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Petrolio Abruzzo, a Lanciano la pioggia non ferma i manifestanti

Post n°732 pubblicato il 31 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Petrolio Abruzzo, a Lanciano la pioggia non ferma i manifestanti
http://www.cityrumors.it/chieti/cronaca/300517180-petrolio-abruzzo-a-lanciano-la-pioggia-non-ferma-i-manifestant.html

Lanciano. A firmare per “salvare l’Abruzzo” erano in oltre 10.000 questo pomeriggio a Lanciano. Un lungo corteo è partito alle 17.00 dal quartiere S.Rita per approdare in Piazza Pebliscito. Neanche la pioggia battente è riuscita a fermarli, tutti lì per non cedere a nessuno la nostra Regione, e ribadire il concreto NO alla petrolizzazione, l’Abruzzo deve restare la verde e fiorente Terra che oggi è. Un Abruzzo verde anche come la rabbia di tutti coloro che non vogliono più essere trattati come sudditi e vogliono ribellarsi ad un futuro in stile campano. Senso civico innanzi ad ogni cosa, cittadini accomunati da un unico pensiero, “non basta sopravvivere, è solo vivendo che ci si sente padroni del proprio futuro”, queste le parole che hanno fatto da sottofondo al corteo. La Provincia di Chieti, di fatto la più interessata dalla petrolizzazione, e il comune di Lanciano, hanno voluto dare un segnale forte dal punto di vista istituzionale e questo pomeriggio si sono fatte portabandiera di questa battaglia, insieme al movimento spontaneo di cittadini abruzzesi, “Nuovo Senso Civico”. In prima linea a manifestare una folta schiera di politici; con tanto di fasce istituzionali in vista, il Presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, il sindaco di Lanciano, Filippo Paolini accompagnati dai numerosi sindaci della vallata del Sangro.
“Noi non diciamo no al petrolio, ma il nostro è un no alla petrolizzazione di una regione che guarda ad altri modelli di sviluppo, perché gli investimenti fatti negli ultimi anni sono andati in direzioni diverse, che mirino all’incremento del turismo e dell’enogastronomia. Altre regioni sono state capaci di imporsi presso il Governo e impedire un modello di sviluppo nocivo per il proprio territorio: lo stesso può fare l’Abruzzo, non solo abbiamo già dato da un punto di vista ambientale, ma quello che ci propongono per il nostro mare e i nostri territori rischia di avere conseguenze altamente negative di fronte a ritorni irrisori”, ha dichiarato Paolini.
Alessandro Lanci, di Nuovo senso civico, punta il dito contro chi la nostra Regione la sta svendendo per pochi centesimi di euro a cittadino: “Di fronte ai tre miliardi di dollari stimati dalla compagnia petrolifera per il ciclo produttivo della piattaforma Ombrina mare 2, ai Comuni andrebbero risorse per circa 30 milioni di euro, che spalmati nel corso degli anni corrispondono a un contributo pari al nulla rispetto ai danni a cui stiamo andando incontro”.
Dalle coste di San Salvo a quelle di Tortoreto 5500 kmq sarebbero il bottino di compagnie petrolifere straniere, che a loro volta non starebbero perdendo tempo, già tutto pronto per l’istallazione di decine di piattaforme pronte a decretare la morte della nostra Regione. Il Porto di Ortona tra le mire più appetibili, sarebbe lui il nuovo punto di snodo dell’attività petrolifera: sede del centro oli, un mega impianto di pre-raffinzione che ripulirebbe il nostro petrolio, troppo sporco rispetto ad altri. Processi tra i più inquinanti e devastanti starebbero per investire le bandiere blu d’Italia, veleni letali per l’aria, le colture e l’intera catena alimentare. Danni che dureranno decenni anche dopo la chiusura dei pozzi.
Spicca tra la folla un Pinocchio gigante: “incarna le promesse non mantenute dalla giunta regionale, - dicono i cittadini - ci sentiamo traditi da coloro in cui abbiamo riposto tutta la nostra fiducia per un florido futuro, ma che invece ci hanno abbandonati nelle mani degli speculatori”. La Giunta Chiodi sarebbe colpevole di non aver difeso dinnanzi alla Corte Costituzionale la legge della Regione Abruzzo che sinora aveva bloccato la costruzione del centro Oli, impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nessun atto specifico, nessuna legge della Regione e le compagnie petrolifere trovano terra fertile.
Ed oggi gli abruzzesi, tutti uniti in Piazza Plebiscito con un unico comune obiettivo, si dichiarano più determinati che mai: “basta una firma per salvare l’Abruzzo”, revocando così qualsiasi concessione in materia di petrolio,”niente fori solo fiori”, lo scempio che sta investendo la Louisiana non deve arrivare fino alla regione verde d’Italia.

Monica Coletti

http://www.cityrumors.it/chieti/politica/280517082-lanciano-paolini-e-di-giuseppantonio-sostengono-il-no-allabruzzo-petrolchimico.html

Anche la Confesercenti dichiara di aderire alla manifestazione in programma. L’associazione, che è anche tra i soci fondatori del comitato “Abruzzo Rinnovabile” che si batte contro il centro oli di Ortona, spiega le motivazioni dell’adesione sostenendo che “è il momento che le istituzioni comprendano fino in fondo che le scelte strategiche di questi anni sono quelle che determineranno il futuro del nostro territorio. L’Abruzzo ha l’occasione storica, in questa fase, di investire con decisione nello sviluppo del turismo fino a farne il settore primario dell’economia regionale: già oggi il turismo contribuisce, direttamente e con l’indotto, al 15% del prodotto interno lordo abruzzese”.

