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Post n°756 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

Sembra che in Italia si sia perso il senso di nazione. A quasi 150 anni dall’Unità d’Italia, il significato di questo termine “traballa” nel nostro Paese, anche alla luce degli ultimi avvenimenti politici – gli insulti del senatore leghista Umberto Bossi ai romani -, ma non in Europa, dove insultare la capitale significa insultare la nazione. Un esempio concreto è dato dai ultimi festeggiamenti del 2 giugno scorso, Festa della Repubblica italiana, molto particolare quest’anno a causa della crisi economica che da tempo sta investendo l’Italia e, appunto, della Lega Nord. Ma non solo. I ministri Roberto Calderoli (Semplificazione Normativa) e Roberto Maroni (Interno) non erano presenti a Roma quel giorno, intenti ad occuparsi di federalismo e altre questioni che la Lega Nord proponeva a Vergiate in provincia di Varese. Secessione e federalismo: questo vogliono i seguaci di Bossi, il popolo padano che pensa che se Giuseppe Garibaldi nascesse oggi, non sarebbe più un eroe nazionale, perché l’eroe è diventato Umberto Bossi, anche a Bergamo, detta la città dei Mille, in quanto contribuì allo scopo garibaldino di unire l’Italia, inviando oltre 100 cittadini bergamaschi.

Dopo il 2 giugno 2010, nei giorni degli ultimi Mondiali di Calcio, i lavoratori della Maflow di Trezzano (in Lombardia), azienda produttrice di tubi per il condizionamento delle vetture, protestavano per paura di perdere il lavoro, a seguito della chiusura della ditta, e, trovatisi insieme a vedere una partita della Nazionale in televisione, dichiaravano preoccupazione per il futuro dei loro figli e volontà di stare uniti per affrontare questa situazione di crisi. Il nuovo conflitto che anima le fabbriche del Nord è diventato infatti una disputa tra i sindacalisti della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) e quelli della Lega, spaccando in questo modo le istituzioni e mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.

 

Più che parlare di Unità d’Italia, si dovrebbe riflettere su una rottura, in quanto sembra essere già profonda la separazione tra nord e sud del Paese. A Napoli, ad esempio, in quei giorni scendevano in piazza i dipendenti pubblici dell’Asl Napoli 1, rimasti da mesi senza stipendio, a causa del debito sanitario che in Campania ha raggiunto i 9 miliardi di euro. Rivolta, una bomba che sta per esplodere, una guerra: queste erano le parole dei disoccupati campani che protestavano.

 

E mentre in Campania la situazione esplodeva in queste azioni di protesta, nel resto dell’Italia accadevano fatti diversi: un convegno sul Federalismo a Siracusa; riunioni dell’Autogoverno Veneto nel Nord-Est; commemorazioni divise – tra il Movimento delle Agende Rosse, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, e i giovani di destra – il 19 luglio a Palermo, in onore di Borsellino, vittima della mafia nel 1992; manifestazioni dei terremotati all’Aquila. Qui, il 16 giugno scorso, si riunivano i sindaci dei comuni dei territori colpiti dal terremoto, ignari circa la decisione del Governo italiano a proposito della sospensione delle tasse per i terremotati. Tra macerie ancora in vista sulle strade, a distanza di oltre un anno dal sisma, ed il silenzio dei media, che non avevano parlato della manifestazione, il Governo stabiliva la proroga della sospensione delle tasse, ma solo per un periodo di sei mesi.

 

Ad oggi, all’Aquila la ricostruzione continua a ritardare : su 50 mila terremotati solo 14 mila vivono nelle case di Berlusconi e sono già mille le domande di cambio di residenza presentate all’ufficio Anagrafe del Comune dagli aquilani.<span> </span>Sembra che in Italia si sia perso il senso di nazione. A quasi 150 anni dall’Unità d’Italia, il significato di questo termine “traballa” nel nostro Paese, anche alla luce degli ultimi avvenimenti politici – gli insulti del senatore leghista Umberto Bossi ai romani -, ma non in Europa, dove insultare la capitale significa insultare la nazione. Un esempio concreto è dato dai ultimi festeggiamenti del 2 giugno scorso, Festa della Repubblica italiana, molto particolare quest’anno a causa della crisi economica che da tempo sta investendo l’Italia e, appunto, della Lega Nord. Ma non solo. I ministri Roberto Calderoli (Semplificazione Normativa) e Roberto Maroni (Interno) non erano presenti a Roma quel giorno, intenti ad occuparsi di federalismo e altre questioni che la Lega Nord proponeva a Vergiate in provincia di Varese. Secessione e federalismo: questo vogliono i seguaci di Bossi, il popolo padano che pensa che se Giuseppe Garibaldi nascesse oggi, non sarebbe più un eroe nazionale, perché l’eroe è diventato Umberto Bossi, anche a Bergamo, detta la città dei Mille, in quanto contribuì allo scopo garibaldino di unire l’Italia, inviando oltre 100 cittadini bergamaschi.Dopo il 2 giugno 2010, nei giorni degli ultimi Mondiali di Calcio, i lavoratori della Maflow di Trezzano (in Lombardia), azienda produttrice di tubi per il condizionamento delle vetture, protestavano per paura di perdere il lavoro, a seguito della chiusura della ditta, e, trovatisi insieme a vedere una partita della Nazionale in televisione, dichiaravano preoccupazione per il futuro dei loro figli e volontà di stare uniti per affrontare questa situazione di crisi. Il nuovo conflitto che anima le fabbriche del Nord è diventato infatti una disputa tra i sindacalisti della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) e quelli della Lega, spaccando in questo modo le istituzioni e mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.Più che parlare di Unità d’Italia, si dovrebbe riflettere su una rottura, in quanto sembra essere già profonda la separazione tra nord e sud del Paese. A Napoli, ad esempio, in quei giorni scendevano in piazza i dipendenti pubblici dell’Asl Napoli 1, rimasti da mesi senza stipendio, a causa del debito sanitario che in Campania ha raggiunto i 9 miliardi di euro. Rivolta, una bomba che sta per esplodere, una guerra: queste erano le parole dei disoccupati campani che protestavano.E mentre in Campania la situazione esplodeva in queste azioni di protesta, nel resto dell’Italia accadevano fatti diversi: un convegno sul Federalismo a Siracusa; riunioni dell’Autogoverno Veneto nel Nord-Est; commemorazioni divise – tra il Movimento delle Agende Rosse, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, e i giovani di destra – il 19 luglio a Palermo, in onore di Borsellino, vittima della mafia nel 1992; manifestazioni dei terremotati all’Aquila. Qui, il 16 giugno scorso, si riunivano i sindaci dei comuni dei territori colpiti dal terremoto, ignari circa la decisione del Governo italiano a proposito della sospensione delle tasse per i terremotati. Tra macerie ancora in vista sulle strade, a distanza di oltre un anno dal sisma, ed il silenzio dei media, che non avevano parlato della manifestazione, il Governo stabiliva la proroga della sospensione delle tasse, ma solo per un periodo di sei mesi.Ad oggi, all’Aquila la ricostruzione continua a ritardare : su 50 mila terremotati solo 14 mila vivono nelle case di Berlusconi e sono già mille le domande di cambio di residenza presentate all’ufficio Anagrafe del Comune dagli aquilani.

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