corvo rosso

Domani s'insedia ufficialmente il nuovo Consiglio regionale della Campania


nelle ore immediatamente successive, la nuova Giunta sarà subito chiamata ad affrontare una serie di priorità che meritano risposte celeri nell'interesse dei cittadini campani. Il neogovernatore Stefano Caldoro è atteso, infatti, da una necessaria riforma dell'intero sistema di potere regionale, gravato dalle storture della gestione bassoliniana. Le parole da accantonare sono assistenzialismo e clientelismo mentre quelle da far emergere sono crescita e sviluppo economico, consapevoli che tale processo non si realizza senza il contributo delle forze sociali e imprenditoriali. In Campania si gioca il futuro del Mezzogiorno, per cui serve una politica che si riscatti e rivendichi il proprio primato alla vigilia del federalismo. Tra le priorità, c'è sicuramente l'ultima fase della programmazione dei fondi europei 2007/2013 alla luce del bilancio fallimentare dei fondi Ue 2001-2006 dispersi a pioggia e neppure tutti investiti e men che meno spesi; altro tema caldo, e le prime avvisaglie si sono avute con il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti dell'Asl Napoli 1 poi risolto con un provvedimento ad hoc dallo stesso Caldoro, sarà quello afferente al deficit sanitario: con un trend di spesa sanitaria che accumula debiti senza garantire neppure una decente assistenza, occorrono scelte rigorose con l'aiuto – ove possibile – del Governo nazionale; la svolta con il nuovo esecutivo regionale si deve poi manifestare nel settore lavoro e formazione ponendo fine allo spreco di risorse pubbliche perpetrato in questi anni nella gestione dei lavoratori socialmente utili; infine, con l'avvicinarsi della stagione estiva, bisognerà affrontare il fronte ambientale, leggasi rifiuti e inquinamento: è ancora aperta la ferita dell'emergenza (da evitare che riesploda) come è ancora vivo lo scandalo degli impianti di depurazione. In queste condizioni comincia la nuova avventura regionale che si concluderà nel 2015. È superfluo dire che i prossimi saranno cinque anni decisivi per sapere se la Campania ed il Mezzogiorno resteranno in Italia o finiranno in una dependance dell’Europa ricca.   Cumulo di incarichi. Parlamentari ma anche assessori. Presidenti ma anche consiglieri. Componenti di Cda ma anche sindaci e dirigenti di partito. La moda del doppio incarico spopola, o meglio, spadroneggia nella seconda Repubblica non facendo altro che danni. E' una realtà fatta di eccessiva concentrazione di potere che porta solo dispendi economici alle casse dello Stato e nessun beneficio in termini di “produttività”. Tutti fanno tutto, con una commistione di interessi mascherata spesso come “impegno per il territorio”. Impegno, che nella realtà dei fatti si trasforma solo in una spesa maggiorata da benefit, emolumenti, gettoni di presenza e quant'altro e in una inevitabile perdita di produttività del lavoro politico. Il che, considerando che la politica è generalmente improduttiva e talvolta dannosa, lascia capire in che condizioni ci ritroviamo.  Chi paga? Inutile dirlo, noi. Di contraltare cosa c'è? Nulla. Anzi. Questa moda del doppio incarico dunque dovrebbe essere rimossa e riposta tra le cose peggiori della seconda repubblica. Ci riuscirà la “nuova” politica?. ai posteri (speriamo non tanto lontani) l’ardua sentenza!