femminile plurale

capitolo diciassette - Avolte ritornano

Oggi mi sono presa un giorno di ferie – diciamo meglio: oggi ho abbattuto a fucilate il

primario per ottenere un giorno di ferie – per finire il cambio di stagione negli armadi

perché siamo in autunno e io ancora ho in giro magliette giromanica e prendisole

hawaiani e vabbè il clima ma la mattina e la sera fa freschetto.

Cd dei Supertramp a tavoletta, finestre spalancate per far entrare un sole radioso che

al nord Bossi se lo può sognare, tanto lui se ne fotte perché gli basta l’acquasanta del

Po, bicchierone di latte di mandorla ghiacciato da sorseggiare mentre imbalsamo

camicette e magliette, bastoncino d’incenso alla margherita che spande un profumo

talmente rilassante che manca poco e il corrimano della scala mi si trasforma nel

nastro di Sailor Moon, qualche passo di danza ogni tanto per sottolineare a me stessa

che sono felice: a perfect day. Sono felice. Sono una donna felice anche senza

Principe Azzurro. Sono felice: ho un figlio meraviglioso, sette cani insopportabili, un

mucchio di gatti randagi sempre sotto il balcone a reclamare le razioni K, ho amiche

simpatiche nonostante tutto e due amici maschi fedeli come il commissario Rex, ho un

lavoro che mi piace…sono felice…

E te pareva!…

Non ha neanche telefonato per annunciare il suo arrivo. Semplicemente, ho sentito

abbaiare i cani e ho capito che c’era qualcuno al cancello. Mi affaccio, la vedo e spiro.

Riemersa dal passato in versione zombie: Gloria.

Noooo! Ma che ho fatto di male io che ero così felice?!?

“Dille che non ci sono” piagnucolo rivolta a Idefix dimenticando che lui, decano della

truppa a quattro zampe, adora quella calamità naturale.