Primarie pd: Bassolino (con Cozzolino) vince ma non convince

Post n°425 pubblicato il 25 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

Nel momento in cui scriviamo manca ancora la proclamazione ufficiale, ma la vittoria di Andrea Cozzolino alle primarie del Pd sembra definitivamente acquisita. Le ombre ed i sospetti sulle preferenze (decisive) di Miano e Scampia, troppe e troppo concentrate, non sembrano tali da azzerare il successo personale e politico del candidato. Una vittoria netta, ottenuta contro la maggioranza del partito, attestata a favore di Umberto Ranieri, e contro la discontinuità col bassolinismo, di cui Cozzolino è stato e rimane uno dei più fedeli esponenti. Ed anche una vittoria personale del candidato sceso in campo all’ultimo momento, in un contesto, in partenza, non favorevole. È possibile che, come ha detto Marco Di Lello, in passato a sua volta assessore con Bassolino ed ora leader del Psi e sostenitore di Ranieri, il voto è “la conferma della discesa in campo, con mezzi tutti da verificare, dei residui apparati di potere che hanno sgovernato Napoli in questi anni". Ed è possibile che ci siano state mobilitazioni clientelari e manipolazioni del voto, come ha affermato il vendoliano Mancuso, classificatosi terzo. Ma la “sinistra”, dopo vent’anni di potere assoluto, è anche questo. Il bassolinismo, col corollario iervoliniano, è anche questo e accorgersene ora è ipocrita e tardivo. Resta il dato di una grande partecipazione , quasi quarantacinquemila persone, e la affermazione del Pd come partito guida della coalizione di centro sinistra con la sconfitta, anche bolognese (a Bologna domenica si è votato per le primarie), di Vendola, il che avrà consentito a Bersani di tirare un bel respiro di sollievo. Ma emerge anche e in modo netto, la totale incapacità della sinistra di rinnovarsi e la sua connotazione di forza conservatrice . Il Pd, di origine ex comunista, a Napoli nella sua versione bassoliniana e continui sta, resta il fulcro dell’alleanza di centro sinistra, con buona pace delle componenti interne riformista e cattolica, dei socialisti, di Di Pietro e degli altri minori. E la vittoria di Cozzolino dimostra che, a Napoli, “la sinistra”, senza Bassolino, ossia il suo passato, non esiste. Ma, paradossalmente, proprio per questo è più facile che perda le prossime amministrative.

 
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Sinistra, primarie a Napoli, ma per far che?

Post n°424 pubblicato il 24 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

Dopo quindici anni di gestione dell’accoppiata Bassolino-Iervolino con il breve intermezzo di Marone, quindici anni di “sinistra” post comunista e post democristiana travestite da Ulivo, Unione, Partito democratico ecc., San Giacomo è al collasso. Le casse sono vuote, i debiti una montagna, la macchina comunale a pezzi, l’economia in recessione, la disoccupazione, specie quella giovanile, in crescita, le periferie ed il centro storico in abbandono, Bagnoli sempre più o meno al palo, Napoli est nulla di nulla, le tante iniziative annunciate, il water front, il campo sportivo a Scampia e tante altre, mere esercitazioni propagandistiche, una presa in giro per i napoletani, il piano regolatore bloccato, le opere pubbliche a rilento, una miriade di società partecipate inutili e indebitate, sospetti vari di cattiva gestione o peggio in molti campi, per ultime le spese (folli) ed eventuali sprechi sugli allestimenti artistici del metrò, sul quale, peraltro, si registrano ritardi enormi. Oltre a ciò una città sfibrata, rassegnata, ferita dalla gravissima crisi dei rifiuti che ne ha danneggiato mortalmente l’immagine nel mondo, controllata dai clan, connotata da lazzaronismi e opportunismi , screditata ed isolata dal resto del Paese. Oltre a tutto ciò, il nuovo sindaco si troverà in pieno federalismo fiscale, che da maggio entrerà in progressiva attuazione, quindi meriti responsabilità tagli recuperi di efficienza e produttività, insomma una rivoluzione che tra l’altro comporterà anche la costituzione dell’area metropolitana riproposta nella legge istitutiva del 2009. Una decisione che, per la sua complessità, da sola imporrebbe un enorme impegno ad hoc. Insomma, diciamo la verità, una situazione proibitiva della quale neppure nembo kid riuscirebbe a venire a capo. Ebbene, di tutto ciò si è parlato nel corso della lunga campagna elettorale delle primarie del Pd? Si sono affrontati temi, avanzate proposte, discusse soluzioni? Domenica la sinistra va a votare per scegliere il candidato a sindaco, ci va sui nomi, tutti di degne persone, ma con quali idee, con quale conoscenza delle condizioni delle municipalità, degli uffici comunali, dei bilanci delle partecipate, del personale, degli strumenti di intervento, con quali proposte? Probabilmente vincerà l’ottimo Ranieri, sostenuto oltre che dalla maggioranza del Pd anche da influenti ambienti esterni , dal mondo intellettuale e, per ultimo, dal “verde” Sorbillo che, proprio alla vigilia, ha rinunciato a suo favore. Ma chiunque sarà il candidato della sinistra,(anche gli altri hanno titolo, ad esempio l’ex assessore bassoliniano ed euro parlamentare Andrea Cozzolino o Nicola Oddati esponente di punta della squadra della Iervolino o l’ex magistrato Libero Mancuso per il quale Nichy Vendola si è sperso personalmente, chiunque sarà, dicevamo, dovrà fare i conti con il disastro che proprio la sinistra ha prodotto con varie, pesanti, reiterate responsabilità. E ciò sarà tanto più difficile in mancanza di una vera autocritica di una reale discontinuità al bassolinisso ed al corollario iervoliniano. Naturalmente non è mai troppo tardi. E se da domenica notte, il prescelto della sinistra, si dedicasse ad una campagna elettorale di contenuti sfidando su questo le altre forze in campo,la gente capirebbe di più e faremmo cosa utile per una città che deve ritrovare, si, normalità ma anche slancio, passione e voglia di fare: manutenzione, trasformazione, valorizzazione, lotta alla criminalità, al clientelismo, all’assistenzialismo, all’inefficienza, all’improduttività.