Il no ufficiale è arrivato quest’oggi dalle parole di Enzo Giammarino, direttore regionale di Confesercenti, che ha sottolineato l’assoluta incompatibilità delle ricerche petrolifere con lo sviluppo economico dell’Abruzzo. “Investire in un settore” ha, infatti, commentato “vuol dire compiere scelte coerenti: il turismo si nutre di immagine, così come di servizi, agricoltura sostenibile, filiera dei prodotti certificati, energie rinnovabili. Con la nostra presenza, ribadiamo anche il “no” ad ogni forma di introduzione del nucleare in Abruzzo, che rappresenterebbe un pericolo enorme per qualunque ipotesi di sviluppo economico diffuso. Diciamo “no” dunque ad un panorama offuscato da ciminiere e torri perforatrici in mare. Ai tanti “no” aggiungiamo però un “sì” convinto: quello alla produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’eolico alle biomasse al fotovoltaico. Il futuro è quello pensato da Jeremy Rifkin: non più un solo produttore di energia per tutti, ma tante realtà che producono energia per sé e per la collettività. Un modello che vedrebbe protagonisti le famiglie, i piccoli e medi imprenditori”.


Non si dovrebbe stare neanche a discutere della possibilità di creare un mostro pericoloso e inquinante come Ombrina Mare a soli 6 km da San Vito Chietino. E mentre discutiamo Morandi ha già presentato agli investitori il programma dei lavori: 5 pozzi nel 2013, altri 4 nel 2015 e un bel desolforatore galleggiante. Abruzzesi, svegliamoci! Partecipiamo alle manifestazioni, informiamoci e facciamo pressione sugli amministratori.Questa è la nostra terra, alziamo la testa e la voce per difenderla!

 
 
 

Rapporto Amnesty International: diritti umani violati in 159 paesi

Post n°731 pubblicato il 30 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

DIRITTI. Rapporto Amnesty International: diritti umani violati in 159 paesi
28/05/2010 -

Nel 2009 Amnesty International ha segnalato violazioni dei diritti umani in 159 paesi. Ieri l'organizzazione per i diritti umani ha presentato il Rapporto annuale 2010 e ha puntato il dito contro quei governi potenti che stanno bloccando i passi avanti della giustizia internazionale, ponendosi al di sopra delle norme sui diritti umani. "I Governi devono assicurare che nessuno si ponga al di sopra della legge e che ogni persona abbia accesso alla giustizia, per tutte le violazioni dei diritti umani subite - ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International - Fino a quando i governi non smetteranno di subordinare la giustizia agli interessi politici, la libertà dalla paura e dal bisogno rimarrà fuori dalla portata della maggior parte dell'umanità".

A livello mondiale, le lacune della giustizia hanno rafforzato il reticolo di repressione: Amnesty International ha documentato torture e altri maltrattamenti in almeno 111 paesi, processi iniqui in almeno 55 paesi, restrizioni alla libertà di parola in almeno 96 paesi e detenzioni di prigionieri di coscienza in almeno 48 paesi. Gli organismi per i diritti umani e le attiviste e gli attivisti che li difendono sono finiti sotto attacco in molti paesi.

I conflitti sono stati caratterizzati da un impietoso disprezzo per le popolazioni civili; ad esempio nella Repubblica Democratica del Congo, nello Sri Lanka e nello Yemen, nel conflitto di Gaza e del sud d'Israele. Il Rapporto segnala, inoltre, l'aumento delle denunce di violenza domestica contro le donne, degli stupri, degli abusi sessuali, degli omicidi e mutilazioni successivi agli stupri in El Salvador, Giamaica, Guatemala, Honduras e Messico; lo sfruttamento, la violenza e le violazioni che milioni di migranti della regione Asia e Pacifico hanno subito in paesi come Corea del Sud, Giappone e Malesia; il profondo aumento del razzismo, della xenofobia e dell'intolleranza nella regione Europa e Asia centrale.

Sulle donne, in particolare quelle povere, si abbatte il peso dell'incapacità dei governi di realizzare gli Obiettivi di sviluppo del millennio: si stima che circa 350.000 donne siano morte per complicazioni legate alla gravidanza. La mortalità materna è spesso la conseguenza diretta della discriminazione di genere, della violazione dei diritti sessuali e riproduttivi e della negazione del diritto alle cure sanitarie.

Amnesty International ha chiesto agli stati del G20 ancora inadempienti (Arabia Saudita, Cina, India, Indonesia, Russia, Stati Uniti d'America e Turchia) di ratificare lo Statuto della Corte penale internazionale. La Conferenza internazionale di revisione sulla Corte, che inizia a Kampala, in Uganda, il 31 maggio, è un'occasione per i governi per dimostrare il loro impegno nei confronti della Corte.

In conclusione il Rapporto elenca anche alcuni progressi registrati nel 2009. In America Latina sono state riaperte inchieste su crimini coperti da leggi di amnistia, come dimostrano le epocali sentenze riguardanti l'ex presidente del Perù Alberto Fujimori, condannato per crimini contro l'umanità, e l'ultimo presidente militare dell'Argentina Reynaldo Bignone, condannato per sequestri e torture. Tutti i processi celebrati dalla Corte speciale per la Sierra Leone si sono conclusi salvo quello, ancora in corso, contro l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor. "Il bisogno di giustizia globale è una lezione fondamentale da trarre dallo scorso anno - ha concluso Weise - La giustizia porta equità e verità alle vittime, è un deterrente nei confronti delle violazioni dei diritti umani e, in definitiva, conduce verso un mondo più stabile e sicuro".

