corvo rosso

Mentre la Lega ci assilla col pallino del federalismo fiscale


...al sud il federalismo politico è già in atto e ne sono artefici due insospettabili: Pierferdinando Casini leader dell’Udc e Raffaele Lombardo leader dell’Mpa. La domanda è : può un partito avere atteggiamenti contrapposti a Roma e, per esempio, a Napoli? E può votare a Roma per il Governo ma fare, per esempio in Sicilia, una giunta con tutti i partiti che stanno all’opposizione di quel governo? In nome del federalismo politico la risposta è si. Ed infatti è ciò che accade con l’Udc di Casini e con l’Mpa di Lombardo. Nel primo caso l’Udc è contemporaneamente  all’opposizione di Berlusconi a Roma ma in maggioranza con Berlusconi nella Giunta regionale ed alla guida della Provincia di Caserta con l’on.le Zinzi il quale, essendo un deputato dell’Udc, mercoledì voterà contro Berlusconi.  Nel secondo Lombardo, leader dell’Mpa, è rieletto Governatore della Sicilia dal Pd, lascia all’opposizione il partito di Berlusconi (con il quale ha vinto le elezioni) ma si accinge a votare il Governo Berlusconi in Parlamento.  Difficile sostenere che i programmi berlusconiani sono buoni a Napoli ed a Caserta e cattivi a Roma, o anche che  Caldoro e Cosentino sono migliori del Berlusca. Ed è altresì arduo considerare pessimi il Presidente del Senato Schifani ed il ministro della giustizia Alfano che sono iperberlusconiani doc e buono il Governo e la maggioranza di cui fanno parte. I programmi non c’entrano nulla. Conta la territorialità. La quale spinge l’Udc ad allearsi col Pdl per vincere in Campania e l’Mpa a scaricare i berlusconiani a Palermo ed a sostituirli con gli uomini di Bersani. I quali, in barba ad ogni proclama colgono la palla al balzo per mettere sotto il Cavaliere e risalire la china in Sicilia dove sono al lumicino. Giustamente, come ha detto ieri Bersani, perché la politica è “movimento” (vedi la vecchia Inter di Helenio Herrera) ed a restar sulle proprie posizioni si rischia di morire. La questione quindi non è il richiamo, secondo alcuni banale, alla “coerenza” che pure dovrebbe essere una garanzia per chi vota e che naturalmente non potrebbe valere solo per l’Udc o l’Mpa o il Pd ma anche per il Pdl che ha negoziato i voti dell’Udc e dell’Mpa salvo poi a perderli o a recuperarli ecc.  La questione è che ormai vige il federalismo politico (come definirlo diversamente?) nel senso che i partiti fanno scelte, diciamo così, legate al territorio. Quel che vale a Napoli o a Caserta o a Palermo, non vale a Roma e viceversa. Questo produce una forma di bipolarismo che si potrebbe definire “a geometria variabile”. A ben vedere una forte accentuazione di quello che accadeva negli anni lontani del parlamentarismo spinto della prima repubblica, quando i franchi tiratori buttavano giù governi, a Napoli gli ex laurini appoggiavano la Dc, in Sicilia si celebrava Milazzo ed il Pci e la Dc in parlamento negoziavano un po’ tutto; ed ancora quando all’inizio del  1987 Fanfani incaricato da Cossiga di formare il Governo chiese in Aula, al suo partito, la Dc, di non dargli la fiducia per andare ad elezioni anticipate (che poi si tennero nello stesso anno) o, qualche anno prima nel Psi,  Signorile teorizzò che la corrente lombardiana di cui era leader, era una minoranza ma non all’ opposizione di Craxi. Un po’ come spiegheranno i finiani che voteranno per il Governo Berlusconi, come minoranza del Pdl ma non opposizione al suo leader. Ma allora non è cambiato nulla? Pare che, gira e rigira, siamo sempre lì. Forse è peggiorato qualcosa? Lo giudichino i lettori.