Costanza e Contegno

Interpretazioni dai due mondi

 

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Capitolo Secondo

Post n°41 pubblicato il 30 Novembre 2014 da CostanzaeContegno

Per strada

I rumori in strada si fanno più forti, è ora di conoscere questa città, di imparare le vie e le strade e le persone e non vedo l’ora di incontrare qualcuno, dalla mia ho la buona mano della sconosciuta, vivo da poco qui e non ho ancora avuto modo di conoscere nessuno a parte qualche collega, quindi mi butto nella mischia, mi vesto semplicemente infilandomi una minigonna, delle autoreggenti nere e un maglioncino stretto, il seno sembra esplodere quando lo costringo, magari terrà a bada i miei bollenti spiriti che questa mattina mi stanno ossessionando, guardo dalla finestra, la giornata è proprio fredda, le persone camminano per strada emettendo fumo dalla bocca ad ogni respiro, corrono tutti, chissà se qualcuno si fermerà ad osservarmi.. Mi metto un cappotto lungo, nero, e gli stivali alti, forse troppo, ma oggi voglio osare.

Entro in ascensore, il freddo è forte e mi inonda le gambe, su fino al lago di piacere che ora si sta congelando, avrei dovuto mettere i pantaloni, che freddo, bè almeno resterà fresca  tutto il giorno! Inizio a camminare verso il centro, da casa mia non ci vuole molto, qualche passo, qualche sguardo, come corre la gente in questo posto, non sono pronta ad essere evitata, mi apro il cappotto, rischio l’inferno di febbre domani, ma ora qualcuno mi vedrà.

Sul marciapiede di fronte a me si avvicina un uomo, qualche anno più di me non può far male, brizzolato, alto, un bel fisico, mi guarda, mi sorride, mi saluta, avverto il suo piacere nel vedermi, lo guardo, le dita… la fede… Aurevoir.. Continuo da sola..

Sembro Lara Croft in Alaska… solo che io mi sto congelando…mi chiudo il cappotto e abbastanza scoraggiata entro in un negozio giapponese, almeno troverò qualche regalo di Natale per le mie amiche.

Che strano luogo, pur essendo in centro non ci sono che io, non vedo nemmeno commesse, sarà chiuso, giro sui tacchi se pur incuriosita e mi avvicino all’uscita, è chiusa, probabilmente si deve suonare per poter uscire, ma dove? Fa caldo, mi apro il cappotto, tolgo il cappello e sciolgo i capelli, mi sa che qui la cosa sarà lunga. Cerco qualcuno, chiamo, mi guardo intorno e vedo strani vestiti da Geisha, colori per il viso, per le labbra, manichini con biancheria intima veramente piccola, immagini e quadri raffiguranti posizioni dell’amore giapponese, oli, coperte, bicchieri, teiere, futon,

Inizio a preoccuparmi e non trovo nessuno, penso che la commessa sia uscita un attimo e mi siedo su di una poltrona di bambù ad aspettare qualche anima viva, mi ammiro riflessa di fronte a me, uno specchio con una cornice antica mi scruta, apro un po’ il cappotto, apro un po’ le gambe, non sono niente male, seduta e abbandonata sullo schienale della grossa poltrona, con un accenno di mutandine nere di pizzo, le autoreggenti sono assolutamente sexy, mi piaccio, ancora io, solo io…

Ma qui non arriva nessuno? Tolgo il cappotto e inizio a girare per il negozio, abbandono la borsetta, vedo dei mini abitini di seta, sembrano piccoli, ma nessuno si offenderà se li proverò, così per passare il tempo.

Si legano dietro al collo, raccolgo i capelli in un grande nodo, tolgo il maglioncino e lo appoggio alla poltrona, poi mi sistemo dietro un paravento e abbandono anche il reggiseno di pizzo nero e lascio cadere la seta del piccolo vestito sul mio seno nudo, un’apertura proprio al centro dei seni lascia intravedere tutta la piega e si apre fino a lasciar vedere molto, troppo… mi piace, cade fino alle cosce, così decido di levarmi la gonna e lasciare solo le calze e gli stivali… Sta entrando qualcuno, e io sono mezza nuda e senza nemmeno la borsa dove è presente la mia unica difesa…lo spray antiaggressione…

Una voce maschile chiede spiegazioni sul cappotto e la borsetta, mi sporgo da dietro il paravento di carta giapponese e bofonchio un “sono qui”..