 
 
 

LETTERA DI PAOLO CARINCI SULLA DRAMMATICA SITUAZIONE DEL LAGO DI BOMBA A CHIODI E AL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE

Post n°730 pubblicato il 21 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 
Tag: Abruzzo

Spett.le Regione Abruzzo
Direzione Affari della Presidenza
Politiche Legislative e Comunitarie,
Programmazione, Parchi, Territorio,
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali
UFFICIO Valutazione Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci (Palazzo Silone)
67100 L’Aquila (AQ)

MANDA UNA EMAIL A GIANNI CHIODI

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997

G. Chiodi: stampa@giannichiodi.com

M. Febbo: assagri@regione.abruzzo.it

D. Stati: daniela.stati@regione.
abruzzo.it
Caro Presidente Chiodi e Cari Consiglieri regionali sono Paolo CARINCI ecologista di pescara

A metà marzo la Forest Oil Corporation, compagnia petrolifera con sede a Denver (città natale di John Fante) ha avanzato richiesta di concessione di coltivazione petrolifera per l’area Monte Pallano - Colle Santo, che interessa i comuni di Bomba, Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Atessa, Villa Santa Maria, Colledimezzo e Montebello sul Sangro. In particolare, il progetto mira a fare del lago artificiale di Bomba un serbatoio di petrolio.
Sul verde che lo circonda, gli americani intendono costruire una raffineria-desolforatore, un inceneritore per bruciare rifiuti (sostanze cancerogene comprese), vari pozzi e una fitta rete di oleodotti. Oltre allo scempio ambientale, che colpirebbe abitanti, agricoltura e turismo, e alle emissioni che andranno a superare i limiti consentiti, c’è anche un serissimo rischio sismico, poiché la zona è soggetta a terremoti e la diga in terra battuta che ha dato origine al lago andrebbe incontro alla destabilizzazione. Già negli anni ‘60 l’Eni compì analisi petrolifere nell’area, concludendo che trivellare il lago avrebbe provocato cedimenti della diga, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali. Insomma, un nuovo Vajont contro cui comitati di cittadini, associazioni ambientaliste, intellettuali, scienziati e religiosi di tutto l’Abruzzo si stanno da giorni mobilitando.

Il progetto contempla una raffineria, svariati pozzi e condotte che cambierebbero per sempre la bellezza del paesaggio di Bomba esponendolo a rischi inutili. L’area toccata dal progetto relativo al monte Pallano è fragile dal punto di vista geologico, e un’a ttività estrattiva su larga scala potrebbe mettere a repentaglio la stabilità della diga e causare smottamenti e frane, e potenzialmente essere anche la causa di terremoti in una zona che già di per sè è altamente sismica e provocare l’inquinamento delle falde acquifere. E’ quanto attesta la stessa Forest Oil ai suoi soci e nella documentazione presentata al suo ufficio.

L’impianto di desolforazione progettato per la raffineria brucerà circa 250 kg di scorie tossiche al giorno, comprese sostanze altamente pericolose come acido solfidrico, sostanze chimiche cancerogene e metalli pesanti. Le emissioni sarebbero visibili in tutta la zona recando con sè l’inconfondibile odore di uova marce, tipico dell’acido solfidrico. A parte gli ovvi problemi di natura sanitaria, è chiaro che un’infrastruttura di questo tipo - con grandi installazioni metalliche, inceneritori, depositi, traffico pesante e cattive esalazioni - provocherebbe danni alla vista per chi visita quest’area e per i turisti che hanno imparato ad apprezzare il lago e la sua bellezza pesaggistica. Chi vorrebbe passare una vacanza in un posto che puzza di uova marce?
La Forest Oil afferma che la zona riguardante la centrale di trattamento si presenta scarsamente antropizzata e risulta adibito ad uso agricolo. I comuni interessati contano nel loro complesso circa 20,000 abitanti, e l’uso agicolo di cui si parla consiste in viticoltura, oliveti e ortaggi di ottima qualita’ che rappresentano il sostentamento delle popolazioni locali. Le emissioni di H2S hanno coseguenze gravi non solo sulla salute delle persone ma anche su quella dei prodotti agricoli. Studi di laboratorio, mostrano come emisisoni basse ma durature nel tempo di H2S, paragonabili alle emissioni del centro desolforatore di Bomba, possano compromettere la crescita di uva, mele, pesche, pomodori, carote, melanzane di cui la gente si nutre e che coltiva per vivere. I danni all’agricoltura sono ulteriore fonte di preoccupazione. Il progetto della Forest Oil e’ solo fonte di rischio per gli abitanti e non portera’ nessun reale sviluppo, checche’ ne dica la Forest Oil.

Il desolforatore ed i pozzi di petrolio saranno installati nel cuore di una zona attualmente interessata da una rinascita turistica, con il proliferare di attivita’ ricettive – hotel, bed and breakfast, gite in canoa sul lago, vela e surf, ristorazione– che attraggono turisti dal resto d’Italia e d’Europa. Il nostro e’ un turismo di qualita’ visceralmente legato ad una immagine sana del territorio. Di recente la zona e’ venuta ad essere conosciuta internazionalmente grazie ai giochi del Mediterraneo del 2009 che si sono svolti a Bomba per quanto riguarda le attivita’ di canottaggio. Il progetto Forest Oil – e tutta l’infrastruttura che portera’ con se’ - andra’ a ledere l’immagine del lago di Bomba e certamente svilira’ l’impulso turistico del Chietino in generale. E’ impossibile conciliare attivita’ di recezione con la presenza di pozzi e raffinerie.

Il rischio di scoppi di pozzi e’ sempre presente. Sebbene questi siano eventi rari, sono pur sempre possibili e basta un solo incidente, UNO SOLO per distruggere l’immagine di tutta la vallata, vanificare decenni di lavoroper la promozione turistica e distruggere l’industria tursistica. Negli altri paesi i limiti per le installazioni di pozzi petrolfieri sono molto piu’ stringenti in Italia e trivellare una zona cosi bella dal punto di vista naturalistico non sarebbe consentito in Colorado, sede della ditta proponente. Tutto questo per minizzare rischi e danni a popolazioni, pesca e turismo e crediamo che gli stessi standard del Colorado debbano applicarsi anche per il lago di Bomba.

La regione Abruzzo ha recentemente varato una legge che vieta le estrazioni e la lavorazione di petrolio su tutto il suolo regionale a terra. La legge e’ stata fortemente voluta dalla popolazione che e’ contraria alla petrolizzazione della propria regione. Le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volonta’ popolare deve essere vincolante. L’articolo 21 della legge 241 del 7 Agosto del 1990 stabilisce che esiste anche la possibilita’ di revoca dei progetti ove sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini. Con questa lettera intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di dissenso, secondo le norme citate della legge 241 e secondo il trattato di Aarhus.

