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Campania, sfida decisiva per tutto il mezzogiorno

Post n°365 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

L’Economist “autorevole” quotidiano inglese, descrive del mezzogiorno come un “bordello” e ci unifica alla Grecia, il giovane  Letta, Enrico, (Pd), rileva che senza la Campania (“perché questa regione fa registrare le peggiori performance italiane”, così dice l’ex enfant prodige del centro sinistra e sembra di sentire corvo rosso) la media nazionale del prodotto interno lordo dell’Italia sarebbe superiore a quella di Francia e Germania,  il neo governatore veneto Zaia (Lega) ci bolla come patria di criminalità, falsi invalidi e disoccupati organizzati e ci intima di provvedere al nostro “riscatto etico, civile, economico ed operoso” condizione per chiedere solidarietà al resto del Paese. Dispiace dirlo ma l’ex Regno delle due Sicilie ed in particolare la Campania, sono percepiti in Italia e in Europa come luoghi di spesa improduttiva, sprechi e sperperi di ogni genere. E per come stanno realmente le cose, al netto di qualche marginale esagerazione, è difficile dargli torto. Naturalmente di tutto ciò c’è una responsabilità politica prevalente, (non esclusiva ma certo prevalente), del centro sinistra che, per quanto riguarda la Campania ma non solo, ha governato (ed a Napoli città, ancora) ininterrottamente da quindici anni. Per questo l’irritazione di Bassolino, riportata dall’assessore comunale Oddati (che si è scagliato senza mezzi termini contro il suo vicesegretario nazionale definendo le sue affermazioni malaccorte ed irragionevoli ecc.), risulta del tutto fuori luogo. Il punto è questo: è pensabile che alla vigilia del federalismo si possa chiedere in sede di decreti attuativi una particolare attenzione compensativa per il sud senza programmare una azione radicale di risanamento e far cessare lo scandalo di una spesa improduttiva, assistenziale e clientelare? Riteniamo di poterci presentare al tavolo delle decisioni politiche sull’attuazione della riforma con il bilancio fallimentare dei fondi Ue 2001-2006 dispersi a pioggia e neppure tutti investiti e men che meno spesi e di quelli 2007 – 2013 che, dopo tre anni, sono in larga parte in attesa di essere destinati in base ad una strategia di sviluppo? E pensiamo di poter continuare con un trend di spesa sanitaria che accumula debiti senza garantire neppure una decente assistenza per giunta con la ferita ancora aperta dello smaltimento dei rifiuti e lo scandalo di impianti di depurazione che inquinano e sette milioni di tonnellate di “false” eco balle che non si sa come e con quali soldi smaltire e la continua incessante pioggia di incarichi e consulenze, (solo la Tess in cinque anni ne ha date 703 per un tot di dodici milioni di euro, senza contare quelle di Comune, Regione, Provincie ed enti vari con la creazione di un vera e propria greppia clientelare di incarichi superflui, inutili, in molti casi grotteschi e ridicoli, spreco improduttivo indicibile e beffardo di pubblico danaro? Dopo quindici anni di governo locale della sinistra, nonostante il fiume di danaro ricevuto  e le condizioni di estremo favore godute dal bassolinismo sul piano politico, mediatico, sindacale, giudiziario, ci troviamo con il pil più basso del mezzogiorno ed il numero di disoccupati più alto, con settori produttivi come l’agroalimentare ed il turismo a rischio causa inquinamento e sfregi ambientali (60 mila vani abusivi accertati nella Regione ed almeno altri 30 mila in via di accertamento). Come uscirne? I primi passi del neo governatore Stefano Caldoro  vanno nella direzione giusta. Ma bisogna aiutarlo sostenere gli sforzi di una politica costretta al salto mortale di trasferire risorse da improduttività, assistenza e clientelismo alla crescita ed allo sviluppo economico, sapendo che questo comporterà tempi morti nei quali il compito dell’opposizione e dei sindacati è di non alimentare tensioni sociali e quello degli imprenditori è di scendere in campo e di investire.  In Campania si gioca il futuro del mezzogiorno e quello della unità del Paese. in essa si misureranno qualità e responsabilità di una politica che in prove così impegnative deve cercare il proprio riscatto e rivendicare il proprio primato.

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