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Messaggi di Ottobre 2009
“Il giornalista deve produrre reportage, servizi, interviste. E le lacrime che versa nell’una o nell’altra occasione non interessano, in fondo, nessuno. Descrivi quello che vedi, metti insieme dei fatti e analizzali. Punto e basta. Ma rispetto a ciò che pubblichiamo, molte cose restano fuori”. Tv7: l'ultimo reportage http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5048bf97-f126-4d6f-a583-a58a2286ff51.html «Più di una settantina di giornalisti sono stati assassinati nell'ex Unione Sovietica dal 1992, quarantanove nella sola Russia. I numeri risultano ancora più elevati se si considera anche il martirio dei democratici. La mia nazione, la Bielorussia, non è riuscita ad evitare di pagare il tragico prezzo del cambiamento democratico. Ma dal momento che si tratta di un Paese piccolo e isolato – "un buco nero in Europa" – di casi del genere raramente si parla nei media internazionali. Nessuno ormai ricorda Anatol Maisenya, giornalista e uno dei primi oppositori del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, "l'ultimo dittatore europeo". È morto in circostanze sospette in un incidente stradale nel 1996. Stesso destino per Dzmitry Zavadzki, l'ex cameraman personale di Lukashenko, messo in prigione a causa delle sue rivelazioni. Nel 2000 è scomparso e, né il suo corpo, né i suoi rapitori sono stati mai trovati. Un'altra giornalista conosciuta per le sue posizioni critiche nei confronti del presidente, Veranika Charkasava, e che lavorava come reporter investigativo per il quotidiano indipendente 'Salidarnasc', nel 2004 è stata pugnalata a morte e i suoi assassini non sono mai stati identificati. E ancora: Vasily Grodnikov scriveva per uno dei maggiori quotidiani dell'opposizione, 'Narodnaya Volia'. È deceduto nel 2005 in seguito alle percosse ricevute dai suoi aggressori che anche in questo caso non sono stati trovati. Sì, ci sono delle somiglianze tra i casi accaduti in Russia e in Bielorussia. Per esempio, entrambi i loro presidenti non hanno mai rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale riguardo agli episodi, né offerto le condoglianze per le vittime. Come in Russia, anche le autorità bielorusse non sembrano in grado né di fermare né di risolvere i crimini commessi ai danni degli attivisti democratici assicurando i colpevoli alla giustizia. In entrambi i Paesi si ha l'impressione che questa indifferenza da parte degli organi ufficiali sia quasi un segno dell'approvazione dell'assassinio come strumento adatto per mettere a tacere tutti quelli che cercano di difendere i diritti umani e la libertà di stampa. Gli eventi accaduti ultimamente a Mosca erano, inoltre, in parte connessi alla Bielorussia. Stanislav Markelov, 35 anni, era sposato con una donna bielorussa, aveva difeso dei cittadini bielorussi arrestati per aver protestato di fronte all'ambasciata della Bielorussia a Mosca e aveva preso parte a un seminario sui diritti umani a Minsk. Ma essendo una giovane giornalista che collabora con i "nuovi media", sono rimasta particolarmente colpita dal coraggio della venticinquenne Anastasia Baburova. L'omicidio della giovane giornalista e studentessa all'università statale di Mosca è stato messo in ombra da quello del più noto Markelov. Ma la sua tragica morte è altresì fonte di speranza ed ispirazione. A dispetto del pericolo che correva, era decisa a continuare a studiare e praticare il giornalismo investigativo. Aveva aderito a un partito politico dell'opposizione e lavorava per un quotidiano indipendente, che nel 2000 aveva visto altri suoi tre reporter uccisi. Aveva scelto di scrivere articoli e blog contro i misfatti perpetuati in uno Stato autoritario. È morta affrontando l'assassino del suo collega, diventando un'ispirazione per tutti noi. Non