La quantita’ di gas che sara’ estratta dalla Forest Oil e’ assolutamente irrilevante per quanto riguarda il fabbisogno italiano di energia. Intanto la ditta proponente e’ americana e non e’ detto che il gas estratto vada a beneficiare l’Italia. Il 6% delle fonti di idrocarburi dell’Italia viene dalla Basilicata e solo l’1% deriva da altre fonti sparse nel resto d’Italia. In un comunicato ai suoi investitori, la Forest Oil dichiara che si prevede l’estrazione totale di 1 miliardo di metri cubi di gas da Bomba. Il fabbisogno Italiano e’ di 200 milioni di metri cubi al giorno. Questo significa che Tutto il gas di Bomba servirebbe (se usato in Italia) per soddisfare il fabbisogno nazionale per circa 5 giorni. Dunque il gas del lago di Bomba dara’ un contributo minuscolo al bisogno di energia italiano, ma distruggera’ tutta l’economia locale fatta di turismo ed agricoltura.

) Sarebbe molto meglio inventivare veramente la produzione di energia da fonti alternative al petrolio. Un solo dato e’ sufficiente: nel 2008 la Germania, paese poco assolato, ha prodotto ben 2.220 GW-ore di energia solare, l’Italia solo 35. Scavare le ultime goccie di petrolio e di gas non risolveranno il problema, ma lo acuiranno. I cittadini d’Abruzzo hanno manifestato in massa il 18 Aprile 2010 per chiedere che si cambi rotta e che invece di trivellare l’Abruzzo a destra e a manca si sia una seria politica di utilizzo e di produzione distribuita di energia solare ed eolica.

Infine, il progetto della Forest Oil e’ solo il punto di partenza per una vera e propria invasione dell’Abruzzo da parte di ditte petrolifere straniere. La petrolizzazione della nostra riguarda tutto litorale abruzzese, Sulmona, la Majella. Nel loro complesso, ditte straniere incluse la Forest Oil ma anche la Petroceltic, la Vega Oil, la Cygam Gas la MOG ed altre proponenti intendono trivellare meta’ regione in cambio di royalities bassissime e alla ricerca disperata di petrolio e gas scadenti in quantita’ ed in qualita’.
E sulle trivelle a Bomba che vogliamo fare?

E' li che sara' la prova del nove per Gianni Chiodi. PER BOMBA A DECIDERE E' CHIODI E LA REGIONE ABRUZZO E NON ROMA. Li vogliono mettere almeno cinque pozzi di petrolio e una raffineria, in riva al lago con una diga che corre il rischio di crollare.

Vogliamo dire due parole ai Bombesi? Vogliamo dire due parole alla Forest Oil Corporation?
Vogliamo tirarla fuori un po di grinta?

Finora tutto tace . Ma per gli inceneritori le trovano le parole. E' grottesco.
Esortiamo dunque la regione a bocciare non solo il progetto della Forest Oil ma anche tutte le altre proposte petrolifere a venire. La regione Abruzzo ha ben poco da guadagnarci e ancora di meno i suoi abitanti.
Da un punto di vista più generale, è anacronistica l’attività di estrazione del petrolio in una zona così sensibile da un punto di vista ambientale e così bella. Mentre in tutto il mondo si va verso le energie rinnovabili e si cerca di ridurre la dipendenza dal carbon fossile, perforare la terra in cerca di un poco di petrolio sporco nell’area di Bomba rappresenterebbe un passo indietro

 
 
 

La liberta' e' partecipazione informata.

Post n°729 pubblicato il 15 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

La liberta' e' partecipazione informata.

 

PER LA LIBERTÀ D'INFORMAZIONE, PER LE LIBERTÀ COSTITUZIONALI

All’appello contro la legge bavaglio sulle intercettazioni hanno già aderito oltre 85.000 persone, gruppi, sindacati e associazioni.

All’appello hanno dato il loro sostegno alcuni tra i maggiori costituzionalisti italiani:

Valerio Onida, Presidente dell’Associazione dei costituzionalisti italiani; Alessandro Pace, già Presidente della stessa associazione; Gaetano Azzariti; Lorenza Carlassare; Mario Dogliani; Gianni Ferrara.

Per approvare il disegno di legge è stata impressa una vistosissima accelerata ai lavori parlamentari Sono previste sedute mattutine, pomeridiane e notturne della Commissione Giustizia del Senato per concludere l’esame di un testo dall’impianto proibizionista e punitivo. E’ indispensabile moltiplicare gli sforzi per rafforzare l’opposizione a questo attentato alle libertà costituzionali.

Invitiamo tutti a a metterci la faccia, alla pagina Facebook http://bit.ly/cVcr10 che ha raggiunto il numero di oltre 36.000 adesioni oppure a firmare in calce l'appello che ha già raggiunto la cifra enorme di 49.000 firme.

Articoli e info La rubrica di Repubblica "No Bavaglio"

 

La libertà è partecipazione informata”


Al Senato la maggioranza cerca di imporre la Legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte
Una pesante censura cadrebbe sull’informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog (Art.28).
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari del Ministro Scajola e di quelli bancari di Consorte.
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.

firma  qui

http://www.nobavaglio.it/index.php

 

Stefano Rodotà
Fiorello Cortiana
Juan Carlos De Martin
Arturo Di Corinto
Carlo Formenti
Guido Scorza
Alessandro Gilioli
Enzo Di Frenna

 

 
 
 

Libertà di stampa? Fin troppaLo ha detto Berlusconi, mentre Human Freedom ci piazza al 72esimo posto

Post n°728 pubblicato il 09 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Libertà di stampa? Fin troppa - Lo ha detto Berlusconi, mentre Human Freedom ci piazza al 72esimo posto nel ranking mondiale della libertà di stampa. Motivazione: il premier possiede un impero mediatico e controlla nella sua veste di capo del governo la tv pubblica. Sei d'accordo?
 
