corvo rosso

Su disoccupati e monnezza paghiamo lo scotto di quindici anni di malgoverno


Siamo sputtanati da tutti i media del mondo come la città della monnezza. Non è giusto, non ce lo meritiamo, ma purtroppo è così.  Le due emergenze esplosive che ci condannano ai margini dell’Italia e dell’Europa, disoccupati e rifiuti, in questi anni potevano essere risolte. Invece sono state volutamente lasciate a marcire. La sinistra porta tutta la responsabilità, non so se solo politica, di ciò che accade oggi, con la guerriglia di Boscoreale e Terzignoe e la città messa a ferro e a fuoco dalle liste di disoccupati organizzati. Con la casa che brucia parlare di responsabilità è fuor di luogo. Ma giusto per amore di verità è utile ricordare che quello che accade oggi non può essere imputato né alla Giunta regionale né a Cesaro,  il quale, consapevole dei limiti delle capacità operative della Provincia, da tempo aveva chiesto una proroga della gestione commissariale. Non così la Iervolino, in forte ritardo sulle sue specifiche competenze relative alla raccolta differenziata, alla gestione dell’Asia, alla localizzazione del secondo termovalorizzatore napoletano e molto altro. Le responsabilità, comunque, sono antiche e si concentrano prevalentemente nel decennio bassoliniano quando i veti dei verdi sia discariche che  agli  inceneritori ha lasciato la Campania priva di un ciclo di smaltimento dei rifiuti. La colpa di Bassolino è stata quella di subire i veti e di condividerli sprecando tempo e danaro. Non essere riusciti in dieci anni a risolvere il problema, nonostante risorse ingentissime e poteri straordinari, resta per la sinistra un marchio indelebile di incapacità politica ed amministrativa. E senza il “decisionismo” di Berlusconi e la capacità operativa di Bertolaso, oggi non avremmo neppure l’inceneritore di Acerra e i due da costruire a Salerno ed a Napoli. Questi i fatti. Ai quali si aggiungono gli innumerevoli misfatti delle gestioni commissariali documentati in almeno due relazioni delle competenti commissioni parlamentari. Ciò non toglie che ora Caldoro, Cesaro, il Governo, devono far qualcosa di concreto per la gente che, con molte buone ragioni, protesta nei due comuni vesuviani. Ieri il Governo ha reincaricato Bertolaso ed ha sbloccato i quattordici milioni di “compensazione” ai Comuni. Non basta. Ci vuole qualcosa di più per ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini di quei territori e le istituzioni che hanno molto da farsi perdonare. Occorrono piani straordinari di alleggerimento dell’impatto ambientale e sono necessari interventi concordati di risarcimento oltre le “compensazioni” varate ieri con ritardo dal Governo. Una attenzione particolare per tutto il comprensorio del Parco del Vesuvio con la localizzazione in quell’area di funzioni produttive in grado di compensare i danni subiti. Sarebbe inaccettabile oltre che un gravissimo errore, se le istituzioni, a cominciare dallo Stato, dessero anche solo l’impressione di abbandonare al loro destino la gente che lotta, anche se in forme inaccettabili, per la sopravvivenza ecologica ed economica di un territorio e di una intera comunità. Mentre siamo in onda in tutto il mondo per i rifiuti, sul fronte dell’altra emergenza, quella del lavoro, va in dissolvenza il pianio per la formazione ed il lavoro varato dalla Giunta Caldoro su proposta dell’assessore Nappi. Un piano molto innovativo, uno strumento moderno e potenzialmente molto efficace che chiude una fase torbida di perniciosa ed interessata “mediazione” politica del settore ed apre una fase nuova. Su formazione e lavoro, dunque, una via è tracciata. Forse non piacerà alle centrali assistenziali e clientelari, politiche e non, che nel corso del trascorso decennio hanno cinicamente coltivato, alimentato, blandito ed elettoralmente utilizzato il bisogno di lavoro, ma è quella la direzione da seguire senza cedere neppure di un millimetro, pena il fallimento di tutto il programma.