corvo rosso

Pubblico/privato a Napoli. Mettiamo Bagnoli e Naplest.


Il primo esempio sciagurato di intervento pubblico, il secondo di una iniziativa privata che nasce virtuosa. Bagnoli è li che si distingue per ritardi ventennali, sprechi  inammissibili, confusione e improvvisazione, oltre che per  progetti improbabili come la clinica delle tartarughe” peraltro finanziate col lo sforamento bassoliniano del patto di stabilità. E per il paradosso che se si volesse attuare, come si dovrebbe, il piano urbanistico bisognerebbe demolire l’unica cosa seria fatta  e fatta bene e cioè il Museo della Scienza del bravo e tenace  Silvestrini e della sua ottima squadra.  Naplest , che arriva dopo anni di pubblici tentativi falliti e relativi sprechi (nel 2001 la società consortile affidata  a Fabiano Fabiani ed altri infruttuose e dispendiose iniziative),  con 18 progetti ad opera di privati investitori  distinti  ma associati in un unico disegno di riqualificazione urbanistica, sociale, economica di un intero pezzo della “città orientale”, da Poggioreale  a Ponticelli, passando per Barra e San Giovanni, la zona est di Napoli, la più rossa (il pci raccoglieva il 70% dei voti ) e tra le più degradate, in agonia  tra miseria, degrado e camorra. Oltre 2 miliardi di investimenti, senza soldi pubblici ed il coinvolgimento di imprenditoria locale nazionale e straniera vedi i cinesi di Shanghai interessati allo sviluppo dei terminal portuali. Qualcosa di assolutamente nuovo per la Campania e per il Mezzogiorno.  Molte le opere in campo dal porto turistico di Vigliena alla riqualificazione delle aree dismesse industriali a quelle dei depositi petroliferi Eni e Q8 al completamento del Centro direzionale al Palaponticelli una agorà della musica tra le più grandi di Europa. Una operazione che parte “dal basso”, dal mercato, che segue metodologie moderne già sperimentate nelle trasformazioni urbanistiche di altre grandi città come Londra, Berlino, Parigi, New York.  Siamo dunque in presenza di un cambiamento radicale dell’imprenditoria  napoletana decisa a rischiare i propri soldi in operazioni di riqualificazione e sviluppo urbano, siamo dinanzi al passaggio dalla speculazione palazzinara e cementificatrice  all’investimento virtuoso capace di determinare nuovi standard di sviluppo e qualità della vita secondo il tema dell’expò universale di Shanghai “Better City, Better Life”, speranza (comune a tutto il genere umano) di una vita migliore nel futuro sviluppo delle città? A voler essere ottimisti, cosa che qui a Napoli è d’obbligo, la risposta è  si. Naturalmente  staremo a vedere. Ma le premesse ci sono tutte e sempre che il Comune agevoli e la burocrazia non ostacoli, nel giro di qualche anno si dovrebbe vedere qualcosa di concreto. Per ora un testimonial di eccezione come il maestro Riccardo Muti ci conforta e lascia ben sperare. Come la circostanza che a guidare il comitato promotore è una donna imprenditrice, Marilù Faraone Mennella,  che il nostro direttore ha addirittura candidato nel fondo di domenica  a Sindaco della città. Chi vivrà vedrà!