corvo rosso

Caldoro ed il centro destra hanno stravinto,


... ora si tratta di fare le cose perbene. La direzione di marcia dovrebbe essere quella esattamente opposta alla linea Bassolino. A cominciare dalla squadra qualificata e unita sul progetto riformista delineato nel programma della coalizione. Un vero governo regionale“del fare”, sobrio, serio, efficiente, con una visione moderna e informata. Naturalmente sarà necessario stilare un elenco di priorità, cosa non semplice considerato lo stato comatoso in cui ci ha lasciato il centro sinistra, ma sembra evidente che un primo intervento debba esser fatto a favore dell’occupazione ed un altro, d’intesa col Governo, per scongiurare una seconda emergenza rifiuti, già profilatasi alla vigilia delle elezioni. Ad ogni modo Caldoro ha dato la sensazione di saper cosa fare. Ora si tratterà di partire bene con la formazione della Giunta. La quale dovrà essere credibile per l’attuazione del programma e rappresentativa della coalizione senza per questo diventare oggetto di un anacronistico e del resto improbabile ed inaccettabile ricatto partitico. Detto questo sarebbe tuttavia un errore pensare che il rinnovamento dipenda dalla mortificazione dei partiti della coalizione perché al contrario essi, in una versione virtuosa, saranno determinanti per ottenere sulle cose da fare condivisione, consenso e resistenza ai rigurgiti del vecchio. Il quale è stato sconfitto ma mantiene una sua fortissima presa di potere, di mentalità e di comportamenti. Sul  resto due cose. La prima riguarda il Comune. La Iervolino è esausta, la maggioranza è a pezzi, la città in agonia. Restare abbarbicati alla poltrona e blindati a San Giacomo a questo punto sembra solo un dispetto, l’ennesimo, ai danni dei napoletani. C’è un turno elettorale a novembre quando si voterà per il sindaco di Bologna, cogliere l’occasione per Napoli significherebbe ridurre i tempi di una perniciosissima agonia. La seconda riguarda il mezzogiorno. Berlusconi dice che i prossimi saranno tre anni di riforme. Se così sarà non ne possiamo restare fuori. il mezzogiorno, liberato dall’ipoteca conservatrice cattocomunista, deve prendere coscienza di se stesso, le sue classi dirigenti devono decidersi a cambiare mentalità,  la crescita senza sviluppo deve diventare sviluppo capace di produrre crescita. Se il treno della modernizzazione passerà, sarebbe un delitto non salirci sopra. Auguri!