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NO ALLA DERIVA PETROLIFERA IN ABRUZZO: UNA APOCALISSE ANNUNCIATA

Post n°690 pubblicato il 26 Novembre 2009 da dammiltuoaiuto
 

NO ALLA DERIVA PETROLIFERA IN ABRUZZO: UNA APOCALISSE ANNUNCIATA

sabato 28 novembre 2009 Ora: 16.00 - 19.00

Luogo: Teatro Comunale - Città Sant' Angelo (PE) DescrizionePROGRAMMA Apertura : Saluto del Sindaco Gabriele Florindi Introduzione: Claudio CENSONI (Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni) INTERVENTI: Giovanni DAMIANI ...( Biologo, Docente Università della Tuscia) Claudio Di TONNO ( Avvocato) Tommaso PAGLIANI (Ricercatore Mario Negri Sud) Contributi dei Sindaci dei Comuni di Atri, Cappelle sul Tavo, Castilenti, Elice, Montefino, Montesilvano, Picciano, Pineto e Silvi. NEL CORSO DELL'INCONTRO SARANNO PROIETTATI FILMATI E DOCUMENTI SUL TEMA.

 
 
 

PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO

Post n°689 pubblicato il 17 Novembre 2009 da dammiltuoaiuto
 

PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO


Firmate l'appello
http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391117

 
 
 

YOANI SANCHEZ SEQUESTRATA E PICCHIATA DALLA SICUREZZA DI STATO CUBANA

Post n°688 pubblicato il 17 Novembre 2009 da dammiltuoaiuto
 

YOANI SANCHEZ SEQUESTRATA E PICCHIATA DALLA SICUREZZA DI STATO CUBANA

 

http://4.bp.blogspot.com

http://4.bp.blogspot.com

di Alessandra Vitullo

Vincitrice del premio Ortega y Gasset, una televisione tedesca le assegna il premio The Bobs 2008 al Meglior Weblog Internazionale, un mese fa ha vinto il premio Maria Moors Cabot Award dalla Columbia University di New York (che non ha potuto ritirare, poiché le è stato negato il permesso di lasciare Cuba), selezionata dal Times come una delle cento persone più influenti del 2008,  sempre sul Times e sulla CNN è inclusa nella lista dei Giovani leader globali del Foro Economico Mondiale per il 2009.

Parliamo di Yoani Sanchez la trentaquattrenne blogger cubana, che da anni, tramite il suo spazio su internet mette al corrente il mondo su come si vive sotto il regime dei fratelli Castro. Lo scorso 7 novembre, sulle pagine del suo ormai celebre blog Generación Y (www.desdecuba.com/generaciony) sono apparse queste righe:

“Ci hanno riempito di botte e spintoni, mi hanno caricato con la testa verso il basso e hanno tentato di infilarmi nell’auto. Ho afferrato la porta, ricevendo colpi sulle mani, sono riuscita a togliere un foglio che uno di loro portava in tasca e me lo sono messo in bocca. Mi sono presa un’altra scarica di botte perché restituissi il documento. (…) Uno ha messo le sue ginocchia sul mio petto e l’altro, dal sedile anteriore mi colpiva nella zona dei reni e sulla testa per farmi aprire la bocca e liberare il documento. Per un istante, ho temuto che non sarei più uscita da quell’auto. (…) In un gesto di disperazione sono riuscita ad afferrare, dai pantaloni, i testicoli di questo personaggio. Ho affondato le mie unghie, supponendo che lui avrebbe continuato a schiacciare il mio petto fino all’ultimo respiro. “Uccidimi adesso”, gli ho gridato, con il fiato che mi restava, ma quello che stava nei sedili anteriori ha detto al più giovane: “Lasciala respirare”. (traduzione di Gordianio Lupi all’indirizzo http://www.lastampa.it/generaciony)

Non è la sceneggiature di un film di controspionaggio, ma è il racconto dell’aggressione subita in prima persona dalla blogger e da un suo amico Orlando Luís Pardo Lazo, sequestrati mentre si stavano recando a una manifestazione per la non violenza all’Avana. Autore della violenza è la Sicureza di Stato, che l’accusa di attentare alla rivoluzione e allo stato cubano.

