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COCA  COLA  TERRORISTA 

Post n°242 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 

COCA COLA   TERRORISTA


Oggetto: Violazione diritti e libertà sindacali nelle imprese Coca-Cola – Colombia

 

Noi sottoscritti, venuti a conoscenza dei crimini di lesa umanità nei confronti dei lavoratori appartenenti alla Organizzazione Sindacale Colombiana SINALTRAINAL (Sindacato Nazionale Lavoratori Industrie Alimentari), commessi da Forze paramilitari per conto delle imprese imbottigliatrici della Coca Cola in Colombia, Coca-Cola FEMSA (Ex Panamco)

Vi comunichiamo che a partire da oggi non acquisteremo più prodotti del marchio Coca-Cola e ci faremo promotori di una campagna di sensibilizzazione e informazione verso altri consumatori finché non avranno fine le politiche repressive da Voi adottate nelle Vostre imprese .
Aderire alla campagna di boicottaggio è semplice: basta non acquistare più i prodotti della The Coca-Cola Company. Ma puoi fare ancora di più...

Raccogli le firme di adesione al boicottaggio e inviacele via posta. Il modulo da riempire puoi scaricarlo dal link qui sotto. E' possibile anche firmare e far firmare direttamente on line.

RACCOGLIERE LE FIRME E' IMPORTANTE: i sindacalisti colombiani che rischiano la vita ogni giorno potranno sapere che sempre più gente appoggia la loro lotta e la Coca-Cola potrà sapere che sempre più consumatori non sono disposti ad accettare i suoi metodi.

Proponi al tuo partito, al tuo sindacato, alla tua associazione, al tuo ente locale di aderire al boicottaggio. Proponi di eliminare i prodotti Coca-Cola dalla tua scuola, università, posto di lavoro o locale. Scrivi una lettera a Coca-Cola per spiegare i motivi della tua iniziativa. Invia le tue lettere di protesta alla Coca-Cola Italia.
FAX: 02/26227120 - E-MAIL:
nraffa@eur.ko.com 

Sostieni la campagna, costruisci un nodo locale della campanga, organizza iniziative di protesta, azioni dirette di boicottaggio, iniziative di raccolta fondi per la campagna in Italia. Scrivi una e-mail a
no_cocacola_it@yahoo.it per organizzare e comunicare la nascita di un nodo locale o singole iniziative di boicottaggio.

BUON BOICOTTAGGIO!