 
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Napoli e l'agonia delle persone oneste

Post n°423 pubblicato il 21 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

Tensione, dolore, rabbia a Pollena Trocchia, ai funerali di Vincenzo Liguori, onesto lavoratore, ennesima vittima innocente di camorra, padre di una collega, giustiziato solo perché suo malgrado presente ad una esecuzione ordinata dai clan. La tragedia familiare di Mary Liguori non è la prima e non sarà l’ultima del genere. La criminalità è la prima emergenza contro cui concentrarsi e per la quale chiedere al Governo di fare di più. Più volte abbiamo detto che il ministro Maroni, le forze dell’Ordine, la Direzione Antimafia, hanno inferto colpi duri alla camorra , in particolare ai casalesi dimostrando che lo Stato, quando fa sul serio, sa catturare i latitanti e decapitare i clan. Ma evidentemente non basta perché la malavita si riproduce velocemente e si ripropone con maggiore ferocia. La sensazione è che, nonostante tutto, ci sia una sottovalutazione, soprattutto locale, delle condizione in cui ci troviamo. La sicurezza e la legalità a Napoli e nel suo hinterland non sono garantite, praticate, sanzionate adeguatamente e non ci rendiamo conto che siamo vicinissimi ad un punto di non ritorno. Ci vorrebbe una stretta di freni. L’abbiamo scritto e lo ripetiamo. Ed a chiederla dovrebbero essere i poteri locali, le istituzioni, che invece tendono a minimizzare. Si dice che Napoli non è solo Gomorra, ed è vero. Ma il fatto che sia “anche” gomorra basta a renderci infetti e quindi a finire in “isolamento”, nella valutazione della intera comunità nazionale. Il nostro problema è di intensificare la capacità repressiva ed insieme agire per evitare che il virus contamini il corpo sociale, penetrando nel costume, nella cultura, nei comportamenti, rendendoci diversi anche nei modi di fare, nel linguaggio, nel modo di pensare, dal resto del Paese. Ciò che invece sta accadendo. Contro il virus camorra occorrono terapia radicale e vaccinazione di massa. Viceversa siamo condannati a perire e neppure tanto lentamente. Che il sacrificio dell’ennesimo innocente serva da monito!

 

 
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Battere la camorra per non soccombere

Post n°422 pubblicato il 17 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

 Ieri. Notizie dal fronte. Primo. Ennesimo delitto di camorra con vittima innocente, il papà di una collega. Mary Liguori era stata chiamata dalla redazione de Il Mattino per andare a “coprire”, come si usa in gergo giornalistico, un agguato con morto in provincia di Napoli. Era proprio nel suo comune, San Giorgio a Cremano. Duplice omicidio. Con la prontezza della cronista, Mary scende di casa taccuino alla mano. Una delle vittime è il papà. Vincenzo Liguori 57 anni, un onesto lavoratore finito nel mirino dei killer perché aveva assistito all'omicidio di Luigi Formicola, 56 anni, noto alle forze dell'ordine per estorsioni. Secondo. La Cassazione ha cancellato gli ergastoli ai responsabili dell'omicidio di Giuseppe Riccio, il giovane pizzaiolo ammazzato nel corso di un raid in un ristorante di Capodichino nel dicembre del 2005. Era anche lui una vittima innocente. Sono passati sei anni e Giuseppe è stato ucciso per la seconda volta. I due fatti sono distinti ma li lega la circostanza che fanno parte di una dimensione criminale nella quale Napoli si trova da sempre e nella quale rischia di soccombere come comunità civile. Che la camorra uccida anche gli innocenti non è una novità e che la giustizia usi a volte, a sproposito, più il guanto di velluto che il pugno di ferro, pure. La sensazione è che ci sia una sottovalutazione generale delle condizione in cui ci troviamo. La sicurezza e la legalità a Napoli non sono garantite, praticate, sanzionate adeguatamente. Spesso usiamo la tolleranza per scaricare la nostra coscienza e non ci rendiamo conto che siamo vicinissimi ad un punto di non ritorno. Ci vorrebbe una stretta di freni. Intendiamoci, contro la criminalità questo governo ha fatto più di ogni altro ed il ministro Maroni, le forze dell’Ordine, la Direzione antimafia, hanno grandi meriti, si veda la repressione dei casalesi. Solo che la camorra si riproduce alla velocità del suono e, soprattutto, penetra nel costume, nella cultura, nei comportamenti, rendendoci diversi anche nei modi di fare, nel linguaggio, nel modo di pensare. Insomma è un virus che richiederebbe una terapia radicale ed una concomitante vaccinazione di massa. Non le aspirine con cui tentiamo di infastidirla. Ma per questo occorrerebbe una determinazione, una organizzazione ed una efficienza, che francamente non si vedono da nessuna parte. Per esempio, non si capisce perché non chiedere l’aiuto dell’Esercito per presidiare strade e quartieri a rischio. Non si comprende perché non si vari un moderno piano di lotta alla criminalità sul modello anglosassone, con azioni tese a sfoltire il brodo di coltura, l’ambiente, in cui la camorra prospera. Perché, ad esempio, non si usi la leva fiscale, non si attuino controlli a tappeto su famiglie, clan, attività. Di questo non do la colpa a nessuno perché sarebbe facile attribuirne secondo il costume nazionale. Lo scaricabarile non serve. La sensazione però è che nel mezzogiorno, al di la delle parole, dello sdegno formale, della momentanea indignazione per il singolo fatto di sangue, manchi la volontà di liberarsi una volta e per tutte del cancro del quale stiamo morendo. Forse perché ci siamo assuefatti, perché l’illegalità offre più convenienze, più comodità, perché la tolleranza è meno impegnativa del rigore. In questo modo ci condanniamo a non avere futuro, a restare isolati dal resto del Paese, a morire lentamente. Da qualche parte dobbiamo pur trovare la forza per il nostro riscatto.

 
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Napoli: "Una madre, il grido di dolore di una città

Post n°421 pubblicato il 14 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

