corvo rosso

Che fine ha fatto la politica?


 Prima Castellammare dove nella stessa sezione del Pd erano iscritti un consigliere comunale assassinato perché coinvolto con i clan ed il suo killer, reo confesso. Poi questa storiaccia  di De Simone consigliere comunale di Napoli  eletto nella lista del partito comunista d’Italia poi diventato assessore del centro destra a Cercola, uomo del potentissimo clan Sarno, dal boss incaricato addirittura di impedire la nascita dello sportello antiracket. Se da un lato vi è l’agghiacciante conferma che la camorra è ormai “in politica”,  nei partiti, tra i suoi iscritti e tra i suoi eletti, dall’altra vi è la considerazione di come sia stato possibile che un eletto dell’estrema sinistra diventasse assessore di una giunta di destra.  Perché se scandalo è il primo, scandalo è anche il secondo. Ed entrambe convergono sul dato della evanescenza e o inesistenza dei partiti e sulla estrema debolezza della politica. I primi prevalentemente soggetti padronali,  in mano a ras o a oligarchie locali, la seconda senza cultura, idee, valori, stile, senso di appartenenza, una categoria vuota facilmente abbordabile da chiunque vi abbia interesse. Ma se i partiti sono sostanzialmente dei comitati elettorali e la politica un mestieraccio precluso  alle persone perbene, vuol dire che la sorte della nostra democrazia è segnata. E neppure un radicale, auspicabile ricambio politico basterebbe a rimettere sui binari dello sviluppo civile ed economico una realtà sociale così dissestata, disorientata, spaventata,  attratta da inclinazioni illegali, aggredita e trapassata dalla efficienza sanguinaria della criminalità. Il populismo demagogico post tangentopoli, lungi dal curarla, ha acuito la crisi manifestatasi negli ultimi anni della prima repubblica. Perché la soluzione non era cancellare i partiti, per giunta per via giudiziaria, quanto cambiarli, modernizzarli, semplificarli, per renderli strumenti idonei all’evoluzione democratica. Il presunto rimedio alle distorsioni e degenerazioni dei vecchi partiti si è rivelato un rimedio peggiore del male. E vi è stata una pericolosa assuefazione al degrado per cui si può essere eletti all’estrema sinistra nel consiglio comunale di Napoli, terza città d’Italia, e fare l’assessore nella giunta di destra di un grosso comune dell’hinterland senza che ciò sollevi scandalo. Né a destra né a sinistra. Naturalmente i “casi” De Simone e Tommasino, sono solo la spia di una realtà che ci dovrebbe allarmare ed alla quale invece sia il contesto politico sia quello sociale si sono abituati il primo avendo sostituito l’uso del potere all’arte di governo, il secondo scegliendo di essere sudditi invece che cittadini. Una sinergia perversa per accelerare l’agonia.