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LETTERA DI PAOLO CARINCI SULLA DRAMMATICA SITUAZIONE DEL LAGO DI BOMBA A CHIODI E AL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE

Post n°730 pubblicato il 21 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 
Tag: Abruzzo

Spett.le Regione Abruzzo
Direzione Affari della Presidenza
Politiche Legislative e Comunitarie,
Programmazione, Parchi, Territorio,
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali
UFFICIO Valutazione Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci (Palazzo Silone)
67100 L’Aquila (AQ)

MANDA UNA EMAIL A GIANNI CHIODI

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997

G. Chiodi: stampa@giannichiodi.com

M. Febbo: assagri@regione.abruzzo.it

D. Stati: daniela.stati@regione.
abruzzo.it
Caro Presidente Chiodi e Cari Consiglieri regionali sono Paolo CARINCI ecologista di pescara

A metà marzo la Forest Oil Corporation, compagnia petrolifera con sede a Denver (città natale di John Fante) ha avanzato richiesta di concessione di coltivazione petrolifera per l’area Monte Pallano - Colle Santo, che interessa i comuni di Bomba, Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Atessa, Villa Santa Maria, Colledimezzo e Montebello sul Sangro. In particolare, il progetto mira a fare del lago artificiale di Bomba un serbatoio di petrolio.
Sul verde che lo circonda, gli americani intendono costruire una raffineria-desolforatore, un inceneritore per bruciare rifiuti (sostanze cancerogene comprese), vari pozzi e una fitta rete di oleodotti. Oltre allo scempio ambientale, che colpirebbe abitanti, agricoltura e turismo, e alle emissioni che andranno a superare i limiti consentiti, c’è anche un serissimo rischio sismico, poiché la zona è soggetta a terremoti e la diga in terra battuta che ha dato origine al lago andrebbe incontro alla destabilizzazione. Già negli anni ‘60 l’Eni compì analisi petrolifere nell’area, concludendo che trivellare il lago avrebbe provocato cedimenti della diga, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali. Insomma, un nuovo Vajont contro cui comitati di cittadini, associazioni ambientaliste, intellettuali, scienziati e religiosi di tutto l’Abruzzo si stanno da giorni mobilitando.

Il progetto contempla una raffineria, svariati pozzi e condotte che cambierebbero per sempre la bellezza del paesaggio di Bomba esponendolo a rischi inutili. L’area toccata dal progetto relativo al monte Pallano è fragile dal punto di vista geologico, e un’a ttività estrattiva su larga scala potrebbe mettere a repentaglio la stabilità della diga e causare smottamenti e frane, e potenzialmente essere anche la causa di terremoti in una zona che già di per sè è altamente sismica e provocare l’inquinamento delle falde acquifere. E’ quanto attesta la stessa Forest Oil ai suoi soci e nella documentazione presentata al suo ufficio.

L’impianto di desolforazione progettato per la raffineria brucerà circa 250 kg di scorie tossiche al giorno, comprese sostanze altamente pericolose come acido solfidrico, sostanze chimiche cancerogene e metalli pesanti. Le emissioni sarebbero visibili in tutta la zona recando con sè l’inconfondibile odore di uova marce, tipico dell’acido solfidrico. A parte gli ovvi problemi di natura sanitaria, è chiaro che un’infrastruttura di questo tipo - con grandi installazioni metalliche, inceneritori, depositi, traffico pesante e cattive esalazioni - provocherebbe danni alla vista per chi visita quest’area e per i turisti che hanno imparato ad apprezzare il lago e la sua bellezza pesaggistica. Chi vorrebbe passare una vacanza in un posto che puzza di uova marce?
La Forest Oil afferma che la zona riguardante la centrale di trattamento si presenta scarsamente antropizzata e risulta adibito ad uso agricolo. I comuni interessati contano nel loro complesso circa 20,000 abitanti, e l’uso agicolo di cui si parla consiste in viticoltura, oliveti e ortaggi di ottima qualita’ che rappresentano il sostentamento delle popolazioni locali. Le emissioni di H2S hanno coseguenze gravi non solo sulla salute delle persone ma anche su quella dei prodotti agricoli. Studi di laboratorio, mostrano come emisisoni basse ma durature nel tempo di H2S, paragonabili alle emissioni del centro desolforatore di Bomba, possano compromettere la crescita di uva, mele, pesche, pomodori, carote, melanzane di cui la gente si nutre e che coltiva per vivere. I danni all’agricoltura sono ulteriore fonte di preoccupazione. Il progetto della Forest Oil e’ solo fonte di rischio per gli abitanti e non portera’ nessun reale sviluppo, checche’ ne dica la Forest Oil.

Il desolforatore ed i pozzi di petrolio saranno installati nel cuore di una zona attualmente interessata da una rinascita turistica, con il proliferare di attivita’ ricettive – hotel, bed and breakfast, gite in canoa sul lago, vela e surf, ristorazione– che attraggono turisti dal resto d’Italia e d’Europa. Il nostro e’ un turismo di qualita’ visceralmente legato ad una immagine sana del territorio. Di recente la zona e’ venuta ad essere conosciuta internazionalmente grazie ai giochi del Mediterraneo del 2009 che si sono svolti a Bomba per quanto riguarda le attivita’ di canottaggio. Il progetto Forest Oil – e tutta l’infrastruttura che portera’ con se’ - andra’ a ledere l’immagine del lago di Bomba e certamente svilira’ l’impulso turistico del Chietino in generale. E’ impossibile conciliare attivita’ di recezione con la presenza di pozzi e raffinerie.