 Ci si potrebbe girare un film partendo dall’immagine di una madre disperata al capezzale del figlio in coma. Il ragazzo ha diciasette anni. Era entrato in una tabaccheria di via Cirillo per fare una rapina. Un proiettile lo ha colpito alla testa. A sparare, dopo avergli intimato l’alt, un poliziotto che voleva comprare un pacchetto di sigarette. Antony, questo il nome del ragazzo, è in condizioni disperate, la madre sta li a vegliarlo sperando in un miracolo. Dodici anni fa, il 5 gennaio del 1999, un carabiniere le aveva ucciso il marito mentre tentava di rapinare un ufficio postale di Secondigliano. Ed il 24 aprile di due anni fa, il figlio maggiore era stato ammazzato da un killer di camorra perché aveva rifiutato di affiliarsi al clan di Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio. Non voleva sottostare ai diktat della cosca. Voleva essere un “cane sciolto”, rapinare e vivere illegalmente senza chiedere il permesso al clan. E il clan ne aveva ordinato la morte. Un destino comune, spietato, tragico. Padre e due figli, colpevoli e vittime. La legge dello Stato che si difende, quella della camorra che si impone.
Il volto di Stefania, la madre, la sua vicenda umana, sono il grido di dolore di una città senza speranza. E potrebbero essere la trama di un film verità, l’altra faccia di Gomorra o di Passione, fuori dai luoghi comuni, dalle celebrazioni e denigrazioni retoriche, di una città sporca fuori e sudicia dentro, di un degrado umano e sociale incapace ormai di sperare nel proprio riscatto. Un film non sulla città che sta morendo, non sui rifiuti e sulla camorra, ma sulla povertà materiale e morale come condizione immodificabile, sulla mancanza di possibilità, di alternative, di costruirsi un destino diverso, di cambiare il senso della propria vita. Nel film Una Vita Tranquilla è il figlio a riportare il padre Toni Servillo nel baratro criminale da cui era uscito. Nella tragedia di Antony è forse avvenuto il contrario, il padre ha segnato il destino dei figli. Ma il tema è lo stesso: la ineluttabilità della propria condizione individuale senza il supporto di una società che cresce, si evolve, offre opportunità a cominciare dal lavoro. È questo il punto fondamentale del discorso da fare oggi su Napoli. Il lavoro, lo sviluppo, la produzione di ricchezza da redistribuire, la responsabilità come valore individuale e collettivo. Che è esattamente il contrario del “posto”, dell’assistenzialismo, della raccomandazione, dei soprusi e dei privilegi, piccoli e grandi. E, ovviamente la legalità, non come esercitazione astratta ma, insieme, causa ed effetto dello sviluppo.
Chi delinque sbaglia e paga a volte con la vita. Questo è pressocchè inevitabile. Ma dinanzi ad una madre disperata, che non si arrende, abbiamo tuttavia il dovere di interrogarci: il “contesto” sociale, economico, la città nel suo insieme, hanno offerto ad Antony, ed al fratello, una diversa possibilità di vita? E ad assumercene la responsabilità.
 

 
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L'anno che verrà e le sue incognite

Post n°420 pubblicato il 04 Gennaio 2011 da corvo_rosso_1

Si apre un anno pieno di incognite. La gente è stufa di una politica rissosa ed inconcludente ed è preoccupata per una crisi economica della quale ancora non si intravede l’uscita. Quello che più pesa è la mancanza di lavoro che colpisce giovani e meno giovani, in Campania sopratutto. È una emergenza che si aggiunge alle altre e che richiede rimedi rapidi ed efficaci. La Regione ha varato il piano formazione lavoro che partirà all’inizio del nuovo anno, si tratta di uno strumento utile speriamo che non si perda per strada. E prima della fine dell'anno è stato varato anche il piano casa. Due provvedimenti fondamentali in un territorio dove sono alte le percentuali di abusivismo e disoccupazione.  La politica nazionale resta poi al centro della scena mediatica: il governo regge o cade? Si vota a marzo oppure la legislatura prosegue? Nessuno lo sa. Quel che è certo è che a Napoli si vota per un nuovo sindaco. La Iervolino è giunta al capolinea, finalmente, e siccome non può venire più nera della mezzanotte, chiunque sarà il nuovo sindaco, possiamo solo migliorare. Speriamo solo che non sia troppo tardi, speriamo che la città sia in grado di reagire, che si metta in campo qualche progetto che serva a creare ricchezza e posti di lavoro. Però tutti ci dobbiamo dare una mossa perché nessuno ci verrà a dare una mano se non dimostriamo di meritarcelo. Non possiamo abbandonarci ad una sorta di laissez faire, laissez passer che non fa altro che rendere più degradante lo stato dei fatti. Ogni anno speriamo nell'anno nuovo: infondo è una speranza, almeno questa ci resta. Per questo buon anno. Buon anno con tutto il cuore. Ne abbiamo veramente bisogno!

 
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Un sacchetto sotto l’albero

Post n°419 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

Natale con l’immondizia sotto casa è uno scuorno per tutti noi. Ed è una indecenza che al problema non si trovi soluzione. Le colpe sono note, è Natale e non ci va di rivangare, ma al punto in cui siamo è assolutamente necessario che si riesca a risolvere il problema perché il rischio grande è che ci abituiamo anche a questo ed allora veramente non ci sarà più nulla da fare. Se si deve fare la differenziata il Comune dia le regole e i napoletani la faranno. Ma senza bidoni diversi e senza regole, pure chi la vuole fare, ne sarà impedito. Si deve costruire il secondo inceneritore a San Giovanni? si bandisca la gara, si facciano gli appalti. Per far fronte all’emergenza servono nuove discariche? si provveda, non sarà la fine del mondo, in tutta la Campania qualche sito utilizzabile che non dia fastidio a nessuno, ci sarà pure. Quello che non si puo’ accettare e che questa vergogna dell’immondizia duri ancora perché ormai ci facciamo tutti una figura di m… Va bene è Natale, un brutto anno sta per finire, speriamo nel prossimo, auguri a tutti.

 
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La “doppia verità di Casini”. Il caso Campania

Post n°418 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

Qualcuno, forse proprio Casini, dovrebbe spiegare agli italiani la “doppia verità di Casini”. Il leader Udc, infatti, a Roma si oppone a Berlusconi ed al suo governo mentre in Campania ne è alleato, con ruoli chiave in Regione, nelle maggiori quattro Amministrazioni provinciali ed in moltissimi Comuni. Questo il quadro della “rappresentanza”, solo quella più significativa, dell’Udc in Campania. A Santa Lucia, il vicepresidente della Giunta Caldoro(Pdl), è Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco. Con lui Pasquale Sommese, assessore al Personale. Altra vice presidenza Udc alla Provincia di Napoli con Gennaro Ferrara , vice di Luigi Cesaro (Pdl) e altri due  esponenti Udc in giunta, Nello Palumbo, all'Urbanistica e Pietro Sagristani al Turismo. Anche ad Avellino, l’Udc  mantiene la vice presidenza della Provincia , prima col nipote di Ciriaco De Mita, Giuseppe, poi con Vincenzo Sirignano. Nella squadra irpina di Cosimo Sibilia (Pdl), siedono anche Maurizio Petracca all'Urbanistica e Vincenzo Solimene che ha la delega al  Lavoro. Anche alla Provincia di Salerno nella giunta Cirielli ci sono due Udc in giunta,  Mario Miano assessore all'Agricoltura e Nunzio Carpentieri all'Edilizia Scolastica. Infine il caso della Provincia di Caserta. Il presidente, l’on.le Domenico Zinzi, che martedì scorso ha votato alla camera contro Berlusconi, è stato eletto Presidente grazie all'appoggio determinante del partito di Berlusconi e delle altre forze del centro destra. Oltre alla Presidenza, l’Udc è riuscito ad accaparrarsi due assessorati, con Gianni Mancino all'Urbanistica e Carlo Puoti alle Attività Produttive e Turismo. Ruoli di peso, ruoli politici e di potere. La domanda è: è credibile una politica di opposizione al governo Berlusconi essendo alleati degli uomini di Berlusconi in Campania? Fini, Rutelli, Lombardo, che hanno aderito al Polo della nazione nato dopo il voto contro Berlusconi dovrebbero chiedersi se è credibile un ruolo “terzo”, di opposizione al governo e distante dal Pd, per la nuova formazione di cui sono co leader, visto che l’Udc ne è magna pars. E, soprattutto, tutti dovrebbero domandarsi se è serio nei confronti degli elettori mantenere in campo una così sfacciata “doppia verità” da parte di un partito importante come l’Udc e di un raggruppamento da cui in larga misura dipende la stabilità del Governo. 