possiamo restare in silenzio. Dobbiamo alzare la nostra voce a difesa della democrazia e della libertà d'espressione. Non esiste arma in grado di impedire alle persone di cercare la verità e lottare per la libertà. Nonostante la lunga lista di persone uccise, imprigionate, picchiate e oppresse, in Bielorussia e Russia giovani giornalisti continuano ad unirsi ai mezzi di comunicazione indipendenti. Noi tutti dobbiamo impegnarci per realizzare quei cambiamenti che garantiranno che nessun altro essere umano in questa parte del mondo debba morire per aver tentato di cercare la verità». Irina V. Isf postato da latorredibabele · ![]() Il quotidiano russo 'Tvoi Dien' (Il tuo giorno) ha pubblicato in prima pagina la foto del presunto killer che il 19 gennaio ha freddato in pieno centro e in pieno giorno a Mosca l'avvocato Stanislav Markelov, 34 anni, e Anastasia Baburova (25), collaboratrice di 'Novaia Gazeta', lo stesso giornale per cui lavorava Anna Politkovskaia. Un duplice omicidio che ha sollevato proteste anche all'estero, ma oggi il ministero degli esteri russo ha parlato di strumentalizzazione politica della morte della giornalista. L'immagine pubblicata dal giornale è stata ripresa da una videocamera della stazione della metropolitana Kropotinskaia tre minuti dopo il duplice delitto. L'uomo, magro e di alta statura, è ritratto mentre cammina in un corridoio della stazione con un berretto e il bavero rialzato della giacca che lasciano intravedere solo gli occhi. Il quotidiano ha lanciato un appello ad eventuali testimoni promettendo una ricompensa di entità non precisata. Gli inquirenti avevano negato l'esistenza di testimoni oculari dei due omicidi e stanno continuando l'esame di tutte le videocamere della metropolitana e di quelle degli edifici vicini al luogo del delitto. (Guardate quanta gente c’è che lo osserva) |
Post n°685 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da dammiltuoaiuto
Anna Politkovskaya "vietata": le autorità russe non concedono il visto ai rappresentanti di Reporters sans frontieres A tre anni dalla morte di Anna Politkovskaya esplode una nuova polemica tra Reporters sans frontieres e autorità russe. Quest'ultime non hanno concesso il visto ad alcuni rappresentanti dell'organizzazione (tra cui il segretario generale Jean-François Julliard) per presenziare ad una conferenza prevista per ieri, alla vigilia del terzo anniversario dell'omicidio della giornalista della Novaja Gazeta. "Era estremamente importante per noi essere in Russia con i colleghi e i famigliari di Anna" - ha spiegato Julliard, che lo scorso sabato era intervenuto anche alla manifestazione di Piazza del Popolo - "Quest'anno saremmo voluti essere lì più che in ogni altra occasione, è stato un anno terribile per i giornalisti e per gli attivisti, come nel caso delle violenze nel Caucaso del nord, una regione che Anna conosceva molto bene". Dal marzo 2000 ben 22 giornalisti sono stati uccisi in Russia. Chi volesse approfondire l'argomento non può non vedere questa bella intervista di Eleonora Bianchini a Elena Kudimova, sorella di Anna Politkovskaja. Segnaliamo inoltre che a Milano presso The photographers show (Piazza Fidia 3 - tel. +39 0297386077, tpr@thephotographersroom.com) è previsto per oggi alle 18 uno slideshow sul lavoro di Anna Il mio lavoro a ogni costo " Vivere così è orribile. Vorrei un po' più di comprensione, ma la cosa più importante è continuare a raccontare quello che vedo". Anna Politkovskaja spiega il mestiere di giornalista Internazionale 665, 26 ottobre 2006 Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me. Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999. Mi nascondevo dai soldati federali russi, ma grazie ad alcuni intermediari di fiducia riuscivo comunque a stabilire dei contatti segreti con le singole persone. In questo modo proteggevo i miei informatori. Dopo l'inizio del piano di "cecenizzazione" di Putin (ingaggiare i ceceni "buoni" e fedeli al Cremlino per uccidere i ceceni "cattivi" ostili a Mosca), ho usato la stessa tecnica per entrare in contatto con i funzionari ceceni "buoni". Molti di loro li conoscevo da tempo dato che, prima di diventare "buoni", mi avevano ospitato a casa loro nei mesi più duri della guerra. Ormai possiamo incontrarci solo in segreto perché sono considerata una nemica impossibile da "rieducare". Non sto scherzando. Qualche tempo fa Vladislav Surkov, viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale, ha spiegato che alcuni nemici si possono far ragionare, altri invece sono incorreggibili: con loro il dialogo è impossibile. La politica, secondo Surkov, dev'essere "ripulita" da questi personaggi. Ed è proprio quello che stanno facendo, non solo con me. L'imboscata Il 5 agosto del 2006 mi trovavo in mezzo a una folla di donne nella piccola piazza centrale di Kurchaloj, un villaggio ceceno grigio e polveroso. Portavo una sciarpa arrotolata sulla testa come fanno molte donne locali della mia età. La sciarpa non copriva completamente il capo ma non lo lasciava neanche scoperto. Era fondamentale non essere identificata, altrimenti mi sarebbe potuto succedere di tutto. Su un lato della piazza, appesa al gasdotto che attraversa Kurchaloj, c'era una tuta da uomo intrisa di sangue. La testa, invece, non c'era più. L'avevano portata via. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio due guerriglieri ceceni sono caduti in un'imboscata tesa alla periferia di Kurchaloj da alcuni uomini fedeli all'alleato del Cremlino, Ramzan Kadyrov, il primo ministro ceceno. Adam Badaev è stato catturato mentre Hoj-Ahmed Dushaev, originario di Kurchaloj, è stato ucciso. Verso l'alba una ventina di Zhiguli piene di uomini armati hanno raggiunto il centro del villaggio dove si trova il commissariato di polizia. Portavano la testa di Dushaev. Due uomini l'hanno fissata al gasdotto al centro del villaggio e sotto hanno appeso i pantaloni macchiati di sangue. Poi hanno trascorso le due ore successive a fotografare la testa con i cellulari. La testa mozzata è rimasta esposta per ventiquattr'ore. Alla fine gli uomini della milizia l'hanno portata via, lasciando i pantaloni appesi alla tubatura. Gli agenti dell'ufficio del procuratore generale intanto stavano esaminando la scena dell'imboscata. Gli abitanti del paese assicurano di aver sentito uno degli agenti chiedere a un subordinato: "Hanno finito di ricucire la testa?". Il corpo di Dushaev, con la testa ricucita al collo, è stato riportato sul luogo dell'imboscata, e l'ufficio del procuratore generale ha avviato l'indagine seguendo le normali procedure investigative. Ho scritto un articolo per raccontare l'episodio, senza fare commenti ma fornendo una ricostruzione dei fatti. Sono tornata in Cecenia proprio quando in edicola usciva il giornale con il mio articolo. In piazza le donne hanno cercato di nascondermi. Erano sicure che gli uomini di Kadyrov mi avrebbero sparato se avessero saputo che ero lì. Tutte mi hanno ricordato che il premier aveva giurato pubblicamente di uccidermi. Era successo durante una riunione dell'esecutivo: Kadyrov aveva dichiarato di averne abbastanza e aveva aggiunto che Anna Politkovskaja era una donna spacciata. Me lo hanno raccontato alcuni membri del governo. Perché tanto odio? Forse non gli piacevano i miei articoli? "Chi non è dei nostri è un nemico". Lo ha detto Surkov, il principale sostenitore di Kadyrov nell'entourage di Putin. "È talmente stupida che non conosce neanche il valore dei soldi. Le ho offerto del denaro ma non lo ha accettato", ha detto Kadyrov a un mio vecchio conoscente, un ufficiale delle forze speciali della milizia. È "uno dei nostri", e se ci avessero sorpresi a