I dolori fisici (Yoani ora riesce a muoversi solo grazie all’aiuto di una stampella) non hanno fermato la blogger, che all’indomani dell’episodio ha raccontato al mondo intero quanto avvenuto. Paradossalmente sono i suoi stessi connazionali i meno informati sul fatto, infatti non hanno la possibilità di avere una connessione internet, e anche se questa possibilità ci fosse, il blog della Sanchez è censurato. È solo l’ultimo di una lunga serie di tristi episodi raccontati in questi anni dalla dissidente. Pagine che narrano della fame, dei sacchetti vuoti della spesa, dei bassi salari di Stato e del controllo totale su libertà di pensiero ed espressione da parte del regime.

Vogliamo lasciare conclusioni e considerazioni alle dolorose parole della protagonista, le uniche in grado di esprimere adeguatamente il silenzioso urlo di protesta di una nazione: “Ci siamo messi a piangere abbracciati in mezzo al marciapiede, pensavo a Teo – il figlioletto- non sapevo come avrei potuto spiegargli quel che avevo passato. Come potrò dirgli che vive in un paese dove succedono queste cose, come potrò guardarlo e raccontargli che sua madre è stata malmenata in mezzo alla strada perché scrive un blog dove esprime le sue opinioni in kilobytes. Come potrò descrivergli il volto autoritario di chi ci ha fatto salire con la forza su quella macchina, il piacere che si leggeva sui loro volti mentre ci percuotevano, alzavano la mia gonna e mi trascinavano seminuda verso l’auto. Sono riuscita a vedere, nonostante tutto, il livello di agitazione dei nostri aggressori, la paura del nuovo, delle cose che non possono distruggere perché non le comprendono, il terrore del gradasso che sa di avere i giorni contati.”

 
 
 

LA CROCE DELLA DISCORDIA

Post n°687 pubblicato il 04 Novembre 2009 da dammiltuoaiuto
 

Io non seguo una religione particolare. Il mio credo spirituale è libero e profondamente intimo e individuale. Non mi riconosco nel simbolo del crocifisso. Riconosco però che una tradizione come la religione Cattolica qui in Italia ha avuto un ruolo determinante per molte cose di valore. Penso a s...anti come S. Francesco d'Assisi e Santa Chiara, Don Bosco fondatore dei Salesiani, Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta e tanti altri. Credo che riguardo ai simboli sacri, sia meglio aggiungere piuttosto che togliere. Sia meglio favorire piuttosto che vietare. Sia meglio valorizzare le cose buone piuttosto che puntare il dito su quelle meno buone. Devo anche dire, che il simbolo Cattolico del crocifisso, nonostante simboleggi un valore come il sacrificio per gli altri che comunqe è un atto d'amore, per l'epoca attuale sia però un simbolo macabro e che invece di instillare nell'animo umano il peso del senso di colpa per il suo sacrificio, Gesù debba oggi ispirare un sentimento liberatorio di amore tra gli esseri umani. Credo che sia arrivato il tempo in cui la Chiesa Romana possa seriamente valutare di togliere il suo messia dalla croce e sostituisca il proprio simbolo con Gesù con le braccia aperte in segno di amore (un uomo con le braccia aperte forma comunque ancora una croce). Credo che sia giusto mantenere il simbolo della tradizione Cattolica nelle scuole, ma credo anche che debba essere affiancato dalle differenti simbologie spirituali della Terra, in modo che i bambini possano imparare la lezione spirituale più importante: che malgrado le diversità esistenti sul nostro pianeta, l'essere umano condivide gli stessi valori quali la pace e l'amore. Che malgrado ci siano differenti espressioni spirituali, tutti noi siamo comunque figli dello stesso Creatore, in qualunque modo Egli venga chiamato e che quindi siamo tutti fratelli e sorelle. Ecco quello che avrei preferito vedere espresso dalla Corte Europea. Non vietare, ma unire!

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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