 

 

 
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Un giubileo per Napoli

Post n°417 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

Un giubileo per salvare Napoli. L’altro ieri oltre cinquemila persone guidati dal cardinale Crescenzio Sepe hanno chiesto di “non far morire la speranza”. Una fiaccolata promossa dalla Diocesi ma aperta a tutti, di tutte le culture e le fedi, insomma un corteo virtuoso per mobilitare le coscienze, per creare un argine al degrado e riaprire gli occhi sul futuro, magari con un po’ di fiducia. Mai la città è stata peggio. Che si mobilitino le forze migliori per tentare di salvarla! Come ha scritto ieri il direttore Antonio Sasso da troppo tempo Napoli sta soffrendo, mai però come in questi ultimi dieci anni, ha visto sommarsi tante e negative situazioni, sfociate nella madre di tutte le emergenze: quella dei rifiuti. Ora basta: va subito trovato “un passo più spedito” per fronteggiare e vincere insieme queste sfide . . . per chiamare ciascuno alle proprie responsabilità, e non sottrarsi alle speranze di un “tempo nuovo”. Servirà tutto ciò? Non che mi faccia illusioni, ma secondo me, si. La gente non ne può più dell’immondizia, della mancanza di lavoro, dell’inciviltà e dell’illegalità. E tutti siamo stanchi di perdere la faccia con il resto del Paese e del mondo che, tra camorra e rifiuti, ci considerano ormai un’ infezione. Non ne può più, ma non sa da dove ripartire perché la città è senza guida. Il cardinale con il Giubileo ci offre una bussola, indica una direzione di marcia. Non è poco. Ma servirebbe a poco se contemporaneamente tutti non ci facessimo un esame di coscienza. Perché è vero che il pesce puzza dalla testa (cioè dalla politica scadente, dal potere compromesso, dall’inefficienza di chi ci governa) però non possiamo negare che a Napoli ci sono ancora i lazzaroni ed i “baroni”, un sottoproletariato incivile e violento e una borghesia, (una parte), imbelle e servile, pronta a tradire. E che i vicerè di oggi non sono più come don Pedro de Toledo ma ben altra cosa. Lazzaroni, camorra e baroni, minoranze, ma in grado di avere la meglio sulla maggioranza che dorme, subisce, rinuncia ed alla fine paga il prezzo più alto. Al corteo c’erano tutti, i buoni ed i cattivi. E c’erano anche ospiti insigni come Lucien Jaume, filosofo francese e Richard Samson Odingo, climatologo keniota, premio Nobel per l’ambiente. Ma se la mobilitazione non servirà a risvegliare quella maggioranza di napoletani in letargo, allora, ancora una volta, sarà stato tutto inutile. Poi c’è la politica che dovrebbe riprendere l’iniziativa. Come ha scritto Sasso spetta ora alla Politica, con la “P” maiuscola, dare le risposte che le competono . . . parlare un linguaggio nuovo, del “tempo nuovo. La domanda è: ma la “politica”, ne sarà capace?

 
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I quattro moschettieri del polo della nazione

Post n°416 pubblicato il 17 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

Berlusconi ha vinto, Fini ha perso. Ma se non allarga la maggioranza a perdere sarà il Paese. Dopo il voto ecco che ai tre moschettieri centristi, Casini, Aramis, Rutelli Athos e Lombardo Porthos si è aggiunto, come nel celebre romanzo di appendice di Dumas, romanzo a puntate come quello della politica ai giorni nostri, il quarto, Fini D’Artagnan (anche Gianfranco un po’ guascone come l’originale), per fare tutti insieme il polo della Nazione o terzo polo, e trasformare la vittoria di Berlusconi - Richelieu in una vittoria di Pirro. Berlusconi ha sogghignato ed ha bollato i quattro con uno “spariranno”. Ed in effetti i quattro non sono tutti per uno e viceversa, non hanno una regina come Anna d’Austria che ha bisogno dei loro servigi e neppure un duca di Buckingham che li protegge. Almeno per ora. Fuor di metafora senza Casini e gli altri, la maggioranza non tiene e neppure i cani sciolti (deputati che aderiscono singolarmente) possono salvarla. Certo. I quattro moschettieri centristi possono sempre fare un accordo con il potente e temibile Berlusconi Richelieu, magari dopo Natale e dopo uno sguardo realistico ai sondaggi. Ma dovrebbero cospargersi il capo di cenere e questo mediaticamente è dura ad ingoiare. Per questo i bookmaker danno le elezioni anticipate alla pari. E tutto sommato, siccome ci sono molte cose serie da fare e non ne possiamo più di conti e scontri e neppure dei talk tv che da mesi non parlano d’altro, le urne a marzo sarebbero, sono il male minore.

 
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Napoli: i figli di un Dio minore

Post n°415 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

A Napoli i diversamente abili sono senza assistenza. Le cooperative sociali, medici, psicoterapeuti, assistenti, operatori formatori, che nei diversi centri prestavano un ottimo servizio a favore degli svantaggiati, dei portatori di handicap, insomma di tutti coloro che hanno bisogno di una assistenza che le famiglie non sono in grado di assicurare, sono da molti mesi senza stipendio.  Comune e Regione non hanno più soldi, le Banche si rifiutano di anticipare, gli operatori sono stanchi di aspettare ed i centri hanno chiuso, provocando problemi enormi alle famiglie che non sanno più quale santo pregare. Un intero mondo sotto natale ad un intero mondo fatto di persone di disabili di ogni età e di intere famiglie da un giorno all’altro si è visto negato un diritto non negoziabile, non comprimibile, il diritto a vivere una esistenza dignitosa. Diritto che misura il livello minimo di civiltà di un Paese, di una società.  E la cosa indigna. Perché senza fare facili populismi con tutti i soldi che si sprecano o che si spendono per cause discutibili o comunque non prioritarie, togliere i fondi ai diversamente abili è un delitto, un crimine civile che non ha giustificazioni. Sappiamo che il problema è stato sollevato e che le istituzioni non sono sorde e che qualcuno sta cercando una soluzione. Ma come sempre tutto avviene nella disattenzione generale. E questo deve far riflettere su una certa barbarie della modernità, del consumismo che produce egoismo, cinismo, disinteresse. Sarebbe uno scandalo se Comune e Regione non trovassero i fondi per riattivare l’assistenza ai non abili. Sarebbe una vergogna per le istituzioni e per tutti noi. Nessuno può decidere che altri diventino figli di un dio minore.