Libertà di stampa? Fin troppa

 

Lo ha detto Berlusconi, mentre Human Freedom ci piazza al 72esimo posto nel ranking mondiale della libertà di stampa. Motivazione: il premier possiede un impero mediatico e controlla nella sua veste di capo del governo la tv pubblica. Sei d'accordo?

 

 

di Michel Paganini

Ma quanto siamo bravi! Fa proprio piacere sentirsi dire, in occasione della presentazione del rapporto dell'Ocse (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) sulla capacità di risposta alle catastrofi naturali, che il nostro Paese sa reagire con prontezza ed efficacia, grazie a un sistema di protezione civile che molti nel mondo ci invidiano. In questo caso l'orgoglio è legittimo e si trasforma in un vero balsamo per l'ego nazionale. Proprio ciò di cui abbiamo bisogno,  soprattutto dopo aver dovuto ingoiare, qualche giorno fa, una pillola piuttosto amara: leggendo il rapporto annuale 2010 di Human Freedom (l'organizzazione americana che si occupa di monitorare lo stato delle libertà in tutti i Paesi), si scopre che l'Italia è al penultimo posto (24esimo) tra le nazioni dell'Europa occidentale, appena davanti alla Turchia. Persino la Grecia fa meglio di noi. In testa alla classifica sulla libertà di stampa c'è quell'isola felice formata dal terzetto Finlandia-Norvegia- Svezia, c'era da immaginarselo. Ma fanno meglio di noi tutti i nostri vicini importanti: la Germania è al 15esimo osto, l’Inghilterra al 17esimo, Francia al 21esimo seguita dalla Spagna. Se invece si considerano tutti i Paesi del mondo l'Italia scivola oltre il 70esimo posto, a pari merito con India e Benin, dietro persino al Cile e alla Corea del Sud. Un esempio pratico di questa claudicante libertà di stampa in Italia giunge da una notizia di oggi sulle intercettazioni: sono stati approvati in commissione giustizia del Senato gli emendamenti secondo i quali nessun atto di indagine potrà più essere pubblicato fino al rinvio a giudizio. E ci chiediamo perché siamo in fondo alla graduatoria... 

Insomma, una vera Caporetto per la dignità di qualsiasi nazione democratica e ancora di più per Silvio Berlusconi che non ha saputo resistere alla tentazione, nemmeno questa volta, di bacchettare quelle agenzie di rating, istituzioni internazionali e giornali che troppo spesso, secondo il premier, giudicano il nostro Paese con severità eccessiva e scarsa oggettività. Se poi si mettono a parlare della libertà di stampa allora è gioco forza accusarle di lesa maestà perché in Italia, di libertà di stampa, ce n'è persino troppa. Anzi, ad essere precisi le parole del premier sono state esattamente queste: "se c'è una cosa su cui in Italia c'è certezza, è che abbiamo fin troppa libertà di stampa. Credo che questo sia un fatto che non è discutibile". A niente è valsa la smentita di Fini che ha detto che la libertà di stampa "non è mai troppa in democrazia". Il tutto - ironia della sorte - ad appena tre giorni dalla Giornata mondiale per la libertà di stampa, istituita dall'Onu.

"La libertà di espressione è fondamentale per tutte le altre libertà. L’ordinamento legislativo, le elezioni libere, i diritti delle minoranze, la libertà d’associazione, e un governo responsabile dipendono da una libertà di stampa che può mettere in pratica la sua funzione di controllo e vigilanza" ha detto Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Human Freedom. Ma quali sono le motivazioni dietro il pessimo risultato dell'Italia nella classifica? E' proprio qui che i vari nodi vengono al pettine. "Il ritorno al potere di Berlusconi nell’aprile 2008 – si legge nel rapporto dell'organizzazione americana – gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle televisioni pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati. Il primo ministro è il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità Publitalia". E guarda un po' cosa spunta all'orizzonte? L''ormai dimenticato conflitto di interesse.

 
 
 

SODANO SAPEVA E INSABBIAVA

Post n°727 pubblicato il 09 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Il cardinale austriaco Christoph Schoenborn
"Ha insabbiato e offeso le vittime"
Pedofilia, il cardinale di Vienna:"Sodano coprì le inchieste"

