...giorgio gaber... ... al di là dei sogni e delle speranze... ... oggi non siamo più gabbiani, nessuno, nessuno ha più le ali... mi fa ridere...chi è felice della morte delle ideologie... anzi no, mi fa miseria... | |
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio,
il papà. ... la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come
una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo
come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto una
educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva,
il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche...
lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima… prima…prima… era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito
che la Russia andava piano, ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e
si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che
aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato
dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse,
ma dopodomani sicuramente.
Qualcuno era comunista perché la borghesia, il proletariato, la lotta di
classe...
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI TRE.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno
per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali,
parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo
dialettico per il Vangelo secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto
di avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito
socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi, solo in
Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni
di governi
democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione
di Bologna,
l’Italicus, Ustica eccetera, eccetera, eccetera...
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa
sporca
che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da
quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e
felice solo se
lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta
verso qualcosa
di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era
solo una forza, un volo, un sogno; era solo uno slancio, un desiderio
di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio,
ognuno
era come... più di sé stesso. Era come... due persone in una.
Da una parte
la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a
una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali
senza
essere capaci di volare... come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due. Da una parte l’uomo
inserito
che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria
sopravvivenza quotidiana
e dall’altra il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché
ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.