 

 
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Mezzoggiorno, ultima chiamata

Post n°414 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

Ieri, per un convegno insieme al Governatore Caldoro ed all’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, è stato a Napoli il ministro Raffaele Fitto, che si occupa di affari regionali ed ha competenza sulla politica per il Mezzogiorno. Il convegno verteva sul tema, in verità non nuovo, “mezzogiorno e ceti dirigenti”. Fitto ha ricordato che pochi giorni fa il Consiglio dei Ministri ha varato il piano per il mezzogiorno che stanzia risorse per 100 miliardi di euro e punta sulle infrastrutture, sulla fiscalità di vantaggio, sulla Banca del Mezzogiorno di cui Mediocredito Centrale dovrebbe diventare anima operativa. Ha inoltre detto che il Sud e' uno dei temi centrali dell'azione del governo e si è chiesto se la classe dirigente meridionale sia consapevole delle difficoltà ed all’altezza del compito. Domanda pertinente. La crisi del mezzogiorno, che negli ultimi anni si è aggravata, è figlia di una politica scadente e di una borghesia imbelle. Negli ultimi dieci anni le condizioni del sud sono peggiorate a causa del rifiuto di accettare la sfida col nord ed il resto del Paese. Senza le protezioni politiche nazionali della prima repubblica e dinanzi all’offensiva dell’Italia “forte”, il sud si è rinchiuso in se stesso ed ha continuato a coltivare i propri vizi, accumulando debiti colossali e disperdendo le risorse ricevute, come se, intanto, nulla fosse cambiato in Italia, in Europa, nel mondo. Ed è paradossale che a farlo siano stati gli esponenti del finto nuovismo, di una sinistra giunta al potere senza meriti, sull’onda di mani pulite. Un “onda” rapidamente trasformatasi in risacca stagnante, ad alto tasso di inquinante. Gli ultimi, sono stati i quindici anni che hanno affossato il sud ed ora risalire non sarà facile. Soprattutto senza un cambiamento radicale. Questo Fitto lo ha detto e con lui Caldoro e D’Amato, ma sul punto è utile insistere. Dobbiamo cambiare la nostra mentalità. Accettare sacrifici materiali. Uscire dal comodo conservatorismo che ci inchioda ad un passato di vizi pubblici. Occorre una politica ed un sindacato nuovi, senza condizionamenti, in grado di domare i corporativismi e riacquistare un ruolo guida. Serve una borghesia pronta a scendere in campo ed a svolgere un ruolo imprenditoriale ma anche sociale e culturale. Il mezzogiorno sta affogando nei propri debiti, deve risparmiare, tagliare, rinunciare. Se vuole evitare il default nei servizi sociali e o nella cultura o nella ricerca, deve darsi delle priorità, deve scegliere. Contemporaneamente bisogna investire in settori che creino sviluppo e quindi lavoro, con rapidità dato il ritardo. Azzerare la burocrazia, semplificare le procedure, favorire gli investimenti privati. Si potrebbe cominciare sbloccando tutto ciò che è stato programmato ed è fermo per negligenza amministrativa. Si potrebbe continuare concentrando le risorse disponibili su “sistemi” invece che su opere ed accelerare la capacità di spesa pubblica e privata. Naturalmente prima e durante, un forte impegno contro la criminalità ed a favore della legalità, quest’ultima risorsa “preziosa” per lo sviluppo. Caldoro ha parlato di “ricchissime potenzialità” ed ha detto che bisogna guardare al futuro e che occorre “una squadra” . Tutto giusto, tutto possibile. Ma improbabile, senza volontà, passione, orgoglio.

 
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Napoli: morire pur di non cambiare?

Post n°413 pubblicato il 10 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

 

Napoli ultima nella graduatoria delle città italiane? La cosa non stupisce. E neppure meraviglia il fatto che in questi ultimi dieci anni la situazione è peggiorata per il capoluogo ed anche per le altre provincie della regione che in tal modo finisce in fondo alla graduatoria stilata con rigore scientifico da Il Sole 24 ore tra tutte le provincie italiane. La classifica è stata redatta in base a parametri che misurano la qualità della vita: dal reddito ai consumi, dai trasporti agli asili nido, alla criminalità, alla disoccupazione giovanile, alla nascita di nuove imprese, alla cultura al fitness e così via, e la fotografia che ne vien fuori è impietosa. Siamo, appunto, gli ultimi. Dinanzi a questi dati si può reagire con incredulità, scetticismo, menefreghismo. Oppure si può partire da essi per cercare di ripartire. Innanzitutto è giusto ricercare le responsabilità di un simile declino. Politiche ma non solo. La politica da oltre quindici anni si è inceppata ed invece di far muovere la macchina ha prodotto gas tossici come un auto vecchia col motore da rifare. Più volte su questo giornale abbiamo analizzato le responsabilità della sinistra che ha governato per oltre quindici anni la città e per quasi altrettanti la regione e ne è venuto fuori un giudizio di condanna senza appello. Giudizio confermato da molti dati oggettivi e per ultimo dalla ricerca di cui stiamo scrivendo. La sinistra dovrebbe riflettere con umiltà su un fallimento che ha connotazioni straordinarie per le condizioni di assoluto favore e vantaggio in cui paradossalmente si è trovata ad operare. Non lo fa e questo conferma lo spessore di una crisi a mio giudizio strutturale. Almeno di “questa” sinistra. Poi la borghesia, imbelle, ingorda, compiacente, senza spina dorsale. Detto questo, ciò che conta ora è capire ed agire. Inutile aspettarci aiuti dall’esterno, nessuno alzerà un dito per salvarci, l’ultimo è stato Berlusconi sull’immondizia, ma non ce ne saranno altri. Dipende dunque solo da noi. Occorre cambiare radicalmente. Politica, economia, costumi, dipendono da noi, dalle scelte che facciamo. Non si tratta di destra o sinistra, si tratta di scegliere i migliori, quelli che sanno cosa fare e come fare. Per ridare dinamismo all’economia, per crescere, per creare lavoro, bisogna offrire condizioni di vantaggio per gli investimenti: condizioni ambientali, procedurali, di velocità, di sicurezza, di trasparenza, viceversa nessuno ci mette i propri soldi. Non siamo competitivi in nessun campo, nel turismo campiamo di rendita, consumiamo più di quanto produciamo, abbiamo un terziario dilatato ma privo di valore aggiunto, lasciamo a desiderare quanto a utilizzo produttivo delle risorse e a innovazione tecnologica. Dobbiamo superare il paradosso di una crescita senza sviluppo che ha generato mostruosità come la grande conurbazione metropolitana di Napoli con oltre 4 milioni di abitanti sul 10% del territorio regionale. Le potenzialità ci sarebbero e sarebbe qui inutile farne un elenco. Se cambiasse il nostro modo di (non) pensare ed il rifiuto a capire e ad agire in modo moderno, potremmo risalire in poco tempo. Ma è questo il punto: i napoletani, i campani,vogliono effettivamente cambiare? Senza voler essere pessimisti, è lecito dubitarne.

