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Post n°324 pubblicato il 22 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: cina, cinesi

Cina condanna Parigi per nomina Dalai Lama cittadino onorario

Reuters - Mar 22 Apr - 12.54
PECHINO (Reuters) - Il governo cinese ha condannato oggi la decisione di Parigi di nominare il Dalai Lama cittadino onorario della capitale francese, affermando che tale gesto danneggia i legami tra le due nazioni e arriva nel delicato momento in cui Francia e Cina cercano di appianare le tensioni dopo le manifestazioni dei giorni scorsi.
Le relazioni tra Francia e Cina si sono raffreddate da quando le proteste pro-Tibet sono esplose anche a Parigi, in occasione del passaggio della torcia olimpica di poche settimane fa, manifestazione a cui alcuni cittadini cinesi hanno risposto promuovendo il boicottaggio di compagnie e prodotti francesi, in particolare della catena di supermercati Carrefour.
Il Dalai Lama ha ricevuto ieri gli onori dal municipio parigino proprio mentre il presidente francese Nicholas Sarkozy e il capo di stato cinese Hu Jintao, inviando i propri delegati, cercano di ricucire i legami diplomatici resi instabili dalle manifestazioni delle scorse settimane.
Leader buddista in esilio dal 1959 e accusato da Pechino di aver organizzato le manifestazioni in Tibet, il Dalai Lama chiede da tempo più autonomia e libertà per la regione himalayana ma dice di opporsi alle manifestazioni violente e alle richieste di una totale indipendenza per il Tibet. La Cina risponde definendolo un ipocrita.
Pechino ha plaudito alle azioni conciliatorie di Sarkozy, ma ha ammonito il gesto di Parigi dicendo che deteriorerà le relazioni con la Francia.
"Questo atto è una volgare interferenza negli affari interni della Cina e ha seriamente danneggiato le relazioni con la Francia", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Jiang Yu in un comunicato pubblicato sul sito web governativo http://www.fmprc.gov.cn.
Sottolineando che la Cina è tuttora indignata per gli attacchi durante la tappa della staffetta olimpica nella capitale francese, Jiang ha definito gli onori al Dalai Lama come un altro pericoloso segnale.
"Che il consiglio cittadino di Parigi abbia reso il Dalai 'cittadino onorario' ora, può essere considerato solo come un'altra grave provocazione nei confronti di 1,3 miliardi di cinesi, inclusi i tibetani, e incoraggerà ulteriormente l'arroganza del Dalai e di coloro che vogliono l'indipendenza del Tibet".
Il presidente cinese ha inviato un ex ambasciatore in Francia in qualità di delegato speciale nel tentativo di calmare le tensioni con la Francia -- secondo quanto detto da Jiang durante una conferenza stampa questa mattina -- e, allo stesso modo, Sarkozy sta inviando in questi giorni dei funzionari a Pechino.
VOCI   DAL TIBET    FIRMIAMO  LA PETIZIONE
AIUTIAMO IL TIBET
-Un nuovo ed orrendo genocidio sta avvenendo in Tibet in questi giorni.
I mezzi di informazione non sanno, o non vogliono sapere, o hanno paura di sbilanciarsi, quello che sta accadendo realmente a Lhasa ed in tutto il Tibet. Quando parlano di circa 80 morti, o se citano le fonti cinesi parlano di 10 morti (!), non hanno idea di quanto siano lontani dalla realta'. Ora noi siamo a Kathmandu, Nepal; ieri, domenica 16 marzo, un nostro amico Tibetano e' riuscito a parlare con suo fratello a Lhasa. Il fratello gli ha detto di aver assistito personalmente ad uno dei tanti massacri: UNA FOLLA DI CIRCA 300-400 TIBETANI E' STATA CIRCONDATA DALL'ESERCITO IN UN'AREA DIETRO IL POTALA ( L'ANTICA RESIDENZA DEL DALAI LAMA A LHASA), E LUI LI HA VISTI MASSACRARE TUTTI A MITRAGLIATE!!!
Se questo e' un episodio, (che non sapremo mai dai media), quanti altri ne stanno accadendo in tutto il Tibet?
Cio' che viene riferito dai media e' solo una frazione della realta', e' sempre cosi.
In Tibet si sta nuovamente consumando il tentativo di far tacere per sempre un popolo innocente, un popolo che non ha altro scopo che coltivare il proprio intento spirituale.
Una cultura unicamente devota alla Saggezza, a che ritiene la Compassione il potere piu' grande e definitivo.
Tutto cio' e' percepito dal governo cinese, nella loro follia di potere e dominio, nella loro ottusita' cieca e senza senso, come una grande minaccia. Per questo non hanno esitato, e non esiteranno, a farli tacere e distruggerli in ogni modo.
Vi prego di aiutare il Tibet con ogni mezzo, e di far sapere con tutto lo sforzo possibile da ognuno di noi, cio' che sta realmente accadendo.
Kathmandu', 17 marzo.
Aronica Gabriele ( Videha)
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Monaci morti 18/03
(foto AsiaNews)
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Monaci morti 18/03
(foto AsiaNews)
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Repubblica popolare cinese: 15 monaci tibetani in carcere

