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STRISCE BIANCONERE

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Grosso.. magro successo

Post n°322 pubblicato il 23 Novembre 2009 da goblins76
 

La banda del brivido è tornata in azione e anche dopo la sosta del campionato chi accorre a vedere la Juventus lo fa a rischio delle proprie coronarie: chiamatele, se volete, emozioni. La vittoria per 1-0 sull’Udinese, la prima con Del Piero in campo (benché Alex in rodaggio sia entrato dopo il gol di Grosso), non è stata esemplare ma non lo fu neppure quella dell’Inter che a San Siro battè i friulani con una rete nel recupero: sotto questo profilo i bianconeri si tengono sulla rotta dei nerazzurri, per il resto la differenza è ancora palpabile e non saranno i cori idioti e i saltelli contro Balotelli a esorcizzare il «nemico». Al massimo serviranno a far pagare alla Juve una multa e a rischiare la squalifica del campo, anche se il club ha prontamente ricordato ai propri tifosi di essere contro qualunque forma di razzismo. Come risposta, il coro si è alzato più forte.

A parte queste tristezze, la Juve incassa un successo meritato che nel finale ha difeso al solito con troppi patemi e per sua fortuna la botta di Zapata al 48’ è finita tra le mani di Buffon, altrimenti staremmo a raccontare di un’altra prova di immaturità. Se la ripresa è stata accettabile, la Juve del primo tempo era la squadra che qualsiasi fotografo sogna: tutti fermi, non c’era il rischio di scattare un’istantanea mossa. La staticità provocava l’inconveniente di non trovare un’anima libera e ben piazzata cui passare la palla ma nessuno provava a rimediare: persino Diego che nei primi minuti si era ingegnato di danzare tra il centrocampo e l’attacco, si adeguava ai compagni. Era una brutta Juve con Felipe Melo che sbagliava i primi due appoggi (e altri ne avrebbe falliti fino alla sostituzione con Sissoko, la prima fatta da Ferrara con largo anticipo segno che pure lui si è scocciato), Giovinco imprigionato come un pesciolino nella boccia al luna park, Amauri che scuoteva le chiome senza impressionare un attentissimo Zapata.

Gli uomini che decidevano con Diego e Camoranesi l’andamento dell’attacco erano ancora nel torpore della sosta. Non era la peggiore Juve della stagione perché le vette raggiunte a Palermo e con il Napoli sono irripetibili ma l’immagine era scoraggiante: quando dopo una ventina di minuti Del Piero si alzava dalla panchina per scaldarsi, l’applauso non era soltanto di affetto, ma di speranza.

L’Udinese senza lo squalificato Di Natale mancava in attacco ed era un vantaggio per la difesa bianconera che nei primi minuti balbettava, finché Chiellini non tornava al solito standard di sicurezza: i friulani non approfittavano delle situazioni su un terreno scivoloso, l’unico tiro in rete l’avrebbero fatto al 40’, a match fermo per fuorigioco. Si traccheggiava. All’Udinese, che è ai limiti della zona retrocessione nonostante la squadra sia decente e il gioco pure, andava benissimo così; alla Juve decisamente no ma le pecche le permettevano di costruire una sola palla gol al 37’. L’invito di Camoranesi per Amauri era perfetto, il tocco del brasiliano davanti ad Handanovic non valeva la candidatura per i Mondiali: colpiva di stinco e il portiere acchiappava al volo quella mozzarellina.

Il tè caldo degli spogliatoi, ammesso che ci sia ancora chi lo beve, scongelava i bianconeri all’inizio della ripresa. Del Piero stava per calarsi nei panni un po’ troppo prematuri del salvatore della Patria e sostava ai bordi del campo in attesa di sostituire Giovinco quando la Juve infilava finalmente un’azione in movimento: bel lancio di Poulsen a cogliere Caceres in arrivo dalle retrovie sulla destra, cross volante dell’uruguayano (che è migliore di come lo giudicammo all’arrivo) e battuta in rete di Grosso. Quel gol bello, frutto del centrocampista che più si sta ritrovando e dei due terzini fino a quel momento poco convincenti, è la dimostrazione che la Juve, nonostante i difetti, ha giocatori capaci di azzeccare il colpo giusto.

La juve quindi, porta a casa un successo meritatoi, più per la costanza dimostrata nel tenere chiusi gli spazi agli avversari, che per il gioco dimostrato, ben poca cosa a dire il vero. Bene così, a - 5 dall'inter

 

 
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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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