per reati gravi, dalla corruzione (caso Mills) alla mafia (caso Mangano). A Milano e a Palermo i colpi sono già in canna ed i revolver pronti a far fuoco. Se il Lodo viene bocciato, anche solo in parte, e, a meno di rinvii, lo sapremo a partire da domani,  il Capo del Governo si troverà plurimputato e sputtanato sui media di mezzo mondo.  La sinistra ha puntato le sue residue carte su queste ipotesi, fino ad ieri fantapolitiche ma, di ora in ora, sempre più realistiche. Intanto, sabato mattina lo scenario si è arricchito di un altro capitolo. Dopo l’offensiva su veline, escort ed affini, partita da Napoli ed approdata a bari con l’affaire Tarantini,  culminata giovedì scorso da Santoro con l’intervista alla D’Addario,  il fronte antiberlusconiano si può avvalere di un altro colpo, questa volta durissimo , inferto al patrimonio del Cavaliere.  A Milano, per  il caso Mondadori che risale al 1991 e che si risolse con la mediazione di Ciarrapico,  il giudice Maesiano ha condannato la Fininvest a pagare la stratosferica cifra di  750 milioni di euro di risarcimento alla Cir di Debenedetti, patron di Repubblica ed Espresso, capifila del fronte mediatico antiberlusconi, fronte al quale di recente ha aderito Murdoch, il plurimiliardario proprietario di Sky ed una miriade di canali tv ed importanti testate giornalistiche nel mondo. La sentenza di Milano, giudicata abnorme sotto vari profili e sopratutto per l’entità della somma, un record nella storia dei risarcimenti,  è immediatamente esecutiva ed in mancanza di una sospensiva da parte della Corte di Appello di Milano,  improbabile secondo gli esperti, è tale da mettere in crisi Finivest, Mondadori e  Mediaset, cioè il cuore dell’impero del Cavaliere. Tutto questo non potrà non avere conseguenze politiche.  A prescindere dagli aspetti strettamente legali, sono di tutta evidenza i contorni di quello che ambienti del Pdl definiscono un golpe teso ad indurre il Cavaliere a gettare la spugna e comunque, ad immobilizzarlo sul piano politico. L’attacco al patrimonio è quello più insidioso perché non eludi bile senza la sospensione dell’esecutività della sentenza, mentre dalla decisioni della Consulta  dipenderanno gli effetti di natura penale. Un vero e proprio assedio, come si vede, dal quale non sarà facile venir fuori. Ma se la Corte dovesse bocciare il lodo si aprirebbe una crisi istituzionale che, in mancanza di un governo del presidente, già invocato dal Pd e da Rutelli, ma bocciato a priori proprio ieri a Napoli da Fini, ci porterebbe direttamente a nuove elezioni politiche. Questo accade oggi in Italia.