corvo rosso

Brunetta ha ragione, ma . . . .


Naturalmente adesso tutti se la prendono con Brunetta per le parole su Napoli cancro del Paese ma a prescindere dall’espressione che è infelice ed eccessiva, la sostanza del giudizio del ministro sulla grande conurbazione napoletana è giusta. Brunetta dice delle verità scomode. Ma ciò che deve indignare non è che le dice o come le dice piuttosto che sono, almeno in larga parte, vere.  Non so se si può parlare di cancro cioè di qualcosa di sostanzialmente incurabile ma certo di infezione, ed anche abbastanza grave, si. Posso capire chi reagisce dicendo vediamo come uscirne ma sbaglia invece chi nega l’evidenza. Anche sulle responsabilità bisognerebbe evitare la solita solfa di scaricarle sul governo centrale o sul nord che ci ha depredato dopo l’unità d’Italia.  Ci saranno pure ma rischiano di diventare un alibi. Se siamo nelle condizioni note la colpa è nostra , certo non di tutti e non allo stesso modo, ma comunque è nostra. Di chi ha governato e di chi non si è indignato, dei partiti (chi più, chi meno) e della società civile (chi più chi meno), degli imprenditori e dei professori, dei benestanti e dei  lazzaroni, tutti, tranne una eroica e silenziosa minoranza,  hanno (chi più chi meno) partecipato all’andazzo di mandare in malora Napoli ed ora per uscirne sarebbe utile ragionare su come cambiare registro. Radicalmente. Caldoro dice che il federalismo può essere l’occasione propizia e si può essere d’accordo se, il trovarsi senza più la tutela assistenziale, servirà a risvegliare il genius degli abitanti di questa terra e ad orientarli in modo virtuoso.  Si sa che dalle nostre parti si vive tra picchi (di eccellenza) ed abissi (di abiezione), che c’è gente di prim’ordine in tutti i campi, gente in grado di competere nel mondo, ma poi c’è gomorra che non è un’invenzione di Saviano, ci sono sprechi e inefficienze, vizi clientelari e assistenziali, classi dirigenti non all’altezza, contiguità, collusioni e connivenze tra livelli istituzionali e criminalità, scarsa produttività in tutti i campi e marcate tendenze parassitarie. Ma anche risorse inestimabili e un ruolo decisivo per lo sviluppo di tutto il Paese che, senza il sud, sarebbe dimezzato.  Magari si potesse costituire una bad company e trasferirvi tutte le “sofferenze” e “liberare” i fattori positivi, dinamici, propulsivi. E tuttavia qualcosa del genere si dovrebbe fare agendo sulla leva sana, sulle eccellenze, sulla intelligenza di cui disponiamo, per invertire la tendenza e risalire la china. Chi lo deve fare? Un po’ tutti, lo Stato, che ci sta aiutando con una efficace lotta alla camorra, ma che può fare di più con strumenti e finanziamenti, e da chi oggi guida qui il convoglio regionale, in primis la politica e gli altri a seguire. Trasformare la zavorra in energia produttiva non è impossibile. Occorrono capacità e coraggio e nella fase di avvio un sostegno della comunità nazionale senza scomuniche ed offese. Magari anche il ministro Brunetta potrebbe dare una mano in questa direzione. O no?