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Un blog creato da mdmariagraziad390 il 31/07/2012

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istinto

Post n°21 pubblicato il 22 Giugno 2013 da mdmariagraziad390

Dopo che hai esperienze nelle quali la spontaneità e l'essere se stessi a tutti i costi vengono considerati un pregio anche se feriscono la persona vicina , rimani amareggiata. Questi erano bei slogan negli anni settanta e ottanta nei quali venivamo irrigimentati e rinchiusi  in un conformismo inutile . Bisognava vestirsi in un certo modo , comportarsi in un certo modo, parlare in un certo modo. Ma ora, Santo Dio, siamo arrivati all'altro lato della Luna. Le donne e gli uomini non si premurano di dirsi in faccia le peggiori cafonerie e parolacce senza pensare alle conseguenze di quello che accadrà dopo. La cosa probabilmente vale per tutti , probabilmente anche  per me. Non per niente la figura  illuminista del "buon selvaggio"   è un mito, un illusione, peggio una falsità. E lo vediamo giornalmente nella vita di famiglia  o nell'educazione a dir poco "balorda"  che diamo ai nostri figli. Per amore della spontaneità permettiamo che ci mettano i piedi addosso, per amore della spontaneità non li guidiamo più nelle scelte fondamentali della vita, gli insegniamo a non sopportare alcun tipo di stress, e a rispondere a parolacce ad una persona anziana, perchè ha torto  o magari è maleducata anch'essa.  La spontaneità e l'anarchia è sicuramente un pregio se contenuta entro i limiti del rispetto per la sensibilità e i diritti della persona vicina, nel rispetto del diritto di anzianità. E' vero che in nome dll'ubbidienza a tutti i costi noi cinquant'enni abbiamo patito di tutto. E' anche vero che i nostri vecchi non erano certo santi. Ma un ragazzino che maltratta una persona di sessant'anni è troppo... Tolto questo peso sono arrivata alla conclusione che, a meno che chi ti sta vicino è un sadico e ti tortura tutti i santi giorni non solo in senso fisico, bisogna imparare a perdonare. Se un amico ti fa un torto, o la moglie o i  figli. Se non perdoni dovrai tagliare tutti fuori della tua vita. E così torniamo di nuovo a Lui, a Gesù che ci ha dato l'ennesimo insegnamento per essere veramente amici gli uni con gli altri oltre che figli di Dio.  Arriviamo al terzo tema quello contenuto nel film "la Grande Bellezza" di Sorrentino. La storia di un giornalista che non riesce più a scrivere un libro  perchè non vede la grande bellezza nella vita e perchè non la vede? Perchè lui e i suoi amici vivono  non solo nell'ozio , ma nel nulla, nel vuoto nel quale manca la  vera bellezza della vita: la bellezza è una vita  piena di scopi, di obiettivi, dell' aspirazione grande da cui nasce l'arte, da cui nasce l' amore, la passione, la filosofia,  da cui nasce una buona legge, un buon insegnante , un buon ingegnere, da cui nasce un bel lavoro. E rimangono solo i bisogni fisiologici: mangiare, bere, ,ballare ( anche se sul ballare ci sarebbe da fare un discorso lungo  ma attualmento la danza è solo un bisogno fisiologico) e poi farsi una "scopata" . Con tutto il rispetto per chi è ateo,  la "scopata" senza amore per quanto piacevole alla fine non ti da nulla , se non il vuoto.   E così abbiamo  un uomo ridotto ad un essere inferiore  nel quale vengono esaltati gli istinti più primitivi. Il giorno dopo  ho seguito una conferenza del Cardinale Gianfranco Ravasi che diceva che tutte le cose belle e amorevoli vengono da Dio: la musica, la poesia, la pittura, un bel paesaggio (ma aggiungerei io anche un bel lavoro, un bel rapporto con una persona , gratificante, una famiglia nella quale predomina il dialogo)  e citava una frase illuminante del secolo secorso  del teologo Kirkeghaard: la nostra nave (e per nave intendiamo la nostra societa) è guidata dal cuoco. Con tutto il rispetto per i cuochi, questo combacia perfettamento con quanto il regista  Sorrentino ci sta comunicando oggi. Assecondare i nostri istinti più bassi, avere aspirazioni superficiali, ci porta verso una vita vuota e noiosa e nello stesso tempo violenta e irrispettosa. 

 
 
 
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