Citta' del Vaticano, 08-05-2010

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=140730

E' un regolamento dei conti senza precedenti, dentro la Chiesa cattolica, sulla vicenda dei preti pedofili e sulle coperture di cui hanno goduto nel recente passato. Il cardinale di Vienna, Christoph Schoenborn, allievo e amico di Ratzinger, ha accusato con nome e cognome l'ex segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, di aver offeso le vittime degli abusi in un discorso in cui riduceva lo scandalo ad un "chiacchericcio" e lo ha rimproverato apertamente di essersi opposto, 15 anni fa, ad un'inchiesta vaticana sui misfatti di pedofilia compiuti dall'allora titolare della diocesi di Vienna, il card. Hans Hermann Groer. Il porporato rimase in carica nonostante accuse infamanti e venne 'dimissionato" fuori tempo massimo, quando ormai la Chiesa in Austria aveva perso molta della sua credibilita'. Gia' nelle scorse settimane, Schoenborn aveva alluso al ruolo negativo di Sodano, facendo riferimento ad una sorta di "partito" diplomatico della Curia, che si era opposto alla proposta dell'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, di creare una commissione d'indagine su Groer. In un incontro informale con i giornalisti, lo scorso 28 aprile, l'attuale arcivescovo di Vienna ha deciso di compiere l'ultimo passo e di non usare piu' perifrasi: ha tra l'altro definito come "pesante offesa per le vittime" l'affermazione fatta il giorno di Pasqua dal cardinale Angelo Sodano, secondo cui le notizie sugli abusi sessuali su minori sarebbero state solo "un chiacchiericcio". Le parole dell'arcivescovo di Vienna sono filtrate poco a poco, sino ad oggi, sui media austriaci e riprese dall'agenzia cattolica "Kathpress". Da Sodano nessuna replica. L'ex segretario di Stato vaticano non ha risposto nemmeno sull'altra storia parallela che lo coinvolge: quella dei Legionari di Cristo. Il settimanale statunitense 'National Catholic Reporter' ha documentato, in un'inchiesta minuziosa, le coperture ricevute in Curia dal fondatore dell'ordine, Marcial Maciel Degollado, colpevole di pedofilia, di una doppia vita con moglie e figli, e di oscuri traffici finanziari. La "Legione", travolta dai "delitti" (termine usato da Vaticano) del suo "padre carismatico" e' avviata ora, per decisione del Papa, al commissariamento. Nella chiacchierata con i giornalisti, Schoenborn ha spiegato che la prima preoccupazione del clero e' stata a lungo quella di proteggere gli abusatori anziche' le vittime. "Si diceva: la Chiesa deve essere capace di perdonare, ma quella era una maniera falsa di intendere la compassione" ha insistito. Dall'epoca di Groer, la Chiesa austriaca ha cambiato atteggiamento ed ha nominato laici, e sopratutto donne, a investigare sugli abusi sessuali perpetrati dai preti. "Tuttavia - ha detto l'arcivescovo di Vienna - questa apertura di una parte della Chiesa non e' condivisa da tutti in Vaticano". Che ruolo avra' il Papa? Improbabile che l'arcivescovo di Vienna, prima di lanciare accuse attraverso i media, non lo abbia informato. In ogni caso, Benedetto XVI ha confermato stamane la sua linea senza compromessi: ha accettato infatti, senza indugi, le dimissioni del vescovo tedesco di Augusta, Walter Mixa, accusato di violenze sui minori e (da ieri) anche di pedofilia. Lui stesso lo aveva nominato in quel ruolo nel 2005. Il papa ha inoltre incoraggiato i presuli del Belgio, ricevuti in visita ad limina in Vaticano, a proseguire con coraggio sulla strada del rigore e della trasparenza verso chi ha peccato. La Chiesa belga e' decisa a fare piena chiarezza al proprio interno, attraverso una commissione d'inchiesta affiancata da due magistrati civili. Gia' una testa e' caduta: quella del vescovo di Bruges, mons. Roger Joseph Vangheluwe, reo confesso di aver abusato sessualmente di un giovane, dimessosi all'inizio di aprile. "Nel nostro atteggiamento siamo sulla stessa lunghezza d'onda del Papa", ha spiegato il primate belga, mons. Andre'-Joseph Leonard. Frase per niente scontata: perche' non tutti lo sono o lo sono stati, come dimostra lo scontro Schoenborn-Sodano

 
 
 

SALVIAMO IL LAGO DI BOMBA MANDIAMO LETTERE DI PROTESTA

Post n°726 pubblicato il 04 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

http://dorsogna.blogspot.com/2010/04/salvare-il-lago-di-bomba.html

In questi giorni mi sono arrivate decine di messaggi di ringraziamento, e di affetto legate alla manifestazione, alla nube islandese e al "discorso". Grazie a tutti delle parole carine, e' stato molto bello.

Adesso pero' ho bisogno di ciascuno di voi. In realta' e' Bomba che ha bisogno di ciascuno di noi.

Occorre mandare lettere alla regione Abruzzo contro l'installazione di un nuovo di centro-oli alla riva del lago di Bomba, in una zona goelogicamente fragile. Anche qui, roba da matti. L'ENI disse a suo tempo che c'era il rischio Vajont. Questi della Forest Oil ora dicono che metteranno centraline e sensori e che magicamente tutto scomparira'.

La storia si ripete e come abbiamo fatto per Ortona, Vasto e San Vito, cosi' faremo per Bomba.

La scadenza e' il 15 Maggio, ma per sicurezza mandare tutto entro il 12 Maggio al massimo. Questa volta a decidere non e' il Ministero ma la regione Abruzzo, e come gia detto sappiamo che il responsabile ultimo sara' Gianni Chiodi.

Un esempio di lettera da mandare e' qui. Oppure si puo' usare il documento del comitato di Bomba che e' qui. Un altra possibilita' e' di usare una copia breve che e' qui.

Per chi volesse leggersi tutto il progetto - sono circa 300 pagine - una copia e' reperibile sul
sito del Comitato di Bomba, e anche nel link di destra del blog, sotto scrivere osservazioni - Bomba.


Occorre fare una raccomandata con ricevuta di ritorno all'indirizzo in fondo alla pagina, e se possibile mandare tutto a me e/o al comitato di Bomba il cui sito e' qui cosi' li mettiamo nel raccoglitore comune che potete trovare sui link di destra di questo blog.

Grazie a tutti.

MARIA RITA D'ORSOGNA
MANDARE ALLA REGIONE CON RACCOMANDATA A RICEVUTA DI RITORNO ENTRO IL 12 MAGGIO 2010 AL SEGUENTE INDIRIZZO:

Spett.le Regione Abruzzo
Direzione Affari della Presidenza
Politiche Legislative e Comunitarie,
Programmazione, Parchi, Territorio,
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali
UFFICIO Valutazione Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci (Palazzo Silone)
67100 L’Aquila (AQ)


MANDARE ANCHE UNA COPIA A ME (dorsogna@csun.edu) COSI LO METTO NEL RACCOGLITORE COMUNE


LE INFORMAZIONI BASE SONO:
MONTE PALLANO – LAGO DI BOMBA
PROPONENTE: FOREST OIL
RISCHIO SUBSIDENZA, ESALAZIONI DI IDROGENO SOLFORATO,
SCARSISSIMO RITORNO DI POSTI DI LAVORO, IL GIACIMENTO DI BOMBA DARA' GAS PER SOLI 5 GIORNI DEL FABBISOGNO ITALIANO.


