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Cannabinoidi e dolore: attualità e prospettive

Post n°13 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da cs206
Foto di cs206

< La Associazione Cannabis Terapeutica accoglie con soddisfazione la notizia dell’avvio di una sperimentazione sull’efficacia dei derivati della cannabis nella terapia del dolore, presentata in anteprima nel corso del convegno “Cannabinoidi e dolore: attualità e prospettive”, promosso dalla nostra associazione, tenutosi lo scorso 28 ottobre alla Università Milano Bicocca, e ripresa nei giorni scorsi da numerosi organi di stampa.

Nell’esprimere il proprio plauso ai ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma e dell’ospedale Molinette di Torino che hanno promosso la ricerca, ACT si augura che la iniziativa riesca a superare gli ostacoli politici che in passato hanno intralciato il cammino di analoghe iniziative nel nostro Paese.

Il timore che, dopo l’entusiasmo iniziale, l’annunciata sperimentazione si traduca in un nulla di fatto è legittimo, ove si tenga conto della posizione espressa in merito dal Governo negli articoli 9 e 10 del Disegno di Legge n. 2953 in discussione al Senato (cosiddetto DdL Fini) che, contro ogni evidenza scientifica, e contro quanto sostenuto dagli stessi ricercatori impegnati nel protocollo di sperimentazione, classificano “la cannabis indica, i prodotti da essa ottenuti, i tetraidrocannabinoli, i loro analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico” tra le sostanze che “non trovano nessun impiego terapeutico”.immagine

Basti ricordare ad esempio che una analoga sperimentazione, promossa qualche anno fa da un gruppo di reumatologi dell’Ospedale La Colletta di Arenzano (GE) si è bloccata per i veti opposti, sulla base di tali preconcetti, dalle autorità politiche.

Non si può non rilevare inoltre che analoghi preconcetti sembrano ispirare l’operato dell’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, che continua a frapporre ostacoli alle legittime richieste di quei pazienti che, in base al D.M. 11-2-1997, ricorrono allo strumento della importazione dall’estero dei cannabinoidi già disponibili in commercio per veder tutelato il loro diritto alla salute. Ultimo in ordine di tempo il caso di Gianpiero T., un giovane affetto da epilessia farmaco-resistente, cui è stato negato, con motivazioni pretestuose, il rinnovo della autorizzazione alla importazione della specialità medicinale Bedrocan (registrata in Olanda), in precedenza concessa dallo stesso Ufficio nell’agosto u.s..

L’Associazione Cannabis Terapeutica si augura pertanto che, di fronte a questa iniziativa di alto valore scientifico e di inoppugnabile interesse medico, la politica sappia fare un passo indietro, sgombrando il campo da ogni ostacolo ideologico, in nome dell’interesse dei pazienti a veder riconosciuto il loro diritto a non soffrire. >

da molecular lab

 
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