Uno strano vecchietto si avvicina e senza pudore mi guarda come se fossi una figurina su un album pornografico, facendo segno di sì con la nuca, ripetutamente, mi inquieta, io cerco di dare spiegazioni, lui accenna una risata, mi indica alcune telecamere proprio dietro il paravento, dove io ho fatto il mio streap-tease personale e dietro lo specchio a cui ho donato le mie grazie… mi sento davvero ridicola se non perversa e allo stesso tempo spaventata…

Il vecchio scompare ridendo e dietro una porta nascosta da una tenda rossa appare un uomo, dalla somiglianza potrei dire un figlio o un nipote, non saprei, mi chiede scusa, ma era stato più forte di lui restare a guardare la mia esplosione di sensualità privata, io mi sento molto offesa e non so dove togliermi il vestito per potermi rivestire, lui notando il mio imbarazzo mi dice che per farsi perdonare mi regalerà quello che ho addosso e mi passa il cappotto, libera di potermene andare… libera mi chiudo il cappotto, libera e sicura guardo l’uomo che mi ha spiata, mi sento violata nella mia intimità ma mi piace sapere che quell’uomo ha potuto godere di me… chissà in che modo? Si sarà toccato? Sono confusa tra piacere e disgusto… I miei occhi passano al setaccio il corpo di lui, vedo un rigonfiamento interessante e mi sento lusingata e inquietata, vedo i suoi muscoli sotto una maglietta di seta maniche corte, non avrà freddo? Sarà caldissimo… Mi viene una voglia incredibile di farmi mettere le mani addosso da lui, le dita? Mio Dio, le dita…

 

I miei occhi mi hanno tradita, capisce che non me ne voglio ancora andare, mi chiede se può essermi utile per altro, io ho voglia di scappare, mi stringo nel cappotto e mi avvicino all’uscita, mi sento tirare per un braccio e in un secondo mi ritrovo dietro al paravento, so che la telecamera ci sta riprendendo, non voglio che mi veda nessuno, ma sono completamente immobilizzata, mi infila una mano dentro il cappotto e lentamente cerca le mutandine, le sfila piano accarezzandomi la gamba e scendendo fino ai miei piedi, le annusa, le lecca, e ancora le respira, sembra inebriato, sembra pazzo, appoggia il pizzo sulla telecamera e ora siamo soli.

 
 
 

giana trifronte

Post n°40 pubblicato il 26 Novembre 2014 da CostanzaeContegno
Foto di CostanzaeContegno

Mini sondaggio

Costanza perplessa titubante, il continuo del suo racconto io già lo conosco, ma lei non sa che Costanza offrirvi, quella che veramente è? quella che vorrebbe essere? o quella che vorreste voi? Scegliete voi ora da che seno succhiare! ?.... ovviamente quella della foto  non è lei sul so petto non c'è spazio per una terza tetta

 
 
 

Capitolo Primo

Post n°39 pubblicato il 23 Novembre 2014 da CostanzaeContegno
Foto di CostanzaeContegno

Una nuova città

Il rumore delle auto giù in strada mi sveglia e mi fa capire che c’è vita là fuori, ma io non ne voglio ancora fare parte, tutto mi chiede di restare dove sono, il caldo del piumino, soffocante, umido, il letto grande mezzo vuoto dove striscio come un serpente quando cambia pelle; esatto è questo che mi spinge a vivere oggi, cambiare pelle, oggi mi sento pronta a cambiare, a osare, a provare… Solo oggi, poi domani tornerò nella pelle della persona per bene che sono, ma non oggi…

E’ un po’ che sono sveglia, in quello stato di incoscienza che accompagna le mattine solitarie, mi giro e mi rigiro nel letto, penso che ci vorrei qualcuno, credo di volerci un uomo, ma quale uomo? Uno grosso, un duro, uno dolce, con le mani morbide e le dita affusolate? Le dita sono un’importante caratteristica per un uomo, penso e rido mentre mi rigiro ancora una volta.

