corvo rosso

Caldoro parte col piede giusto, sindacati e opposizione diano una manoa su8perare le emergenze


Stefano Caldoro è stato di parola. Non ha perso tempo e tre giorni dopo la prima seduta del Consiglio ha varato la Giunta. I ritardi lamentati da De Luca sono dipesi dai tempi di proclamazione degli eletti e dai termini statutari, non da lui. Ha resistito alle pressioni partitiche. Ha eluso i cencelli correntizi. Non ha ceduto sul principio delle incompatibilità riuscendo a tenere distinte le funzioni legislative da quelle esecutive. Ha costituito una Giunta di alto profilo professionale, accademico, scientifico, amministrativo e politico. In nome del rigore ha nominato un generale della Guardia di Finanza al Bilancio. In nome della competenza ha aperto a uomini vicini alla sinistra come l’ex rettore federiciano Guido Tronbetti ed il preside di ingegneria Eduardo Cosenza. Si, è vero, c’è un De Mita, il nipote di Ciriaco da tutti descritto come persona seria e competente e c’è un amico di Clemente Mastella, il prof. Severino Nappi, giuslavorista di rango, che non a caso ha la delega al Lavoro. Scelte autonome del presidente, giuste, non viziate da pregiudizio, di rottura col passato nel metodo e nel merito, contro le quali il rigurgito nuovista, di destra o di sinistra, suona falso e strumentale. Le critiche dunque sono infondate. E se si possono considerare di routine le punzecchiature dell’opposizione, gli strali “amici” sono da rispedire al mittente come un penoso rinculo correntizio.  Mercoledì, dopo le dichiarazioni programmatiche e la presentazione della Giunta, la nave di Caldoro mollerà gli ormeggi. Non c’è nulla da “gestire”. La sinistra ha raschiato il fondo del barile. Ci sono enormi problemi da affrontare. Bassolino ha lasciato una eredità pesante. Dagli stipendi del personale della Sanità, ancora incerti, alla spaventosa crisi di un settore schiacciato da debiti e inefficienze, ai temi dell’occupazione, in Campania in calo più che nelle altre regioni, all’emergenza ambientale, ci sarà bisogno di lavorare sodo per rimettere la Regione sul binario che la ricongiunge al resto del Paese. I partiti di opposizione, il sindacato, la società civile possono scegliere di restare nel guscio sicuro e perdente dello statu quo, ostacolando, frenando, attivando contro Caldoro e la sua giunta tutto il potenziale di fuoco, diretto e indiretto con in più il veleno di una  cinica e (in)civile rassegnazione al peggio. Oppure possono decidere di sostenere, senza collaborare, lo sforzo di far rialzare la Campania. Nel primo caso ne deriverebbe una difficoltà in più per Caldoro ma moltissimi punti di credibilità in meno per loro. Nel secondo si riattiverebbe un circuito virtuoso della politica basato sul confronto e sullo scontro ma anche sulla responsabilità comune per l’interesse generale quando la casa brucia. Ne deriverebbe un riaccredito di fiducia per tutti. E di questo si gioverebbero certamente la politica nel suo complesso, e la sinistra.