STRISCE BIANCONERE
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Post n°360 pubblicato il 02 Novembre 2010 da goblins76
Quando decise di ritirarsi, consegnando le scarpe di gioco al magazziniere dello stadio Comunale di Torino dopo la vittoria farlocca (nove a uno) sulla baby Inter, Giampiero Boniperti non aveva ancora compiuto trentatrè anni. La sua carriera, in un calcio di pionieri, senza tivvù e senza diritti relativi, senza sponsor e senza panchina lunga, venne celebrata da cinque scudetti e due coppe Italia. Non moltissimo ma abbastanza per una didascalia degna di un campione, del rappresentante di un’epoca bella per la Juventus, dopo la scomparsa del grande Torino. Il mito di Giampiero Boniperti è nato, è stato alimentato e, infine, consacrato negli anni Settanta e a seguire, quelli del suo mandato dirigenziale, da consigliere prima, da presidente dopo. E’ in quel periodo che il fenomeno è diventato tale, il simbolo della squadra si è trasformato nella bandiera della juventinità, un eccellente calciatore prima, un superbo presidente dopo. Diceva Cuccia che le azioni non si contano ma si pesano. Parlava di finanza ma si potrebbe dire lo stesso per il gioco del football. I gol di Boniperti, i gol di Del Piero, l’attuale capitano bianconero ha superato, distaccato il presidente onorario e sembra destinato a toccare la cifra di duecento reti.
Nessuno può discutere le qualità tecniche di Del Piero, la purezza di stile e di comportamento professionale, così come nessuno criticava le doti di Boniperti, la sua capacità di essere mezz’ala ( si diceva così) o centroavanti (idem come sopra), soltanto Brera avanzava perplessità e rammarico perché «… Boniperti esige di ricevere la palla per concludere e fare gol come gli piace sempre... converrebbe invece a lui e alla squadra che si limitasse a impostare il gioco…». (Il Giornale.it) |
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PRIMO GOAL
Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.
In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.
Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.
Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma dopo c'era solo l'ignoto.
Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...
Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e poi l'arbitro fischiò…toccava a te.
Baggio ti sorrise e strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare
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