parlare di certo avrebbe passato dei guai. Al momento di salutarci, fuori era buio. L'ufficiale mi ha pregato di non uscire, perché aveva paura che mi uccidessero. "Non andare. Ramzan è molto arrabbiato con te". Sono uscita lo stesso. Quella notte a Grozny avrei dovuto incontrare una persona di nascosto. Si è offerto di farmi accompagnare con un'auto della milizia, ma l'idea mi sembrava ancora più rischiosa: sarei diventata un bersaglio per i guerriglieri. "Ma almeno nella casa dove stai andando sono armati?", mi ha chiesto con aria preoccupata. Durante tutta la guerra sono stata tra due fuochi. Quando qualcuno minaccia di ucciderti i suoi nemici ti proteggono. Ma domani la minaccia verrà da qualcun altro. Perché mi dilungo su questa storia? Solo per spiegare che in Cecenia le persone sono preoccupate per me, e questo fatto mi commuove profondamente. Temono per la mia vita più di me. Perché Kadyrov vuole uccidermi? Una volta l'ho intervistato e ho pubblicato le sue risposte senza cambiare una virgola, rispettando tutta la loro incredibile stupidità e ignoranza. Kadyrov era convinto che avrei riscritto completamente l'intervista, per farlo apparire più intelligente. In fondo oggi la maggior parte dei giornalisti, quelli che fanno parte "dei nostri", si comporta così. Basta questo per attirarsi una minaccia di morte? La risposta è semplice come la visione del mondo incoraggiata dal presidente russo Vladimir Putin. "Dobbiamo essere spietati con i nemici del reich". "Chi non è con noi è contro di noi". "Gli oppositori devono essere eliminati". "Perché ti sei fissata sulla storia della testa tagliata?", mi ha chiesto a Mosca Vasilij Panchenkov, che dirige l'ufficio stampa delle truppe del ministero degli interni, pur essendo una persona per bene. "Non hai altro a cui pensare?". Mi sono rivolta a lui per avere un commento su Kurchaloj per la Novaja Gazeta. "Lascia perdere, fai finta che non sia successo niente. Lo dico per il tuo bene!". Ma come posso dimenticare? Detesto la linea del Cremlino elaborata da Surkov, che divide le persone tra chi "è dalla nostra parte" e chi "non lo è" o addirittura "è dall'altra parte". Se un giornalista è "dalla nostra parte" otterrà premi e rispetto, e forse gli proporranno perfino di diventare un deputato della duma, il parlamento russo. Ma se "non è dalla nostra parte", sarà considerato un sostenitore delle democrazie europee e dei loro valori, diventando automaticamente un reietto. Questo è il destino di chiunque si opponga alla nostra "democrazia sovrana", alla "tradizionale democrazia russa". Riferire i fatti Non sono un vero animale politico. Non ho aderito a nessun partito perché lo considero un errore per un giornalista, almeno in Russia. E non ho mai sentito la necessità di difendere la duma, anche se ci sono stati anni in cui mi hanno chiesto di farlo. Quale crimine ho commesso per essere bollata come "una contro di noi"? Mi sono limitata a riferire i fatti di cui sono stata testimone. Ho scritto e, più raramente, ho parlato. Pubblico pochi commenti, perché mi ricordano le opinioni imposte nella mia infanzia sovietica. Penso che i lettori sappiano interpretare da soli quello che leggono. Per questo scrivo soprattutto reportage, anche se a volte, lo ammetto, aggiungo qualche parere personale. Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo. I servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico. I cittadini sanno poco o niente di quello che accade in altre zone del paese e a volte perfino nella loro regione. Il Cremlino ha reagito cercando di bloccare il mio lavoro: i suoi ideologi credono che sia il modo migliore per annullare l'effetto di quello che scrivo. Ma impedire a una persona che fa il suo lavoro con passione di raccontare il mondo che la circonda è un'impresa impossibile. La mia vita è difficile, certo, ma è soprattutto umiliante. A 47 anni non ho più l'età per scontrarmi con l'ostilità e avere il marchio di reietta stampato sulla fronte. Non parlerò delle altre gioie del mio lavoro – l'avvelenamento, gli arresti, le minacce di morte telefoniche e online, le convocazioni settimanali nell'ufficio del procuratore generale per firmare delle dichiarazioni su quasi tutti i miei articoli. La prima domanda che mi rivolgono è sempre la stessa: "Come e dove ha ottenuto queste informazioni?". Naturalmente gli articoli che mi presentano come la pazza di Mosca non mi fanno piacere. Vivere così è orribile. Vorrei un po' più di comprensione. Ma la cosa più importante è continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo, ricevere ogni giorno in redazione persone che non sanno dove altro andare. Per il Cremlino le loro storie non rispettano la linea ufficiale. L'unico posto dove possono raccontarle è la Novaja Gazeta. ANNA POLITOSKAJA |
Berlusconi accusa Consulta e Napolitano di essere di parte articolo di Valentina Rusconi - ROMA (Reuters) - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto che la Corte Costituzionale è un organo politicizzato di sinistra e che per questo motivo ha dichiarato illegittimo il Lodo Alfano che gli garantiva l'immunità penale. Commentando a caldo la sentenza della Consulta con i giornalisti Berlusconi ha anche accusato di essere di parte il capo dello Stato. "(La Corte) E' un organo politico...è di sinistra. Con una Corte Costituzionale, con 11 giudici di sinistra era impossibile che approvassero questo", ha detto Berlusconi subito dopo la decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il Lodo Alfano. In una dichiarazione diffusa da Palazzo Chigi, il premier dice che la sentenza sarà comunque rispettata: "Non posso non rispettare il responso della Corte Costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo". Secondo Berlusconi il pronunciamento dei 15 giudici costituzionali non intacca "in alcun modo la solidità del governo", nè la sua "volontà di proseguire con determinazione nel mandato ricevuto dal popolo". Il premier ricorda l'alto consenso registrato nelle europee e dice che la sua determinazione "riceve ogni giorno il sostegno compatto e solidale della volontà politica della maggioranza che sostiene l'attuale governo". Meno posato il quadro fatto da Berlusconi ai giornalisti per descrivere la situazione in cui, a suo dire, è maturata la sentenza odierna. Fuori da palazzo Grazioli ha usato i toni dello scontro istituzionale contro magistratura, stampa e anche contro il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Abbiamo una minoranza di magistrati rossi organizzatissima che usano la giustizia a fini di lotta politica; abbiamo il 72% della stampa che è di sinistra abbiamo gli spettacoli di approfondimento della televisione pubblica, pagati con i soldi di tutti, che sono di sinistra ci prendono in giro anche con gli spettacoli comici. Il capo dello Stato sapete voi da che parte sta, abbiamo 11 giudici della Corte costituzionale (su un totale di 15) eletti da tre capi di Stato di sinistra che fanno della Corte costituzionale non un organo di garanzia, ma un organo politico". Napolitano ha reagito immediatamente alle parole del premier, ribadendo la sua imparzialità. "Tutti sanno da che parte sta il Presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale", ha detto con una nota il Quirinale. A stretto giro la risposta di Berlusconi: "Non m'interessa quello che dice il capo dello Stato, non mi interessa, mi sento preso in giro". |
STALKING : COS'E' E COME SI DENUNCIA STALKING : COS'E' E COME SI DENUNCIA Finalmente in Italia una legge punisce severamente lo Stalking : le persecuzioni tra ex, in condoinio, sul luogo di lavoro ora sono reati. Ma quando si puo' parlare di Stalking e come si denuncia?