Devono essere grandi e lunghe ma morbide, forti ma delicate sui capezzoli, e il mio corpo inizia a risvegliarsi al solo pensiero del mio seno, grande, anche troppo se penso all’ultima maglietta bianca imbarazzante che il fattorino della pizza non smetteva di guardare ieri sera, rido e mi rigiro ancora una volta. E dire che non era affatto male il ragazzino, non gli ho guardato le dita…

Questa mattina non vuole partire, persa come sono nei pensieri più bizzarri, sposto la mente alla maglia bianca e alla mia immagine allo specchio, mi piace vedere quelle pieghe orizzontali che si formano tra un seno e l’altro quando il tessuto rimane teso grazie alla potenza del volume naturale.. Sobbalzo per un alito di freddo che si insinua dalla finestra della mia camera da letto, potrei almeno far passare un po’ più di luce, ma certi pensieri sono meno reali se nascosti dal buio. Mi sento il freddo entrare sotto le coperte per un breve istante e mi accorgo che il mio corpo ha già reagito, proprio come ieri sera quando ho aperto la porta all'uomo della pizza, la maglia bianca lasciava intravedere il mio post femminismo e la dura lotta contro il reggiseno che per anni ha costretto i nostri corpi ad essere troppo coperti e casti.. Povero ragazzo, credo verrà sempre lui a fare le consegne, non era nemmeno in grado di parlarmi guardandomi negli occhi, rido e mi rigiro ancora una volta.

Ora però il freddo è passato e il mio seno non ne vuole sapere di tornare a dormire, sopito nel caldo del letto, passo una mano sulla spalla per spostare la spallina della sottoveste di seta che mi ricopre una piccola parte di corpo, e provo a sfiorare il mio capezzolo indisciplinato, invece di sedarsi mi sento una scossa che rivendica un mese di astinenza, il mio corpo vibra al solo tocco. Devo avere un uomo. Quando mi sarò vestita dovrò scendere in strada e raccogliere il primo duro con le dita affusolate, ma non ho tempo di aspettare, il mio corpo chiede ora di poter godere di se stesso. Le mie mani scendono lungo il corpo, si fermano all’ombelico e fanno un cerchio di attesa ansiosa, ma non resisto molto, da sola non ho la costanza di allungare il piacere, ma la bramosia di godere al più presto, scendo in mezzo alle gambe e penso che sia stata una grande idea usare la lametta e se ci penso mi sento pulsare il sangue nel clitoride, pulsa e mi fa impazzire, lo trovo, è tutto bagnato, caldo e bagnato, piccolo, duro, ci gioco, lo circondo, lo sento vibrare e il mio corpo lo segue, ho voglia di un uomo che mi lecchi, che mi morda, che mi sbatta, il calore è inebriante, potrei urlare, vorrei urlare, mi soffoco con il cuscino e vorrei soffocare con qualcosa di caldo in bocca, al solo pensiero un’inondazione di piacere mi forza il respiro e mi sento ingoiare un oceano di piacere, ho fame, non può finire così, mi dimeno nel letto strisciando contro il materasso e sfregando il mio corpo affamato, non deve finire così.. ho voglia.. devo trovare un uomo subito, cazzo, subito.

 
 
 

Le faremo sapere

Post n°38 pubblicato il 06 Novembre 2014 da CostanzaeContegno
Foto di CostanzaeContegno

Dopo una latitanza forzata torno con tante cose da scrivere e non capisco nemmeno da dove cominciare.

Caro il mio Conte, comincio da te, dalla risposta che hai dato a Kri e che viene usata troppo spesso nella vita.

Le faremo sapere è un filo sottile, al quale possiamo stare appesi per troppo tempo, una speranza, una paura, un forse, un "lasciamoci andare nel baratro... tanto andrà male...", un'ipotesi sbagliata insieme a quella giusta.

Le faremo sapere come è andato il suo esame, il suo colloquio, la sua offerta, la sua richiesta, la sua vita...

Ovviamente non mi rivolgo a Kri, lei potrà rallegrarsi di una buona riuscita del tuo rinato vecchio rapporto, ma nel frattempo non credo ne farà una malattia... Mi riferisco a chi soffre la sofferenza dell'incognita, del "vedremo come andranno le cose"... 

Conte, tu mi hai sempre detto che siamo gli artefici del nostro destino e per questo non posso immaginare una frase peggiore di un "le faremo sapere", nelle mani di altri, nelle grinfie del fato, senza poter agire e reagire... 