 
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Elezioni anticipate? Meglio il Berlusconi bis

Post n°412 pubblicato il 07 Dicembre 2010 da corvo_rosso_1

 

Crisi di governo, si naviga a vista. La mozione di sfiducia del terzo polo Fini, Casini, Rutelli conferma la chiusura di Berlusconi a qualsiasi trattativa prima del voto del 14 in Parlamento. Il rifiuto del premier di dimettersi e consentire una crisi pilotata, comporta l’ineluttabilità del voto parlamentare. Se Berlusconi passasse la prova, sia pure con solo qualche voto in più, avrebbe tutte le carte in mano per decidere col Quirinale che esito dare alla crisi. A quel punto per evitare le elezioni anticipate ci sarebbe un Berlusconi bis con il patto di legislatura proposto da Fini. Una maggioranza a quattro con Lega, Pdl, Fli e Udc per un governo in grado di completare la legislatura. Una ipotesi che ricostituirebbe su basi nuove tutta l’area di centro destra con in più l’Udc di Casini, dentro o con appoggio esterno al Governo. Un’ipotesi tutt’altro che improbabile, nel caso in cui Berlusconi dovesse passare anche solo al Senato, che eviterebbe il trauma di elezioni anticipate, accontenterebbe il Capo dello Stato, assillato dall’eventualità di un secondo scioglimento in quattro anni, darebbe stabilità al Governo, scoraggerebbe la speculazione finanziaria dalle incursioni sui nostri titoli di Stato e consentirebbe di celebrare senza patemi i centocinquant’anni dell’Unità del Paese. Certo, per Fini, accettare la premiership di Berlusconi sarebbe un boccone difficile da digerire, ma Parigi val bene una messa. E in questo caso “Parigi” sono le elezioni anticipate che Fini e Casini fortissimamente non vogliono. Viceversa se Berlusconi dovesse perdere la partita del 14 dicembre con una sconfitta anche al Senato, allora Napolitano potrebbe decidere di dare l’incarico di formare il governo ad un esponente dell’area Lega- Pdl il quale tuttavia non avrebbe speranza di raggiungere lo scopo senza l’avallo di Bossi e Berlusconi o, almeno, di uno dei due. Il che allo stato non è. Ma, si sa, in politica ogni giorno fa storia a se. Improbabile invece l’ipotesi di un governo sostenuto da tutte le opposizioni più Fli. Primo perché ad un’alleanza tra forze politiche opposte o distinte si oppone l’Idv di Di Pietro, secondo perché Vendola avrebbe a sua volta molti problemi, terzo perché da perderebbero voti un po’ tutti Fini a destra, Casini al centro e Bersani a sinistra, quarto perché questa maggioranza avrebbe pochi voti di margine, quinto perché il Presidente Napolitano incontrerebbe qualche difficoltà ad intestarsi un governo fatto da tutti quelli che hanno perso le elezioni contro quelli che le hanno vinte. Dunque l’ ipotesi del Berlusconi bis resta l’unica probabile ed è quella sulla quale ci si ritroverà all’indomani del 14. Restano sullo sfondo le elezioni anticipate. Ma la mia impressione è che ogni giorno che ci avvicina allo show down parlamentare, ci allontana dalle urne.

 
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Napoli Pd, il pasticcio delle primarie

Post n°411 pubblicato il 30 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Il centrosinistra napoletano sembra una maionese impazzita. Parliamo delle primarie per scegliere il candidato sindaco alle prossime amministrative. I vertici nazionali del Pd hanno confermato la data delle primarie del 23 gennaio ma hanno dilatato i tempi per la presentazione delle candidature. In attesa di una personalità forte che richiami l'attenzione dopo i no di Lucia Annunziata e Raffaele Cantone le uniche certezze sono i nomi di Umberto Ranieri, Nicola Oddati e – notizia dell'ultimora – Andrea Cozzolino. Quest'ultimo, dopo la cena svoltasi con lo stesso Oddati e il consigliere regionale Corrado Gabriele, che ha mediato tra i due delfini bassoliniani, ha deciso di raccogliere le firme e scendere in campo personalmente. Se si terranno le primarie saranno una gara tra ex pci e questo disturba e contraddice lo spirito della coalizione di centro sinistra che fa trapelare molti imbarazzi. Gli ex popolari del Pd stanno infatti tentando l'ultima pressione sul professore Carlo Borgomeo il quale però ha già respinto l’invito. Intanto, l'ala vendo liana che è la più inquieta, è alla ricerca dell’uomo in grado di sfruttare il vento favorevole creato dal governatore pugliese e da Pisapia a Milano. In queste ore si cerca di convincere tre persone in particolare: Massimo Brancato, ex segretario Fiom, la sociologa Enrica Ammaturo e il professore di Storia Luigi Mascilli Migliorini. ma, considerate le divisioni interne alla coalizione sono tutti riluttanti a prendere in esame le offerte. Resta in campo la candidatura del socialista Marco Di Lello che potrebbe rappresentare una soluzione intermedia, una sorta di ponte, tra il vecchio e il nuovo centrosinistra e per questo trova credito anche in ambiente democrat. Dunque la scelta del candidato del centro sinistra a sindaco di Napoli è in alto mare e non si escludono colpi di scena considerando che i nomi sul tappeto sono tutti deboli perché nessuno di essi garantirebbe l’unità della coalizione. Per questo non si esclude un’indicazione “romana” che all’ultimo momento potrebbe fare irruzione sulla scena e cancellando il pollaio locale. In effetti il fatto che i tre candidati in campo siano tutti ex pci conferma non solo il fallimento del pd ma anche quello della coalizione di centro sinistra. La quale, per avere una minima possibilità di successo, dovrebbe far dimenticare il decennio Iervolino, proponendo una credibile discontinuità di cui allo stato non si vede segno. Le primarie sembrano più l’occasione per un regolamento di conti tra ex Ds che la sede in cui decidere cosa fare per Napoli, come farlo e con chi. In tal modo la sinistra mostra di non saper approfittare delle difficoltà in cui versa il centro destra, a sua volta indebolito dalla scissione finiana, diviso da lotte intestine, con molti pretendenti a sindaco e poche idee per la città.

