corvo rosso

Se il Governo presenterà come annunciato il suo piano per il sud


..... con una dotazione di 80 miliardi e strumenti innovativi per attuarlo, se, con la cabina di regia centrale, senza annullare l’autonomia delle Regioni, si riuscirà a concentrare gli investimenti su progetti strategici interregionali condivisi e comunque su opere infrastrutturali, senza sparpagliarli a pioggia, ed a varare procedure “sorvegliate” sugli appalti per il mezzogiorno, per il mezzogiorno sarebbe l’ora della svolta. Una rivoluzione virtuosa che eliminerebbe qualsiasi patina nordista al Governo rilanciandone l’azione. Ed anche Fini che, con la sua Futuro e Libertà punta sul mezzogiorno, avrebbe difficoltà a non sostenere il Governo impegnato in una concreta ridefinizione programmatica, con un rinnovato patto politico. Il piano per il mezzogiorno annunciato dal Governo assume dunque un suo specifico rilievo politico e rientra in una azione di “governo del fare” che affronta di faccia il principale problema degli investimenti al sud. Che non è quello della quantità delle risorse ma della spesa, in termini di qualità, trasparenza e velocità. Il piano recupera risorse impressionanti non spese dalle Regioni meridionali e ne aggiunge di nuove ma soprattutto introduce innovazioni  strumentali  tra le quali la cabina di regia che consentirà il coordinamento tra Stato e Regioni per definire programmi e controllare la loro attuazione con nuovi strumenti sia di monitoraggio sia di semplificazione amministrativa. I dettagli del piano non sono noti se non nell’ammontare delle disponibilità per i prossimi tre anni, ma sarebbe assolutamente utile introdurre nel piano norme di alleggerimento delle procedure magari istituzionalizzando, dopo averla adeguatamente perfezionato, la “conferenza dei servizi”. Il tema del mezzogiorno sarà, dunque, centrale nel superamento difficile, molto difficile, della rottura della maggioranza parlamentare. Sappiamo che dopo le vacanze il Governo presenterà in Parlamento un pacchetto comprendente, oltre il sud, federalismo, giustizia, fisco e finanza pubblica, sul quale si giocherà la sua sopravvivenza. E sappiamo che il primo è decisivo per la Lega, il secondo sta molto a cuore al premier ed il terzo per Berlusconi, il terzo è un punto obbligato per tenere fede all’impegno assunto e molto apprezzato in Europa di contenere il deficit ed abbassare le tasse su imprese e lavoro. Ma tutti e tre i punti con il Mezzogiorno rappresentano insieme identità e rilancio di una azione di governo che al giro di boa dei due anni e mezzo richiede un nuovo slancio. Non sarà possibile scegliere nel pacchetto ciò che piace e lasciare il resto. L’accordo tra la maggioranza berlusconiana ed il dissenso finiano si fa su tutti e quattro i punti o su nessuno. Per Futuro e Libertà, dunque, la partita si fa più difficile perché una rottura, anche con tutte le eventuali “buone ragioni”, su federalismo e giustizia, comporterebbe anche il rinvio del piano per il Mezzogiorno.