http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/video.html

http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/

FIRMA   LA  PETIZIONE 

http://www.nococacola.info/firme/

PERCHÉ UNA COMPAGNA PER BOICOTTARE LA COCA-COLA

di Eva Bonomini

Nella regione di Santander, in Colombia, la Coca-Cola ha militarizzato i propri impianti - le fabbriche di Bucaramanga, di Cucutà – con la motivazione che "tutti i lavoratori della Compagnia sono militanti del Sinaltrainal", il sindacato colombiano dei lavoratori, promotore della campagna 'Audencia Publica Popular', che ha avviato un'azione giudiziaria contro il colosso multinazionale e le sue filiali in Colombia, presso la Corte federale di Atlanta nel 2002, sulla base di una legge approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel 1789 e denominata ACTA (Alien Torts Claim Act). L'udienza Pubblica Popolare sulle politiche della Coca-Cola e della società controllata Panamerican Beverage- Panamco si realizza come strumento a difesa dei diritti umani e dei principi universali a favore della lotta contro l'impunità; cerca ugualmente di sostenere le vittime dei crimini di cui la transnazionale si macchia da oltre dodici anni. A Bucaramanga, il 7 giugno 2001, il manager del settore produzione dell'imbottigliatrice Panamco Colombia, Ignacio Quiroga Velasco - invitato a non ostacolare la tranquillità dei lavoratori iscritti al sindacato, che l'impresa aveva "trasferito" per subcontrattare i loro posti a nuovi operai assunti in modo temporaneo - percuote un dirigente del sindacato. Per questa aggressione il sindacato presentò una denuncia penale e il giudice incaricato, nel marzo 2002, condannò il dirigente dell’azienda alla pena di sei mesi di carcere e al pagamento dei danni. Assicurandone di fatto l'impunità, la Panamco trasferì il manager ad un altro impianto d'imbottigliamento. " Il funzionario rappresentante della Coca-Cola ha fatto appello alla sentenza - denuncia il Sinaltrainal - e una nuova sentenza ora lo assolve perché secondo il giudice non possono essere ritenute valide le testimonianze dei lavoratori in quanto “iscritti al sindacato". Guatemala, Filippine, Pakistan, India, Israele, Venezuela: sono soltanto alcuni dei molti paesi nel mondo i cui movimenti sociali hanno accusato la Coca-Cola di utilizzare l'assassinio, la violenza, la corruzione, la violazione delle leggi sul lavoro come strumento di persuasione e di controllo sui propri dipendenti. Fin troppe le forme di organizzazione sociale che continuano in molti Sud ad essere sterminate: indigeni, contadini, insegnanti, minatori, operai, sindacalisti uccisi, minacciati, licenziati perché si oppongono alle pretese degli investitori. La Colombia ne è diventata un simbolo, ogni anno vi vengono uccisi più lavoratori – soprattutto iscritti al sindacato- che in tutto il resto del pianeta. Continue le minacce di morte, gli arresti illegali, le intimidazioni, la contrattazione di gruppi armati utilizzata per reprimere l'esistenza di qualsiasi tipo di contraddittorio. La paramilitarizzazione degli impianti è inoltre garantita dall'azione d'infiltrazione di agenti tra gli operai con il compito di guadagnarsi la loro fiducia e spaventarli, separare gli uni dagli altri e allontanarli dal Sinatrainal, definita dalla transnazionale "un'organizzazione di sinistra in contatto con gruppi ribelli". Lo sostiene la Coca-Cola, che dagli anni '80 dispone nel paese di un gruppo di uomini d'intelligence. I dossier sui diritti umani testimoniano che le continue azioni dei gruppi paramilitari portate avanti con la complicità delle forze armate e dei corpi di sicurezza dello stato, servono alla multinazionale e filiali per obbligare i lavoratori ad abbandonare la difesa dei loro più elementari diritti, costringerli a rinunciare ai loro contratti di lavoro e imporre bassi salari ai nuovi, assunti per turni di lavoro inumani, senza garanzie ed abbandonati ad una precarietà totale.

