corvo rosso

Torno tra dieci giorni” aveva detto giovedì ed invece ventiquattrore dopo


Silvio Berlusconi  prima è andato a Portici per fare di persona le condoglianze alla famiglia del tecnico Di Bonito caduto sul lavoro, colpito da una pala meccanica nella discarica di Terzigno,  poi si è trasferito a Napoli per ridiscutere con i sindaci il piano della protezione civile ed ottenerne il consenso. Cosa difficile,  permanendo molta tensione tra i comitati che chiedono la revoca definitiva di Cava Vitiello e vogliono la certezza che Cava Sari sia ancora integra.  Un Silvio Berlusconi  infastidito ma non colpito dall’ imboscata mediatica del bunga bunga e dal gossip su Ruby, la splendida minorenne marocchina frequentatrice assidua dei meeting di corte, pronto a sfoderare tutto il suo fascino di “uomo del fare” facendosi personalmente carico dell’ennesima crisi  della monnezza , compito non suo né di Bertolaso, sia chiaro, ma impegno assunto e rispettato almeno nelle grandi linee. Magari il Cavaliere non seduce più come prima, magari gli scoop sulla sua vita privata ne hanno sfocato la figura di statista, magari l’immagine vincente esce ridimensionata dallo scontro con Fini, ed il suo ruolo di leader usurato dalle manovre per la successione, in corso nel suo partito. Ma dire che ha imboccato il viale del tramonto resta un azzardo. Perché l’uomo ha grandi doti di recupero, è capace di straordinari coup de tèatrè e poi , soprattutto,  ci mette la faccia. Una cosa che nel mondo politico fanno in pochi. Come per i rifiuti di Napoli.  Ci mette la faccia, si espone, rischia e, naturalmente, se vince, prende tutta la posta. Certo, lo fa calcolando i pro e i contro, mischiando generosità e vantaggi mediatici, ma lo fa e spesso risolve, almeno tampona, e comunque porta dei risultati. Nel bene e nel male, il Cavaliere viene percepito come un innovatore, come colui che ha reso chiara, comprensibile, diretta, la politica, in passato polverosa, fastidiosa, oscura nel linguaggio, misteriosa e inquietante nelle liturgie. Viene percepito come colui che ha “depoliticizzato” la politica. Per questo, il suo feeling con la pubblica opinione è ancora forte e la gente è disposta a perdonargli molto. Molto, ma non tutto.