corvo rosso

Il “metodo di pietro”


Ci risiamo col “metodo di pietro”, ovvero la questione morale usata come una clava contro l’avversario politico di turno. Questa volta tocca a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato, anche di Di Pietro, alla Regione. Quando si trattò di sceglierlo come governatore del centro sinistra, nonostante  De Luca fosse appesantito da un paio di rinvii a giudizio, Tonino se ne fece paladino e, al grido “ho letto io le carte”, lo difese con la sua spada fiammeggiante. Rintuzzò lo schizzinoso De Magistris, lo sostenne con foga ed incerta sintassi dinanzi alla platea delle sue tricoteuses, lo benedì con una pacca sulla spalla e gli assicurò il sostegno del suo partito. De Luca divenne il campione di Tonino contro Caldoro e tutta la cricca berlusconian cosentiniana. All’epoca il rischio per Di Pietro era che si candidasse l’ex pm Luigi De Magistris, un puro più puro in grado di epurare anche Tonino, che si candidasse non per vincere alle regionali ma per auto consacrarsi antipapa alias antidipietro, magari con la benedizione di micromega e company. Allora De Luca, nonostante fosse il sindaco pdiino più berlusconiano di un berluscones e nonostante fosse per due volte rinviato a giudizio (il che, chiariamo, per chi scrive significa meno di niente, non così per il vendicatore di Montenero di Bisaccia), andava bene, anzi benissimo. E dunque, rinfoderati i rasoi del moralismo e del giustizialismo, il “nostro”, con enfasi ed eccitazione lanciò in campo il “non allineato”(col Pd)  De Luca, raccontandone mirabilia. Oggi le cose sono cambiate, De Luca ha perso le regionali, De Magistris è relegato a Strasburgo, Di Pietro gioca la sua partita, che è poi quella vera, contro Bersani ed il Pd e De Luca non serve più. E, dunque, avendo il supersindaco in un suo processo accettato una prescrizione sancita dalla Corte di Appello di Salerno, puntuale arriva la scomunica. Che, sentenziata da Di Pietro, trova orecchie interessate nel Pd, il partito di de Luca. Ed ecco che la questione morale irrompe di nuovo nel dibattito politico (si fa per dire) per bastonare De Luca e magari squalificarlo in vista delle prossime amministrative di Salerno.  Se non correrà ai ripari il Pd morirà di giustizialismo. Che, come la “suina”, è una infezione che richiede cure radicali ed una vaccinazione ad ampio spettro.