corvo rosso

SI AL DISSENSO NO ALLE CORRENTI. UN POSSIBILE CENTRO DI GRAVITÀ.


Ora che il dado della rottura è tratto bisogna evitare una guerriglia che sarebbe autodistruttiva. Il Pdl ha dato prova di essere la più moderna e democratica comunità politica mandando in onda come al grande fratello la diretta della rottura. Non il solito teatrino della politica ma un grumo di verità senza mediazioni, interpretazioni, mistificazioni. Un partito così, ”vero”, che tira fuori la politica dalla sua bara di riti e ipocrisie per presentarsi al popolo senza trucco, così com’è, nudo e crudo, riesce anche ad evitare il peggio. Quest’idea di lavare i panni sporchi in diretta tv è stata l’ennesima geniale innovazione berlusconiana ed il coraggio di Fini, una sorta di moderno Ettore che sfida l’invincibile Pelìde, è stato all’altezza. Ed è nella discussione, nell’esercizio e nella crescita di cultura politica che bisogna trovare la soluzione. In sostanza la Direzione del Pdl ha decretato  “si al dissenso no alle correnti”. È un punto di equilibrio che può anche diventare un centro di gravità, se non permanente, sufficientemente duraturo, con il vantaggio di rafforzare governo e maggioranza. La soluzione potrebbe essere da un lato lavorare a questa prospettiva senza vagheggiare rappresaglie e/o vendette e dall’altro rinunciare alla partitizzazione dello scontro rimettendo mano al vecchio armamentario correntizio che snaturerebbe l’identità stessa del Pdl. È questo lo schema più fruttuoso per trasformare lo scontro in opportunità. Ed a ben vedere è anche l’unico. Cosa infatti potrebbe accadere dopo la direzione di ieri? Una scissione con la nascita di un Pdl due  sarebbe un suicidio che indebolirebbe il Pdl rafforzando la Lega. Una caso classico di eterogenesi dei fini. A meno che qualcuno pensi ad un ennesimo “centro” con Fini, Casini, Rutelli, Montezemolo e magari Draghi, che, in alleanza con Bersani e Di Pietro, si riunisce per sconfiggere la grande armata del Cav. Ma in questo caso saremmo nel campo della banale fantasiosità pseudo politica, trattandosi di ipotesi irrealistica per forma e contenuti, mortalmente viziata da eccesso di leadership e carenza di voti. La politica è una cosa seria. Non si butta via un patrimonio come quello messo insieme col Pdl, predellino o meno, che oggi vale non solo il 40% dei consensi ma soprattutto una validissima ed ineguagliata esperienza di governo. La politica che nella sua migliore accezione altro non è che metodo trova le soluzioni ai problemi, non se li crea. I temi sollevati da Fini sono temi reali meritevoli di discussione ma tra questi sono emerse puntualizzazioni, come ad esempio quella sul processo breve, che sono suonate come provocazioni ed alle quali Silvio ha risposto con l’anatema. È stato il clou del dramma, il blob che andrà in onda per settimane sugli schermi della satira e della sinistra. Ma appunto di una manche si tratta. Il resto è stato corretta rappresentazione di una forza di governo allo stato senza alcuna credibile alternativa. Lo stesso Fini ha ribadito più volte appoggio al Governo e riconoscimento pieno della leadership del Cavaliere. Si può trovare la quadra con una sostanziale “unità senza unanimismi”. La tanto bistrattata vecchia politica non avrebbe impiegato che qualche convegno per trovare la soluzione.