PAOLO CARINCI ECCO UN BUON MANUALE |
La Consulta ha dichiarato oggi incostituzionale il Lodo Alfano, che sospendeva i processi per le quattro più alte cariche dello Stato durante il loro mandato. http://it.notizie.yahoo.com/4/20091007/tts-oittp-scheda-procedimenti-berlusconi-ca02f96.html DIRITTI TV MEDIASET E' il procedimento principale scaturito dalle indagini sulla compravendita dei diritti televisivi e cinematografici di società Usa per 470 milioni di euro, che sarebbe stata effettuata da Fininvest attraverso due società off-shore nel 1994-1999. La procura di Milano ipotizza che major americane abbiano venduto i diritti televisivi alle due società off- shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset, allo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri a disposizione di Silvio Berlusconi. Sia Mediaset sia tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse. All'inizio il processo vedeva imputate 12 persone, fra le quali Berlusconi, l'avvocato britannico David Mills e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, con le ipotesi di reato, a vario titolo e per i diversi imputati, di falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita, riciclaggio e ricettazione. Poi, nel gennaio 2007, la prima sezione penale del Tribunale di Milano, presso la quale si celebra il processo, prese atto dell'avvenuta prescrizione -- ulteriormente ampliata nei termini dall'entrata in vigore della legge ex Cirielli -- di una serie di ipotesi di reato. In particolare, per quel che riguarda Berlusconi venne stabilito il non luogo a procedere per prescrizione per tutte le appropriazioni indebite e per frode fiscale e falso in bilancio fino al 1999. Berlusconi al momento resta all'interno del processo per l'ipotesi di frode fiscale del 1999 e per quella del falso in bilancio che, con una contestazione suppletiva del pm, era stato "allungato" al 2001. Il processo è stato sospeso per tutti gli imputati nel settembre 2008 in attesa della decisione della Consulta. CORRUZIONE MILLS Al termine del processo di primo grado, il 17 febbraio 2009, i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato a quattro anni e sei mesi l'avvocato Mills per corruzione giudiziaria. Al centro del procedimento c'è l'accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari all'avvocato d'affari britannico come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset per creare fondi neri. In questo caso i giudici, a differenza dei colleghi del processo principale sui diritti tv sospeso per tutti, una volta entrato in vigore il Lodo Alfano hanno deciso di stralciare e sospendere la posizione del coimputato Berlusconi, e di procedere per il solo Mills. I giudici, nelle motivazioni della sentenza, hanno sostenuto che l'avvocato "ha agito certamente da falso testimone per consentire a Silvio Berlusconi e a Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite". Mills si è proclamato innocente, Mediaset ha sempre negato ogni addebito e Berlusconi ha definito la sentenza "scandalosa". Il processo d'appello a David Mills inizierà il prossimo 9 ottobre. MEDIATRADE E' l'ultimo stralcio del procedimento principale sulla compravendita dei diritti tv. E' ancora in fase di indagini preliminari: per la precisione, dicono fonti legali, si è in attesa del deposito dell'avviso chiusura indagini, il cosiddetto 415 bis, l'atto prodromico alle richieste di rinvio a giudizio. Berlusconi, insieme all'uomo d'affari egiziano-statunitense Frank Agrama e cinque manager Mediaset è indagato per concorso in appropriazione indebita. La procura sostiene che fino al 2005 -- quando cioè era già da quattro anni premier -- Berlusconi sia stato il socio occulto di Agrama allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset per occultarlo all'estero ai danni di azionisti, fisco Usa e italiano. L'accusa ipotizza che Agrama acquistasse i diritti dalle major americane, li rivendesse a Fininvest e poi a Mediaset a prezzi gonfiati, e infine versasse gran parte del surplus delle vendita gonfiata in conti esteri nella disponibilità di manager Mediaset. "Un'accusa vecchia e masticata", l'ha definita in una intervista al Giornale l'avvocato Piero Longo, uno dei legali del presidente del Consiglio. "COMPRAVENDITA" SENATORI Si tratta di un procedimento in fase di indagini preliminari. Berlusconi è indagato per istigazione alla corruzione nell'inchiesta in cui si ipotizza la compravendita di due senatori del centrosinistra, eletti all'estero, durante l'ultimo governo Prodi affinché passassero nelle file del centrodestra durante il voto sulla legge finanziaria. La procura di Roma aveva chiesto l'archiviazione e il gip Orlando Villoni aveva sospeso la sua pronuncia nel merito in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. DA