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QUELLO CHE DI MONTI NON DICONO

Post n°910 pubblicato il 23 Novembre 2011 da dammiltuoaiuto
 

Mario Monti, : 72.000 Euro al mese
Come capo di governo: 12.000 euro, come senatore a vita: 25.000 euro, pensione: 35.000 euro. Caro Presidente Mari e MONTI , vedo che ama l'Italia e ne dà un ottimo esempio di servizio alla Patria, partecipando alla mangiatoia della CASTA-MAFIA-MASSONERIA. Beh un appartamento in uso con servitù a palazzo Chigi di 300 mq in due; uno stipendio come Capo di Governo da 12.000 €uro, più un vitalizio da senatore a vita da 25000 €uro, più una bella pensione da 35.000 €uro. Inoltre ha la disponibilità di 10 guardie del corpo notte e giorno, anche per andare a messa. Tutto questo non è male per l’austerità. Italiani,


Tutti pazzi per Monti? E qualcuno soffre di amnesie e disturbo della memoria..


‎- Nessuno si ricorda che Monti è stato costretto alle dimissioni da commissario europeo, seppur per colpe "collegiali" dove nessuno fu escluso da responsabilità. (http://on.fb.me/vUCWdn)

- Quando Monti si vanta di aver "combattuto" Coca Cola Company, nelle vesti di Commissario europeo, nessuno sente l'esigenza di chiedergli come mai poco dopo è diventato advisor della stessa compagnia...

- Nessuno si ricorda i risultati fallimentari da lui conseguiti nell'ambito degli incarichi che aveva nel governo http://bit.ly/vJcwIf

- Nessuno sente l'esigenza di chiedere a Monti di spiegare quali sono i suoi legami con il Gruppo Bilderberg e la commissione trilaterale, di cui è presidente europeo: spieghi a tutti quali obiettivi conseguono.

-Nessuno parla di "conflitto di interessi" per il regalo che l'uomo di Goldman Sachs vuole fare alle banche con la prox manovra http://bit.ly/rti7Km

Il governo “Goldmonti” è tanto dannoso quanto inutile
22 novembre 2011 (MoviSol) – La cosa peggiore del governo “tecnico” di Mario Monti non è tanto nella dura politica di tagli, dismissioni, licenziamenti e aumento delle tasse che praticherà, ma quanto il fatto che essa sarà completamente inutile. Infatti il 21 novembre, alla riapertura dei mercati dopo il voto di fiducia, la borsa è crollata e lo spread è tornato a salire, segno inequivocabile che l’”effetto Monti” era una grande balla. In realtà, il contagio si è già esteso alla Francia, con Moody’s che minaccia la retrocessione del rating transalpino e l’interrogativo inevitabile: sospenderanno la democrazia anche in Francia per salvare l’euro?
In secondo luogo, la dimensione strategica del governo “tecnico” di Goldman Sachs/Monti non va sottovalutata. Per la prima volta, un militare in servizio diventa ministro della Difesa, un’assoluta anomalia nelle democrazie occidentali. L’Ammiraglio Giampaolo Di Paola è attuale capo del Comitato Militare della NATO, la più alta autorità militare dell’Alleanza. In questa carica, Di Paola ha coordinato i bombardamenti “equi e solidali” in Libia, cosa di cui si è vantato in un discorso pronunciato l’8 ottobre scorso a Bucarest. L’ “impegno dell’Alleanza in Libia” ha detto Di Paola, “è la prima operazione ad aver luogo dopo che il Concetto Strategico è stato approvato dai capi di Stato e di Governo a Lisbona. Perciò potremmo pensare e affermare che l’operazione in Libia è stata la prima applicazione di quel concetto. Per cui si tratta di un significato politico molto importante”.