Il rischio di scoppi di pozzi e’ sempre presente. Sebbene questi siano eventi rari, sono pur sempre possibili e basta un solo incidente, UNO SOLO per distruggere l’immagine di tutta la vallata, vanificare decenni di lavoroper la promozione turistica e distruggere l’industria tursistica. Negli altri paesi i limiti per le installazioni di pozzi petrolfieri sono molto piu’ stringenti in Italia e trivellare una zona cosi bella dal punto di vista naturalistico non sarebbe consentito in Colorado, sede della ditta proponente. Tutto questo per minizzare rischi e danni a popolazioni, pesca e turismo e crediamo che gli stessi standard del Colorado debbano applicarsi anche per il lago di Bomba.

La regione Abruzzo ha recentemente varato una legge che vieta le estrazioni e la lavorazione di petrolio su tutto il suolo regionale a terra. La legge e’ stata fortemente voluta dalla popolazione che e’ contraria alla petrolizzazione della propria regione. Le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volonta’ popolare deve essere vincolante. L’articolo 21 della legge 241 del 7 Agosto del 1990 stabilisce che esiste anche la possibilita’ di revoca dei progetti ove sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini. Con questa lettera intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di dissenso, secondo le norme citate della legge 241 e secondo il trattato di Aarhus.

La quantita’ di gas che sara’ estratta dalla Forest Oil e’ assolutamente irrilevante per quanto riguarda il fabbisogno italiano di energia. Intanto la ditta proponente e’ americana e non e’ detto che il gas estratto vada a beneficiare l’Italia. Il 6% delle fonti di idrocarburi dell’Italia viene dalla Basilicata e solo l’1% deriva da altre fonti sparse nel resto d’Italia. In un comunicato ai suoi investitori, la Forest Oil dichiara che si prevede l’estrazione totale di 1 miliardo di metri cubi di gas da Bomba. Il fabbisogno Italiano e’ di 200 milioni di metri cubi al giorno. Questo significa che Tutto il gas di Bomba servirebbe (se usato in Italia) per soddisfare il fabbisogno nazionale per circa 5 giorni. Dunque il gas del lago di Bomba dara’ un contributo minuscolo al bisogno di energia italiano, ma distruggera’ tutta l’economia locale fatta di turismo ed agricoltura.

) Sarebbe molto meglio inventivare veramente la produzione di energia da fonti alternative al petrolio. Un solo dato e’ sufficiente: nel 2008 la Germania, paese poco assolato, ha prodotto ben 2.220 GW-ore di energia solare, l’Italia solo 35. Scavare le ultime goccie di petrolio e di gas non risolveranno il problema, ma lo acuiranno. I cittadini d’Abruzzo hanno manifestato in massa il 18 Aprile 2010 per chiedere che si cambi rotta e che invece di trivellare l’Abruzzo a destra e a manca si sia una seria politica di utilizzo e di produzione distribuita di energia solare ed eolica.

Infine, il progetto della Forest Oil e’ solo il punto di partenza per una vera e propria invasione dell’Abruzzo da parte di ditte petrolifere straniere. La petrolizzazione della nostra riguarda tutto litorale abruzzese, Sulmona, la Majella. Nel loro complesso, ditte straniere incluse la Forest Oil ma anche la Petroceltic, la Vega Oil, la Cygam Gas la MOG ed altre proponenti intendono trivellare meta’ regione in cambio di royalities bassissime e alla ricerca disperata di petrolio e gas scadenti in quantita’ ed in qualita’.
E sulle trivelle a Bomba che vogliamo fare?

E' li che sara' la prova del nove per Gianni Chiodi. PER BOMBA A DECIDERE E' CHIODI E LA REGIONE ABRUZZO E NON ROMA. Li vogliono mettere almeno cinque pozzi di petrolio e una raffineria, in riva al lago con una diga che corre il rischio di crollare.

Vogliamo dire due parole ai Bombesi? Vogliamo dire due parole alla Forest Oil Corporation?
Vogliamo tirarla fuori un po di grinta?

Finora tutto tace . Ma per gli inceneritori le trovano le parole. E' grottesco.
Esortiamo dunque la regione a bocciare non solo il progetto della Forest Oil ma anche tutte le altre proposte petrolifere a venire. La regione Abruzzo ha ben poco da guadagnarci e ancora di meno i suoi abitanti.
Da un punto di vista più generale, è anacronistica l’attività di estrazione del petrolio in una zona così sensibile da un punto di vista ambientale e così bella. Mentre in tutto il mondo si va verso le energie rinnovabili e si cerca di ridurre la dipendenza dal carbon fossile, perforare la terra in cerca di un poco di petrolio sporco nell’area di Bomba rappresenterebbe un passo indietro

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