Questa politica fondata sul terrore permette alla Coca-Cola di aumentare enormemente i profitti, e abbassa i costi di produzione tramite l'esternalizzazione dei costi. Grazie ai contratti a tempo determinato, alla subcontrattazione dei servizi e all'outsorcing, la società di Atlanta evita di internalizzare i costi che le deriverebbero da contratti a tempo indeterminato, dal versamento dei contributi sociali per sanità e pensioni, dalle sanzioni di sfruttamento selvaggio verso i minori e dal rispetto delle leggi di preservazione delle risorse naturali. Il libero scambio comporta la separazione geografica tra i vantaggi derivanti dalla produzione e i costi ambientali, sulle spalle dei paesi del cosiddetto Terzo mondo, che sono dovuti all'aumento della quantità delle risorse, spesso non rinnovabili, messe in lavorazione. Ne è un chiaro esempio l'India, dove in un villaggio nel distretto di Palakkad la Hindustan Coca-Cola Beverages Limited ha sfruttato tutti i pozzi idrici esistenti, contaminandoli e compromettendo così l'esistenza di più di 750 famiglie di contadini. Gli adivasi, la popolazione indigena locale, hanno lottato duramente durante la primavera di quest'anno; per centinaia di giorni si sono ribellati alla devastazione compiuta dalla multinazionale, simbolo della peggiore globalizzazione, nella regione del Kerala. La lotta degli indigeni, appoggiata anche dai contadini dalit, i fuoricasta, ha a che vedere non tanto con il gusto dolciastro o il colore della bevanda, quanto con il disastro ambientale creato dalla fabbrica della ompagnia nel villaggio di Plachimada e dintorni. Aperto nel 1998, lo stabilimento portò un centinaio di posti di lavoro e altri duecento saltuari, ma per produrre bottiglie e barattoli ha prelevato dai corsi d'acqua e dai bacini idrici circostanti tra i seicentomila ed il milione e mezzo di litri d’acqua al giorno, la stessa acqua necessaria alla sopravvivenza della gente del posto. Al danno si aggiunge la beffa, quando gli adivasi si accorgono che la loro acqua assume il colore del latte cagliato e il suo odore diventa stomachevole, al punto da costringere un migliaio di abitanti a comprare l'acqua imbottigliata dalla stessa Coca-Cola a cinque rupie la bottiglia. Lo stabilimento restituiva infatti parte dell'acqua depredata durante il processo di risciacquo dei contenitori, contaminando le fonti, il terreno e le falde di tutta l'area. Il Forum di Resistenza Popolare, il comitato che si è opposto a questo abominio era disposto a intentare un vero e proprio assalto allo stabilimento ma c'è da stare attenti; la Coca-Cola dispone di tutte le autorizzazioni di legge e ogni violazione, a parte quelle relative ai regolamenti sanitari, potrebbe essere severamente punita. Più di 650 organizzazioni nel mondo si sono riunite in occasione delle assemblee popolari di Atlanta, Bruxelles e Bogotà nel 2002 per sostenere la lotta dei lavoratori e delle organizzazioni sociali contro le devastanti azioni condotte dalla Coca-Cola: per esigere il rispetto del diritto alla verità e alla giustizia su quanto accaduto; per chiedere il risarcimento integrale delle vittime mietute da una transnazionale che è un esempio della violenza con cui, ovunque nel globo, si impone la mondializzazione neoliberale. Il "Colectivo de Abogados" di Bogotà sta portando avanti la causa a livello legale e c'è da credere che andranno fino in fondo, visti i trascorsi e l'impegno del Collettivo, il cui presidente, Alirio Uribe Munoz, ha quest'anno ricevuto il prestigioso premio Ennal come miglior difensore dei diritti umani. Diritti violati sistematicamente da un modello di sviluppo unificante a causa del quale innumerevoli forme di organizzazione sociale, identità culturale e tradizioni millenarie vengono sterminate quotidianamente in modo indiscriminato e nel silenzio assoluto. "Pretendiamo che cessino e che siano punite" le azioni violente della Coca-Cola, si legge nella dichiarazione finale approvata dai partecipanti all'ultimo incontro di Bogotà.

E' stato inoltre deciso di presentare alla transnazionale proposte di riparazione non tanto o non solo di tipo economico; sono proposte finalizzate al recupero del tessuto sociale sui luoghi di imposizione del conflitto, per non perdere la memoria collettiva di ciò che è accaduto. Per non monetizzare il valore della vita, del diritto ad una dignità vera, alla libertà collettiva: affinchè di quest'ultima non si accetti mai l'identificazione con il potere arbitrariamente concentrato e minacciosamente strumentalizzato nelle mani di un'oligarchia sovranazionale. Oligarchia a cui accordi come l'Omc (organizzazione mondiale del commercio) concedono il diritto di non riconoscere i diritti. E’ sulla base di queste motivazioni che lo scorso venti luglio è partita una campagna planetaria di boicottaggio contro la multinazionale più "presente" del globo, alla quale oggi si contrappongono centinaia di movimenti disseminati in ogni continente che hanno come obiettivo quello di smettere e far smettere il consumo di tutti i prodotti Coca-Cola. * Associazione A SUD, ecologia e cooperazione.

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13-12-2007 12:22
 
 
 In Colombia continuano gli omicidi e le minacce contro i lavoratori ed i dirigenti del Sinaltrainal (sindacato agro-alimentare) da parte delle multinazionali Coca Cola e Nestlé. 
   
 MINACCIATI I DIRIGENTI DEL SINALTRAINAL, LAVORATORI DELLA COCA COLA

Il giorno 6 Dicembre 2007, verso le 19,30, nella casa di JOSE DOMINGO FLOREZ, integrante della commissione sindacale del SINALTRAINAL e lavoratore della Coca Cola nella città di Bucaramanga, è stata abbandonata una busta nel garage della sua abitazione, con la seguente minaccia di morte:

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