Si è trattato di uno dei primi casi in cui la comunità internazionale “ha chiesto a noi tutti di agire a suo nome per proteggere la popolazione dalle azioni della propria leadership. Si tratta di una risoluzione abbastanza notevole. La protezione dei popoli è ora in qualche modo riconosciuta come un valore dalla Comunità Internazionale, che può giustificare, in alcuni casi, anche l’uso della forza militare”. In realtà, la NATO è andata ben oltre la risoluzione iniziale dell’ONU.
La presenza di Di Paola al comando della Difesa di un paese strategicamente così importante per il Mediterraneo come l’Italia assicura che nel caso di future operazioni contro la Siria o l’Iran, il meccanismo decisionale sia ancor più oliato.
Così come sarà oliato il meccanismo degli Esteri, dove l’ambasciatore Terzi ha già segnalato un perfetto allineamento al blocco anglo-francese nel suo primo incontro internazionale, quello col ministro degli Esteri tedesco Westerwelle.
La nomina di Corrado Passera, il principale banchiere italiano allo Sviluppo (ex Industria) e Infrastrutture suona come una beffa. Un esperto di economia di carta dovrebbe rilanciare l’economia reale. Il nuovo ministro del Welfare, Elsa Fornero, sostiene da anni il passaggio ad un pieno sistema contributivo, il che significa un taglio netto nel livello medio delle pensioni.
Dato che, come abbiamo detto, la “cura Monti” fallirà nel suo scopo – salvare l’euro – ma ucciderà l’economia italiana, è bene insistere fin d’ora sulla necessità di stilare un “Piano B” per l’uscita dall’euro, come ha fatto nuovamente il prof. Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, in una conferenza il 18 novembre ad Ascoli Piceno.
“Se l’Italia entra in una deflazione grave, quale sarà la capacità di sopportazione sociale in un paese con 16 milioni di pensionati e 20 milioni di lavoratori?”, si è chiesto il prof. Savona alla conferenza “Quale futuro per l’Europa”, organizzata da Piceno Tecnologie. Per questo, i gruppi dirigenti “hanno il dovere di avere un Piano A e un Piano B”. Il Piano A dice quanto ci costa rimanere in Europa, e il Piano B quanto ci costa uscire, ad esempio come si stabilirà il tasso di cambio. Ci siamo accorti in ritardo, ha spiegato polemicamente Savona, di avere un debito denominato in una valuta “estera”, in quanto l’euro non è controllato dal governo. “Io sono europeista convinto, ma non sono afflitto dalla Religione Europea”, ha affermato, accusando le classi dirigenti di essersi mossa “con troppa superficialità” aderendo all’euro invece di fare, come la Gran Bretagna, uso della clausola di “opting out” nel Trattato di Maastricht. In seguito, con il Trattato di Lisbona, “abbiamo cambiato la Costituzione con un atto illegittimo”. Ora, si spera che essendoci accorti del debito in moneta “straniera”, si apra un dibattito e non si rimanga nella religione europea.
Alla stessa conferenza, l’illustre costituzionalista e già ministro prof. Giuseppe Guarino ha smontato con grande maestria la tesi secondo cui il declino dell’Italia sarebbe dovuto al debito pubblico. Grazie al debito pubblico, l’Italia ha avuto tassi di sviluppo dal 1948 al 1980 che la vedono al primo posto nel mondo. Col passaggio dal mercato comune al mercato unico, l’UE ha adottato la “tecnica di Tamerlano”, e cioè di distruggere tutto ciò che trovava sulla sua strada. Raccontando un episodio della vita di Luigi XIV il giovane, il prof. Guarino ha paragonato le terapie della UE ai salassi somministrati dai grandi medici francesi e lombardi, che stavano per stroncare il re francese finché non fu chiamato un medico locale che gli somministrò un cordiale, e il re guarì. “Ci chiedono di fare sviluppo, ma se ci fanno salassi da 50, 100 e 200 miliardi, come facciamo a fare lo sviluppo?”, ha chiesto Guarino tra gli applausi.
——————————
La sospensione della democrazia in Italia e Grecia avvicina la guerra
18 novembre 2011 (MoviSol) – La rimozione di governi democraticamente eletti in Italia e Grecia e la loro sostituzione con “governi dei banchieri” ha portato il mondo più vicino ad una guerra mondiale. La liquidazione delle democrazie parlamentari nel fianco sud dell’Europa segnala la volontà delle élite transatlantiche di non voler cercare una soluzione al collasso del sistema finanziario globale, ma di guadagnare tempo mentre prepara la guerra.
