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Creato da: sareva82 il 29/06/2009
commedia romantica in ospedale vista mare

 

 
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cap. 42 - La scuola -

Post n°45 pubblicato il 23 Agosto 2009 da sareva82

Nello stesso momento in cui l’ultimo lembo di camice bianco svolta l’angolo, sento un “Psssttt…psssttt…” provenire da dietro la vetrata da dove spuntano anche inconfondibili ciocche di capelli biondi.

“Stefania!” sussurro avvicinandomi a lei, “che ci fai qui?”

“Zitta! non voglio che Francesca mi veda”, geme guardandosi attorno con fare furtivo.

Le faccio cenno di aspettarmi fuori e vado in perlustrazione in Pronto Soccorso con l’aria così vaga che persino Mr. Magoo si accorgerebbe che ho qualcosa da nascondere. Francesca sta chiacchierando con la sua infermiera preferita, il ‘moffetta’ se n’è già andato giusto per non far dimenticare a nessuno che il capo fa sempre quello che gli pare, i box sono tutti meravigliosamente privi di clientela e così mi dileguo.

Esco di corsa e vado a nascondermi dietro una magnolia dal tronco imponente. Lei mi raggiunge immediatamente in versione irrigatore e mi inonda seduta stante di un fiume di lacrime e parole.

Pare che sia stata convocata a scuola di Cristiano per comunicazioni urgenti e che al suo arrivo in sala professori, questa mattina, abbia trovato “Un energumeno di un metro e novantacinque e di cento chili almeno di muscoli”.

“Bè”, provo ad azzardare, “Non mi sembra ‘sta gran sfiga, così a occhio e croce”

“Per favore non interrompermi”, sibila con una voce tagliente tragicamente uguale a quella di sua sorella.

Soffoco il desiderio di mandarla affanculo della serie punirne uno per educarne due perché le sorelle Ordinett mi stanno scocciando davvero e con una pazienza inconsueta, le sorrido e mi accingo a ricevere nuovi dettagli di cui mi interessa appena un tantino meno che della politica economica della Bolivia.

“Un bifolco, ti dico, che occupava tutto lo spazio nell’angusta sala professori e per di più mi guardava un’insistenza e una sfrontatezza…”

“Ho capito”, cerco di tagliare corto un po’ perché sono stufa del ruolo di confessore universale e un po’ perché da un momento all’altro potrebbe piombarci addosso Francesca e allora sì…

“No”, squittisce lei isterica, “non puoi capire, non puoi! Era il padre di quella ragazzina…quella che ha fatto perdere la testa a Cris”

Una fucilata nel culo mi avrebbe fatto meno effetto. Salto su come una molla e mi sintonizzo meglio perché dai, dopo tutti i tentativi andati in fumo, questa proprio non se l’aspettava nessuno. Comincio a buttare giù a mente un progetto di romanzo serendipitoso.

“E com’è, eh?”

“Te l’ho appena detto: un tamarro” sbuffa cercando di riportare il discorso sui binari cari ad Euripide.

“Sì, ho capito, ma occhi…capelli?”

“Ma chi vuoi che se ne freghi! Capelli corvini corti, pettinati all’indietro con un paio d’etti di gel e occhi chiari, forse grigi, pelle olivastra e una bella bocca con le labbra un poco tumide”.

“Da affanno, direi”.

“Figurati! Non è il mio tipo”. E meno male, sennò gli controllavi pure il colore dei calzini, penso.  

“Non sai il resto altrimenti non parleresti così”.

“Vai avanti”

“Pare che i ragazzi siano i peggiori studenti della classe e che il consiglio dei professori abbia stabilito che se continueranno così non li ammetterà agli esami”. A questo punto si ferma e comincia a singhiozzare senza controllo per poi riprendere: “Ma non è tutto. Lui, il buzzurro, dapprima ha tentato una penosa arringa in difesa dei due, poi ha minacciato punizioni da torquemada e per concludere si è scagliato contro di me accusandomi di essere indirettamente responsabile degli insuccessi scolastici di sua figlia”

“?!?”

