STRISCE BIANCONERE
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Ferrara troverà una soluzione ai nostri problemi». Fabio Cannavaro, a Londra per l'iniziativa “Lace Up. Save Lives”, lanciata da Nike all’interno del progetto Red del cantante Bono degli U2 per promuovere la lotta all’Aids in Africa, si concede ai microfoni di Sky Sport 24 per un'intervista che verte soprattutto sul prossimo match con l'Inter, che rischia di essere uno spartiacque decisivo per la stagione della Juve. Se i bianconeri vincono, tornerà la calma (e magari anche un po' di entusiasmo). Con un pari rimarrà tutto più o meno come adesso (cioè non molto bene). E in caso di sconfitta meglio non pensarci.
QUALCOSA IN PIU' - Il centrale della Juve, però, di partite così ne ha vissute tante e non si fa prendere dal timore. Anche se non si nasconde i pericoli del match di sabato sera all'Olimpico di Torino: «Stiamo preparando bene la partita - risponde Fabio -. Sappiamo dell'importanza della partita, sappiamo che viene la capolista, che toccherà a noi fare qualcosa in più, viste le ultime due partite».
TRAMONTO - A Cannavaro viene poi chiesto se le voci sul suo declino che si moltiplicano ogni volta che sbaglia una partita gli diano fastidio. Anche a questo il capitano della nazionale sa come reagire: «Ormai ci sono abituato - afferma - perché è così. Perché, quando sei abituato troppo bene, con delle prestazioni importanti, oppure fai qualcosa di importante, appena sbagli o hai un periodo dove, magari, non riesci a esprimerti, oppure ti superano in dribbling una volta, dicono che sei in declino. Però, penso che l’importante è cercare di lavorare sempre, giorno per giorno, ascoltare poco quello che viene da fuori, leggere pochissimo. È normale. Quando non sei tranquillo, quando non ti riescono le cose, ti innervosisci, ti può anche penalizzare. Ma dobbiamo essere tranquilli, ascoltare poco quello che ci viene da fuori, sapere che siamo un gruppo forte e che, comunque, vogliamo avere più continuità».
RAZZISMO - In questi giorni si è parlato molto dei cori razzisti nei confronti di Balotelli. Anche Cannavaro, in quanto napoletano, si è beccato un bel mucchietto di improperi in giro per gli stadi italiani. Analogie con l'attaccante dell'Inter? «Partendo dal presupposto che il razzismo non ci deve essere in una società civile, lo sport deve essere fuori da tutto, perché oggigiorno non è possibile. Sicuramente, non bisogna fraintendere, non bisogna, comunque, fare di ogni erba un fascio e dividere le cose tra gli sfottò e i cori razzisti. Perché, magari, tanti strumentalizzano dei cori di sfottò, come dei cori razzisti. Invece, non è così, a volte».
RIVALITA' - La rivalità tra Juve e Inter è sempre stata fortissima. Dopo Calciopoli è aumentato o diminuito? «Sicuramente dopo Calciopoli è aumentata, visto l’ambiente, visti i due scudetti tolti alla Juve. Penso che alla fine uno deve sapere che la Juve è la società più importante, che sta lavorando per tornare ai suoi livelli. In questo momento, l’Inter ha la convinzione, ha una squadra fortissima, ma noi dobbiamo pensare a casa nostra. Dobbiamo capire che dipende solo da noi, che bisogna andare avanti per la nostra strada».
TECNICO DISCUSSO - Nell'occhio del ciclone, ancora prima della squadra, in questo momento c'è Ciro Ferrara. Un tecnico che una parte della tifoseria considera ancora non all'altezza di un compito così gravoso come guidare la Vecchia Signora. Ma Cannavaro è convinto che il tecnico bianconero abbia tutte le qualità per venire fuori da questa situazione: «Dopo due sconfitte, è sempre difficile analizzare, è sempre difficile parlare. Però, il mister, soprattutto in questi giorni, ha trovato i nodi giusti, ha analizzato bene dove non riusciamo a esprimerci. Però, lo vedo tranquillo, lo vedo sereno, anche perché, preparare queste partite, di solito è sempre più semplice. Cosa penso di Mourinho? Di Ferrara, penso che è un grande allenatore. Per il resto, ripeto, preferisco sempre guardare in casa mia».
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PRIMO GOAL
Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.
In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.
Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.
Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma dopo c'era solo l'ignoto.
Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...
Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e poi l'arbitro fischiò…toccava a te.
Baggio ti sorrise e strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare
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