DOVE RIPARTONO I PROCEDIMENTI Il procedimento principale sui diritti tv riparte esattamente dalla sospensione dell'udienza al settembre 2008, con tutti gli atti validi compiuti nel dibattimento iniziato il 21 novembre 2006. Il procedimento per la corruzione dell'avvocato David Mills deve invece ripartire da zero, visto che il collegio giudicante, avendo emesso sentenza sul coimputato, è diventato per legge incompatibile a giudicare Berlusconi. Per quel che riguarda Mediatrade e la presunta compravendita dei senatori si è nella fase delle indagini preliminari: nel primo caso alla chiusura inchiesta, nel secondo alla pronuncia del gip sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. PRESCRIZIONE Detto che il Lodo Alfano ferma le lancette dell'orologio, durante la sospensione dei procedimenti, per quel che riguarda la prescrizione dei reati, bisogna precisare che non è possibile stabilire con esattezza a priori lo scadere dei tempi, dipendendo questi ultimi anche da circostanze come la concessione di attenuanti o derubricazione di imputazioni (che possono alleggerire i reati rendendoli più "prescrivibili") o al contrario il riconoscimento di aggravanti (che allontanano la prescrizione). Quello che viene ritenuto più vicino alla prescrizione è il procedimento per il caso Mills che dovrà ripartire da capo. E' molto difficile che la difesa del premier darà il consenso a una qualche parte degli atti compiuti al processo -- durato dall'aprile 2007 al febbraio 2009 -- in cui Mills è stato condannato, e, secondo fonti legali, è certo che il dibattimento che ripartirà da zero davanti ai tre nuovi giudici non potrà arrivare in fondo, nemmeno in primo grado. Per quel che riguarda il procedimento principale sui diritti tv invece, molto dipende, secondo quel che riferiscono fonti legali, da quante contestazioni suppletive la procura riuscirà a far arrivare dallo stralcio Mediatrade, in modo da ipotizzare reati oltre il 2001. |
Patrizia D'Addario non sposta votiRenato Mannheimer – il più noto dei sondaggisti italiani - sceglie Affaritaliani.it per analizzare l'impatto sull'opinione pubblica della partecipazione ad Annozero di Patrizia D'Addario. "Sono temi di fronte ai quali muta pochissimo l'opinione degli elettori. I cittadini sono interessati a questa vicenda come lo sono per Garlasco" Sabato 03.10.2009 18:00
"Si tratta di temi di fronte ai quali muta di pochissimo l'opinione politica degli elettori. Sulla base dei dati rilevati negli ultimi mesi, abbiamo notato una perdita di consenso - al di là della trasmissione in sé che ha un impatto minimale, dell'ordine del 3-4% in termini di fiducia nel premier e di consenso nel governo. Sembra di vedere che ci sia poca influenza sulle scelte di voto. I cittadini sono interessati a questa vicenda come lo sono per l'omicidio di Garlasco". Secondo il presidente dell'Ispo, ad esempio, "l'andamento del Milan in campionato e in Champions League incide di più dei racconti della D'Addario. Nella vita d'altronde si cambia la moglie ma non la squadra di calcio e ricordo che una vittoria importante dei rossoneri poco prima di una tornata elettorale fece guadagnare parecchi voti a Berlusconi".
INCHIESTE BARI/ IL PROCURATORE: REGISTRAZIONI D'ADDARIO IN CASSAFORTE - "Sicuramente le registrazioni che sono state pubblicate non sono quelle consegnate agli inquirenti, perché risulta pacificamente dagli atti che appena sono state consegnate le registrazioni sono state sigillate, messe in busta chiusa, custodite in una cassaforte e, fino al mio arrivo non sono state aperte". Lo ha affermato il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, parlando con i giornalisti delle registrazioni consegnate alla Procura di Bari dalla escort barese, Patrizia D'Addario, che ha riferito di aver trascorso una notte con il premier a Palazzo Grazioli. "Sicuramente le registrazioni che sono state pubblicate non so dire se sono corrispondenti a quelle consegnate, ma sicuramente non sono quelle. Mentre c'è una forte probabilità che il verbale, pure pubblicato, sia quello corrispondente a quello che effettivamente era stato fatto". Secondo Laudati, "Io sto valutando tutti i filoni d'indagine messi insieme - ha poi precisato parlando di tutte le indagini su appalti e sanità - per me non c'è uno più importante dell'altro, le cose sono tutte interconnesse, per cui se non si chiarisce una non si capisce l'altra". |
ROMA – Fininvest è stata condannata dal tribunale di Milano a risarcire Cir del danno patrimoniale da “perdita di chance” di un giudizio imparziale, (in merito al Lodo Mondadori) quantificato in circa 750 milioni (749.955.611,93, per l’esattezza). Ma Fininvest non ci sta: “Sentenza ingiusta, faremo appello”. |
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