SEGUE ESEMPIO
NON FARE COPIA INCOLLA
Gentile rappresentante della regione Abruzzo,

Questa comunicazione e’ per esprimere tutta la mia contrarieta' alla proposta di trivellare il lago di Bomba da parte della Forest Oil, con sede a Denver, alla ricerca di petrolio e gas e dell'installazione di una raffineria-desolforatore nelle strette vicinanze del lago.

La Forest Oil con sede a Denver, Colorado, USA ha avanzato richesta di concessione di coltivazione in data 15 Marzo 2010. La concessione petrolifera “Monte Pallano” oggetto di questa lettera riguarda i comuni di Bomba, Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Atessa, Villa Santa Maria, Colledimezzo e Montebello sul Sangro.

La documentazione presentata dalla Forest Oil e’ assolutamente insoddisfacente e non garantisce, a mio parere la salute e l’incolumita delle persone per i seguenti motivi:

1) Il progetto della Forest Oil prevede di costruire una raffineria di trattamento gas e petrolio in una zona geologicamente instabile. La stessa zona fu oggetto di analisi petrolifere da parte dell’ENI gia’ a partire dagli anni ’60 ed ogni volta si concluse che trivellare il lago non sarebbe stato saggio a causa di possibili rischi di cedimenti della diga, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali. Ogni volta che ENI ed Agip hanno preso in considerazione il trivellamento di Bomba, la conclusione e’ stata che il rischio Vajont rendesse insicuri i propri progetti. La Forest Oil stessa in un comunicato a nome di Ronald G. Brown, del reparto Internazionale della Forest Oil di Denver e diretto ai suoi investitori ammette che il rischio Vajont sussiste.

2) La Forest Oil parla di sensori che misureranno la possibile subisdenza del terreno. Queste misure non sono considerate sufficienti, e l’unica maniera per evitare rischi Vajont e’ la prevenzione. Cosa succedera’ se i sensori dovessero misurare abbassamenti ad opera compiuta, come quasi sicuramente accadra’? E’ solo questione di tempo. La Forest Oil chiudera’ il suo stabilimento? In Italia e nel mondo ci sono moltissimi esempi di subisidenza indotta dall’attivita’ umana. Il Polesine si e’ abbassato di oltre tre metri nell’arco di 30 anni di attivita’ metanifera. I pozzi sono stati chiusi all’inizio degli anni ’60 per evitare ulteriori disastri, fra cui le inondazioni del delta del Po. Similmente, le estrazioni di metano sono state una concausa dell’abbassamento della cittta’ di circa un metro. Altri esempi di subsidenza

Pesca ricreativa sul lago di Bomba

indotta dalle estrazioni petrolifere si sono registrate nella Louisiana, in Texas, nei mari della Norvegia, in California, in Venezuela.
Bomba ed il suo comprensorio non vogliono correre simili rischi.

3) Oltre alla subsidenza indotta ce da considerare che l’Abruzzo e’ una zona sismica e che le estrazioni di petrolio e di gas contribuiscono a rendere ancora piu’ instabile il terreno. Microterremoti dell’ordine di 2 o 3 gradi della scala Richter si sono registrati in varie zone del mondo e anche in Basilicata, a causa dell’attivita’ petrolfiera. In alcuni casi, le conseguenze sono state piu’ gravi. La ditta Schlumberger riporta uno studio in cui le estrazioni di idrocarburi in Russia hanno portato a terremoti anche di grado 7 della scala Richter.


Il lago di Bomba, oggi





4) Il desolforatore di Bomba proposto dalla Forest Oil emettera’ forti dosi di idrogeno solforato. Questa e’ una sostanza tossica, puzzolente, e dalle proprieta’ mutogeniche e possibilmente cancerogeno. I limiti italiani sono insufficienti a garantire una vita sana. Basti pensare che il limite per la salute umana come fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ e’ di 0.005ppm mentre in Italia la legge prevede che impianti Claus come quello di Bomba possano arrivare anche a 30ppm. L’idrogeno solforato compromette la salute delle persone causando asmi, tossi, bronchiti, irritazioni alle vie respiratorie, danni neurologici, circolatori. A dosi alte, in caso di incidente, causa la morte istantanea, come accaduto a Sarroch, a Molfetta e a Catania in eposodi di cronaca recente. A dosi basse causa la comparsa di malattie croniche, puo’ portare a tumori al colon, causa aborti spontanei nelle donne.
5) La Forest Oil afferma che la zona riguardante la centrale di trattamento si presenta scarsamente antropizzata e risulta adibito ad uso agricolo. I comuni interessati contano nel loro complesso circa 20,000 abitanti, e l’uso agicolo di cui si parla consiste in viticoltura, oliveti e ortaggi di ottima qualita’ che rappresentano il sostentamento delle popolazioni locali. Le emissioni di H2S hanno coseguenze gravi non solo sulla salute delle persone ma anche su quella dei prodotti agricoli. Studi di laboratorio, mostrano come emisisoni basse ma durature nel tempo di H2S, paragonabili alle emissioni del centro desolforatore di Bomba, possano compromettere la crescita di uva, mele, pesche, pomodori, carote, melanzane di cui la gente si nutre e che coltiva per vivere. I danni all’agricoltura sono ulteriore fonte di preoccupazione. Il progetto della Forest Oil e’ solo fonte di rischio per gli abitanti e non portera’ nessun reale sviluppo, checche’ ne dica la Forest Oil.

6) Il desolforatore ed i pozzi di petrolio saranno installati nel cuore di una zona attualmente interessata da una rinascita turistica, con il proliferare di attivita’ ricettive – hotel, bed and breakfast, gite in canoa sul lago, vela e surf, ristorazione– che attraggono turisti dal resto d’Italia e d’Europa. Il nostro e’ un turismo di qualita’ visceralmente legato ad una immagine sana del territorio. Di recente la zona e’ venuta ad essere conosciuta internazionalmente grazie ai giochi del Mediterraneo del 2009 che si sono svolti a Bomba per quanto riguarda le attivita’ di canottaggio. Il progetto Forest Oil – e tutta l’infrastruttura che portera’ con se’ - andra’ a ledere l’immagine del lago di Bomba e certamente svilira’ l’impulso turistico del Chietino in generale. E’ impossibile conciliare attivita’ di recezione con la presenza di pozzi e raffinerie.