Il Presidente Obama è stato tra i protagonisti dei colpi di stato in Italia e Grecia. Quando Berlusconi ha rassegnato le dimissioni sabato 13 novembre, si è affrettato a chiamarle “positive”. Sarkozy e Merkel si sono uniti al coro, dando la benedizione a Mario Monti, il consigliere di Goldman Sachs ed ex Commissario UE che Napolitano ha incaricato motu proprio di formare il governo dei tecnici. La Merkel ha dato lezioni di buon gusto spingendosi a dire che “la vera Italia sta col Presidente Napolitano e non con Berlusconi”.
Il governo italiano non è stato sfiduciato né dagli elettori né dal Parlamento, ma dall’uso del terrore finanziario. Il credito sovrano dell’Italia e quello delle sue banche sono stati fatti oggetto di speculazione mirata e massiccia, dapprima scatenata dalla famosa retrocessione di Moody’s lo scorso maggio e poi dalla decisione dell’EBA, l’autorità bancaria europea, che ha costretto le banche internazionali a sbarazzarsi di titoli italiani. Mentre la prima ondata portò i tassi del decennale sopra il 5%, la seconda (aggravata dall’annuncio del referendum greco) li ha spinti oltre il 7%.
Washington, Londra, Parigi e Berlino hanno messo alle strette l’Italia accusandola far fallire l’Eurosistema a causa di una “mancanza di credibilità” del suo esecutivo. L’Italia è stata commissariata dalla BCE mentre l’UE “collaudava i poteri della nuova governance economica rafforzata sull’Italia”, come ha dichiarato il Commissario Olli Rehn il 9 novembre, prima di mandare un gruppo di ispettori UE e BCE a Roma per monitorare l’applicazione delle misure raccomandate.
Infine, quando è stata presa di mira Mediaset da una speculazione guidata da due fondi di investimento USA, che hanno abbattuto il titolo del 12% in un sol giorno, Berlusconi ha gettato la spugna ed è salito al Quirinale.
Durante l’intera fase, il Presidente Napolitano ha abusato dei suoi poteri costituzionali, agendo come il vero esecutivo. Era lui l’interlocutore dei capi di governo di USA, Francia e Germania, della Commissione UE e della BCE. Un giorno sapremo i veri retroscena delle trame di Napolitano con i capi di potenze straniere per imporre un governo extraparlamentare made in Bruxelles.
Il capo di questo governo di non eletti parla come un sicario economico. Nel corso del programma “L’Infedele” a La7 lo scorso 26 settembre, Monti ha dichiarato che “oggi, secondo me, stiamo assistendo – non è un paradosso – al grande successo dell’Euro, E qual è la manifestazione più completa del grande successo dell’Euro? La Grecia. Perché? Perché l’Euro è stato creato sì per avere una moneta unica, ma soprattutto per convincere la Germania che ha fatto il grande sacrificio di rinunciare al marco per avere una moneta comune europea, che attraverso l’euro, attraverso i vincoli che nascevano con l’euro, la cultura della stabilità – il Presidente Ciampi richiamava sempre la cultura della stabilità – alla tedesca si sarebbe un po’ per volta diffusa a tutti. Quale caso di scuola si sarebbe mai potuto immaginare, caso limite, di una Grecia che dà, è costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità e sta trasformando se stessa?”
Nel “caso di scuola” greco, come in Italia, la democrazia è stata sospesa per permettere macelleria sociale. Il nuovo Primo ministro, Lucas Papademos, è stato vicepresidente della Banca Centrale Europea e governatore della banca centrale greca. Dopo aver lasciato la BCE nel 2010 è stato consigliere finanziario del Primo ministro uscente Giorgio Papandreu, riguardo all’esecuzione dei salvataggi e del “memorandum” UE. Papademos non ha mai ricoperto una carica elettiva. Il suo governo è pieno di ex commissari UE. Il vero potere dietro il nuovo Primo ministro è quello di Horst Reichenbach, che presiede la task force della Commissione Europea per la Grecia, che sarà potenziata e diffusa nei vari dicasteri per “assistere” all’applicazione dei programmi di austerità e di “ristrutturazione” dell’economia greca.

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