 
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Lordure d’antan

Post n°410 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Crepiamo di immondizia. Però la colpa non è di Berlusconi. . . Adesso lasciamo perdere chi è che ha combinato questo disastro dal quale non riusciamo a venir fuori, però dire che è colpa del cavaliere è falso ingiusto e serve solo ad assolvere una classe politica locale che soprattutto a sinistra si dovrebbe vergognare per i guai  che ha combinato. In dieci anni con i poteri straordinari ed il fiume di danaro che è arrivato si potevano costruire tre - quattro inceneritori, fare la differenziata, trasformare lo smaltimento dei rifiuti in un business redditizio, come hanno fatto in tutto il mondo, un esempio per tutti la Germania. Dice: ma qui da noi c’è la camorra. Ed è vero, ma si dovrebbe aggiungere che essa è l’effetto non la causa. La camorra prospera nell’emergenza e l’emergenza in questo caso non è data da un terremoto o da una inondazione non da un evento imprevisto ma dalla incapacità di chi ci ha governato e che invece di fare le cose necessarie ha perso tempo in questioni di lana caprina ed è rimasto paralizzato dalle proprie divisioni interne. Mi riferisco alla sinistra che ha governato ininterrottamente Comune e Regione per moltissimi anni sperperando risorse e occasioni utili. Poi è chiaro che quando si crea una emergenza la camorra si infila  ed occupa gli spazi lasciati vuoti da chi doveva provvedere. Ora non resta che provvedere e far cessare pericoli e vergogna. Se ne stanno occupando, ma troppo lentamente. Bisogna accelerare, trovare soluzioni straordinarie e ripulire la città prima che i rifiuti, dopo averne sfigurata l’immagine, sporchino anche  la sua natura. 

 
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I nuovi mostri (politici). Materiali per Striscia

Post n°409 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Galleria degli orrori. La Mussolini scatta in Transatlantico foto di  Mara e Italo in intenso colloquio, vista la (im) parii opportunità, la ministra l’apostrafa “sei una vajassa”, la nipote del duce risponde per le rime, riceve gli applausi di Cosentino e lo bacia sulla bocca. Bacio politico, naturalmente, ma politicamente appassionato seguito dal monito al premier “Silvio, la Carfagna sta con Bocchino lasciala perdere”. Insomma concorrenza pura al Grande Fratello o al Bagaglino,.Solo che qui è tutto vero. Ma non è tutto. La Carfagna si dimette poi parla con La Russa e ci ripensa. Allo stato non sappiamo se è dentro o fuori, se sta nel governo, nel partito, alla Camera o sta per uscirne e non sappiamo se e con chi continuerà a fare politica. Forse con Miccichè che è sottosegretario di Berlusconi ma sta fondando un altro partito, Forza sud, al quale potrebbe aderire anche la Prestigiacomo. Intanto Bocchino che, con Fini, ha fondato un altro partito, Fli, spiega che il Pdl è di Berlusconi e di Fini e che senza il consenso di entrambe il simbolo non si potrà usare. Casini fa sapere che voterà contro Berlusconi ma che sarebbe pronto ad entrare in altro governo, senza la Lega e mai col Pd di Bersani. Il quale invece vorrebbe allearsi con Fini e Casini ed anche con Bossi, ma senza rinunciare a Di Pietro e Vendola, che invece sono contrari. Fini e Casini vogliono un nuovo governo senza Berlusconi e senza la sinistra, Bersani ne vuole uno tecnico con Fini, Casini, Di Pietro e Vendola. Vendola vuole le primarie per battere Bersani e guidare la sinistra, Di Pietro vuole votare subito, Grillo dice che è tutto vecchio e putrefatto, Pannella ce l’ha con Bersani ma non tratta con Berlusconi, Ferrero rifonda la sinistra proletaria. Si vota il 14 per la fiducia, prima al Senato dove il Governo la ottiene, poi alla Camera dove invece la perde. Berlusconi, dicono, è alla frutta. Tutti gli altri al caffè, anzi peggio. Viva la seconda repubblica, viva l’Italia.

 
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Mezzogiorno tra crisi e ripresa...

Post n°408 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Il Cavaliere è  tornato a Napoli col piano per il sud in tasca, è tornato per misurare la febbre da cavallo per la monnezza nelle strade, un’emergenza che ha richiamato a Napoli  perfino Al Jazeera, l’emittente araba con simpatie talebane. E’ tornato per nominare il generale Morelli, ex numero due di Bertolaso, referente del Governo sulla crisi ed è tornato anche per far capire alla gente che le soluzioni ci sono. Certo, ci vuole tempo, ma ce la faremo. Al Premier non manca il coraggio, affronta le criticità e ci mette la faccia. Il suo, sui rifiuti, non è stato uno spot . Nel 2008 gli strumenti li aveva forniti e se non hanno funzionato la colpa non è attribuibile a  Palazzo Chigi. In due anni, la Regione bassoliniana è rimasta a guardare le discariche che si riempivano e il comune, guidato dalla immarscescibile Rosetta, anziché aumentare le percentuali di raccolta differenziata, aumentava il debito dell'Asia. Ora la patata bollente è di nuovo nelle mani di Regione, Provincia e Comune che, stavolta, non possono sbagliare. Ed il fatto che Berlusconi ritorni sul luogo del delitto (commesso da altri) in qualche modo rassicura. Ma, dicevamo, Berlusconi ha portato a Napoli anche il Piano per il Sud appena sfornato dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento stanzia risorse per 100 miliardi di euro e punterà sulle infrastrutture, dalle ferrovie all’edilizia scolastica, sulla fiscalità di vantaggio e sulla Banca del Mezzogiorno.
Il piano si articola in un documento programmatico, due decreti attuativi, uno ministeriale e uno legislativo, ed una delibera Cipe. Martedì Poste e Bcc formalizzeranno a Unicredit l'offerta di acquisto di Mediocredito Centrale per dare corpo al progetto della Banca del Mezzogiorno ed un'anima operativa al futuro istituto, leva centrale e strategica del piano per il Mezzogiorno.
Dei cento miliardi stanziati, venti sono già in programmazione e gli altri ottanta derivano da fondi Fas o non spesi o bloccati, come ha affermato il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. Il risparmio investito nel Sud potrà beneficiare di una fiscalità di vantaggio, perché “i capitali pagheranno mezza aliquota”, come ha precisato Tremonti. Il ministro ha spiegato che il  Piano prevede la sostituzione degli attuali trasferimenti a pioggia con meccanismi di sostegno al credito di imposta fiscale e si è detto «orgoglioso» del lavoro complessivamente fatto per il Mezzogiorno. Ad occhio e croce lo strumento per riattivare la crescita del mezzogiorno non sembra questo fulmine di guerra che qualcuno preannunciava. Va detto però che con i tempi che corrono cento miliardi sono una cifra considerevole e che tutta la partita si giocherà non sulla mancanza di risorse ma sulla capacità progettuale e di spesa delle Regioni che, come sappiamo, è molto bassa. Per questo sarà necessario affrontare il tema e creare condizioni procedurali e strumentali per aumentarla.     