Data di pubblicazione dell'appello: 19.03.2008
Status dell'appello: attivo


Secondo informazioni provenienti dal Centro tibetano sui diritti umani e la democrazia (Tchrd), 15 monaci tibetani (Samten, Trulku Tenpa Rigsang, Gelek Pel, Lobsang, Lobsang Thukjey, Tsultrim Palden, Lobsher, Phurden, Thupdon, Lobsang Ngodup, Lodoe, Thupwang, Pema Garwang, Tsegyam e Soepa) sono in carcere dal 10 marzo per aver preso parte a una manifestazione pacifica a Barkhor, Lhasa, la capitale della Regione autonoma tibetana. Non si hanno ulteriori informazioni sul luogo in cui sono detenuti né su eventuali accuse formulate nei loro confronti. Amnesty International teme rischino di subire torture e altri maltrattamenti.

Il 10 marzo, centinaia di monaci hanno dato vita a una marcia dal monastero di Drepung verso Barkhor. Un altro gruppo, di cui i 15 monaci ora in carcere facevano parte, ha iniziato a marciare dal monastero di Sera ma è stato subito bloccato dalle forze di sicurezza cinesi. I monaci chiedevano al governo di Pechino di porre fine alla campagna di “rieducazione patriottica”, che li obbliga ad abiurare il Dalai Lama e li sottopone alla propaganda governativa.

Le manifestazioni a sostegno dei monaci arrestati si sono estese ad altri monasteri e hanno coinvolto settori più ampi della popolazione, a Lhasa e nelle province vicine del Qinghai, del Gansu e del Sichuan, popolate in larga parte da tibetani. Il 14 marzo le proteste si sono fatte violente; alcuni dimostranti hanno assalito e incendiato esercizi commerciali cinesi e hanno aggredito persone di altri gruppi etnici.

Il governo di Pechino ha sollecitato i manifestanti ad arrendersi entro la mezzanotte del 17 marzo, ora locale, promettendo un trattamento indulgente a coloro che avrebbero rispettato l’ultimatum.

Attualmente le strade di Lhasa sembrano essere per lo più calme e sgombre, mentre giungono notizie di disordini nelle province del Gansu e del Sichuan. La polizia e i militari cinesi stanno rastrellando le case di Lhasa, dalle quali alcuni testimoni hanno visto trascinare via persone con la forza, e pare stiano ricorrendo a un uso eccessivo della forza contro manifestazioni sporadiche ancora in corso a Lhasa e in altri centri del Tibet. Il fatto che un gran numero di truppe sia stato dispiegato nella regione fa temere che possano essere commesse ulteriori violazioni dei diritti umani.

Le autorità cinesi hanno imposto un blocco pressoché totale delle notizie provenienti dal Tibet e dalle zone limitrofe. Dal 12 marzo ai giornalisti non viene più permesso l’ingresso nella regione. Gli inviati che già si trovavano in Tibet sono stati costretti a rimanere alla larga dalle province del Gansu, del Sichuan e del Qinghai.

Il governo cinese ha il diritto e il dovere di difendere tutte le persone e le proprietà dagli atti di violenza. Allo stesso tempo, il diritto internazionale richiede che le autorità affrontino una crisi come quella tibetana rispettando i diritti umani fondamentali e i principi della necessità e della proporzionalità nell’uso della forza.

Il Tchrd ha raccolto le fotografie di 14 dei 15 monaci in carcere, disponibili alla pagina: http://www.tchrd.org/press/2008/p001.html

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