corvo rosso

La domanda è: chi paga?


Nel leggere il “pro memoria” che gli ispettori del Ragioniere Generale dello Stato hanno inviato al ministro Tremonti ed al governatore Caldoro sulla situazione finanziaria della Regione Campania relativa al decennio bassoliniano, oltre a tutto il resto, in primis il buco nero della Sanità o l’espediente dei “residui attivi”, falsi perché inesigibili, una circostanza balza agli occhi. La Regione si è indebitata, sia con l’emissione di bond nel 2006, sia con mutui contratti nel 2007 con la Depfa bank (banca irlandese poi rilevata da un fondo tedesco, nel marzo scorso rinviata a giudizio insieme a Deutsche Bank, Ubs, JpMorgan dal gup Luerti del Tribunale di Milano per truffa aggravata ai danni del Comune di Milano), sia nel 2008 con la Bei, non per finanziare investimenti ma per “concedere contributi in conto interessi in favore di soggetti privati”, per “per pagare le retribuzioni dei lavoratori forestali, per pagare il servizio antincendio boschivo, per finanziare iniziative di interesse turistico quali fiere, mostre, contributi a case di produzione cinematografica, oltre che per finanziare opere di manutenzione ordinaria”, ma anche per finanziare l’ ”erogazione, ad esempio, di generici contributi a soggetti esterni e la copertura di perdite pregresse di società partecipate”. Gli ispettori concludono sul punto: “ il tutto in violazione del dettato del citato art 119 comma 6 della Costituzione che “prevede il divieto di utilizzare risorse rinvenienti dall’indebitamento per finanziare spese non di investimento”. Non solo. Gli ispettori evidenziano altresì che sono tuttora in ammortamento operazioni per copertura di spesa sanitaria  pregressa con varie banche tra le quali anche la Dexia Crediop molto attiva nella gestione del debito al Comune di Napoli ai tempi dell’assessore Cardillo.   Naturalmente occorrerà attendere la stesura finale della relazione per capire meglio quantità, qualità, metodi e gestione dell’indebitamento. Ma dalla nota preliminare si capisce che siamo sull’orlo del baratro, o forse già dentro, e l’ assottigliamento progressivo della liquidità di cassa fa temere tensioni e danni gravi a terzi (fornitori, imprese, finanziatori, ecc.) per mancati pagamenti e si legge, altresì, che ci sarebbe stata la violazione continuata del comma 6, art. 119, Cost. Chi pagherà per tutto questo? La domanda ha una sua parte retorica perché è chiaro che a pagare saranno le famiglie e le imprese campane sulle quali già gravano addizionali irpef ed irap applicate nel loro massimo, oltre che maggiorazioni nel prezzo dei carburanti. Nella parte non retorica riguarda le responsabilità amministrative e di Governo e quindi l’obbligo di risarcimento che un disastro simile implica. In queste condizioni, infatti, la ripresa economica diventa un miraggio e l’appuntamento col federalismo un vero incubo, appesantiti come siamo da un debito enorme. Sarà solerte la Giustizia, contabile, civile, penale, a chiederlo, un risarcimento a chi si è reso responsabile di danni reali e quantificabili, non solo un generico danno di immagine? agirà con velocità e determinazione o si muoverà da tartaruga distratta, come è avvenuto per il processo sullo scandalo dei rifiuti, avviato da tempo su un binario morto? Chi vivrà vedrà.