 
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Non giova a nessuno che Mara Carfagna lasci Ministero Parlamento e Partito.

Post n°407 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Di certo si poteva evitare tanto clamore in concomitanza col vertice di Lisbona. Di certo si dovevano evitare foto insinuanti e insulti pesanti, di certo bisognerà far cessare il colpo su colpo tra la ministra e la nipote del duce,  ma perdere la Carfagna sarebbe un errore e prestarle attenzione potrebbe tornare utile al popolo delle libertà ed anche al centro destra nel suo complesso che a Napoli, ma non solo, non attraversa un momento felice. In questa vicenda è difficile distribuire torti e ragioni e sarebbe anche del tutto inutile. In politica, si sa, ciascuno ha le sue, e a sindacarle si finisce con alimentare le tensioni piuttosto che spegnerle. Per questo non entreremo nel merito della querelle che del resto non credo appassioni più di tanto gli italiani impegnati a far quadrare i conti di fine mese.  Quel che è certo è che Mara Carfagna è un ottimo ministro, è una donna intelligente, ha una sua popolarità confermata dal successo elettorale alle regionali e, dunque, perderla, per il Pdl, significherebbe perdere una risorsa che del resto proprio Berlusconi ha avuto la capacità e la generosità di scoprire e lanciare sulla scena  politica. sarebbe un errore se il suo partito la lasciasse sola, ciò che del resto non avverrà viste le solidarietà del movimento giovanile, di Frattini e Prestigiacomo, con la Carfagna fondatori ed animatori dell’associazione “Liberamente”, di Bondi, dello stesso La Russa e di tanti altri. Ma, naturalmente, la Carfagna deve resistere, non fare passi falsi, concentrarsi sul lavoro ministeriale e pur essendo padrona di manifestare il suo dissenso sul territorio, evitare che la querelle intorno al termovalorizzatore di Salerno finisca con l’assorbire la sostanza del suo lavoro politico. Continui a chiedere il rinnovamento del pdl in Campania, ad evidenziare errori e storture, a impegnarsi per il suo territorio, sapendo però che il suo ruolo è nazionale ed il suo compito è rafforzare il partito, non il contrario. E, se è permesso un consiglio, abbia la pazienza e la freddezza di tenere botta come si richiede a chi fa politica ed ha una forte esposizione mediatica. 

 
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Napoli: degrado, sprechi, errori, danni, la colpa è sempre di Berlusconi

Post n°406 pubblicato il 29 Novembre 2010 da corvo_rosso_1

Qui a Napoli l’aria è pesante. Non bastava l’immondizia nelle strade o il crollo della domus gladiotoris a Pompei, non bastavano gli sperperi di fondi UE accertati e censurati dagli ispettori ministeriali da parte della Regione, non bastavano i debiti da capogiro delle società partecipate del Comune che ammontano ad oltre un miliardo e trecentoventi milioni di euro. Ieri l’austriaco Johannes Hahn commissario europeo alla e politiche regionale tramite il suo portavoce, l’olandese Van Lierop, ha chiesto alla Regione la restituzione dei 720 mila euro pagati al baronetto inglese per il concerto della festa di Piedigrotta dell’anno scorso e quindi la somma sarà dedotta dalla prossima erogazione dei fondi strutturali per lo sviluppo regionale: 2,25 milioni di euro – 720,000! Il portavoce olandese ha spiegato che  il contributo è stato ritenuto non regolare perché “i fondi  possono essere usati solo per  manifestazioni culturali  'strutturali' e di lungo termine". Il concerto di Elton John, detto anche rocket man dal titolo di una sua canzone e per la capacità di farsi pagare profumatamente, si tenne la sera dell’11 settembre del 2009 e durò tre - quattro ore. Poi l’artista britannico si imbarcò sul suo jet privato e ripartì. Naturalmente ci furono polemiche e la Procura aprì un’inchiesta ipotizzando il reato di abuso di ufficio. Infine il deputato leghista Borghezio ha sollevato in sede UE la questione e siamo arrivati alla decisone di ieri.  Inutile nasconderlo, oltre il danno, perché ormai sono soldi persi, per Napoli e la Campania si tratta dell’ennesima mortificazione. In questo caso abbiamo fatto la figura di scialacquatori un po’ grossieux, provinciali e cafoni, senza cultura, perché Elton John è una star internazionale del rock  ma non c’entra nulla con la tradizione della festa di Piedigrotta. Proprio nulla, anche a considerare la giusta esigenza di una reinterpretazione in chiave moderna della festa. Niente di personale, ma le responsabilità di tutto ciò di cui soffriamo in questi giorni e per cui siamo additati come esempio pessimo da non seguire dinanzi al mondo intero, dall’immondizia alla Sanità, dagli sprechi di pubblico danaro, alla disamministrazione ed ai debiti che paralizzano le istituzioni locali e ci condannano al ristagno economico e ad un elevata disoccupazione,  hanno un nome e cognome, si chiamano Bassolino e Iervolino, essendo loro i responsabili politici degli ultimi quindici anni del Governo della Regione e del Comune. Tutto questo è oggettivo ed è noto, ma se ne parla poco, anzi si tende a nasconderlo perché si tratta di responsabilità della sinistra, di partiti e di esponenti politici, che godono di protezioni mediatiche e giudiziarie scandalose, come confermano i processi farsa in corso per lo scandalo rifiuti del 2008, le lentezze e le distrazioni delle magistrature, una tutela della stampa e dei talk tv che non si cura di offendere la verità. Per cui, se a Pompei crolla la casa dei gladiatori per un restauro fatto male nel 1950, il ministro Bondi si deve dimettere e se siamo pieni di monnezza la colpa è di Berlusconi mentre, sempre per i media compiacenti ed i magistrati amici, lo sperpero di milioni e milioni di euro della Ue per sagre, film, serial tv, mostre, consulenze, assunzioni clientelari e prebende agli amici, sono soldi spesi per lo sviluppo. E sarà così anche per quelli dati a Rocket man per tre ore di concerto a Napoli. 

 
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