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STRISCE BIANCONERE

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« La Juve anti-fiorentinaAvanti all'indietro »

In caduta libera...lontano dall'inter di 4 punti

Post n°303 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da goblins76
 

La Juventus non sa più vincere e il credito di fiducia che l’accompagnò nella primissima parte della stagione si è ridotto al punto che per la prima volta l’uscita dei bianconeri, dopo l’1-1 con la Fiorentina, è stata accompagnata dai fischi: escludendo che si trattasse dei contestatori che mercoledì fecero saltare i nervi a Lippi e che volevano sperimentare l’effetto prodotto su Ferrara, un suo allievo prediletto, la conclusione è che alla gente questa squadra blanda quasi quanto l’anno scorso piace sempre meno. Non vince, non convince, si accartoccia su soluzioni che non ne definiscono il gioco. E soprattutto perde di vista l’Inter, salita a + 4 dopo il successo sul Genoa.

Non si capisce cosa sia successo. Se la Juve aveva programmato di mettersi in mostra soltanto a Roma, dove cullò le migliori illusioni sia con la Roma che con la Lazio, l’annuncio è che di trasferte sul Tevere quest’anno non ce ne sono più. Bisogna sfangarsela sugli altri campi e in particolare in casa, dove l’elenco delle prestazioni mediocri si allunga: con il Bordeaux in Champions, con il Livorno (battuto grazie a Buffon), con il Bologna e ieri contro i viola in campionato. Di questo passo sarà utile rinfoderare le ambizioni di scudetto e per fortuna il calcio italiano è un orticello con poche squadre decenti, altrimenti tornerebbe in discussione persino l’accesso alla futura Champions League.

Ci si aspettava la reazione al disastro di Palermo. Si è vista per un quarto d’ora nel primo tempo, quando i bianconeri hanno spinto per realizzare il pareggio e riequilibrare il match dopo la rete di Vargas. E’ poco. E se una serataccia da ubriachi, come a Palermo, può capitare, questa seratina da studentelli è persino più pericolosa perché indica la difficoltà di giocatori che volevano combinare di più ma non ci riuscivano.

Ferrara stavolta aveva ideato il centrocampo dei dobermen e rinunciato a Camoranesi visto che, per qualcuno, tutti i guai nascerebbero dalla leggerezza che si crea con l’oriundo argentino, unito a Diego e a due punte. Non ci sembra che la linea costruita dal lungodegente Sissoko, Felipe Melo e Poulsen abbia ravvivato i pregi. Il gol del vantaggio fiorentino, al 5’, ne è stato l’esempio. Jovetic ha saltato Grygera e ha lanciato Vargas sottoporta, infermabile dal recupero di Poulsen partito 30 metri più lontano per il rattoppo in extremis. E se la Fiorentina ha costruito altre palle gol significa che neppure l’esibizione dei cagnacci a centrocampo ha eliminato il difetto.

I viola sono sembrati più completi. Hanno una fisionomia di attacco chiara, con Jovetic dietro a Gilardino, e Vargas che sulla fascia progetta i pericoli, se non lo coglie la voglia di strafare. Nella Juve invece Diego è il bilancino. Quando azzecca la regia e il passaggio può succedere qualcosa (nel momento migliore le aperture a sinistra per Grosso sarebbero state una soluzione se il terzino avesse azzeccato qualche cross in più di quello sprecato da Iaquinta al 18’). Altrimenti si indulge al lancio lungo ad Amauri che spizzica di testa o controlla di petto, quindi si vede come va. Detto che il brasiliano è tornato al gol e non alla lucidità sotto porta e che Iaquinta pasticcia, dopo aver tenuto su la Juve con i gol, appoggiare tanto su di loro non è una garanzia. Non abbiamo capito, ad esempio, perché Ferrara abbia tentennato a provare la carta Trezeguet, dopo aver già lasciato in panchina Camoranesi fino al 24’ della ripresa.

Senza scomodare l’indecenza come a Palermo, si può parlare di impotenza. Iaquinta ha sprecato nel primo tempo due occasioni favorevoli e anche nell’azione del gol, avviata da un buon Poulsen, la conclusione era sballata: per sua fortuna si è trasformata in assist facile per Amauri. Si può discutere sul fuorigioco che ha fermato l’ex udinese al 40’, sul pallone consegnatogli da un avversario, ma la Fiorentina ha avuto altrettante palle buone e ancora si chiede perché Rizzoli le abbia annullato il 2-1 al 33’ del primo tempo: sulla punizione di Vargas, fischiare un contrasto tra Dainelli e Chiellini, senza aver neppure capito chi dei due avesse la colpa, è sembrato decisamente un bel modo pilatesco di non assumersi la responsabilità.

 
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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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