“Ha detto che Susanna ha sempre attorno quello…scansafatiche…proprio così ha detto, quello scansafatiche di Cristiano e se non sarà ammessa agli esami mio figlio dovrà vedersela con lui e…dio non voglia…che…Susanna gli faccia una brutta sorpresa…”

“Che brutta sorpresa?”

“Per l’appunto quello che ho chiesto io, bè…una gravidanza. Ha detto che se Susanna eccetera eccetera lui mi rimanda Cristiano dentro un panino di Burghy. Dopodichè se n’è andato come un montone infuriato”.

“Prendiamoci una pausa di riflessione, okay?”, la imploro con le dita già incollate alla tastiera del cellulare pronte a formare il numero del mio nipotino.

Ci salutiamo con la promessa di aggiornarci prestissimo e io scappo a telefonare a ‘Franti’. Che ha il cellulare spento. Sono troppo stanca per continuare a lavorare e vado a togliermi il camice per tornare a casa.

Uscendo dall’ospedale tampono una Porsche e questo era esattamente quello che mi mancava.

“Il tizio al volante quando è sceso pareva l’incredibile Hulk. Bbbbonissimo da non credersi, accento bolognese, ma incazzato come… come …come il serpente a sonagli della barzelletta”

“?!?” Lo sguardo di Gloria mi fa ricordare che le sante donne come lei non hanno dimestichezza con le barzellette.

“Cosa fa un serpente a sonagli?”, le chiedo raccontando questa vetusta facezia e proseguo senza darle il tempo di ammettere che non lo sa: “A sonagli ‘un lo so ma a pestagli s’incazza”, recito con marcato accento toscano. Lei mi guarda confusa e vacua e poi sorride incerta. Di sicuro non ha capito. Morta di frustrazione continuo il resoconto dell’avventura.

“Bè, poi ha bestemmiato come un camallo e io, viste le brutte, una volta tanto ho deciso di non tirare fuori le unghie che con questo genere di individui non è mai una tattica vincente. Infatti lui si è rabbonito e mi ha addirittura invitato a bere un aperitivo”.

“Oh, bene. Ti è sembrato uno con intenzioni serie?”

Diable! Abbiamo solo bevuto un Campari soda!”

“Io sono della generazione che non va a bere Campari soda con uno sconosciuto tanto per fare una cosa”

“Maddai, Gloria, adesso non venirmi a dire che è disdicevole pure ‘sta cazzata”

Lei, serissima, fa: “Il prezzo di una donna è il desiderio e per farsi desiderare non bisogna mostrarsi troppo disponibili”

“Dimentichi che lui non è il mio principe azzurro”

“Come fai ad esserne così sicura?”

“Non mi ha fatto raggrinzire le meningi. E’ solo un bbbonazzo con cui trascorrere qualche ora giusto per non fare la muffa”

“Ammettiamo che sia come dici tu. Corri il rischio che il principe azzurro ti passi accanto mentre sei con lui e non ti noti. Oppure corri il rischio di sottovalutarlo. Magari ad una osservazione più approfondita lui è davvero l’uomo della tua vita”

“E vabbè, allora un Campari bevuto alle due del pomeriggio non inquinerà il nostro rapporto”

“Sì, invece. L’uomo che insisterà per sposarti deve desiderarti più di ogni altra cosa al mondo e più tu gli apparirai misteriosa e irraggiungibile più lui ti amerà”.

“Vuoi dirmi che tu con Marcello hai fatto la preziosa?”

“Al punto che, come puoi vedere”, fa un gesto ampio che abbraccia me e la stanza, “non mi sono mossa da qui per andare a vivere con lui e trascorro qui quasi tutte le mie serate”

“E non hai paura che possa incontrare un’altra diciamo…più…disponibile e ti lasci?”

“Non è ancora nato l’uomo che lascia la donna che riesce a tenerlo sulla corda”, sorride maliziosa.

Io faccio un rapido salva con nome dell’argomento riservandomi di organizzare al più presto un cineforum con le amiche per discutere su questo tema.

 

 
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