corvo rosso

È il momento di mantenere la calma.


...Lo scontro tra Berlusconi e Fini non deve essere portato alle estreme conseguenze. Per perseguire l'interesse generale del Governo, della coalizione di centrodestra e dell'intero Paese che ha bisogno ora più di prima che si realizzino le grandi riforme, questa frattura va sanata al più presto. Queste ore che precedono la direzione nazionale del Popolo della Libertà devono essere quindi sfruttate per mediare tra le posizioni, pur legittime, in campo. Se Fini, dopo aver compattato un numero di fedelissimi sufficiente a dar vita a gruppi autonomi in Parlamento, decidesse di rompere definitivamente col Cavaliere sbaglierebbe: lascerebbe infatti alla Lega, politicamente rafforzatasi alle Regionali, ancora più spazio di manovra sul piano nazionale pur essendo un partito dalle dimensioni elettorali e territoriali definite e limitate. Fini, sia chiaro, ha diritto ad essere protagonista del cambiamento, potendone garantire qualità ed equilibrio. di fatto lo è senza bisogno di rompere per evidenziare una sua leadership che esiste e pesa. E quindi le diplomazie si mettano al lavoro e trovino una soluzione che ricompatti il Pdl e rifaccia partire più forte di prima l'azione riformatrice del Governo. Tra il Cavaliere e Fini non sono in atto incomprensioni ma diversità di vedute politiche. Tuttavia c’è spazio per trovare sostanziali punti di incontro. Il partito che hanno fondato insieme è uscito vincente da una manche elettorale difficile. Ma al Nord ha prestato il fianco alla Lega che col suo maggior radicamento territoriale gli ha tolto consensi e spostato l'asse politico. Cosa che invece non si è verificata nel sud dove il Pdl ha mostrato maggiore tenuta locale. Fini  e Berlusconi  dovrebbero ragionare insieme sulle prospettive future. La resa dei conti, che pure gli ex An sembrano adombrare nel caso in cui non si trovi una mediazione, sarebbe rovinosa per Fini, e non gioverebbe neppure al Cavaliere, il quale, ragionevolmente, teme il logoramento del “non fare” e vuole appunto realizzare le riforme a cominciare da quella fiscale e della Giustizia perché sa che è quello che si aspetta il popolo delle libertà e sono quelle le credenziali della sua politica. D’altra parte nessuno dei due leader può permettersi tre anni di palude, e sarebbe un suicidio sopravvivere tra un continuo dire e contraddire, mentre la Lega si ringalluzzisce, Di Pietro raccoglie firme, il Pd si riorganizza, la Suprema Corte boccia il legittimo impedimento e le procure militanti rimettono in pista i loro panzer. In questo caso ci rimetterebbero tutti, a cominciare dal Paese.