Mhhhhh non ci credo, non sarebbe da te...

Conte, non so come ti possa venire in mente di masturbarti sotto un albero, il giorno dei Santi, solo e sperso all'ombra in montagna... Chissà che freddo! Ma un uomo così, non si può arrendere al destino scritto da altri.

Isteria, Indecisione, Ammosciata, Annoiata, chiamala come vuoi, Costanza sa benissimo cos'ha in mano, nel letto, a tavola, in bocca, in auto, in mezzo alle gambe, come compagno, come amante, se non lo sa apprezzare... Lo saprà fare qualcun'altra... Costerà fatica, dolore, pazienza, ira, ma arriverà altro; se invece rinsavisse e capisse che il sale della vita sa di te, allora sarà bellissimo ricucire il filo sottile che vi univa e salirà su su... E più in là non mi spingo!

Conte, non posso far altro che assistere da lontano al tuo vagabondare nelle montagne, nel versante sbagliato, senza poter raggiungere il dislivello che ti eri prefissato, posso solo amare il tuo essere libero di spirito e il rispetto per te stesso e per la strada che stai percorrendo, all'ombra o al sole, solo o con un guardone... O una guardona, curiosa e piena di affetto. E sperare che un giorno il sentiero sia più chiaro nella tua mente. 

Tua Costanza

 
 
 

IO,ME,MI

Post n°37 pubblicato il 01 Novembre 2014 da CostanzaeContegno
Foto di CostanzaeContegno

Ed eccomi qui nel giorno di tutti i santi o del tutti morti ora non ricordo bene , qui in montagna solo senza sapere troppo cosa fare, perché poi la libertà è un vento che si sente finschiare tanto forte finché si sta chiusi in casa, ma poi una volta fuori.... 

Son partito credendo che mi sarei trovato in mezzo ai lupi cinghiali acquile e camosci tutti riuniti a festa per festeggiare la fine dell'estate per riappropriarsi delle loro libertà liberi del vagabondare omidide estivo, credevo che avrei fatto tante foto carico di kg di attrezzatura fotografica e pochi etti di viveri, credevo che avrei fatto tanti mila metti di dislivello libero dalle paturnie di isteria.

E invece mila metri di  dislivello ne ho fatto fose mezzo che poi mi son perso in non so che versante tutto sempre all'ombra di una valle sbagliata, senza riuscire a raggiungere niente. curiosa metafora per una giornata in cerca di risposte. Già ma le domande non ve le ho puntualizzate, sono tutte nelle canzoni che mi girano in testa a mò di aiutino. La principale è : dove si è rotto il filo che ci univa.... isteria l'ascoltava sempre questo periodo periodo i cui le chiedevo che cos'hai ti sento lontana , e il suo" fatti furbo " era . la tiipica risposta di chi è talmente lontano da non sentire le domande. E uno poi sta li a chiedersi dove cazzo era già che aveva inciampato in sto filo, ma siamo davvero troppo disordinati e a forza di perderlo e di inciamparci quello si rompe. Foto poi quindi ne ho fatte poche, più che altro autoritratti, nel tentativo forse di vedermi visto dalla sua prospettiva, ma qui è un blog losco ed in incognito per cui non pposso pubblicarle per evere pareri terzi. Poi per quel che riguarda lupi e cinghiali niente giusto , una campana di vacca in lontananza agitata probabilmente da volontari della proloco e poi pettirosso veramente sfacciato che è stato tutto il tempo li a guardarmi mentre mi godevo la mia solitudine assorto in una bella quanto insolita sega all'aria aperta.

 
 
 
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Un blog di: CostanzaeContegno
Data di creazione: 22/09/2014
 

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Credo che tu ci stia riuscendo molto bene ;) Buon week end
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Ci provo cara, grazie!!
Inviato da: CostanzaeContegno
il 01/12/2014 alle 10:58
 
e.. si fanno sempre più intriganti i tuoi racconti cara...
Inviato da: Krielle
il 01/12/2014 alle 05:43
 
;-) già..
Inviato da: Noir_sur_Blanc
il 29/11/2014 alle 01:17
 
Sei simpatico! Davvero simpatico Conte! Poi però io...
Inviato da: CostanzaeContegno
il 26/11/2014 alle 21:03
 
 

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