corvo rosso

Un giubileo per Napoli


Un giubileo per salvare Napoli. L’altro ieri oltre cinquemila persone guidati dal cardinale Crescenzio Sepe hanno chiesto di “non far morire la speranza”. Una fiaccolata promossa dalla Diocesi ma aperta a tutti, di tutte le culture e le fedi, insomma un corteo virtuoso per mobilitare le coscienze, per creare un argine al degrado e riaprire gli occhi sul futuro, magari con un po’ di fiducia. Mai la città è stata peggio. Che si mobilitino le forze migliori per tentare di salvarla! Come ha scritto ieri il direttore Antonio Sasso da troppo tempo Napoli sta soffrendo, mai però come in questi ultimi dieci anni, ha visto sommarsi tante e negative situazioni, sfociate nella madre di tutte le emergenze: quella dei rifiuti. Ora basta: va subito trovato “un passo più spedito” per fronteggiare e vincere insieme queste sfide . . . per chiamare ciascuno alle proprie responsabilità, e non sottrarsi alle speranze di un “tempo nuovo”. Servirà tutto ciò? Non che mi faccia illusioni, ma secondo me, si. La gente non ne può più dell’immondizia, della mancanza di lavoro, dell’inciviltà e dell’illegalità. E tutti siamo stanchi di perdere la faccia con il resto del Paese e del mondo che, tra camorra e rifiuti, ci considerano ormai un’ infezione. Non ne può più, ma non sa da dove ripartire perché la città è senza guida. Il cardinale con il Giubileo ci offre una bussola, indica una direzione di marcia. Non è poco. Ma servirebbe a poco se contemporaneamente tutti non ci facessimo un esame di coscienza. Perché è vero che il pesce puzza dalla testa (cioè dalla politica scadente, dal potere compromesso, dall’inefficienza di chi ci governa) però non possiamo negare che a Napoli ci sono ancora i lazzaroni ed i “baroni”, un sottoproletariato incivile e violento e una borghesia, (una parte), imbelle e servile, pronta a tradire. E che i vicerè di oggi non sono più come don Pedro de Toledo ma ben altra cosa. Lazzaroni, camorra e baroni, minoranze, ma in grado di avere la meglio sulla maggioranza che dorme, subisce, rinuncia ed alla fine paga il prezzo più alto. Al corteo c’erano tutti, i buoni ed i cattivi. E c’erano anche ospiti insigni come Lucien Jaume, filosofo francese e Richard Samson Odingo, climatologo keniota, premio Nobel per l’ambiente. Ma se la mobilitazione non servirà a risvegliare quella maggioranza di napoletani in letargo, allora, ancora una volta, sarà stato tutto inutile. Poi c’è la politica che dovrebbe riprendere l’iniziativa. Come ha scritto Sasso spetta ora alla Politica, con la “P” maiuscola, dare le risposte che le competono . . . parlare un linguaggio nuovo, del “tempo nuovo. La domanda è: ma la “politica”, ne sarà capace?