7) Il rischio di scoppi di pozzi e’ sempre presente. Sebbene questi siano eventi rari, sono pur sempre possibili e basta un solo incidente, UNO SOLO per distruggere l’immagine di tutta la vallata, vanificare decenni di lavoroper la promozione turistica e distruggere l’industria tursistica. Negli altri paesi i limiti per le installazioni di pozzi petrolfieri sono molto piu’ stringenti in Italia e trivellare una zona cosi bella dal punto di vista naturalistico non sarebbe consentito in Colorado, sede della ditta proponente. Tutto questo per minizzare rischi e danni a popolazioni, pesca e turismo e crediamo che gli stessi standard del Colorado debbano applicarsi anche per il lago di Bomba.


8) La regione Abruzzo ha recentemente varato una legge che vieta le estrazioni e la lavorazione di petrolio su tutto il suolo regionale a terra. La legge e’ stata fortemente voluta dalla popolazione che e’ contraria alla petrolizzazione della propria regione. Le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volonta’ popolare deve essere vincolante. L’articolo 21 della legge 241 del 7 Agosto del 1990 stabilisce che esiste anche la possibilita’ di revoca dei progetti ove sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini. Con questa lettera intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di dissenso, secondo le norme citate della legge 241 e secondo il trattato di Aarhus.

9) La quantita’ di gas che sara’ estratta dalla Forest Oil e’ assolutamente irrilevante per quanto riguarda il fabbisogno italiano di energia. Intanto la ditta proponente e’ americana e non e’ detto che il gas estratto vada a beneficiare l’Italia. Il 6% delle fonti di idrocarburi dell’Italia viene dalla Basilicata e solo l’1% deriva da altre fonti sparse nel resto d’Italia. In un comunicato ai suoi investitori, la Forest Oil dichiara che si prevede l’estrazione totale di 1 miliardo di metri cubi di gas da Bomba. Il fabbisogno Italiano e’ di 200 milioni di metri cubi al giorno. Questo significa che Tutto il gas di Bomba servirebbe (se usato in Italia) per soddisfare il fabbisogno nazionale per circa 5 giorni. Dunque il gas del lago di Bomba dara’ un contributo minuscolo al bisogno di energia italiano, ma distruggera’ tutta l’economia locale fatta di turismo ed agricoltura.

10) Sarebbe molto meglio inventivare veramente la produzione di energia da fonti alternative al petrolio. Un solo dato e’ sufficiente: nel 2008 la Germania, paese poco assolato, ha prodotto ben 2.220 GW-ore di energia solare, l’Italia solo 35. Scavare le ultime goccie di petrolio e di gas non risolveranno il problema, ma lo acuiranno. I cittadini d’Abruzzo hanno manifestato in massa il 18 Aprile 2010 per chiedere che si cambi rotta e che invece di trivellare l’Abruzzo a destra e a manca si sia una seria politica di utilizzo e di produzione distribuita di energia solare ed eolica.

Infine, il progetto della Forest Oil e’ solo il punto di partenza per una vera e propria invasione dell’Abruzzo da parte di ditte petrolifere straniere. La petrolizzazione della nostra riguarda tutto litorale abruzzese, Sulmona, la Majella. Nel loro complesso, ditte straniere incluse la Forest Oil ma anche la Petroceltic, la Vega Oil, la Cygam Gas la MOG ed altre proponenti intendono trivellare meta’ regione in cambio di royalities bassissime e alla ricerca disperata di petrolio e gas scadenti in quantita’ ed in qualita’.

Esortiamo dunque la regione a bocciare non solo il progetto della Forest Oil ma anche tutte le altre proposte petrolifere a venire. La regione Abruzzo ha ben poco da guadagnarci e ancora di meno i suoi abitanti.

Grazie

OPPURE LA VERSIONE RIDOTTA
Spett.le
Regione Abruzzo
Direzione Affari della Presidenza
Politiche Legislative e Comunitarie,
Programmazione, Parchi, Territorio,
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali
UFFICIO Valutazione Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci (Palazzo Silone)
67100 L’Aquila (AQ)

e p.c. Ministero dello Sviluppo Economico
Dipartimento per l’energia
Direzione Generale Per le Risorse Minerarie ed Energetiche
Divisione VI – Sviluppo delle attività di ricerca, coltivazione di idrocarburi e risorse geotermiche
Via Molise, 2
00187 Roma

RACCOMANDATA AR

Oggetto: osservazioni sulla richiesta di Concessione di Coltivazione “Colle Santo” presentata dalla società Forest-Oil CMI S.p.A.

Il sottoscritto in qualità di interessato alla richiesta in oggetto ed in relazione alla domanda di espressione del giudizio di compatibilità ambientale presentata a codesto ente in data 15/03/2010, ai sensi dell’art. 24, comma 4, del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 e smi, fa presente quanto segue.

OSSERVAZIONI

http://dorsogna.blogspot.com/2010/04/salvare-il-lago-di-bomba.html

NOME,TITOLI, LOGHI
SI PREGA VIVISSIMAMENTE DI NON FAR COPIA E INCOLLA, ALTRIMENTI ALLA REGIONE ARRIVERANNO LETTERE TUTTE UGUALI.
NON LASCIAMO IL LAGO DI BOMBA AI PETROLIERI

 
 
 

Libertà di stampa, l’Italia sempre peggio siamo al 49° posto

Post n°725 pubblicato il 04 Maggio 2010 da dammiltuoaiuto
 

Libertà di stampa, l’Italia sempre peggio siamo al 49° posto

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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